Il Trekking del Lupo

di Marco Ciccone
11 agosto pomeriggio al Morelli Buzzi 2351mslm: fuori nevica, noi siamo dentro quasi abbracciati alla stufa in uno dei rifugi più belli che abbia mai visto; è stato sì rinnovato da poco, ma forse il clima invernale o il fatto che siamo veramente in pochi, fanno sì che l’atmosfera sia veramente particolare.
Siamo quasi alla fine del trekking iniziato una settimana fa paradossalmente con un caldo torrido.Facciamo prima qualche passo indietro a mesi fa, quando per caso ho scoperto un libro, non uno di quelli che ti cambiano la vita, però che ti inventano un viaggio quello sì … Il trekking del Lupo, un libro che disegna un giro tra le montagne delle Alpi Marittime e il Mercantour, collegando idealmente 2 parchi che stanno rivalutando il ritorno del lupo nel territorio (per la verità maggiormente quello italiano).
E allora partendo da quel testo e mettendo insieme altre informazioni dal web e da altri libri, partiamo i primi di agosto da Entracque, sede del Parco naturale Alpi Marittime.
Pomeriggio visita all’area faunistica dove sono ospitati alcuni lupi che non possono più riprendere la libertà; vi si accede dopo alcune sale accompagnati dalla voce narrante di Caterina che ci presenta Ligabue, un esemplare di lupo appenninico radiocollarato e seguito mentre risaliva dalla zona di Parma fino a qui.
L’attesa per l’avvistamento sulla piantana è emozionante, anche se la nostra speranza è di incontrarne uno selvatico sul sentiero … speranza che personalmente inseguo da anni…
L’indomani prima di partire per il trekking visitiamo il museo “Uomini e Lupi” in centro paese: un piccolo gioiello didattico su questo mammifero tanto odiato dall’uomo, e finalmente solo negli ultimi tempi (abbastanza) rispettato e quantomeno protetto dalla legge.
In un pomeriggio di caldo torrido, finalmente, saliamo di quota per raggiungere il Soria Ellena; dal rifugio il paesaggio cambia, si fa di alta montagna, e infatti non a caso si avvistano facilmente camosci, in un ambiente veramente da cartolina … alte vette attorno, tra cui si intravede il sentiero che dovremo affrontare l’indomani.
Dal Soria Ellena il giorno successivo intraprendiamo una lunghissima tappa che attraversa i fatti tragici della II Guerra Mondiale, visto che questi sentieri erano usati dai profughi ebrei in fuga dalla Francia verso l’Italia.
Noi osserviamo i vecchi forti militari abbandonati, gli stambecchi , i camosci, oltrepassiamo nella nebbia il confine al colle della Finestra, per arrivare a Le Boreon, facendo prima una meritata sosta al lago di Trecolpas, dove facciamo anche un quasi bagno nelle acque gelide ma corroboranti rispetto alla calura attorno.

Le Boreon è una località amena, qualche casa e un paio di strutture turistiche (semivuote) intorno al laghetto. Chi viene qua (magari non a piedi come noi) lo fa per visitare l’Alpha Loup, un parco a tema dedicato al lupo.
Rispetto ad Entracque questo è molto meno didattico e più spettacolare, però a chi viaggia con bambini come noi permette di trascorrere l’intera giornata con varie attrattive organizzate.
E’ arrivato il tempo di ripartire (ancora all’alba) … ci aspettano ancora 1000m di dislivello positivo per tornare in Italia attraverso la faticosa, ma appagante salita al passo della Ciriegia (prima attraversando un bel bosco di pini marittimi e poi su un canalone che sembra non finire mai).
Tanto cammino, siamo già a 30km e oltre 3000m di dislivello, ci permette di arrivare a Terme di Valdieri dove ci dedichiamo una pausa di relax alle terme sulfuree.
Alloggiamo al Royal Hotel, una struttura dove la storia si respira ad ogni angolo: l’atrio con le didascalie dedicate ai Savoia, gli ampi saloni ora spogli, le vecchie fotografie in bianco e nero, i lunghissimi corridoi, lo stile quasi immutato degli arredi, danno un certo fascino ad una struttura che non riprenderà mai più gli antichi fasti di inizio secolo.
Ad ogni modo le terme (mai affollate neanche ad agosto) sono un toccasana per i muscoli dei camminatori …
E’ tempo però di ripartire per l’ultima tappa del trekking, ci aspetta il Morelli Buzzi e quindi siamo all’inizio di questo racconto …
Quando torniamo a valle, sfiniti ma felici, siamo assaliti da una strana nostalgia per la settimana ascetica appena trascorsa: i ricordi si rincorrono tra i tantissimi avvistamenti di selvatici (camosci, stambecchi, cervi, marmotte, gipeti, vipere, falchi, donnole …), i rifugi, i laghi, le rocce scoscese, i volti delle persone incontrate sul percorso, i silenzi della montagna, i respiri affannosi verso la vetta, le esplosioni di gioia improvvisa ad ogni traguardo raggiunto …
Si volta però pagina … dopo un meritato riposo incomincia la seconda parte del viaggio. Con base a Trinità di Entracque dedicheremo l’esplorazione giornaliera alle valli qui attorno.
Incominciamo con la valle Maira o meglio Villar San Costanzo; prima visitiamo la riserva naturale dei Ci Ciù, strane e buffe conformazioni rocciose a forma di fungo, che in realtà sono delle interessanti eredità geologiche, formatesi dallo scioglimento dei ghiacci e dall’erosione dell’acqua su terreni ricchi di sabbia e minerali.
In realtà siamo qui anche perché, una volta al mese, i volontari dell’arte della proloco si sforzano di fare conoscere un sito interessantissimo, la basilica di San Costanzo al Monte, un edificio di culto che affonda le sue origini al 700, ma che ha avuto innumerevoli rimaneggiamenti e ricostruzioni (e depredazioni) … una piccola perla che a fatica si sta provando a recuperare.

Altro giorno altra valle, siamo a Bosco Bandito, una foresta vetusta di faggi (il vecchio patriarca ha quasi 300 anni) che sovrasta l’affascinante borgo di Palanfrè.
E’ così chiamato perché storicamente gli abitanti della zona avevano capito che se quel bosco si fosse mantenuto integro, li avrebbe difesi dalle frane e dalle valanghe, tanto che, per legge, erano consentiti solo abbattimenti ad uso personale (da qui il nome bandito).
Sembra incredibile come in un Paese come il nostro, vittima di abusi e cementificazione selvaggia, siano esistiti certe persone lungimiranti …
Scendiamo a fondovalle per pranzo e poi cominciamo a girovagare per Vernante, cittadina che deve la propria fama ai murales di Pinocchio.
Qui Carlet ha riprodotto su quasi ogni facciata degli edifici i disegni originali di inizio novecento di Attilio Mussino (qui sepolto con una lapide a ricordo del suo burattino), rinnovando e rendendo il paese meta di turismo.
Tra l’altro abbiamo anche avuto la fortuna di incontrarlo e scambiare amichevolmente alcune chiacchiere … il bello del viaggio no ?



Nuovo giorno in Valle Stura, siamo a Demonte, dove parteciperemo ad un rafting : mezza giornata molto divertente coronata da un paio di tuffi nel gelido torrente … un modo diverso per trascorrere il ferragosto nella natura, concluso con un picnic nel prato della base rafting, eludendo così tutti i luoghi affollati dei gitanti.
Mancano solo due giorni alla partenza, e siamo indecisi su quali escursioni effettuare; anziché scendere in pianura propongo la Valle della Meris o meglio la salita al Rifugio Livio Bianco.
A ragion veduta, nonostante l’ennesima sfacchinata, possiamo considerarci soddisfatti, visto che il panorama che si eleva dal rifugio sul Lago Sottano della Sella è impagabile … l’ultimo regalo che ci concedono queste montagne.
L’ultimo giorno lo dedichiamo alla realtà che circonda: partiamo a piedi dalla frazione dove alloggiamo, direzione Entracque, dove partecipiamo all’interessante visita guidata alla diga Einaudi, la più grande del suo genere in Italia.
Si tratta per noi di una breve passeggiata attraverso minuscole aggregazioni di abitazioni, cosa che ci fa tornare in mente le parole di qualche giorno fa del nostro albergatore, e cioè che a Trinità finita la stagione estiva rimane a vivere una sola persona (per la verità non ne abbiamo viste mai più che una decina trascorrere la serata a chiacchierare sulle panche in pietra antistanti la minuscola chiesetta).
Siamo ai saluti, noi passeremo come di consueto qualche giorno al mare a riposare, ma anche a ricordare gli eventi di questo viaggio e perché no a sognare il prossimo.

Dopo tantissimi anni di viaggi itineranti, ne abbiamo provato uno “slow” dove il leit-motiv era il cammino o trekking che dir si voglia; beh indubbiamente è stato faticoso, ma comunque molto appagante anche a detta di nostro figlio, che ad 8 anni sembra aver acquisito lo spirito giusto di un attento viaggiatore.
Il prossimo ? Mi vengono in mente le parole di un escursionista spagnolo incontrato ormai tanti anni fa, il quale mi parlava che nell’Andujar si può avvistare la Lince Iberica … beh chissà se sarà quella la nostra prossima avventura.

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