Le donne e il viaggio

di Chiara Meriani –

Riassunto di “Un viaggio tra le donne in viaggio”
Questo progetto di ricerca si situa all’interno degli studi di psicologia sociale (in particolare di psicologia del turismo): seguendo l’approccio tipico dei cross-cultural studies analizza e confronta abitudini, atteggiamenti e comportamenti di viaggio di ragazze austriache, italiane e slovene. Il progetto, svolto presso il dipartimento di psicologia sociale della Karl-Franzes University di Graz, è stato realizzato grazie ad una borsa di studio Alpe Adria. Il lavoro si suddivide in tre parti:

La prima parte è un’introduzione storica, che percorre a passi veloci l’evoluzione del viaggio e lo osserva da un punto di vista femminile: dai racconti mitici, come l’Epopea di Gilgamesh e l’Odissea (in cui le donne restano a casa ad aspettare), ai pellegrinaggi religiosi; dai primi viaggi turistici per le ricche donne dell’aristocrazia, alla nascita del turismo di massa con le vacanze organizzate. L’approccio femminile al viaggio risulta diverso per motivi storici (il viaggio resta per secoli esclusiva maschile e le donne iniziano a spostarsi di piùsoltanto nel secolo scorso); ma la diversità del viaggio dipende anche dallo sguardo con cui le donne osservano il mondo, spontaneamente attente ad aspetti sociali spesso ritenuti “minori” e raramente presi in considerazione dai viaggiatori maschi. Inoltre, la diversità d’espressione che caratterizza uomini e donne si ritrova nei racconti di viaggio in cui le autrici parlano con disinvoltura e ricchezza di particolari non solo dei paesi visitati, ma anche delle proprie emozioni: il viaggio diventa spesso occasione per compiere un viaggio nella propria interiorità.

La seconda parte racconta l’esperienza di alcune grandi viaggiatrici, donne che tra ‘700 e ‘900 hanno scelto di svincolarsi dai ruoli tradizionali e di partire, per fare del viaggio una parte integrante della propria vita: Mary Wollstonecraft nella seconda metà del ‘700 affronta il mare del Nord per inseguire una “nave fantasma” (e un amore perduto), per ritrovare un prezioso carico di ricchezze sottratte agli aristocratici francesi durante la rivoluzione; Alexandra David-Néel, scrittrice inglese, buddista, è la prima donna occidentale ad entrare a Lhasa, la città proibita, travestita da pellegrina tibetana; Lady Mary Montagu, che prima segue il marito in Turchia e poi, tornata in Inghilterra, viene esiliata per ragioni politiche legate alla famiglia e per vent’anni si sposta attraverso l’Europa; Freya Stark che viaggia attraverso i paesi arabi: inizialmente sospettata di essere una spia, durante la seconda guerra mondiale sarà destinata a svolgere un’importante ruolo nella creazione di un fronte antifascista; anche Gertrude Bell, archeologa, viaggia attraverso i paesi arabi e diventa una delle maggiori esperte di cultura e politica, tanto da diventare una fondamentale fonte di informazioni per Lawrence d’Arabia, per l’hashemita Feisal (primo re dell’Iraq) e per il colonnello Arnold Wilson, amministratore inglese delle province arabe alla fine della prima guerra mondiale; Isabelle Eberhardt infine sceglie di vivere una vita nomade, al margine della società: convertita all’Islam, attraversa il deserto con i tuareg, vestita da uomo, alla maniera musulmana: viene aggredita (per motivi religiosi), processata (per essersi vestita da uomo), prima espulsa dall’Algeria, poi riammessa in terra araba, dove riprende il vagabondaggio nel tanto amato deserto.

La terza parte è una ricerca sperimentale che prende in considerazione i comportamenti di viaggio di ragazze di oggi e confronta, in particolare, le abitudini di viaggio di giovani donne austriache, italiane e slovene, con lo scopo di rilevarne somiglianze e differenze. Utilizzando il metodo del questionario, sono state intervistate 300 ragazze appartenenti alla fascia di età 20-30 anni, tutte di estrazione universitaria (i questionari sono stati distribuiti nelle università di Graz, Trieste e Lubiana). Dai risultati si può notare come a grandi linee i tre gruppi siano abbastanza simili: innanzitutto, l’importanza del viaggio si colloca in tutti e tre i casi attorno al punti 5 della scala Likert utilizzata (da 0, per niente, a 6, moltissimo).




Per quanto riguarda soggiorni di studio/lavoro all’estero, la meta privilegiata da tutti e tre i gruppi sono i paesi di lingua inglese (Gran Bretagna e Stati Uniti); mancanza di tempo e di soldi, ma anche il semplice disinteresse, sono i tre principali motivi per cui invece parte delle ragazze decide di non fare questo tipo di esperienza. La percentuale di ragazze che preferisce organizzare da sé i propri viaggi supera sempre il 50%, anche se si registrano delle differenze interessanti: dall’85% delle austriache, al 75% delle italiane, al 56% delle slovene; e l’età del primo viaggio “da sole” si attesta sempre attorno ai 18 anni. Le mete più amate per viaggi e vacanze sono per tutte i paesi di mare: Italia e Croazia soprattutto, ma anche Grecia e Spagna. I motivi per cui le ragazze amano viaggiare, i compagni di viaggio, la preparazione alla partenza, la difficoltà a lasciare la propria casa, i mezzi di trasporto piùusati e il contatto con la gente del luogo o con gli altri viaggiatori…risultano tutti fattori abbastanza simili.

Ma, se anche gli atteggiamenti generali si assomigliano, ci sono alcuni punti in cui si notano differenze non trascurabili. Per quanto riguarda le lingue conosciute ad esempio, si registrano notevoli differenze: le slovene sono nettamente le più preparate, mentre le italiane risultano meno forti nel settore linguistico. Una differenza che balza agli occhi riguarda il denaro che le intervistate dichiarano di spendere in un anno per viaggiare: la media delle austriache e delle italiane si attesta attorno ai 1000 euro, mentre quella delle slovene si limita a poco più di 500 euro. Sono anche abbastanza diversi i mezzi di trasporto preferiti, e la

scelta dell’alloggio (che rispecchia le cifre dei soldi dedicati ai viaggi).

E’ interessante notare anche l’interesse reciproco che i tre gruppi dimostrano: il tedesco è la seconda lingua più conosciuta da slovene e da italiane, ma la differenza delle percentuali è notevole: il 77% delle ragazze slovene infatti parla il tedesco, contro il 27.27% delle italiane. L’italiano è abbastanza parlato dalle tedesche (47%), mentre sono poche le slovene che lo studiano (17%). Lo sloveno invece è praticamente sconosciuto alle tedesche mentre alcune italiane lo parlano (si tratta spesso di ragazze bilingui, italiane ma appartenenti a famiglie di origine slovena). Per studiare o lavorare all’estero l’Austria è la meta del 9.38% delle italiane e di solo il 6.67% delle slovene; l’Italia è meta privilegiata dal 20% delle ragazze slovene e dal 16.13% di quelle austriache; la Slovenia invece non viene nominata dalle intervistate.
I tre paesi sono anche reciproca meta di vacanza, ma con percentuali molto diverse: austriache (22.14%), italiane (20.19%) e slovene (9.17%) scelgono l’Italia, mentre sono poche le ragazze italiane e slovene che scelgono la Slovenia (1.86% e 1,31% rispettivamente) e pochissime quelle austriache (0.36%); l’Austria è meta del 4.97% delle italiane e dell’1.31% delle slovene, mentre nessuna delle austriache intervistate sceglie di restare in Austria per le vacanze. L’Italia dunque fa la parte del leone, e colpisce la quantità di ragazze italiane che scelgono il proprio paese come meta di molti viaggi.
Parecchie differenze si riscontrano infine nella scelta delle destinazioni extraeuropee, e questo potrebbe essere un punto di partenza per ulteriori ricerche: la scelta di diverse destinazioni è infatti certamente segno di differenti interessi culturali, oltre che turistici.


 

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