Namastè Mumbai

di Pamela Sgombra –

Eccoci di nuovo in volo. Il 15 maggio, mentre nella vicina Gubbio impazza la festa dei Ceri io scappo verso Mumbai. Con le due compagne di viaggio a Dubai dell’anno scorso -vedi racconto già pubblicato- mi imbarco alle 15.30 circa da Fiumicino finalmente su un volo Emirates Airlines, di cui vi assicuro che il livello qualitativo è estremamente notevole in tutti i sensi… solo un accenno: menu per scegliere tra 2 o 3 diversi pasti a colazione-pranzo e cena e per di più posate in metallo!!!.

Arriviamo a Dubai poco prima delle 23.00 ora locale e prendiamo il primo taxi (6 ore di stop over son troppe per rimanere in aeroporto e rischiare di terminare la disponibilità della carta di credito…) che ci porta a “far due salti” allo Zinc, un carinissimo locale di fronte alle Emirates Towers, presso il Crowne Plaza. Attraversare la città di notte ci fa di nuovo venire i brividi: non c’è niente da fare, Dubai va assolutamente vissuta!
Al ritorno in aeroporto attendiamo il volo che ci porta a Mumbai dove arriviamo alle 9.00 ora locale. Sbrigate tutte le formalità prendiamo un taxi per arrivare a casa di una famiglia indiana che ci attende per un matrimonio di amici di una delle mie compagne di viaggio. In circa un’ora di taxi ci facciamo subito un’idea di Mumbai: traffico caotico e clacson che suonano all’impazzata giorno e notte, slam affollatissime che, sorvolate durante l’atterraggio, già apparivano come un infinito ammasso di lamiere, sporcizia ovunque.

Eccoci catapultate in meno che non si dica in uno spaccato di vita locale: arrivate a casa (in una zona “bene” di Mumbai) indossiamo una blusa tipica indiana,gentilmente fornita, ed appena terminato una lauta colazione a base di the’ masala e dolci vari (inizia la “mia tragedia” del cibo piccante: in India il peperoncino è ovunque in dosi industriali!) arriva il sacerdote (o santone, comunque lo vogliate chiamare). Nel frattempo l’appartamento si era gremito di parenti stretti del padre della sposa che avrebbero partecipato attivamente alla cerimonia. Le celebrazioni di un matrimonio Hindu durano ben 15 giorni e sono poi seguite da una cerimonia finale con un fastoso pranzo; noi abbiamo partecipato a quello che potremmo paragonare in Italia alla cerimonia del matrimonio in Comune + la pubblicazione di nozze. Mi spiego meglio. Il cerimoniere con la sposa,il fratello ed il padre, a piedi nudi per non contaminare l’area sacra della cerimonia (seduti in terra,attorno ad un piccolissimo tavolino in argento massiccio estremamente cesellato) dopo aver “dato la benedizione” con preghiere, unguenti e semi varii, inseriti poi nella busta dell’ invito di nozze, fa apporre le firme dal padre, fratello e 3 zie e sigilla il tutto disegnandovi sopra (con unguento rosso) una svastica (simbolo di pace e non di orrore come intesa da noi). L’invito, inserito in un sacchetto ricamato, viene posto con due statuette (gli sposi) all’interno di una casetta di stoffa colorata e ricamata con inserti in specchio, che, alla fine del rito, il fratello della sposa consegnerà a casa dei genitori dello sposo, mentre noi continueremo al ristorante i festeggiamenti. Io, come al solito armata di telecamera e macchina fotografica, documento il tutto!
Al ristorante abbiamo due tavoli riservati: nel più piccolo si sarebbero accomodate le donne di casa, vestite in coloratissimi sari impreziositi da ricami, appartenenti ad un corrente della religione che oltre ad “imporre” di esser vegetariani non permette di mangiare nulla che sia cresciuto sotto terra (carote, ravanelli, etc..). Si inizia con un antipasto fai-da-te: aiuto, e chi ci capisce niente….! Ad occhio intuisco che le salse sono da evitare, dal colore già si capisce che sono estremamente piccanti…assaggio un pò di tutto e devo dire che è molto speziato oltre ad esser estremamente piccante. La mia salvezza arriva dal “LASI” (una specie di yoghurt dolce o salato che si usa un pò come noi associamo il sorbetto di limone tra una portata di pesce e l’altra) che da sollievo a gola e stomaco: sarà il mio compagno di tutta la vacanza! Facciamo pratica con le NANN, un tipo di pane fritto, che si usa per raccoglier il cibo dal piatto e portarlo alla bocca: in India si mangia direttamente con le mani, senza posate. Sembra che il cibo abbia una forte valenza religiosa, ed in ogni diversa fase e/o situazione particolare della vita si dia più importanza ad una o all’altra spezia. Finalmente finisce il pranzo, per me vero strazio perchè, per non urtare la estrema gentilezza ed ospitalità indiana, ho mangiato di tutto….non so se a soffrire di più è lo stomaco o la bocca!
Nel tardo pomeriggio arriviamo al Taj Mahal, uno spettacolo di architettura e lusso che contrasta enormemente con lo standard di vita locale; abbaiate dalla magnificenza dei suoi marmi, arredi e suppellettili ammiriamo le cupole, la più grande delle quali è ancora in ristrutturazione a seguito dell’attentato dello scorso novembre. Ci concediamo un’oretta alla Spa interna per un massaggio rigenerante: sono ormai oltre 24 ore che siamo in giro senza chiuder occhio…tant’è vero che ci addormentiamo! Usciamo in esplorazione ed arriviamo, a piedi, in una zona del lungomare dove oltre a qualche hotel minore e ristoranti tocchiamo con mano quanta gente povera vive sul marciapiede: anche se nessuno ci ha infastidito lasciamo velocemente la zona, non si sa mai, ormai è notte e siamo tre donne sole per di più turiste con abiti puliti e nuovi.

Muoversi a Mumbai non presenta, per le donne e specialmente per le donne sole, gli stessi rischi che viaggiare in parti meno cosmopolite dell’India. Detto questo, c’è sempre la possibilità di essere “importunate”. Le molestie si possono comunque prevenire adottando semplici precauzioni dettate dal buonsenso, come non vestirsi con abiti provocanti. Io stessa mi son trovata a girar da sola sia a Colaba (dove è stato facilissimo sganciare un indiano che voleva “intortarmi”….capirai io bionda europea….) che a Elephanta Island, dove addirittura sono stata coccolata e “protetta” come in nessun altro luogo al mondo! All’indomani mattina ci rendiamo conto che,affacciandosi dalla finestra della camera, si scorgono “interi condomini di persone” (neologismo creato dalla mia compagna di stanza) nascere-crescere-morire sul marciapiede di fronte all’hotel. Noi nello sfarzo più incredibile e migliaia di persone nella miseria più nera…
Dopo un’abbondante colazione usciamo alla scoperta della città. Il caldo e l’umidità sono opprimenti (circa 35-40° con punte di umidità dell’89%) ma non fermano la nostra curiosità e soprattutto il ns shopping…Il cambio ufficiale della Rupia è 1 euro = Rps 57,5 ma riusciamo a strappare un cambio migliore anche se non legale. Il secondo giorno già qualche ambulante ci chiama per nome…Ovviamente anche quì vige la legge della contrattazione, si parte da 1000 per arrivare a 500 o anche meno. I prezzi veramente bassi ci fanno impazzire: riusciamo a comprare di tutto. La seta e l’argento la fanno da sovrana, ma per acquistare prezzi pregiati e particolari (non le solite cose che si trovano in Europa) dobbiamo andare in gioielleria. Uno dei negozi preferiti è Curio Cottages a Colaba, dove si possono acquistare a prezzi interessanti monili in pietre dure ed argento ed anche qualche gioiello di antiquariato, ma attenzione al proprietario, che esporta in Italia e parla un pò di Italiano, abbastanza restio a scender troppo con il prezzo.



Altro negozio da non perdere è il Cottages Industries, ma non quello vicino a Curio Cottages, sito in 34, Chhatrapati-Shivaji Mahara Marg, ma quello di fronte al Cinema Regal (ci si arriva a piedi dal Taj Mahal) dove si puo acquistare l’artigianato locale (dipinti su seta, statuine in alabastro, seta e cotone indiano, scatole cesellate e impreziosite con smalti e pietre, etc..) a prezzi veramente ridicoli ed inferiori a quelli proposti dagli ambulanti: quì i prezzi sono fissi ma non vi verrebbe neanche la voglia di contrattare… Se siete appassionati di antiquariato merita una visita il Philips Antiques, a Colaba, di fronte al Prince of Wales, dove si dice che il Principe Carlo sia solito fare acquisti….
Nel ns girovagare abbiamo avuto modo di osservare palazzi di epoca coloniale (fino agli inizi del’900 era colonia inglese) quali Chhatrapati Shivaji Terminus, attuale sede della ferrovia nazionale, il Prince of Wales Museum e la National Gallery of Modern Art.
La maggior parte degli indiani parla tre lingue: Indiano, inglese ed una lingua (dialetto) che varia in base all’appartenenza all’una o l’altra religione. Non vi aspettate di sentire qualcuno che parla italiano: noi tre eravamo le uniche italiane in circolazione e tra le pochissime europee. Una delle cose da non perdere è l’escursione ad Elephanta Island, raggiungibile con un’ora di navigazione col ferry (andata e ritorno costa meno di due euro) da prendere al Gate Of India (maestoso arco in basalto eretto nel 1911 in onore dell’ultima visita dell’allora re d’Inghilterra). A bordo è possibile acquistare bibite (coca-cola a meno di 1/2 euro) e snack. Il colore del mare è di un marrone inquietante, purtroppo l’ecologia è una cosa che ignorano…ho visto gettare di tutto in acqua! Per i più pigri all’arrivo c’è un trenino che, per pochissime rupie (mi sembra 10 rupie = euro 0.06 ), vi accompagna all’inizio di una passeggiata dove ambulanti vendono oltre che frutta, tagliata a fettine sottili e passata sul sale, anche i soliti souvenir. Quì è possibile visitare (biglietto e tasse d’ingresso circa 4-5 euro in tutto, per gli stranieri) le caverne, in realtà dei veri e propri templi con colonnati ed enorme statue di divinità scolpiti all’interno di montagne circa due millenni fa. Ben conservati e patrimonio dell’Unesco, meritano veramente di esser visti, magari con l’aiuto di un libricino (circa 0,8euro) che vi spiega, in inglese, la storia.

Per arrivare in cima alla collina dove si trovano le Caverne si percorre una ripida scalinata ai cui lati si trovano ancora venditori ambulanti: anche qui le signore un pò sovrappeso e/o pigre possono approfittare, a pagamento, di baldi giovani che su una sedia-portantina portano su e giù per le scale. Vi lascio immaginare questi poveretti che fatica facessero col caldo tremendo. Attenzione alle piccole ma lestissime scimmie che, approfittando dell’ingenuità dei turisti strappano via occhiali, bottiglie, macchine fotografiche-telecamere e zaini dalle mani. Io ho fatto appena in tempo a toglier gli occhiali dai capelli che al bambino davanti a me una scimmia gli ha strappato dalle mani una bottiglia da lt 2 di aranciata! Roba da matti…e poi come sono abili ad aprire le bottiglie ed a bere…Sono anche abbastanza pericolose perchè mordono. Finalmente incontro anche qualche mucca: finora non ne avevo vista neanche una e tornare in Italia senza averne viste mi sembrava come andar a Roma e non vedere il Colosseo, in fondo in India son famose per esser sacre!
A parte un Tafano che mi ha punto ad Elephant Island non ho visto neanche una zanzara in circolazione, sebbene fossimo all’inizio della stagione dei monsoni e l’umidità fosse elevata. A proposito di sicurezza, non abbiamo assolutamente fatto alcun vaccino anche se si consiglia almeno l’antimalarica e quello per la Febbre Gialla: le malattie diffuse, a soprattutto in aree interne e di campagna, sono diverse ed abbastanza pericolose. Allego un piccolo elenco solo a scopo precauzionale: Dengue Il moscerino Aedes aegypt, che trasmette il virus della dengue, è più attivo durante le ore diurne e si trova soprattutto nelle aree urbane e nei pressi dei centri abitati. Tra i sintomi della febbre da dengue vi sono l’improvviso innalzamento della temperatura corporea, mal di testa, dolore a muscoli e articolazioni, nausea e vomito. A volte, tre o quattro giorni dopo l’apparizione della febbre si verifica un’eruzione cutanea con piccole macchie rossastre. Questa malattia può comportare gravi complicazioni. Se pensate di aver contratto il virus, consultate un medico il più presto possibile. Non esiste alcun vaccino contro la dengue. Malaria Questa patologia seria e potenzialmente mortale si diffonde attraverso le punture d’insetto e ha carattere endemico nella maggior parte dei Paesi della zona Se viaggiate in aree in cui questa patologia è endemica, è estremamente importante evitare le punture di zanzara e vaccinarsi. I sintomi variano da febbre, brividi, sudore, mal di testa, diarrea e dolori addominali a un vago senso di malessere generale. Febbre tifoidea L’assunzione di acqua o cibi contaminati può provocare la febbre tifoidea, una pericolosa infezione alla gola. Bisogna consultare subito un medico. Nei primi stadi della malattia, i sintomi sono simili a quelli di un brutto raffreddore o di un’influenza: mal di testa, dolori diffusi e una febbre che cresce poco a poco ogni giorno fino a raggiungere e superare i 40°C. Il polso del paziente è spesso lento in relazione alla temperatura corporea, visto che normalmente con la febbre i battiti cardiaci aumentano. Si possono anche verificare vomito, dolore addominale, diarrea o costipazione. Nella seconda settimana, febbre alta e rallentamento del battito cardiaco proseguono e possono apparire macchie cutanee rosa sul corpo del paziente; si possono anche verificare tremori, delirio, spossatezza, perdita di peso e disidratazione. Si possono manifestare complicazioni quali polmonite, perforazioni intestinali e meningite. La febbre deve essere trattata mantenendo i pazienti freschi e somministrandogli liquidi per prevenire la disidratazione.

Meningite da meningococco
Questa patologia si può contrarre solo in zone extra-urbane.Un semplice mal di testa non è necessariamente un sintomo della meningite. Esiste un vaccino efficace, che viene spesso raccomandato a chi viaggia in queste aree. Normalmente, il rischio di contrarre la meningite da meningococco è abbastanza basso, a meno che non ci sia un’epidemia in corso, ma bisogna prestare particolarmente attenzione perché la patologia è grave e può portare rapidamente alla morte. La malattia si contrae respirando le goccioline espulse tossendo o starnutendo da persone malate oppure, più comunemente, da portatori sani del batterio. I rischi aumentano nelle aree affollate e poco ventilate, come i mezzi di trasporto e i ristoranti. I sintomi della meningite sono febbre, forte mal di testa, dolore ai muscoli del collo che non vi permette di inclinare la testa in avanti, nausea, vomito, ipersensibilità alla luce che vi fa desiderare di rimanere in spazi bui. A volte appare un’ampia eruzione cutanea con macchie color porpora prima della comparsa degli altri sintomi.La meningite da meningococco è una malattia molto seria che può causare la morte entro poche ore dal suo manifestarsi. Se riscontrate qualcuno dei sintomi sopra descritti,consultate immediatamente un medico, soprattutto se vi trovate in un’area a rischio.

Per circolare in città abbiamo usato taxi e piedi, evitando di prendere gli affollatissimi autobus (anche a 2 piani) che scorrazzano per le vie del centro. Certo che se i bus non davano un briciolo di fiducia (sembravano esser usciti da una guerra per quanto malconci!) una volta saliti in taxi non è che ci siamo rincuorate piu’ di tanto: immagino che la patente venga emessa come in Honduras…ovvero raggiunta l’età prevista si richiede in Municipio dove viene subito rilasciata…Vi immaginate che follia salire su questi cimeli, buffi e dalle tappezzerie variopinte anche sul soffitto, che scorrazzano suonando all’impazzata? E poi io, che stavo a fianco dell’autista (impossibile sedere sul retro in più di due persone…) ad ogni pedone sobbalzavo sul sedile: l’autista di turno non si preoccupava proprio di chi si trovasse di fronte ed in più occasioni abbiamo rischiato di mettere qualcuno sotto! Addirittura una sera, per recarci in un quartiere lontano da Colaba, l’autista del taxi si è fermato più volte per chiedere indicazioni sulla destinazione…e poi il bello è che non parlava neanche inglese…per un momento ci siamo trovate un pò a disagio e ci è balenata l’idea di balzar giù e salire al volo su uno dei tanti tuc-tuc (apetti neri e gialli, tipo quelli di Capri, ma più piccoli) che sfrecciavano in strada. Alla fine dopo 2 ore e mezza (!) siamo arrivati al ristorante dove eravamo attese per la cena. Al ritorno prima di salire sul taxi ci siamo assicurate che l’autista conoscesse la strada per Colaba, ormai il quartiere lo conoscevamo palmo a palmo e saremmo poi arrivate anche a piedi in hotel. Durante il viaggio-avventura in taxi ci siamo imbattute in una “strana” per non dire orripilante festa di strada: da lontano si scorgeva qualcosa che penzolava da alcuni pali, e ci siamo chieste “cosa sara’?” Aiuto! Si trattava di uomini, appesi per la pelle della schiena a dei ganci in metallo (tipo quelli per appendere il prosciutto…), che dondolavano dalla cima di questi pali….AHH! Poi abbiamo saputo che di trattava di un “voto” alla loro divinità fatto in quella giornata di festa. Vi assicuro da stomaco alla gola… Di taxi ce ne sono due tipi: quello di color nero e giallo senza aria condizionata e quello celeste-bianco con aria condizionata anche se leggermente più costoso. A dir la verità con quel caldo l’aria condizionata non si avvertiva nemmeno…e poi i taxi nero-giallo erano + folcloristici! Viaggiare col finestrino aperto tutto sommato andava bene anche se la gravità dell’inquinamento di Mumbai è ben sottolineata da un recente studio secondo il quale respirare l’aria della città provoca danni equivalenti a fumare 20 sigarette al giorno!

Mumbai si sviluppa su di un’isola, collegata alla terraferma da ponti. La parte principale della città è situata nell’estremità meridionale, a forma di artiglio, dell’isola. Colaba, la penisola più meridionale, è la zona maggiormente frequentata dai turisti, visto che ospita un discreto assortimento di hotel e ristoranti e due delle principali attrazioni della città, il Gateway of India e il Taj Mahal Palace and Tower (comunemente noto come Taj Mahal Hotel). Immediatamente a nord di Colaba, si trova la zona conosciuta come Fort, dove un tempo sorgeva il vecchio forte inglese. Più a ovest c’è Marine Drive, che scorre lungo Back Bay, collegando gli alti grattacieli del moderno centro direzionale con Chowpatty Beach, l’unica spiaggia di sabbia, sempre molto affollata. Più a nord ci sono i sobborghi della periferia di Mumbai. I due aereoporti, il Chhatrapati Shivaji International e il Santa Cruz (che gestisce i voli interni) sono situati in questa zona. Durante il tanto girovagare abbiamo approfittato per pranzare al ristorante “Frangipane” dell’Oberoi Hotel, l’altro attaccato dai terroristi e dove è rimasto ucciso un ns connazionale. Bella struttura ma molto moderna, nulla a che vedere col Taj Mahal. Sebbene anche qui il lusso e la qualità del cibo sia estrema abbiamo pagato un conto irrisorio per aver mangiato aragosta con verdure e dolci al cucchiaio che sembravano sculture: circa euro 35,00 a testa inclusa la mancia! Anche qui boutique di famosissimi stilisti italiani che, a sentir la mia amica, avevano prezzi molto più bassi rispetto all’Italia. E tanto per non smentirmi, faccio una serie di scatti ai simpatici ed altissimi (sarà stato il turbante?) portieri vestiti di tutto punto in Stile Indiano.
Oltre a frequentare locali sontuosi abbiamo voluto provare anche un ristorante in piena Colaba (Da Liopold 1873), caratteristico ed in stile coloniale con pale appese al soffitto e bellissime vetrate a mosaico, pieno di gente. Il proprietario (che, a dir la verità, mi sembrava + libanese che indiano) vedendo che scattavo foto come una matta mi si è avvicinato informandomi che la vetrina colpita dai proiettili (che stavo fotografando) era il “ricordo” del passaggio dei terroristi dello scorso novembre; a quanto pare erano passati anche di lì ed oltre alla vetrina avevano lanciato una granata ( o qualcosa di simile) che aveva sfondato il pavimento. Gentilissimo mi ha accompagnato ad un tavolino e, sollevando la lunga tovaglia che lo copriva, mi ha indicato il punto dove era esplosa. Con il rischio di passare il pomeriggio in bagno a causa del cibo (la salmonellosi ci può stare in questi posti…per di più noi italiani con gli anticorpi a zero che ci ritroviamo….!) abbiamo gustato dell’ottimo pollo al burro Mild-piccante (per me comunque sempre troppo!) con le Nann e una bella birra ghiacciata alla cifra ridicola di poco meno di euro 6 a testa! Alla fine poi non abbiamo avuto alcun problema di salute.
In conclusione l’esperienza di un viaggio in India non si può trasmettere appieno: dovete viverla direttamente, assaporarla con tutti i vostri sensi. Sentirete nelle strade la fragranza del legno di sandalo o dei gelsomini che il venditore vi offre con grazia, e la cordialità della gente. Il mio breve soggiorno a Mumbai ha lasciato un solco profondo dentro me stessa e non oso immaginare cosa potrebbe essere allargare questa esperienza a luoghi meno caotici, alla campagna ed alle località più povere.

Ricorderò sempre con affetto tanti personaggi incontrati ma soprattutto il sorriso di una donna magrissima di strada avvolta nel suo sarii verde, nel vedere l’obbiettivo della mia macchina fotografica che la stava inquadrando e la felicità nel vedere il suo volto impresso nello schermo della mia digitale…infine un “namaste'” (grazie”) per averglielo mostrato. Namaste’ a te donna sconosciuta!

Il Viaggio Fai da Te – Autonoleggio Low cost in India

 

 

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