Madagascar, un pezzo d’Africa

di Mirka –
Dopo mesi di contatti con agenzie e guide locali decidiamo di organizzare tutto il viaggio con un colonnello dell’esercito, Bebè. Lui è anche il corrispondente di AM in Madagascar. È un malgascio dai tratti asiatici che ha saputo sfruttare le bellezze del suo paese e farne la sua seconda professione. Partiamo con Air Madagascar da Milano Malpensa alle ore 20 circa.

Potete vedere le foto di questo viaggio nell’album fotografico

25/10/2006 mercoledì Tanà-Miandrivazo
Atterriamo sull’isola di Nosy Be alle 7 la vegetazione e il mare sono splendidi, dopo un’ora di sosta all’aeroporto ripartiamo e dopo un’ora siamo ad Antananarivo (Tanà) .
Mentre sbrigavamo le pratiche in aeroporto ci hanno chiamato per avvisarci che Bebè ci attendeva all’uscita. Dopo mesi di contatti via mail e telefono finalmente ci conosciamo!! finalmente in Madagascar!!! Usciti dall’aeroporto arriviamo nella capitale Tanà, dopo un districarsi di strade stracolme di gente siamo arrivati all’ufficio di Bebè dove abbiamo il piacere di conoscere sua moglie, una signora dolcissima poi saldato il conto e caricati i nostri zaini su un vecchio pulmino a sei posti si parte, con Bebè, l’autista e due sue nipoti per Miandrivazo. Abbiamo fatto una sosta per il pranzo nel villaggio di Ambatolampy, fa caldo, il paesaggio è montuoso la gente lavora nelle risaie, le case tipiche degli altipiani sono fatte di mattoni rossi cotti. Il viaggio è lungo e la stanchezza si sente, verso le 19,30 a 54km da Miandrivazo la macchina si ferma nel buio della notte, vediamo in lontananza solo fuochi che bruciano, e questo purtroppo lo vedremo per tutto il viaggio, usano questa pratica devastante per fare coltivazioni e anche per protesta, senza rendersi conto che in questo modo distruggono un patrimonio così unico. Abbiamo un tubo del radiatore rotto, ma con la loro calma e senza perdersi d’animo dopo circa mezz’ora che siamo fermi iniziano a versare l’acqua delle bottiglie nel radiatore e come per miracolo il nostro pulmino riparte e riusciamo ad arrivare a Miandrivazo. Siamo stanchissimi e qui fa un caldo esagerato siamo all’Hotel Rosalino, ceniamo con il canto dei gechi, che quando mangiano gli insetti emettono un suono che sembra il canto di un uccello.

26/10/2006 giovedì Miandrivazo – inizio discesa Fiume Tsiribihina
Alle 6 siamo svegli dal caldo, facciamo colazione poi salutiamo l’autista e una delle nipoti di Bebè che ritornano a Tanà. Ci imbarchiamo, io, Marco, Bebè, Fifì e i due ragazzi della piroga che remeranno per i circa 145 km di discesa, in quasi tre giorni. La piroga è ricavata dal tronco di palissandro, lo spazio non è molto ma è talmente ben organizzato che abbiamo anche due galline vive, sulla sponda del fiume ci sono bambini che giocano e ci salutano. A ora di pranzo ci siamo fermati lungo la riva, abbiamo fatto il bagno,l’acqua è rossa e il paesaggio è collinare e tutto intorno ci sono piante acquatiche con dei splendidi fiori color lillà , dopo poco abbiamo il piacere di fare la conoscenza con la tribù dei Sakalava dai tratti africani, e quello che i nostri ragazzi avevano preparato per pranzo lo dividiamo con loro. Nel pomeriggio continuiamo la navigazione, siamo immersi nella natura e nel silenzio, di tanto in tanto lungo le rive vediamo questi piccoli villaggi fatti di capanne dove al nostro passaggio siamo salutati da tutti. Al tramonto ci fermiamo in un lembo di spiaggia dove abbiamo montato le tende per la notte, e abbiamo cenato. Nella notte mi sveglio per il caldo che c’è dentro alla tenda e così decido di dormire fuori vicino a me ci sono anche i due piroghieri, mi chiedono perché non dormo in tenda, gli spiego che è per il caldo, il cielo è una immensità di stelle si vedono molto bene le fascie della via lattea, rimango con gli occhi fissi al cielo a guardare questo spettacolo, fino a cedere per la stanchezza.

27/10/2006 venerdì discesa Fiume Tsiribihina
Sveglia all’alba, colazione poi si riprende la discesa.
Il paesaggio è cambiato ci troviamo in mezzo a queste gole di pietra arenaria dalle sfumature che vanno dal color beige all’ocra e al rosso, ci sono alberi immensi, manghi, palissandri, jack fruit e tante altre specie, tanti lungo le sponde hanno le radici scoperte, l’acqua è bassa, siamo in piena stagione secca e anche i piroghieri sono costretti ad andare a zig-zag per evitare le secche. Nella mattinata ci siamo addentrati nella foresta ed abbiamo fatto il nostro primo incontro con i lemuri,che ci guardavano con aria incuriosita dall’alto degli alberi. Per il pranzo ci siamo fermati in una piccola spiaggia e risalendo di poco la montagna c’è una cascata con la piscina naturale dove ci siamo deliziati di un bagno con Bebè e Fifì. Pranziamo a base di riso verdure e uno dei polli che avevamo a bordo della piroga, poi riprendiamo la discesa sotto un caldo allucinante ma ripagati dallo splendido paesaggio, ci sono moltissimi uccelli alcuni piccolissimi dal colore blu elettrico o rosso, pappagalli di color marrone con il becco giallo,martin pescatore, rapaci, anatre, aironi, è un continuo avvistamento! A fine giornata il tramontando è incantevole!. Dopo aver montato le tende abbiamo cenato tutti assieme,e per finire abbiamo bevuto il rum malgascio, ma non prima di averne versato per loro tradizione il primo sorso in terra in onore dei defunti. Siamo rimasti a parlare a lungo con Bebè dei tanti problemi del suo paese e della povertà, riconoscendo lui stesso di essere fortunato rispetto a tantissimi di loro.

28/10/2006 sabato fine discesa Fiume Tsiribihina-Bekopaka
Sveglia all’alba, dopo colazione riprendiamo la discesa, vediamo altri lemuri, pipistrelli appesi alle pareti delle rocce, passiamo attraverso a villaggi con molti zebù che pascolano, la gente è sempre molto festosa, e con grandi sorrisi. Alle 11,30 arriviamo al villaggio di Antsiraraka, è qui che finiamo questa incantevole esperienza della discesa del fiume Tsiribihina immersi nella natura e in una pace assoluta. Al nostro arrivo il villaggio è pieno di bambini che giocano sulla riva, ma subito incuriositi vengono da noi, come inizio a dare loro penne e piccoli giochi, mi ritrovo attorniata da questi splendidi occhioni neri, sono molto contenti dei regali ricevuti, e io nel farli felici . Con molto dispiacere e con il nodo in gola salutiamo i nostri due splendidi piroghieri che ci hanno guidato in questa avventura, loro domani ripartiranno per ritornare a Miandrivazo e il viaggio durerà il doppio dei giorni perché tornando indietro sono contro corrente. Ad aspettarci c’erano due fratelli con un fuoristrada ed ora saranno i nostri autisti fino a Morondava.
Abbiamo fatto circa un’ora e mezza di pista nella foresta spinosa, fino ad arrivare al punto di attraversamento del fiume. Con una chiatta a motore rumorosissima arriviamo sull’altra sponda al villaggio di Belo sur Tsiribihina. Facciamo un’ottimo pranzo all’Hotel Du Menabe poi ripartiamo per Bekopaka, la nostra meta per visitare il Tsingy de Bemaraha. La pista per arrivare a Bekopaka è fitta di foresta spinosa, iniziamo a vedere i primi baobab nella loro grandiosità. Quasi al tramonto arriviamo a Bekopaka e abbiamo un’altra chiatta da prendere per attraversare il fiume Manambolo ed entrare nel villaggio. Siamo all’Hotel Relais des Tsingy, è molto bello, è situato su una collina con vista sul fiume, i bungalow sono pieni di ospiti coloratissimi quali gechi e rane. Finalmente una meritata doccia dopo giorni di solo fiume !! poi dopo cena subito a nanna domani ci aspetta una giornata impegnativa!

29/10/2006 domenica Bekopaka-Tsingy de Bemaraha
Verso le 7 siamo partiti con il fuoristrada, siamo passati dal villaggio di Bekopaka a prendere il ragazzo dell’Angap che ci farà da guida all’interno del parco Tsingy de Bemaraha dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO, presenta una superfice di 150.000 ettari ed è una delle più estese e più spettacolari aree protette del Madagascar . Dop circa 15 Km di pista arriviamo al punto di partenza per il percorso del Grand Tsingy. La guida ci spiega che il percorso è impegnativo e per ragioni di sicurezza avremo anche le imbracature da alpinisti, se non ci dovessimo sentire sicuri ci si può agganciare alle corde di acciaio lungo il tragitto, cosa che non abbiamo utilizzato nonostante la difficoltà. Nel parco è buona regola non segnare con il dito teso perché nella loro tradizione è fady (tabù). I tsigy sono formazioni rocciose calcaree dal profilo frastagliato e molto taglienti,corrosi nel tempo dai venti e dall’acqua e si innalzano al cielo anche di centinaia di metri. Sulle punte se si batte con un dito emettono un suono come se si battesse su del ferro ed il suono emesso è il “tsingy”.
Il percorso è impegnativo ci sono grotte e tunnel con passaggi molto stretti e a volte ci si deve accovacciare per superarli, se si è robusti è impossibile passare. Ci sono alcuni ponti di legno sospesi sopra ai tsingy, e ripide scalate per raggiungere la cima e godere di una visuale estremamente affascinante dove questi pinnacoli sembrano posati dalle mani di Dio. Abbiamo visto altri lemuri, immobili sugli alberi dal troppo caldo. Il ritorno al punto di partenza è duro per il sole delle ore 13 circa, ci fermiamo a fare il pranzo al sacco vicino ad un piccolo fiume dall’acqua verde dove un gruppetto di ragazze stanno facendo il bucato, noto poco distante sotto un albero di mango un vecchio con un bambino,Bebè parla con loro in malgascio e mi spiga che è tutta la notte che viaggiano a piedi nella foresta spinosa per arrivare al villaggio di Bekopaka. Gli lasciamo l’abbondanza del nostro pranzo e il bimbo con molta gentilezza ci ringrazia, gli vorrei lasciare anche le posate di metallo ma lui così piccolo e con tanta tenerezza dice che non gli servono e prende un pezzo di corteccia dall’albero per farsi il cucchiaio. Ci spiega Bebè che le tribù che vivono nella foresta spinosa si alimentano con la manioca e ci sono molti problemi di malnutrizione e malaria e i bambini sono i più colpiti, salutiamo questo bimbo dagli occhi grandi sperando che il riso non possa fargli male. Nel pomeriggio abbiamo fatto il percorso del Petit Tsingy che è poco distante dal villaggio di Bekopaka, i pinnacoli sono più piccoli ma sempre affascinanti, ci sono alberi bottiglia e molti lemuri sifaka . Anche questa splendida giornata termina e la stanchezza è tale da cenare e andare subito a letto.

30/10/2006 lunedì Bekopaka – Belo sur Tsiribihina
Stamattina prima di partire ci siamo fermati al villaggio perché Bebè doveva sbrigare alcune cose per il proprio lavoro, a noi non è dispiaciuto,siamo rimasti nel villaggio e mi sono fatta spiegare da alcune donne come fare la loro maschera di bellezza, è il legno dell’albero chiamato masonjoany, che va grattato con una pietra e mescolato con un poco d’acqua e la poltiglia che ne ricavano se la mettono in viso come maschera di bellezza e per tutta la giornata girano con la loro maschera sul viso. Abbiamo ripercorso la pista e arrivati a Belo sur Tsiribihina siamo tornati a pranzare dal greco all’Hotel Du Menabe dove ci fermeremo anche per la notte. Il pomeriggio l’abbiamo passato con Bebè e la dolce Fifì, a girare per il villaggio dove siamo stati l’attrazione di tutti, facendoci foto con grandi e bambini e con la loro gioia nel rivedersi nella tecnologia del digitale. Domani si riparte, curiosa di arrivare alla Avenue du Baobab.



31/10/2006 martedì Belo sur Tsiribihina – Foresta Kirindy-Avenue du Baobab-Morondava Abbiamo riattraversato il fiume Tsiribihina con la chiatta, proseguito lungo la pista, gli alberi del baobab sono più grandi, continuiamo a vedere fuochi che bruciano e la cosa mi rattrista. Arriviamo alla Foresta di Kirindy dove con la guida del parco ci addentriamo in questa fittissima foresta spinosa vediamo camaleonti e lemuri, molti uccelli e dentro una spaccatura di un albero ci sono questi due occhioni color arancio che ci guardano con aria smarrita, è un lepilemure notturno, scatto qualche foto poi lo lasciamo al suo sonno, percorriamo il letto di un fiume in secca per poi risalire lungo i sentieri tra la fitta foresta spinosa, grosse lucertole rimangono indifferenti al nostro passaggio, ritorniamo grondanti di sudore all’entrata del parco dove facciamo un ottimo pranzo con zebù per i carnivori e patate fritte e verdure per me che non mangio carne. Ripartiamo, e lungo questa pista sabbiosa color rosso ci sono molti baobab enormi, ad un certo punto cambiamo pista per andare a vedere il “baobab degli innamorati”, è l’unico in tutto il Madagascar ad essere intrecciato e la base non è separata è un unico baobab che si intreccia come fossero due persone che si abbracciano. Proseguiamo e prima del tramonto arriviamo all’ Avenue du Baobab, lungo la pista ci sono questi stupendi baobab, grandi e imponenti, talmente belli da non sembrare neppure veri, essendo che è il luogo più fotografato del Madagascar ci sono bambini con i camaleonti pronti a farteli tenere sul braccio o con i piccoli microlemuri, è la loro attrattiva per conquistare i turisti, mi dispiace vedere questi animaletti trattati come giocattoli, ma per loro questo è il modo per poter mangiare. Ci sono anche donne che vendono i grossi semi del baobab e mi faccio catturare nella speranza che una volta a casa possa vederlo nascere. Il tramonto mi rapisce l’animo è come una tavolozza di colori che va dal giallo all’arancio e al rosso,tutto si tinge di una atmosfera magica e le sagome dei baobab si tingono di nero, rimaniamo immobili a goderci questo affascinante tramonto spezzato solo per scattare qualche foto. Arriviamo a Morondava che è buio, siamo sul mare sulla costa ovest. Ci salutiamo con i due fratelli che ci hanno fatto da ottime guide con il loro fuoristrada molto personalizzato, essendo che sono entrambi mussulmani avevano la particolarità che ogni volta che accendevano o spegnevano l’auto avevamo il canto del muezzin, ci abbracciamo forte sono stati veramente in gamba, speriamo sia un arrivederci. Domani anche Bebè e Fifì torneranno a Tanà è stato un vero piacere avere il privilegio di passare una parte del viaggio con lui è una persona in gamba, conosce molto bene tutto il suo paese ed è stato più che una guida un’amico, si è sempre preoccupato che fossimo contenti e appagati del nostro viaggio. Ci rivedremo quando rientreremo a Tana. Siamo all’Hotel Morondava Beach di proprietà di un francese e pure poco simpatico.

01/11/2006 mercoledì Morondava
La mattina l’abbiamo trascorsa con Fifì in giro per Morondava, questa città non è niente di particolare come il suo tratto di mare, è una tappa per fare domani il volo per il sud del Madagascar a Tulear. Nel pomeriggio Bebè e Fifì sono partiti,il distacco da Fifì è stato duro ci eravamo affezionati alla nostra giovane mascotte di soli 12 anni. Da ora la nostra avventura prosegue senza loro, rimaniamo sulla spiaggia fino al tramonto, poi abbiamo cenato con aragosta e granchi in salsa al cocco, ho fatto un meritato bucato e a nanna dalla stanchezza.

02/11/2006 giovedì Morondava – volo per Tulear-Anakao
Dopo colazione prendiamo un taxi e andiamo all’aeroporto.
Verso le 10,30 atterriamo a Tulear a sud del Tropico del Capricorno, ad attenderci c’è Nicolas che sarà la nostra dolcissima guida dal sud fino a rientrare a Tanà. Entriamo dentro la città è grande e caotica, andiamo al piccolo ufficio per prendere la barca veloce che ci porterà a Anakao, pensavamo di partire da qui, mentre invece carichiamo gli zaini su un pulmino e ci salutiamo con Nicolas che sarà al porto tra due giorni ad attenderci al nostro ritorno da Anakao. Usciti da Tulear prendiamo una pista, la vegetazione qui al sud è completamente cambiata, ci sono molte piante grasse dalle forme particolari, dopo circa un’ora arriviamo su una splendida spiaggia il mare è turchese, quattro bambini giocano sulla spiaggia e nell’attesa gli regalo penne e colori e insieme scriviamo ognuno i nostri nomi su un pezzetto di carta, il gioco con questi bimbi è interrotto dall’arrivo del barcaiolo che è subito pronto a partire, ci salutiamo e mentre ci allontaniamo con la barca lasciamo questi bambini felici del piccolo dono ricevuto,la mente mi porta ai tanti bambini italiani pieni di giochi di vizi e capricci. Dopo circa 45 minuti di barca veloce nella baia di St. Augustin arriviamo ad Anakao, villaggio di pescatori Vezo, posizionato su una spiaggia bianca a forma di mezzaluna. Siamo all’Hotel Safari Vezo è splendido con i bungalow sulla spiaggia, per fare la doccia abbiamo secchi di acqua dolce che vanno a prendere ogni giorno al pozzo. La vegetazione è molto particolare e bella con piante grasse dalle forme più bizzarre. Dato che siamo affamati decidiamo di mangiare poi ci tuffiamo in mare dove rimaniamo a lungo a farci cullare dalle onde. Il mare è molto bello ma per ammirare la barriera corallina bisogna uscire con i pescatori con le loro piroghe di legno per arrivare nella piccola isola di Nosy Ve che si trova davanti ad Anakao. Nel pomeriggio facciamo conoscenza con i pescatori del villaggio e concordiamo per l’indomani mattina per andare a Nosy Ve. Abbiamo fatto un’ottima cena a base di pesce. La proprietaria dell’hotel è una francese e il suo compagno è un italiano, che sta lasciando l’italia per trasferirsi definitivamente con lei in questo angolo di paradiso.

03/11/2006 venerdì Anakao-Nosy Ve
Dopo colazione siamo usciti in piroga con Patrick e Haghì, il cielo è nuvoloso ma ci dicono che sono nuvole di passaggio e che presto arriverà il sole. Dopo circa 30 minuti di navigazione ci siamo fermati a fare snorkelling, Patrick è andato in acqua anche lui per pescare il pranzo che faremo sull’isola. Ci sono ancora le nuvole e io decido di non fare snorkelling, Marco mi assicura che sotto è molto bello con molti pesci e coralli. Finalmente il cielo si apre e arriviamo a Nosy Ve. l’isola è riserva naturale marittima e per visitarla bisogna pagare una piccola tassa d’ingresso. È un piccolo paradiso con una sabbia bianchissima e il mare turchese, e piante grasse fatte ad alberelli. Sull’isola nidificano i Phaètons un uccello endemico dal piumaggio bianco con una sottile e lunga coda con due lunghe penne color rosso. Rimaniamo soli a camminare, l’isola è piccola ma non riusciamo a fare il giro completo perché siamo attratti dallo splendido mare e dai tanti coralli e conchiglie che ci sono a riva, è bello vedere in lontananza le onde infrangersi nella barriera corallina. Cuciniamo i pesci pescati, pranziamo e torniamo a farci un altro bagno. Nel pomeriggio salutiamo questa piccola isola incantata e riprendiamo la navigazione per rientrare a Anakao, poco distante dall’isola ci rifermiamo per fare snorkelling, si è alzato un po’ di vento e anche al ritorno mi perdo l’occasione!! Rientrati al villaggio rimaniamo con Patrick e Haghì che ci presentano le loro famiglie, due donne mi fanno le treccine, ci hanno voluto fare un regalo molto originale, due denti di squalo, noi contraccambiamo con sandali per i bambini. Rimaniamo ad ammirare il sole che tramonta sul mare, domani si riparte per l’Isalo!!

04/11/2006 sabato Anakao-Tulear-Isalo
Alle 7,15 abbiamo preso la barca veloce per tornare a Tulear, per il rientro siamo entrati dentro il porto ma a causa della bassa marea è venuto a prenderci un carretto trainato dagli zebù, caricati gli zaini, piano piano siamo arrivati fino al punto di sbarco del porto in secca, è stato divertente e originale arrivare a terra così. Dopo pochi minuti è arrivato Nicolas, con lui risaliremo il Madagascar centrale fino a Tanà. Abbiamo fatto scorta di acqua e siamo partiti lungo la Route Nationale n° 7(RN7) con un pulmino a sei posti, abbiamo percorso 237 Km, il paesaggio si è trasformato in enormi vallate, per poi mutare nei canyon dell’Isalo fino ad arrivare a Ranohira che sarà la nostra base per la visita del parco. Siamo all’Hotel l’Orchidèe de Isalo, abbiamo pranzato poi con Nicolas siamo andati all’ufficio dell’Angap per decidere quali percorsi fare e prendere una guida per il parco. Il parco dell’Isalo sorge in mezzo a una vegetazione di erba secca, la sua grandezza è più di 80.000 ettari con grandi canyon, gole, spaccature, corsi d’acqua e piscine naturali e una vegetazione lussureggiante di piante tropicali. Nel pomeriggio con Nicolas e Renè, la guida del parco, abbiamo percorso in pulmino un tratto di pista fino ad arrivare al punto di partenza per il percorso della Piscina Blù e quella Nera. Il percorso lungo le spaccature dei canyon sono fitti di vegetazione,con un torrente che ci porta fino ad una piccola cascata dove ci sono due piscine naturali, la prima con l’acqua blu e la seconda più profonda con l’acqua nera, ci siamo tuffati, l’acqua nonostante il caldo umido è fredda e l’impatto è notevole. Lungo il tragitto del ritorno vediamo alcuni lemuri sifaka e uccelli dai vari colori. Ceniamo assieme a Nicolas poi adiamo a letto, domani ci aspetta una intensa e faticosa giornata all’Isalo.

05/11/2006 domenica Isalo
Stamattina siamo partiti con Nicolas e Renè, con il pulmino abbiamo fatto un tratto di pista fino ad arrivare al punto di partenza per la Piscine Naturelle.
Anche all’interno dell’Isalo vigono numerosi fady, ci spiega Renè che è tradizione deporre su un cumulo di sassi già esistente una pietra ed esprimere un desiderio, e se si avvererà ritornare all’Isalo per ringraziare. È fady segnare con il dito teso le tombe dei Sakalava, alcune sono incastonate nelle alte insenature dei canyon. Fa molto caldo e saliamo lungo questi canyon di arenaria rossa, sono intervallati da vallate di erba gialla, alberi con piccoli frutti di cui vanno ghiotti i lemuri, piccoli pachypodium (baobab nano) con i fiori gialli, fino ad arrivare in un punto con un’ottima panoramica, proseguiamo fino ad arrivare a una piccola cascata con sotto la piscina naturale con l’acqua verde, circondata da palme, ci immergiamo l’acqua è meno fredda rispetto le piscine di ieri, ci sono diversi turisti che ci spezzano il silenzio e la pace di questo incantevole luogo. Dopo il pranzo partiamo per il Canyon des Makis, percorriamo 17 Km con il pulmino fra strada e pista, poi a piedi facciamo 2Km attraversando vallate per poi entrare dentro la spaccatura del canyon, fa molto caldo e c’è molta umidità costeggiamo un piccolo torrente dall’acqua limpidissima, vediamo buffi camaleonti su alberi che per fotografarli mi devo contorcere un po’ perché continuano a girarsi su se stessi . Ci addentriamo nella foresta e vediamo un bel branco di lamuri Sifaka con i cuccioli, sono dolcissimi e buffi, con i loro occhi sbarrati e incuriositi. Ci spostiamo e vediamo un altro gruppo di lemuri Chatta con la loro coda ad anelli, rimango affascinata dalla loro bellezza e dalle loro mani con queste dita buffissime. Sono molto agili nel saltare da un’albero all’altro, portando i suoi piccoli aggrappati al ventre o sulla schiena. La bellezza di questo luogo ci ripaga della fatica. Prima del tramonto siamo arrivati alla finestra dell’Isalo, mentre il sole cala passa attraverso questa finestra di roccia, la bellezza è in parte sciupata dai tanti turisti che si mettono davanti senza lasciare a tutti la possibilità di ammirare il tramonto, ci spostiamo e soli ammiriamo uno splendido tramonto sui canyon dell’Isalo. Stasera dopo aver cenato siamo rimasti con Nicolas e Renè, gli ho regalato un dizionario italiano-francese perché vuole migliorare la sua conoscenza della lingua, è molto bravo come guida e ha molto entusiasmo nel volersi impegnare per poter sempre più migliorare la passione che ha per il suo lavoro e la simpatia che nutre per gli italiani, ogni giorno che passa rimango sempre commossa nel vedere la bontà di questo popolo e la tanta voglia di lottare contro la povertà del loro paese.

06/11/2006 lunedì riserva Anjaha-Ambalavao-Fianarantsoa
Partenza ore 7.30 il paesaggio è in continuo mutamento, passiamo da vallate a monti ben levigati dal vento, a 7 Km da Ambalavao ci fermiamo a visitare la piccola riserva di Anjaha dove ci sono colonie di lemuri catta semi addomesticati, rimaniamo per un’ora ad osservarli a pochi centimetri da noi, numerose femmine hanno i cuccioli,alcuni sono assonnati dal caldo, altri balzano velocemente da un ramo all’altro, sono molto curiosi e si avvicinano a noi, li accarezziamo anche se la guida ci dice di stare attenti perché possono essere imprevedibili anche se sono abituati alla presenza continua dell’uomo. Mi diverte molto osservare le buffe posizioni che assumono, la loro lunga coda ad anelli, il muso che sembra una volpe e le mani e i piedi con queste lunghe dita che terminano con i polpastrelli arrotondati, sembrano caricature disegnate dalla Walt Disney. Arriviamo ad Ambalavao affamati, ci deliziamo di un pranzo in un ristorantino con Nicolàs, è una persona dolcissima, ci racconta di avere due figlie di 13 e 15 anni che studiano, ci dice che quando rientreremo a Tanà ci porterà a casa sua per conoscere loro e sua moglie, nonostante le fatiche per capire il francese, è per noi più un’amico che una guida, è estremamente dolce e rispettoso. Durante tutto il pranzo la nostra attrattiva principale
è un camaleonte sopra all’albero vicino a noi. Con la pancia piena
visitiamo la fabbrica della carta di Antaimoro, ricavata dalla corteccia di un arbusto chiamato Avoha, viene bollita, poi lavorata con petali di fiori freschi, creando biglietti d’auguri, album,buste e cornici. Riprendiamo la marcia e il paesaggio si fa sempre più verde e montuoso,molte sono le risaie,arriviamo nella città montuosa e caotica di Fianarantsoa l’hotel dove alloggiamo è il Soafia, molto eccentrico in stile cinese, Nicolas decide di riposarsi un po’ mentre noi ci addentriamo nel cuore della città, facciamo conoscenza con una giovane famiglia che vende ai margini della strada articoli di ogni genere, concordo per farmi fare le treccine dato che ho i capelli in condizioni pietose e l’acqua in hotel non si sa se arriverà stasera, ormai è buio ma le sue mani abili nell’intrecciare i capelli è tale che il risultato è perfetto.
Al rientro riusciamo a lavarci con un secchio d’acqua in due, mentre ceniamo in hotel con Nicolas ci avvisano per dirci che c’è Bebè al telefono per noi. È bello risentirlo, vuole sapere se va tutto bene e se il Madagascar ci sta dando le emozioni aspettate, siamo pienamente soddisfatti delle tante bellezze viste fino ad ora, lui ci dice che abbiamo ancora molto da vedere e che sarà felice di rivederci a Tanà. Domani ci aspetta la foresta pluviale di Ranomafana.

07/11/2006 martedì Ranomafana
Il parco di Ranomafana dista circa 70Km da Fianarantsoa, la strada in certi tratti è messa male ma i tanti lavori che incontriamo di asfaltatura tutti eseguiti a mano, sono il ricavato dell’impegno preso dal governo e dal parco per migliorare quest’area tanto visitata. Costeggiamo il fiume Namorona con cascate e insenature.All’ingresso del parco prendiamo la guida e decidiamo di fare la visita diurna e notturna. I 40.000 ettari del parco sono formati da montagne ricoperte di foresta pluviale con corsi d’acqua. Vi vivono molte specie di lemuri diurni e notturni e il Fossa fossana un mammifero carnivoro di piccola taglia. Ci addentriamo con la guida lungo i sentieri della fitta foresta, fa molto caldo e c’è molta umidità, la vegetazione è rigogliosa, alti alberi avvolti da muschio, palme, felci, bambù, piante medicinali e carnivore,vediamo molti lemuri dal ventre rosso, sifaka, il vari, e altre specie. Lungo il cammino incontriamo una ricercatrice che passa molti mesi dell’anno all’interno del parco per studiare le abitudini dei lemuri, sono molti i ricercatori che vengono quì. Ci sono molte orchidee, purtroppo non le vediamo fiorite perché non è il periodo. La guida ci scova piccoli serpentelli, scorpioni, camaleonti e gechi verde smeraldo,uccelli, e vediamo alcune galide, piccole manguste endemiche. Arriviamo fino ad un punto panoramico dove godiamo della vista di questa splendida foresta pluviale. Nel pomeriggio proseguiamo lungo il fiume, fino al villaggio di Ranomafana, immerso nella foresta, con Nicolas andiamo alla piscina termale, l’acqua è pesante e calda e grazie alle nuvole che avanzano ci godiamo tutti e tre questo bagno rigenerante contornati da questa meraviglia. All’imbrunire ritorniamo all’interno del parco per la visita notturna, è incredibile come il calar della luce faccia entrare in scena altri animali, i microcebi e lepilemuri, sono piccoli e velocissimi nei loro movimenti, vediamo anche il fossa fossana che lo attirano con pezzi di carne. Il temporale sta per arrivare, tuoni e lampi in lontananza ci fanno sbrigare a ritornare all’uscita. Salvi in tempo partiamo per ritornare a Fianarantsoa, ma lungo la strada ci imbattiamo in un forte temporale dove a fatica dalla poca visibilità siamo rientrati in hotel .

08/11/2006 mercoledì Ambositra-Antsirabe
Stamattina siamo partiti sotto un cielo nuvoloso, poco fuori Fianarantsoa ci sono molte zone dove fanno la cottura dei mattoni rossi tipici delle case degli altipiani, il paesaggio è sempre più montuoso con alti pini, eucalipti e palissandri, risaie a terrazze e campi coltivati a ortaggi, tutto lavorato a mano. Verso le 11 è tornato a splendere il sole, siamo arrivati a Ambositra, una piccola cittadina degli altipiani rinomata per l’artigianato,dove si trovano sculture in legno intarsiate, borse e stuoie in raffia intrecciata, corno di zebù lavorato e trasformato in oggetti originali,dipinti, pietre, minerali e fossili, ci divertiamo a girare nei tanti negozietti e facciamo acquisti. Pranziamo in un piccolo ristorante dove Marco e Nicolas mangiano un’ottimo filetto di zebù e dove facciamo la conoscenza di un medico italiano, Tony Vasco, siciliano che lavora per una ONG , è impegnato a combattere la malaria e il mal nutrimento dove i bambini sono i primi ad essere colpiti. Stento nel trattenere le lacrime nel sentire i suoi racconti e il suo grande cuore nel dedicare la propria vita a loro, ammiro quest’uomo per usare questa sua importante professione in una grande causa, la salute, l’acqua e il giusto nutrimento che dovrebbe essere il primo diritto per ogni uomo. Ci scambiamo le mail per non perderci di contatto. Ripartiamo e prima del tramonto arriviamo nella tranquilla cittadina di Antsirabe,con i tanti pousse pousse(risciò), alloggiamo all’Hotel Diamant. Scaricato gli zaini andiamo con Nicolas in un laboratorio dove ci sono donne che ricamano tovaglie e tende, ne approfitto per acquistare alcuni di questi capolavori. Ceniamo in hotel con Nicolas, poi decidiamo di fare qualcosa di diverso, andiamo tutti e tre a passare la serata nella piccola e modesta discoteca di questo grande e vecchio hotel, la gente non è molta, il ritmo della loro musica è coinvolgente, le donne hanno un movimento del bacino molto seducente, la musica e il ritmo fa parte di loro. Siamo felici di passare queste ore con Nicolas dove passiamo una serata alternativa, domani rientreremo a Tanà e sarà l’ultimo giorno che staremo con lui, il doverlo salutare ci rattrista molto.

09/11/2006 giovedì Antsirabe-Tanà
Lasciamo Antsirabe e verso le 12 arriviamo nella caotica e inquinata capitale Tanà, la città è divisa fra la parte bassa, Basse-Ville e la alta, Haute-Ville ci sono moltissimi alberi della Jacaranda fioriti, abbiamo visitato il coloratissimo mercato dei fiori ai margini del lago Anosy. Decidiamo assieme a Nicolas di andare a casa sua, così potrà vedere la sua famiglia e per noi sarà un grande piacere poterli conoscere. Ci addentriamo nei sobborghi della città dove vediamo la gente che vende qualsiasi cosa, tutti impegnati nel guadagnare qualche cosa per vivere, cosa non facile. La loro è una piccola e umile casetta di mattoni, dove ad attenderci ci sono la moglie e le sue due splendide figlie. Con molta gioia e commozione siamo felici di aver ricomposto la famiglia, ci offre un caffè e rimaniamo a chiacchierare, nonostante la nostra difficoltà nel capire il francese. Commosse entrambi io e sua moglie Hanita ci abbracciamo forte e ci salutiamo, accompagniamo le figlie Andò e Sandra a scuola, poi andiamo a visitare il mercato artigianale, Bebè ci chiama sul cellulare per sapere dove siamo, così ci sbrighiamo e andiamo nel suo piccolo ufficio dove è lì che ci attende curioso di sapere se siamo contenti. Ci abbracciamo forte e lo ringraziamo per averci organizzato questa stupenda esperienza, lui ci ricorda che non è ancora finita che Nosy Be e le altre isole sono un’altra parte bella del suo paese. Rimaniamo d’accordo con Bebè che passerà stasera dal nostro hotel, poi noi rimaniamo in giro per Tanà con Nicolas, andiamo in un locale di un italiano nella centrale Ave de Indèpendance dove mangiamo un buon gelato. Il nostro hotel è in Haute-Ville, siamo di fronte al caotico mercato Petit Vitesse verso le 19 è passato Bebè, avrebbe voluto farci la sorpresa di portarci fuori a cena con sua moglie, purtroppo non è possibile, perché fra un mese ci saranno le elezioni in Madagascar e a causa del suo lavoro nell’esercito è costretto a dover andare. Ci ha portato un regalo per le nostre famiglie, con tristezza è arrivato il momento di doverci salutare, ci abbracciamo forte e ci promette che ci rivedremo in italia. Lo ringraziamo ancora per averci fatto visitare una parte del suo paese e di averci accolto come amici, grazie di cuore Bebè!!.
Nicolas è ancora con noi, gli diciamo che avremmo piacere di passare questa ultima serata con lui e la sua famiglia e vogliamo che vengano a cena con noi, lui sempre con la sua estrema gentilezza accetta con piacere e dopo un’ora ritorna con Hanita, Andò e Sandra. Ceniamo tutti assieme nel ristorante dell’hotel, ci raccontano delle difficoltà economiche per riuscire a far studiare le figlie, con la speranza che un domani possano avere un futuro migliore e un lavoro che gli permetta di vivere dignitosamente. Dopo la cena saliamo tutti assieme nella nostra camera, rimaniamo a farci belle risate in compagnia loro e a farci foto. Domani mattina sveglia alle 5, Nicolas ci accompagnerà all’aeroporto Ivato dove avremo il volo per Nosy Be ed è così che decidono che vogliono esserci anche loro, perciò tutti a nanna, così domattina potremo passare un altro po’ di tempo con questa splendida famiglia.

10/11/2006 venerdì volo da Tanà per Nosy Be- barca a vela Nosy Tanikely e Baia de Russ
Alle 5.30 è venuto a prenderci all’hotel Nicolas poi siamo passati da casa a prendere Hanita, Sandra e Andò, siamo felici di passare questi momenti con loro, l’aeroporto dista 14 Km dal centro città. Quando arriviamo c’è già molta gente in fila per il check in, purtroppo il tempo per poter stare con loro è poco, siamo costretti a salutarci, il distacco da loro è molto difficile,ci abbracciamo, non riesco a trattenere le lacrime, sono persone talmente dolci e umili che mi si spezza il cuore nel doverli lasciare, li ringraziamo per averci fatto sentire come parte della loro famiglia. Alle 7 l’aereo parte puntuale per Nosy Be, alle 8 atterriamo ed ad attenderci c’è Jocelyn, come usciamo dall’aeroporto nell’aria c’è uno splendido profumo di ylang-ylang, è un’albero che produce fiori gialli o verdi e viene esportato in occidente per produrre molti profumi. La vegetazione è tropicale, arriviamo a Hell Ville la piccola capitale di Nosy Be, facciamo un po’ di spesa poi andiamo al porto dove con grande emozione ci imbarchiamo su una barca a vela di nome Barbisù di mt.11,50, siamo noi e i quattro ragazzi dell’equipaggio, Amadù il comandante, Sotà il cuoco, Silvan il mozzo e Federic l’organizzatore della barca. Alle 11 lasciamo il porto di Hell Ville, dopo un’ora di navigazione arriviamo a Nosy Tanikely una piccola isola, è riserva marina protetta,il mare è molto bello, come ancoriamo Federic butta del pane e una marea di pesci pagliaccio sono davanti ai nostri occhi, ci mettiamo pinne e maschera e andiamo a fare snornelling, il fondale è stupendo con coralli, anemoni, tartarughe e una infinità di pesci di tutti i colori e forme. Pranziamo a bordo, poi con Silvan andiamo con la piccola barca sull’isola, ci sono palme e alberi di mango, molti lemuri e camaleonti verdi, andiamo fino in cima al faro dove si gode un’incantevole panorama su Nosy Be e la costa del Madagascar. Nel pomeriggio riprendiamo la navigazione verso sud, ci godiamo questa nostra prima esperienza in barca a vela, ancoriamo dentro la Baia de Russ che è già buio, Sotà ci prepara un’ottima cena a base di pesce e finiamo con il rum, poi ci prepariamo per la notte, domattina scopriremo la baia.

11/11/2006 sabato barca a vela – Baia de Russ e Nosy Iranja
Stanotte a piovuto e ci svegliamo sotto un cielo nuvoloso, siamo dentro la baia, facciamo colazione poi con la barchetta andiamo con Federic e Amadù su una spiaggia di mangrovie. Su questa spiaggia deserta c’è una capanna con dei pannelli solari, dove conosciamo un sudafricano bianco che lavora con il turismo e quando vuole staccare la spina da tutto si rifugia nella sua capanna ben organizzata, ci porta in cima alla collina per ammirare la vista di tutta la baia, è molto bella e selvaggia, manca solo il sole, salutiamo questo personaggio e andiamo su un’altra spiaggia, poi tornati a bordo riprendiamo la navigazione ancora più a sud verso Nosy Iranja. Finalmente il cielo si apre, navighiamo per 2 ore e mezza in un mare dal color blù intenso, vediamo alcune tartarughe che affiorano per prendere aria per poi immergersi nuovamente, sono grandi e bellissime . Man mano che ci avviciniamo la striscia di sabbia bianchissima che unisce le due isole, Nosy Iranja Be più grande e Nosy Iranja Kely più piccola, si delinea sempre più.
Ancoriamo, poi con Federic e Sutà siamo andati alla scoperta dell’isola più grande dove c’è il villaggio, mentre nella piccola c’è un lussuoso hotel. Siamo andati in cima al faro dove il panorama a 360° ci regala tutto il suo splendore. Rimaniamo soli a farci un lungo bagno in questo mare turchese, visitiamo il villaggio dove ci offrono il cocco poi torniamo alla barca, dove Marco si gode le bellezze di questi fondali. Col calar del sole si alza la marea e le due isole si separano, ci godiamo i colori di questo stupendo tramonto che però lascia il posto a una notte ballerina.
Ci avevano spiegato i ragazzi che di notte Nosy Iranja è esposta a correnti e il mare diventa ondeggiante. A bordo la serata si è fatta movimentata Marco, Federic e Silvan non si sentono in ottima forma e decidono di dormire in coperta, mentre io, Sotà e Amadù stiamo bene e dormiamo sotto coperta. La notte è stata tutta con l’onda lunga, molto agitata per il continuo movimento della barca, ma è andata!.

12/11/2006 domenica barca a vela – Nosy Iranja e Nosy Sakatia
Stamattina sveglia all’alba, la lunga notte è passata,una abbondante colazione è quello che ci vuole per riprendersi, ci facciamo un tuffo poi tiriamo l’ancora e partiamo, anche stamattina ci sono nuvole passeggere, poco dopo essere partiti all’improvviso vediamo un branco di delfini, saranno una ventina, ci accompagnano per un lungo tratto di mare, balzano fuori dall’acqua sono a fianco e a prua della barca, l’emozione è talmente forte che io e Marco ci guardiamo negli occhi ed entrambi abbiamo gli occhi lucidi dalla gioia, sembra vogliano salutarci, come per darci l’arrivederci. Siamo diretti verso nord a Nosy Sakatia, la tranquillità del mare è assoluta, il sole splende, vediamo una grossa tartaruga che affiora, i raggi del sole penetrano dentro il mare, mi piace molto sedermi a prua, mi da una sensazione di libertà e pace, le emozioni che ci trasmette questo mare e la barca a vela sono uniche. Verso le 16 arriviamo a Nosy Sakatia, situata a nord ovest di Nosy Be, anche qui la vegetazione è tropicale, Amadù ci porta su una bella spiaggia, rimaniamo soli, facciamo snornelling, quì una buona parte della barriera corallina si sta lentamente riformando a causa di un ciclone, rimaniamo soli sulla spiaggia fino al tramonto. Stasera Sotà ci regala una deliziosa cena a base di riso al cocco con granchi e gamberi, rimaniamo a chiacchierare con Federic e Sotà, ridiamo ricordando la serata precedente. Domani pomeriggio finiremo la nostra avventura in barca .

13/11/2006 lunedì barca a vela Nosy Tanikely-Nosy Be
Ci svegliamo presto e con i ragazzi decidiamo che rifaremo sosta a Nosy Tanikely prima di rientrare a Hell Ville. Alle 9,30 circa arriviamo, ci prepariamo per lo snorkelling, poi con il pane stretto nelle mani siamo andati in acqua, ci siamo avvicinati alle tartarughe e gli abbiamo dato il pane, sono bellissime, nuotano in modo elegante in questa bella barriera corallina che gli fa da cornice come in un bel quadro. Siamo rimasti a lungo sull’isola dove un gruppo di lemuri curiosi sono venuti vicino a noi, gli abbiamo dato le banane che hanno mangiato tenendosele strette fra le mani. Nel pomeriggio abbiamo ripreso la navigazione per rientrare a Hell Ville. L’arrivo al porto mi mette molta tristezza, è stato molto bello vivere questa esperienza a contatto con il mare e con questi quattro ragazzi veramente bravi, salutiamo e ringraziamo Amadù e Silvan, mentre Sotà lo rivedremo nell’hotel di Marc e Federic dove lavora e dove dormiremo. Noi siamo rimasti in giro per Hell Ville con Federic che ci ha fatto da guida portandoci in una distilleria per acquistare il rum, poi siamo andati al mercato coperto, i banchetti brulicano di spezie, stecche di vaniglia profumatissima, essenza di ylang-ylang è un mescolarsi di odori e profumi. Spesi gli ultimi Ariary siamo andati all’Hotel Jolis Coins, su una piccola spiaggia, dove abbiamo ritrovato Sotà con la sua bellissima moglie Nirinà, e Marc un giovane ragazzo malgascio che assieme a Federic sono i proprietari di questo piccolo e spartano hotel sul mare. Io rimango con Nirinà che armata di pettine e estencil mi vuole fare le treccine per tornare in italia, Marco rimane con Federic che gli fa vedere uno dei tanti asili che Manina ha creato qui a Nosy Be per aiutare i tanti bambini. Col calare del sole rimaniamo al buio, Federic ci spiega che a Nosy Be ci sono problemi di elettricità e non tutti i giorni riescono ad avere la luce. Ceniamo soli in un ristorante sulla spiaggia a lume di candela, con la magia di questa isola dal dolce profumo di ylang ylang.

14/11/2006 martedì Nosy Be-Milano
Stamattina la sveglia all’alba ci è stata data da un scarafaggio nel letto, purtroppo è giunto il momento di rientrare in Italia. Salutiamo anche Sotà, Nirinà, Federic e Marc, li ringraziamo molto e con le lacrime agli occhi lasciamo anche loro. Jocelyn ci accompagna all’aeroporto dove alle 10 partiamo con il volo Air Madagascar per Milano. Arriviamo intorno alle 20 in una serata nebbiosa.

Un grazie a Bebè e a tutta la gente incontrata in questo indimenticabile viaggio, il Madagascar è un pezzo d’Africa racchiuso in questa splendida isola dalle bellezze sorprendenti e da un popolo umile che vive di povertà ma con un grande cuore.
GRAZIE! VELUMA!

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