GLI INDIOS DELL'AMAZZONIA
Gli Indios dell'Amazzonia nel XVI secolo erano circa cinque milioni, oggi sono poco più di 200.000. Per ogni secolo di storia un milione di Indios è stato ucciso. Il primo popolo ad estinguersi fu quello dei Tupinambà, poi quello dei Tupiniquins, dei Tamoios, e così via. Ma le cronache pubblicate dagli storici portoghesi dell'epoca raccontano come a causa della schiavitù o dello sterminio sistematico vari gruppi indigeni siano scomparsi, sin dai primi anni dopo la conquista, senza che la storia abbia potuto registrare i loro nomi. Nonostante che papa Paolo III, con una bolla papale del 1537, dichiarasse che gli Indios erano "veri uomini", le brutalità contro di loro continuarono. Nel 1644 Pedro da Costa incendiava 300 villaggi uccidendo 800 indios; Benito Maciel Parente, da parte sua, dichiarava di aver ucciso 15.000 Tapajos in un solo giorno, mentre Belchior Mendes de Morasi arrivò ad ucciderne, secondo quanto da lui sostenuto, sempre in un solo giorno, 20.800. Nell'Ottocento, con la scoperta del caucciù i "seringueros", che distillavano dall'Hevea Brasiliensis la gomma, arrivarono in gran numero nella foresta: fu la distruzione. Gli Indios dovettero lavorare in maniera disumana ed ogni tortura e maltrattamento erano ammessi su di loro. Un tale, di nome José Fonseca imponeva ai suoi uomini spedizioni punitive contro i nativi e Armando Normand organizzava, per sè e i suoi amici, macabre competizioni di tiro a segno con le sagome viventi degli Indios. Finita epoca del caucciù, giacché lord De Wickam era riuscito, dopo aver rubato i semi dell'albero della gomma, ad ottenere intere piantagioni in Malesia, iniziò quella dei garimpeiros, i cercatori d'oro, e poi quella dei grileiros, trafficanti di terreni, dei castanheiros, raccoglitori di noci, dei madheiros, cercatori di legni pregiati, e così via... Le vittime, però, erano e sono sempre le stesse: gli Indios.
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