Pensieri e colori del Messico

di Laura L. –
Il precedente viaggio in America Latina risaliva al 1997 (il terzo in Messico) perchè da quel momento ho avuto un cambiamento di rotta, iniziando a viaggiare in Asia, adorando i paesi ed i popoli cui venivo a contatto e quasi dimenticando la mia precedente folle passione per il Centro e Sud America… Dopo aver programmato, con il mio maniacale entusiasmo, un viaggio in Vietnam per fine novembre, ho improvvisamente pensato che mi sarebbe piaciuto moltissimo “portare” in Messico mio marito, nei posti che tanto avevo amato e che sicuramente sarebbero piaciuti anche a lui e quindi oplà, il tour operator che vive e si anima con me ad ogni pensiero di vacanza fai da te, in quattro e quattr’otto (si fa per dire…perché ho praticamente “studiato” per un mese, ogni racconto di viaggio, ogni guida acquistata, nonché tutti i siti di viaggiatori on line, di camere in affitto o hotel…) ho approntato un itinerario in Messico, che non toccasse per quanto possibile, i luoghi già visitati nel passato.

1 dicembre
Siamo arrivati in perfetto orario all’aereoporto Benito Juarez di Città del Messico dopo uno scomodissimo ed insonne volo Iberia, pieno come la metro di Roma alle 7,30 di mattina, e con le ginocchia provatissime, dall’assoluta impossibilità di muoversi in uno spazio talmente ridotto, che pensiamo possa soddisfare soltanto i viaggiatori che non superino in altezza il metro e cinquanta….
L’aereoporto è molto diverso da quello che ricordavo (e meno male!) ma sotto la patina di acciaio scintillante, gates nuovissimi e indicazioni sfolgoranti…i messicani sono sempre messicani e quindi passiamo la prima ora, alla ricerca dei nostri bagagli, che solerti impiegati ci spiegano essere “passati” dall’Iberia alla Mexicana e viceversa con una velocità impressionante di movimento, tanto che noi non riusciamo a stargli dietro nonostante le nostre corse, passando per scale mobili, file interminabili, un sit in dei lavoratori della Mexicana in sciopero, scale assolutamente immobili in su e in giù, consegne bagagli sbagliate e così via …..ma siamo in vacanza, quindi don’t worry be happy!….
Diciamo che tanto happy alla fine del percorso non eravamo, ma dopo aver minacciato un baffuto impiegato del controllo bagagli che mi sarei legata al loro metal detector se non mi avessero prontamente ridato indietro bagagli ed …il marito (si, perché nel frattempo ci eravamo divisi…e di lui non c’era più traccia…), miracolosamente sono usciti fuori entrambi da uno dei gates delle uscite ….nazionali, tra gli applausi e le risa generali! (boh!).
Esausti ma felici, via di corsa (sic…) a prendere l’aereo che ci porterà a Oaxaca!
Appena arriviamo a Oaxaca (da me già visitata nel lontano 1987), tutto il fascino e l’amore per questa terra mi torna in mente e mi pulsa nel cuore attraverso i colori, i rumori, i sapori , la musica, gli odori e perché no, il traffico caciarone e disordinato! Che bello!
Il B&B prenotato attraverso Internet “Posada de los Sabores” (65 USD) è delizioso come la proprietaria Pilar, una simpatica signora che di professione fa anche la cuoca; la camera è grande e ben arredata, ed il letto? Beh non ci resta che provarlo! Buena noche!

2 dicembre – Il ROSSO
Abbiamo dormito come angioletti fino alle 7,30. L’unica pecca che possiamo annotare è che siamo un po’ troppo vicini alla strada, ed il traffico si sente un pochino, ma usciti dalla stanza, siamo ampiamente ripagati dalla celestiale visione della tavola per la colazione comune, posta al centro del patio, riccamente apparecchiata e decorata, dove ci viene servita, in compagnia di altri commensali altrettanto palesemente soddisfatti, una raffinata ed abbondante colazione (degno di nota: ogni mattina abbiamo trovato la tavola apparecchiata con abbinamenti di stoviglie e tovaglierie diversi per tipo e colore!).
La sera prima avevo opportunamente preso accordi con il Señor Roberto, arzillo tassinaro 75 enne, perché ci portasse a Tlacolula, dove ogni domenica, si tiene un importante mercato indigeno e, successivamente, all’albero del Tule e a Teotitlan.
La giornata è meravigliosa, il cielo ha un colore azzurro intenso; il Senor Roberto è una continua fonte di aneddoti locali ed un guidatore prudente, cosa decisamente rara in questo Paese.
Il Mercato, caratterizzato dalle diverse etnie che lo frequentano, è tanto animato quanto colorato. Una serie interminabile di teloni ripara dal sole la vasta parte centrale dove troviamo perlopiù generi alimentari… alcuni ancora in vita. Una donna ci offre qualcosa dal grosso piatto che trasporta. Sono chapulines, cavallette fritte e abbondantemente spruzzate di limone. Assaggiamo quelle più piccole, fanno meno impressione… Il sapore è gradevole, forse anche buono, ma non credo che diventeranno il nostro piatto preferito… Notiamo con piacere che siamo gli unici turisti a girare tra le bancarelle. Varcata la zona alimentare si può acquistare di tutto, dal pellame al vestiario, dalla semplice ferramenta ai cerchioni per le auto.
Rientrando a Oaxaca dalla “gita fuori porta” riusciamo a perdere per pochi istanti l’autobus pubblico per Monte Alban, ma un simpatico giovanotto che “si trovava lì per caso” e ha assistito al nostro buffo tentativo di rincorrere il bus, ci propone di portarci lui con il suo “carro ad un prezzo muy barato”; inoltre, incalza lui che si chiama Jesus, guarda ancora un po’ il caso si è innamorato di una ragazza italiana che gli ha spezzato il corazon…inutile dire che a quel punto accettiamo il passaggio sentendoci un pò in colpa per la concittadina che lo ha sedotto e pure abbandonato!
Il tempo di farsi sostituire al lavoro (una sedia all’angolo della strada…) da un amico e di scomparire per qualche secondo in un vicoletto ed ecco che annunciato da un rumore di motore assordante e da una strombazzata da far invidia ad un track, il nostro mezzo di trasporto: un Maggiolino malconcio e di dubbia integrità meccanica e al volante un sorridente Jesus che ci invita a salire….si, ma dove? Io, che sono donna (sic!), vengo posta sul sedile dietro, che non esiste più, al suo posto sono rimaste le enormi molle arruginite sulle quali dovrò porre il mio povero posteriore; Fabrizio si dovrà accomodare su una sediolina da bimbo, inchiodata al posto del passeggero…
Tralascio l’esperienza mistica del percorso che normalmente viene effettuato in 40 minuti circa e che noi abbiamo fatto in 15 (ho invocato incessantemente il Jesus di lassù e soprattutto quello al volante che sembrava posseduto dall’anima di Villeneuve, paceallanimasua) …ma ce l’abbiamo fatta; scendiamo, anzi veniamo estratti dall’…agglomerato e dopo essere stati abbracciati e sbaciucchiati dal folle guidatore che in un batter d’occhio sgomma di nuovo a valle, mi accascio finalmente sul terreno, grata alla forza di gravità di esistere!
Non scriverò di Monte Alban, perchè se ne possono trovare tantissime descrizioni su tutte le guide che vi porterete e perchè è uno di quei luoghi di cui non si può raccontare, si può solo viverlo e …ascoltarlo.. sul posto.

4 dicembre – Il BIANCO
Partiamo di buon’ora con un pullman di prima classe che per 540 pesos ci porterà in 4 orette a Puebla. Siamo in 6 viaggiatori, solo 2 stranieri, il mezzo, molto confortevole, è dotato di bagno, televisore con proiezione di film e un’hostess ci offre dolcetti e … campioncini di crema per le mani e per il corpo (??)
Fabrizio è estasiato dalla larghezza e dalla comodità dei posti a sedere, qui anche le sue lunghe gambe possono riposare in pace ed infatti..ronferà per quasi tutto il tragitto!
Arriviamo a Puebla in perfetto orario e prendiamo possesso della nostra camera alla “Meson de San Sebastian” (750 pesos); è un albergo centrale e a due passi dal museo Amparo, le camere sono tutte intitolate a nomi di santi; la nostra è grande e piuttosto confrotevole anche se c’è una discreto odore di muffa e nel bagno troviamo un piccolo inquilino abusivo: uno scorpioncino che viene subito invitato a domiciliare in una zona diversa, lontano dalla nostra camera.
Non posso dire che Puebla mi sia piaciuta moltissimo, ma da qui si può visitare Cholula, dove c’è la Piramide De Tepanepa, che sarebbe la Piramide più grande del Messico… se soltanto si vedesse! E’ infatti ricoperta completamente dalla vegetazione e sormontata da una chiesa (si, pure lì); il sito è comunque un oasi di tranquillità dove sarà gradevolissimo rifugiarsi dopo una giornata di traffico poblano. La visita guidata potrebbe regalare, come nel nostro caso, un interessante incontro con un personaggio particolare, un ex insegnante in pensione, alto circa 1,50 mt che, per guadagnare qualche pesos in più, accompagna i (pochi) turisti narrando loro con competenza ed un ironia veramente godibile, la storia di questo luogo dall’antichità ai tempi nostri.
Segnalerò, incredibile, ma vero, un ristorante italiano a Puebla: Vittorio’s: è sullo zocalo e si mangia veramente bene (mmhh il mole poblano…) spendendo poco.

6 dicembre – l’AZZURRO
Partiamo presto, con un bus della Estrella Blanca che in 4 ore ci ha portato a Taxco.
Che bel posto e che casino! Siamo capitati in piena Feria de la Plata; nello zocalo sono stati allestiti decine di stand ed un palco per le esibizioni canore e danzerecce serali. Il nostro B&B “Mi Casita” (65 USD) è delizioso e lo è ancora di più la nostra camera “Secreto de Amor” (che non svelerò quale sia per non rovinare la sorpresa a quanti decidessero di andare…); abbiamo una bellissima vista sulla Cattedrale di Santa Prisca e sul traffico incessante dei Maggiolini che fanno la spola tra l’Avenida de Los Plateros e lo zocalo per tutto il giorno. Taxco è molto carina, forse se non ci fosse stato il caos della Feria, avremmo potuto passeggiare più tranquillamente; è un susseguirsi di stradine, vicoletti, scale in discesa ed in salita, il tutto condito con un infinità di negozietti, mercatini, gioiellerie e perfino ambulanti che propongono argento a buon mercato, quindi… non resta che buttarsi nella mischia!
Quando sarete saturi di argento, c’è una bella gita che si può fare da Taxco: le grotte di Cacahuamilpa.
Si può prendere un combi per 5 pesos A/R e in 40 minuti si arriva al Parque Nacional delle Grotte. E’ un luogo frequentato da gente del posto e da scolaresche, quindi attenzione al rischio file!
Il tratto percorribile delle Grotte è di 2 Km, c’è un umidità pazzesca man mano che si scende, ma è una bella passeggiata e poi, all’interno…c’è pure una specie di anfiteatro dove hanno cantato Pavarotti e … Miguel Bosè!!
Voglio ricordare di Taxco, con molto affetto e simpatia una deliziosa signora che risponde al nome di Socorro. Ha un negozietto di pietre dure e oggetti vari dalle parti del mercato; ci ha fatto trascorrere un’ora molto piacevole, chiaccherando amabilmente della sua e delle nostre vite anche se credo che il mio vocabolario italospagnolo, venga compreso soprattutto per bontà d’animo… Poi, prendendoci sotto braccio, ci ha condotto in un ristorante buono ed economico, di un amico…In effetti al Santa Fè mangiamo molto bene.

8 dicembre – Il ROSA
Si parte con bus di seconda classe per Cuernavaca (1 ora e mezza, 104 pesos) e da lì con un taxi per Tepotzlan (20 minuti, 250 Pesos!!)..El lugar magico!
Effettivamente le montagne che circondano questo paesino sono incantevoli: sono rosa. C’è un clima new age piuttosto versatile: incontriamo messicani rasta, negozianti americani che vendono oggetti indiani dell’India, turisti (qui qualcuno ne abbiamo finalmente incontrato) sul tipo Indiana Jones e quelli fai da te come noi!
La Posada “Nican Mo Calli” (850 pesos) che significa Mi casa es su casa, è molto bella e colorata; la stanza è grande, con una bella sedia a dondolo ed una terrazza con vista sulla montagna.
All’angolo della Posada c’è un posto dove fanno delle ottime tortillas, ne abbiamo ingurgitate 6 prima di affrontare la Piramide del Tepotzteco.
E dopo la discesa negli inferi di Cacahuamilpa, l’ascesa al Tepotzeco….ci sarebbe un grazioso aggettivo romanesco per definire meglio lo sforzo da noi praticato, ma non molto signorile e allora dico soltanto che… è stato molto, molto faticoso! Dopo un’ora di salita, con qualche tratto quasi in “arrampicata”, percorrendo stretti passaggi, pietroni enormi e scivolosi, sentieri inerpicati, eccoci, infine, in un posto stupendo. Della piramide è rimasto ben poco, ma il panorama sulla valle è splendido, siamo saliti solo di 400 metri, ma si ha l’impressione di essere in cima al Mondo.
Al rientro siamo veramente distrutti, colgo uno sguardo di odio negli occhi di mio marito, al quale durante la …passeggiata…si è infiammato il nervo sciatico. Credo stia pensando di accoppare quella informe figura accasciata inelegantemente sull’altro letto, che ahilui è sua moglie, e che pur di non perdere un panorama particolare, il volo di un falco, il silenzio, il cielito lindo, lo trascinerebbe in capo al mondo anche a ottantanni … ma poi desiste e assapora la dolce vendetta gustando i i miei gemiti di dolore…..



9 dicembre – Il GIALLO
Dal Mercato di Cuernavaca c’è un bus che porta al sito di Xochicalco, per la modica somma di 12 pesos cadauno. Questo sito è proprio bello, molto vasto e ben tenuto, forse un po’ troppo cementificato, ma è comunque uno dei luoghi che l’UNESCO ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità. Qui si trova la Piramide de Los Serpientes Emplumado (Quetzalcoatl), costituita da due strutture sovrapposte, decorate per l’appunto, con varie figure di serpenti piumati. Per completare (o iniziare..) in bellezza la scorpacciata di cultura antica, a 200 mt circa dalle rovine entriamo in un piccolo ed interessante museo.
Terminata la visita, sostiamo lungo la strada, sotto un sole cocente, in attesa di un fantomatico bus. La fortuna ci fa incontrare un simpatico tassinaro, in gita con novia al seguito, che ci ha offerto una passaggio fino alll’incrocio con la strada dove passano i bus per Cuerna. La fermata, casualmente, coincide con l’entrata di uno strano, ma evidentemente famoso tra i locali, ristorante con cucina a vista. Si chiama, propriamente “El Crucero”. Per 90 pesos, trascorriamo la mezzora di attesa della corriera, ingozzandoci di cibarie profumante, saporite e fragranti, provenienti da fumanti pentoloni rimestati da 3 massicce ed allegre cuoche.
A Cuernavaca ci fermiamo soltanto poche ore, giusto il tempo di andare a salutare un amico italiano, trasferito qui da qualche anno, e che gestisce, insieme ad un altro connazionale il ristorante “Paparazzi”.
L’ultima sera a Tepotzlan, trascorre nel pigro rimirare i fantastici colori cangianti delle montagne.
10 dicembre – Il FUCSIA
Lasciamo Cuerna su un comodo Pullman de Morelos che ci porta direttamente all’aereoporto di Città del Messico dove, dopo aver lasciato uno dei nostri bagagli al deposito (molto caro…), prendiamo un volo dell’Aeromar, (acquistato on line qualche giorno prima ad un ottimo prezzo) per Morelia, capitale dello Stato del Michoachan e, da qui con un taxi, proseguiamo per il lago di Patzcuaro.
Sorpresa! Folla in festa, giostre, musica ad alto volume sovrastata soltanto dalle voci amplificate degli imbonitori, ci aspettano anche qui. Si sta festeggiando già da due giorni la festa della Madonna di Guadalupe, molto venerata in tutto il Messico. Un poco intimoriti dal frastuono apprendiamo che durerà fin dopo la nostra partenza…
Dopo una laboriosa ricerca, ben celata dalla struttura di quello che noi chiamiamo “calci in c…”, individuiamo quello che sarà il nostro alloggio per i prossimi 3 giorni: La Meson de San Antonio (600 pesos con colazione).
Che meraviglia! Varcato il pesante portone di ingresso, ci si presenta una classica dimora coloniale: tutte le camere si affacciano sul giardino interno, ricco di enormi piante grasse. Accanto all’ingresso c’è la reception dalla quale si passa nello splendido salone riccamente arredato, dove faremo colazione tutte le mattine con the, caffè, dolcetti vari messi a disposizione degli ospiti.
La stanza è enorme, arredata elegantemente in stile spagnolo, composta da un salottino con caminetto (qui la sera fa piuttosto freddo), una zona notte con due lettoni giganti ed un bagno.
Patzcuaro è una deliziosa cittadina: dallo zocalo, si snodano strade e stradine (durante il nostro soggiorno pulluleranno sempre di gente, cose e animali) fino ad arrivare, con un tragitto di circa 3 km, al Lago omonimo.
Abbiamo dedicato due giorni alla visita della città, e i suoi dintorni: Quiroga con il suo bel mercato, Tzintzuntzan e l’isola di Janitzio sul Lago.
Il terzo giorno lo abbiamo trascorso a Morelia, città anch’essa dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, molto piacevole e ..colta..(c’è l’Università).
In serata, esperienza deludente al ristorante “Cha Cha Cha” di Patzcuaro, di cui avevo letto un gran bene su qualche forum, prontamente rimpiazzata dall’ottima cucina del ristorante “El Rincon de Tata Vasco” (ahi …i camarones al mojo de ajo e la sopa tarasca!….).
Sul lago verso l’imbarcadero, non avrete che da scegliere il ristorantino che più vi attira: ovunque servono degli ottimi pescetti fritti e pescado fresco accompagnati da tortillas e salsette varie.

13 dicembre – Il VERDE
Destinazione Uruapan. Appena arrivati ci sistemiamo al B&B “Casa Chikita” (65 USD).
Ha solo 3 camere, viene gestito con grazia ed impegno da una giovane coppia messicana, lui pittore, lei franco-messicana. Dopo aver trascorso diversi anni a Barcellona hanno poi preferito la bellezza e la tranquillità della loro città natale. Le colazioni preparate da Aline ci rimarranno nel cuore e nel gusto per un sacco di tempo….
Uruapan è una città che viene quasi esclusivamente utilizzata per prendere i bus per la costa Pacifica.
A me è piaciuta moltissimo. La sensibile prevalenza della cultura purèpeche si avverte in ogni angolo. Abbiamo anche avuto la fortuna di assistere ad uno spettacolo della scuola di musica purèpeche, toccante nella sua semplicità e ammirevole per l’impegno che la comunità impiega nel tentativo di mantenere vive tradizioni e cultura: le loro radici.

14 dicembre – L’INDACO
Un terrificante bus di seconda categoria ci porta in quasi 5 ore a Lazaro Càrdenas (verremo successivamente a sapere di altro pullman che percorre l’autostrada e ci impiega due ore in meno…). Comunque il percorso ci offre una discreta scenografia. Costeggiamo i campi di avocado di cui lo stato del Michoachan è il maggiore produttore mondiale (che buoniiii), successivamente un bel fiume (non sono riuscita a capire di quale si tratti); il corso d’acqua si snoda mollemente in una vallata idilliaca, formando laghetti e ampie anse piuttosto invitanti; sarà che il paesaggio è bellissimo, sarà che sto ascoltando sull’ipod mia sorella che canta una struggente”Cummè” , ma mi scappa pure una lacrimuccia….mentre Fabri …dorme!
Piuttosto malconci arriviamo a Lazaro Càrdenas dove ci indicano il piccolo bus che ci porterà a Caleta de Campo. Il mezzo è pieno di giovani che rientrano dalla scuola e, apparentemente, ci trovano molto divertenti: forse perché siamo vestiti piuttosto pesanti per la temperatura di 27° che ci ha colto impreparati o forse perché Fabrizio è stato fatto “accomodare” in un posto dove lo schienale è passato a miglior vita da tempo e lo spazio per le gambe inesistente; così il malcapitato ha dovuto assumere una posizione tipo astronauta e, se non bastasse, abbiamo in braccio i nostri voluminosi bagagli … comprendiamo le loro risatine!
Arriviamo al fine a Caleta de Campo. Il paese è composto da una trentina di case e forse 3 ristorantini dislocati a i lati della via principale (…l’unica) che porta al mare.
La baia è stupenda, c’è una lunga spiaggia lambita dalle onde del mare e, a parte qualche ragazzino con la tavola da surf e qualche pescatore, non c’è nessuno.
Abbiamo preso una camera all’Hotel Yuritzi, che ci sembra il migliore dei due esistenti. (400 pesos). La camera sembra decente, fa un caldo infernale, ma abbiamo l’aria condizionata ed una bellissima vista sulla baia.
Visto che è piuttosto tardi, dopo un giro sulla spiaggia e una cerveza in una delle palapas aperte, torniamo sui nostri passi e andiamo a vedere cosa ci offre Caleta per cenare, prima di crollare dal sonno. Siamo stanchissimi, il lungo tragitto effettuato in questa giornata ci ha messo alla dura prova…
Al primo sguardo, sembra che nessuno di quelli che appaiono come ristoranti, abbia del cibo o comunque, particolare interesse a fornirne… alla fine ne scegliamo uno, c’è un grosso cane sbracato sotto un tavolo, forse più sonnacchioso di tutto il contesto.
Quando chiediamo cosa possiamo mangiare una delle signore sedute al fresco, ci elenca una serie di piatti tra cui …aragosta e ….gamberoni, che ordiniamo anche se siamo un poco perplessi: anche in questo caso si tratta di una cucina open space…dove sta il frigorifero? Dove sono le provviste? E dove le pentole? Boh?? Vedremo…Dal momento del nostro ordine la señora dà ordini alle altre che improvvisamente prendono vita e in un batter d’occhio tirano fuori da una grossa ghiacciaia (ma dov’era???), una quantità esagerata di gamberi e langostine!
Sarà uno dei nostri pasti migliori: ottimo pesce innaffiato da birra fresca…

15 dicembre
Trascorriamo la notte a rigirarci nel letto per il caldo e l’umidità. Il condizionatore è antiquato, poco regolabile e minacciosamente puntato contro il letto quindi, per non correre rischi, evitiamo di accenderlo. Alle cinque del mattino, approfittando del fatto di essere svegli, cominciamo a fare piani per i giorni a venire e decidiamo che, non avendo a disposizione un’auto, cercheremo di arrivare a Manzanillo per affittarne una e goderci gli ultimi quattro giorni a nostra disposizione, gironzolando lungo la costa.
Alle otto, pronti di tutto punto e bagagli alla mano, siamo già sulla strada costiera in attesa del solito bus di seconda categoria, l’unico che percorre queste zone e che, ci hanno detto, passerà sicuramente … tra l’attuale orario e mezzogiorno!
Ormai rassegnati ad una attesa scomoda e indefinita, la fortuna incrocia nuovamente la nostra strada. Un grosso monovolume con targa californiana si ferma e una anziana signora, sporgendosi dal finestrino ci chiede se ci serve, per caso, un pasaggio per Manzanillo. Ancora increduli carichiamo i nostri bagagli e ci sistemiamo sui due comodi sedili posteriori.
Scopriamo che la simpatica coppia di statunitensi, over settanta piuttosto arzilli, alloggiava al nostro stesso albergo di Caleta e come noi a digiuno, dato che a quell’ora le cucine non erano ancora in funzione.
Percorsi pochi chilometri incontriamo un cartello scritto a mano che indica l’adiacente ristorante: assomiglia molto ad una povera abitazione con tre tavolinetti di plastica protetti da una tettoia in lamiera.
Una giovane madre cucina per noi, mentre una bimba di pochi anni, molto compita, ci serve a tavola: huevas revueltas, caffè, tortillas e ….ostriche delle mangrovie (!!!) appena pescate dal padre. Un bimbo di pochi mesi, seminudo, gioca a terra vicino al nostro tavolo. Ci guarda, farfugliando qualcosa divertito. La madre, terminata la preparazione della nostra colazione, lo solleva da terra e, ritiratasi da una parte, lo allatta al seno …
Rifocillati e soddisfatti riprendiamo il viaggio. Arriveremo comodamente a Manzanillo in sole quattro ore. Salutando i nostri amici, ci scambiamo mail e indirizzi promettendoci incontri futuri, da noi a Roma, oppure da loro, in California o qui in Messico, a San Miguel de Allende, dove possiedono una seconda casa.
All’aereoporto di Manzanillo affittiamo una macchina per 4 giorni e andiamo a cercare alloggio a Barra de Navidad.
Barra è un posto bellissimo, tra una baia che la separa da San Patricio Melaque, altro villaggio molto carino, e una laguna interna dove le barche della Cooperativa dei Pescatori, per un prezzo ragionevole organizzano battute di pesca, visite alle mangrovie o semplici “passeggiate” marine.
Abbiamo scelto l’Hotel Delphin per la sua posizione al centro del paese e perché dalla sua terrazza al 5° piano, si vede sia l’Oceano che la laguna ed è veramente stupendo, al tramonto, stare lì e non fare nulla se non scolarsi qualche cerveza nella tranquillità del volgere del giorno.

15 – 18 dicembre
Il nostro soggiorno marino si concentrerà per tutta la sua durata sulla Baya di Tenacatita, distante una quarantina di chilometri da Barra; mi sono letteralmente innamorata di questo posto.
Sarà che ancora non ci sono turisti, sarà che tutto sembra scorrere lento e a misura d’uomo, saranno i pranzetti a base di pesce e lemonada fria serviti con cortesia e accompagnati da chiacchere gentili, il tutto inframmezzato da bagnetti corroboranti nelle acque oceaniche…ma mi trasferirei volentieri in questo Paradiso!
19 dicembre
Partiamo con la Click Mexicana in perfetto orario e arriviamo a Città del Messico dove ci aspetta il nostro autista, Señor Federico, che ci porterà direttamente a Teotihuacan all’Hotel Villa Arquelogica (850 pesos).
Tutto sommato la scelta non proprio economica di venire a dormire in questo hotel gestito dal Club Med, si è poi rivelata giusta: siamo ad appena due km dalle rovine e l’albergo è veramente bello.

20 dicembre – L’ARANCIONE
Visitiamo di buon ora il sito; continuo a non credere ai miei occhi…siamo praticamente soli….soltanto degli inservienti che fanno pulizie nei viali e qualche venditore di statuette in ossidiana.
Anche qui non descriverò le meraviglie di questo luogo ma consiglio di fare la visita all’apertura del sito perché dopo le nostre 3 ore di passeggiata, si era praticamente riempito di scolaresche e fiumi di giapponesi guidati da vari ombrellini colorati che vi posso assicurare mal si accostano con la sacralità di Teotihuacan!
Torniamo a Città del Messico con il Señor Federico, e ci facciamo portare direttamente al nostro albergo: il “Maria Cristina” (95 USD) che si trova nella zona Rosa.
L’albergo e la camera sono decenti, considerato il prezzo, ma le attenzioni cui ci eravamo abituati sono un ricordo lontano.
Andiamo al Museo di Antropologia, (precedentemente visitato nel mio paleolitico) che è, comunque, sempre molto interessante e si è arricchito di nuovi padiglioni ……. ma dopo due ore e mezza, siamo talmente stanchi che non riusciamo più a stare in piedi…e quindi ci facciamo portare da un taxi in albergo.

21 dicembre – Il VIOLA
Oggi giornata dedicata allo shopping al Mercato de “La Ciutadela”, poi allo Zocalo (dove hanno installato una pista su ghiaccio che pare sia la più grande del mondo..) . Abbiamo visitato il Palacio Nacional con gli splendidi murales di Diego Rivera e poi via, fuori a fare il nostro bagno di folla! C’è una quantità inverosimile di gente, che balla, mangia, prega, toglie il malocchio, predice il futuro e che vende pure le piume di …Quetzalcoatl…! Insomma una vera orgia di “vero” Messico radunato in questa splendida piazza che appare piccina per quanto è gremita di gente! Dopo una visita anche al Templo Mayor è arrivato il momento del “Nivel” ed infatti, pilotati dalla fiumana di gente fluttuante per le vie, riusciamo dopo un po’ ad entrare nella più antica birreria di Città del Messico; c’è una cortina di fumo terrificante, un puzzo di birra rancida che prende allo stomaco e tutto il pavimento è pieno di bucce di pistacchi o altri generi non ben definiti….Ma hombre che atmosfera e che buone tapas! Diciamo che la serata trascorsa in questo luogo molti anni fa mi era rimasta nella memoria come un’esperienza divertente e scanzonata; oggi, con diversi annetti di più sulle spalle, riusciamo a stare qui dentro per una mezzora, poi la voglia di aria pura e di luce ha la meglio e torniamo allo scoperto!

22 dicembre
Ultimo giorno. Questa mattina siamo stati rimorchiati da un altro personaggio che ha reso la nostra giornata più piacevole e proficua. Ignacio, questo è il suo nome, si è offerto per 100 pesos, di scarrozzarci in giro in cerca di mercati e magazzini di Artesanias, con l’auto da rappresentanza dell’hotel dove normalmente lavora, accettiamo ben volentieri e dopo quasi 3 ore ci ha riportati in hotel più pesanti nel bagaglio, e più leggeri nel portafoglio.
Finisce qui la nostra vacanza in terra messicana; un altro pezzetto di cuore è rimasto attaccato ai luoghi e alle persone che hanno accompagnato il nostro viaggio.
Se con questo racconto ho invogliato qualcuno a viaggiare verso questi luoghi incantevoli, sari ù che soddisfatta, e rimango a disposizione di chi volesse maggiori informazioni relative al percorso effettuato.
BUEN VIAJE!

Il Viaggio Fai da Te – Hotel consigliati in Messico

 

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