Madrid, Barcellona e i mulini a vento di Don Chisciotte

di Pino Perugini –
In moto lungo la Ruta del Quijote
La scura galleria del Passo di Bielsa in cima ai Pirenei, si staglia lassù in alto, come a chiudere l’interminabile serie di tornanti e ampie curve che caratterizzano questo tratto di strada in territorio francese. Una piccola sosta nel grande piazzale, le prime foto con le moto in parata vicino alle innumerevoli cascatelle alimentate dalla neve che si scioglie e poi via, attraverso il vecchio tunnel, per trovarsi di là subito in Spagna. Dopo qualche chilometro ci inoltriamo nel Parco naturale di Ordesa e del Monte Perdido. Il sentiero “asfaltato” s’infila tra le rocce sfiorandole in uno scenario fantastico e selvaggio. Il torrente cristallino ci accompagna scorrendo rapido sul fondo del canyon, pace e quiete sono intorno a noi e lassù in alto, sopra i nostri caschi, grandi avvoltoi volteggiano instancabili come in un fumetto di Tex Willer. Verso sera arriviamo a Jaca importante cittadina nel cuore dei Pirenei.

Il giorno dopo attraversando la Meseta settentrionale, il grande altopiano che occupa buona parte della Spagna, ci dirigiamo verso Madrid. L’aria è lucente e il cielo terso, il colore verde dei campi coltivati a foraggio si alterna al rosso delle rocce e al giallo dei campi di grano e d’orzo. I monti in lontananza spuntano da un orizzonte che sembra piatto. Gruppi di pale eoliche qua e là catturano il vento che spazza a folate l’altopiano. L’asfalto lucido sembra bagnato e ci rimanda i soliti miraggi.

Lungo la strada, a tratti, c’imbattiamo nelle sagome dei leggendari tori neri, enormi cartelloni di una vecchia pubblicità del cognac Osborne, adottati dall’ente turistico iberico in quanto ormai simboli della nazione nel mondo.



Quando arriviamo a Madrid il traffico ci sorprende improvviso e caotico.

Madrid sorge nella Nuova Castiglia proprio al centro della penisola iberica, è una città ricca di storia, arte e cultura, dove la civiltà araba e quella europea si sono incontrate creando un mix incredibile. E’ da Plaza Major, luogo dove anticamente avvenivano tutte le manifestazioni pubbliche, dalle corride alle esecuzioni, dalle parate ai processi dell’Inquisizione, che iniziamo il nostro giro della città. Saliamo in uno dei tanti bus turistici scoperti per un tour nei luoghi più caratteristici: Plaza de Oriente con il Palazzo Reale, Puerta del Sol con il monumento dell’orso e il corbezzolo simbolo della città, Plaza de Santa Ana, la Gran Via e tutte le altre suggestive piazze e vie che attraversano Madrid. Alla sera, mangiamo in uno dei tanti piccoli locali in Plaza Major che risplende nella sua cornice di palazzi e finestre illuminate. La piazza brulica di giovani, chi suona tamburi e chi amoreggia, e là, nell’angolo opposto a noi, una comitiva di studenti italiani intona “o sole mio”. Più tardi , dopo un giro per pub e music-bar, mentre cerchiamo un taxi che ci riporti all’hotel, in un angolo della strada, un barbone, icona stridente nella notte madrilena, mi guarda e mi saluta prima di sparire sotto una montagna di cartone , suo rifugio per la notte.

Riprese le moto, rimaste quiete per due giorni nel garage dell’hotel, ci avviamo lungo la Ruta del Quijote la strada più rinomata di Spagna e che ripercorre i luoghi e le atmosfere del romanzo di Cervantes “Don Chisciotte della Mancha”. Qui ogni paese che incontriamo ha la sua piccola parte in questa storia mai esistita, ma quanto mai attuale e legata al suo eroe, il cavaliere dalla triste figura. Già i loro nomi evocano il romanzo, Puerto Lapice, Belmonte, Campo de Criptana, El Toboso, Mota del Cuervo, ogni angolo, ogni piazza porta un ricordo dell’hidalgo; se noi abbiamo Garibaldi loro hanno Don Chisciotte. Lungo la Ruta incontriamo la piccola cittadina di Consuegra appoggiata ad una collina da dove spicca l’inconfondibile profilo degli immacolati mulini a vento. Dall’alto dominano la pianura e probabilmente Cervantes, per la famosa battaglia del cavaliere errante contro i mulini a vento, prese ispirazione proprio da questo luogo. Ci fermiamo in uno spiazzo per fare la foto con le moto schierate proprio sotto le pale di legno che hanno smesso di macinare il grano circa cinquant’anni fa, anche se almeno una volta all’anno tornano a muoversi rivestite delle loro tele bianche, restaurate, grazie proprio a Cervantes e al suo solitario e ormai mitico personaggio.

Si prosegue verso nord deviando leggermente verso il mare, ci aspetta Barcellona, la catalana, la seconda città della Spagna. La nostra visita non può che cominciare dalle Ramblas, il grande viale che parte dal porto, pullulante di suonatori ambulanti e statue viventi, mimi e affabulatori, venditori di gioielli e piccoli animali, studenti di ogni nazionalità e colore. Di dovere è la visita alla Sagrada Familia, grandiosa opera incompiuta di Gaudì, con le sue torri che spiccano verso il cielo, spettacolare tempio religioso e eterno cantiere edile. Il disegno delle colonne interne ricordano gli alberi e il soffitto è costellato da enormi girasoli; si calcola che occorrerà ancora mezzo secolo per terminarla. E domani purtroppo il lungo e inesorabile ritorno in Italia, milleduecento chilometri tutti d’un fiato. Ci porteremo dietro, come sempre al termine di un viaggio, il bagaglio di un’esperienza gratificante, che ci ha dato l’opportunità di incontrare un altro paese, con le sue storie, le sue tradizioni e la sua cultura. E tutto questo grazie ad una passione condivisa con altri amici e grazie soprattutto all’aiuto di una insostituibile compagna…. la moto.

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