Favolosa Bolivia

di Agnese –
Da molto tempo, cioè più o meno 7 anni vale a dire da quando conosco mio marito, ho desiderato di andare a visitare la Bolivia, una terra che è legata alla mia città, Bergamo, da moltissimi anni di missioni e scambi culturali. Eh sì, finalmente ce l’ho fatta e come viaggio di nozze proprio lì ci siamo recati, visitando 3 delle maggiori città boliviane: Santa Cruz, Cochabamba e La Paz. Il viaggio si è svolto in ottobre, che è un ottimo periodo per visitare questo bellissimo Paese, perché la stagione (laggiù l’inizio della primavera) consente di soggiornare senza troppi disagi dal punto di vista climatico nei diversissimi paesaggi che la Bolivia offre. Andarci quando qui è estate è sconsigliato perché farà molto freddo sull’altiplano (nello specifico La Paz, ma ancora di più a Potosì e Uyuni per chi volesse visitare queste due città), mentre andarci quando là è estate non è il massimo perché a novembre comincia la stagione delle piogge (Santa Cruz per esempio è a rischio inondazione) e comunque non fa piacere a nessuno fare un volata transoceanica di 13 ore per beccarsi un tempaccio da lupi e doversi tappare in casa.

Dunque. ottobre è il mese che noi abbiamo scelto, si parte da Roma Fiumicino con Aerolineas Argentinas via Buenos Aires (non è un ottimo aeroporto, o noi siamo stati sfortunati: ore di ritardo sia all’andata che al ritorno con l’impossibilità di uscire a vedere la città, per cui abbiamo visitato l’aeroporto in lungo e in largo) fino a Santa Cruz de la Sierra, città situata nella zona “tropicale” vicino (relativamente) al confine con il Brasile, e con una temperatura di ben 37° centigradi al nostro arrivo!! Per Santa Cruz non cambia un granché il periodo di visita (purché non sia la stagione piovosa) perché le temperature non variano molto, nel senso che fa sempre un caldo pazzesco senza considerare la notevole umidità a peggiorare ulteriormente le cose. Comunque, la città dista circa 30 minuti di strada in auto dall’aeroporto, noi eravamo ospiti di una famiglia boliviana perciò ci sono venuti a prendere loro, però in aeroporto ci sono le tariffe dei taxi distinte a seconda dell’anillo della città in cui ci si vuole recare, quindi basta leggerle per non farsi fregare (noi comunque a La Paz abbiamo trovato tassisti molto onesti).
Siamo stati fortunati perché la nostra era una famiglia che se la passa abbastanza bene, con la casa tra il 1° e il 2° anillo, quindi ci siamo potuti recare in centro anche a piedi senza fare un’eccessiva fatica (chi alloggia più distante si serve dei micros, che praticamente sono pullman di linea che fanno ciascuno un preciso percorso e che fermano dovunque glielo si richieda – così succede in tutte le città che abbiamo visitato).

La città merita senz’altro una visita, direi che in 2-3 giorni si possono agevolmente visitare il centro e alcune attrazioni dei dintorni (noi siamo stati allo zoo e alle lomas de arena). La piazza centrale con la cattedrale e i dintorni è bellissima, ci si siede magari su una panchina e poi ogni tanto capita un corteo festoso che blocca il traffico (intensissimo) e che porta un po’ di musica. In tutta la Bolivia ad ogni angolo di strada ci sono venditori ambulanti, Santa Cruz in particolare pullula (dato il clima) di venditori di bevande artigianali, purtroppo ci è stato sconsigliato di berle perché fatte perlopiù con acqua di dubbia provenienza e conservate tutto il giorno sotto il sole con nugoli di insetti intorno (purtroppo i boliviani amano le bevande molto zuccherate!). in genere non capita di peggio che un fugace mal di pancia, ma se fai un viaggio in un posto lontano ti scoccia buttare all’aria anche solo una giornata, e così, a malincuore, ho dato retta a mio marito che mi ha continuamente trascinato via da cibi e bevande verso cui puntavo di frequente.
Dico 2 parole sulle Lomas de arena (o Dunas de palmar): sono uno spettacolo favoloso, si tratta di un luogo praticamente desertico a circa 45 minuti di macchina dalla città, con cactus e dune di sabbia a perdita d’occhio. Se potete, andateci, perché mi è sembrato di capire dal nostro accompagnatore che ci sono dei progetti edilizi in zona, per cui è meglio vedere il paesaggio in fretta così com’è ora.
Bene, così i primi 3 giorni se ne vanno. Se invece si ha più tempo da dedicare al distretto di Santa Cruz, degni di nota sono il Parque Nacional Amborò e il circuito delle missioni gesuite, che richiedono, rispettivamente, almeno 2 e 3 giorni per vedere qualcosa degno di nota.
Bene, lasciamo Santa Cruz e ci dirigiamo verso la seconda meta, che è la città di Cochabamba. Per i trasporti interni, noi abbiamo deciso per l’aereo, esistono tariffe e pacchetti piuttosto convenienti sia con LAB (la compagnia di bandiera) che con Aerosur. In alternativa, ci sono i pullman (non esiste una rete ferroviaria vera e propria in Bolivia) che in genere sono denominati flotas, che trasportano passeggeri da una città all’altra con viaggi lunghi ed estenuanti (per la durata) ma molto belli per quanto riguarda i paesaggi, perché si attraversano zone con climi diversi e con paesaggi davvero ammirevoli. In aereo ci siamo persi tutto questo, però il nostro viaggio era programmato con ritmi molto serrati, per cui abbiamo scelto spostamenti più veloci.
A Cochabamba siamo stati ospiti della Ciudad del niño, una struttura che funge da casa di accoglienza per ragazzi orfani ma che ha al suo interno un’organizzazione scolastica dall’asilo alle superiori aperta a tutti i ragazzi dei dintorni, e che è gestita prevalentemente da bergamaschi (una coppia e un sacerdote che abita lì dagli anni Sessanta!). Grazie a questa opportunità, abbiamo potuto recarci in loro compagnia nel Chapare (zona tropicale tristemente famosa per le vaste aree adibite alla coltivazione della coca), dove c’è un’altra Ciudad più piccola vicino alla città principale che si chiama Villa Tunari, e avere modo di vedere anche questa zona. Il viaggio di ritorno per Cochabamba l’abbiamo fatto in flota, per cui ci siamo gustati il cambiamento di paesaggio e clima (il Chapare è a livello del mare, così come Santa Cruz, mentre Cochabamba è a 2600 m s.l.m.) in pullman per la durata di appena 5 ore circa di viaggio (in genere i collegamenti tra le altre città sono più lunghi).



La città di Cochabamba merita senz’altro più di una visitina, purtroppo il tempo a nostra disposizione non era molto, perciò ci siamo limitati a visitare le due piazze principali (plaza Colòn e plaza 14 de septiembre) e l’immenso mercato chiamato La Cancha, la cui visita richiede pazienza e senso dell’orientamento. è davvero immensa, ed è difficilissimo trovare quello che si cerca se non si sa dov’è. abbiamo provato a chiedere indicazioni, ma la gente del luogo ha un concetto di “dare indicazioni” piuttosto vago.
Comunque la cosa che abbiamo fatto noi è stato entrare in un punto qualsiasi del mercato e procedere letteralmente a caso (a meno che non si sappia di preciso quello che si vuole comprare), si vede veramente di tutto, ed è una visita che merita davvero! Si esce ugualmente a caso dal mercato e si ferma un trufi (qui i pulmini si chiamano così) che vada verso il centro che per 1 boliviano ti porta tranquillamente a destinazione. Abbiamo anche fatto una capatina al Cristo de la Concordia che domina la città da una collinetta (si può arrivarci in trufi e poi salire a piedi o in taxi) e al monumento de Las Heroinas de la Coronilla (posto poco e mal frequentato anche di giorno, purtroppo).
Il clima di Cochabamba è ottimo, non per niente da quelle parti si dice “Las golondrinas nunca migran da Cochabamba”, cioè le rondini non migrano mai dalla città, perché c’è sempre un buon clima tutto l’anno, noi abbiamo trovato un caldo piacevole di giorno e alla sera un freschetto del tutto sopportabile (considerata l’altitudine, è un ottimo clima).
La nostra ultima meta è stata la città di La Paz, città natale del mio maritino, dove non avevamo purtroppo agganci di tipo familiare. per cui siamo stati in albergo (l’hotel Dorado, molto vicino al centro, in plaza del estudiante); peccato perché se stai ospite da qualcuno ti danno le dritte migliori per i posti da frequentare e ti cucinano un sacco di specialità locali fatte in casa. però dall’altro lato stando in albergo abbiamo avuto più libertà di movimento e di orari senza urtare la sensibilità di nessuno. Il clima è buono, di giorno di gira in felpetta (giacca a portata di mano perché se va via il sole sei fritto!) e cappottino la sera, quindi più che accettabile considerati i 3600 metri di altezza!
Abbiamo quindi visitato in due riprese il centro città, con plaza Murillo e la cattedrale, la chiesa di San Francisco e calle Sagarnaga famosa per i negozi e gli ambulanti che vendono artesania. ovviamente abbiamo fatto molti acquisti (partite con la valigia vuota che vedrete che mano a mano la riempite!). Dopo un paio di giorni avevamo un viaggio (organizzato tramite internet e telefono dall’Italia) per il lago Titicaca (altezza 3800 metri, lì si sta benissimo di giorno, se c’è il sole si va in maglietta, e freddissimo la sera, clima da giacca a vento assolutamente) con la Crillon Tours (l’agenzia più famosa di La Paz e la più facile da contattare dall’Italia – nonché raccomandata da un’amica boliviana di Bergamo!) che ci ha portato a visitare Huatajata e poi in crociera con l’aliscafo all’Isla de la Luna e a Copacabana per finire con l’Isla del Sol dove abbiamo pernottato un paio di notti a Yumani nell’albergo di proprietà dell’agenzia che stride un po’ con l’austerità dell’ambiente circostante (ma, insomma, eravamo in viaggio di nozze.). Raccomandiamo, se si ha l’occasione di andare all’isla del Sol, di visitare le rovine incaiche (il Labirinto del Inca, la Mesa ceremonica, la Piedra Sagrada e il Sendero del Inca) che sono all’estremità opposta dell’isola rispetto a Yumani, cioè a Challapampa (con una guida, possibilmente, perché sono molto interessanti) e di fare a piedi il percorso di circa 3 ore fino a Yumani dove ci sono altre rovine (il Palacio, la Fuente e l’Escalera del Inca).
Se anche non si ha tempo per visitare nel dettaglio le isole, il lago Titicaca è comunque uno spettacolo bellissimo, è davvero stupendo, ha dei colori splendidi e sembra addirittura di essere al mare. Inoltre, dal lago c’è una bellissima visuale della Cordillera Real e della sponda peruviana (è possibile andare in Perù con l’aliscafo senza problemi).
Tornati a La Paz, abbiamo fatto una scappata di mezza giornata (sempre con l’agenzia) a Tihauanaco, un sito archeologico enorme dove gli scavi fatti finora hanno portato alla luce le rovine della civiltà omonima, su cui non mi soffermo perché per capirci bene bisognerebbe leggere un trattato, comunque si tratta di una civiltà molto complessa e sviluppata che prima dell’arrivo degli Incas dominava la zona andina del Sudamerica. Le rovine che oggi vediamo probabilmente sono solo una minima parte di quello che c’è n effetti ancora da scavare, ma ovviamente la Bolivia ha altre priorità di ordine economico da risolvere, infatti attualmente ci sono scavi finanziati dall’Europa, USA e credo dal Messico (non sono sicura). L’unica cosa che mi preme dire è che la cultura tiahuanacota è ben di più della Puerta del Sol che è il monumento più famoso e conosciuto da tutti.


Bene, il nostro viaggio è finito. siamo rientrati a Santa cruz dove abbiamo preso l’aereo per Beuenos Aires e poi per l’Italia. Ho dimenticato di dire che il tutto è durato 19 giorni effettivi più praticamente 2 giorni di viaggio.
La prossima volta abbiamo in programma di visitare Potosì, Sucre e il Salar de Uyuni.

Due cose sole mi interessa ancora evidenziare. Prima di tutto, la cucina: (la vita in Bolivia costa pochissimo, per cui con poco più di 1 dollaro a testa si pranza o si cena senza problemi) ci sono un’infinità di piatti locali e relative varianti che sono favolosi. Consiglio di assaggiare le salteñas (spuntino di metà mattina, ci sono locali appositi che le servono, sono paste ripiene di patate, carne o pollo e salsa piccante), il majao cruceño (una specie di risotto con carne e verdure e uovo con platano fritto, buonissimo), il silpancho cochabambino (riso con carne e uovo fritto – buono ma un po’ pesantino!), lo zonzo (un piatto a base di formaggio) e le mille zuppe che costituiscono l’inizio di ogni pasto in Bolivia. Ovviamente ho mangiato un sacco di cose di cui ora non ricordo il nome e, purtroppo, nei ristoranti di ogni livello sono di moda la cotoletta milanese (sulla carta si chiama “milanesa”) e gli spaghetti (cucinati in maniera orrida). Inutile dire che ci sono frutti favolosi che troviamo anche qua in Italia ma che là cambiano completamente sapore (la papaia qui è praticamente insipida!). Inoltre io sono rimasta colpita dall’uso smodato che fanno i locali della coca, non come stupefacente ma come analgesico, digestivo. è una vera panacea per tutti i mali! Si bevono litri di mate di coca (una specie di tè), sivedono persone girare con foglie di coca appiccicate sulla fronte per il mal di testa. insomma, la foglia di coca in sé non è droga, e lì la usano davvero per tutto! Mio marito adora il mate di coca, e lo beve spesso come digestivo. Io mi sono innamorata del mocochinchi, che è una bibita dal gusto di pesca molto speziata, si fa preparando uno sciroppo con delle pesche secche, cannela, chiodi di garofano e zucchero. viene una roba mbevibile che diluita è buonissima!
E’ importante ricordare che La Paz (così come altre città, per esempio Potosì) si trova ad un’altitudine rilevante (va dai 3600 in centro ai 4000 metri della città di El Alto, dove si trova l’aeroporto internazionale) per cui non per tutti è facile passare senza tappe intermedie dal livello del mare ai 4000 metri appena scesi dall’aereo senza difficoltà: l’aria è così rarefatta che ci sono disturbi molto pericolosi per la salute, detti “mal di montagna” ( loro lo chiamano “sorochi”, e in farmacia vendono una pillola apposita di cui non ho appurato il contenuto!). non solo per chi ci va per la prima volta, ma anche per chi ci è già stato ci possono essere problemi, tant’è che io per caso sono stata benissimo mentre mio marito – che pure è nato là e ci è già stato in diverse occasioni – è stato male un paio di giorni. Quindi: un senso di affaticamento e di stanchezza mentre si passeggia a La Paz (stradine tutte a saliscendi) è normale, mentre se si hanno disturbi di stomaco, mal di testa opprimente e addirittura difficoltà a respirare sarebbe meglio scendere ad altezze inferiori o almeno farsi vedere da un medico. Il nostro viaggio è stato organizzato apposta “in salita” per dar modo a me di acclimatarmi piano piano ad altezze crescenti!

Infine, preciso che non ho parlato di proposito della povertà e delle condizioni di vita della maggior parte della popolazione boliviana. ma se andate in Bolivia, non potrete fare a meno di notare quanto il nostro stile di vita strida con tutto ciò che è sotto i nostri occhi laggiù. Alla sensibilità di ognuno il compito di portarsi a casa qualcosa di più dei ricordini acquistati al mercato e delle foto da guardare per il semplice ricordo di un viaggio.

Se qualcuno volesse avere maggiori informazioni sulla Ciudad del niño o su altre associazioni senza scopo di lucro in Bolivia, o anche semplicemente sull’organizzazione del viaggio in sé, la mia email: thyra79@yahoo.it Un bacio, Agnese

Subscribe
Notificami
guest

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti