Venezia-Mosca in bicicletta

di Luca De Giglio –
Lunedì 9 agosto 1999
Questa notte abbiamo dormito a Stryi che a vederla da fuori faceva paura con tutte quelle fabbriche a magazzini abbandonati e, subito fuori città, mucche, oche e capre anche nel bel mezzo di una rotonda, con la solita vecchietta o bambina col bastoncino in mano e il fazzoletto in testa a controllarle. Siamo passati per il centro ed era pieno di gente che passeggiava vestita a festa tra case e piccoli palazzi niente male. Abbiamo chiesto di un campeggio a un ragazzo che ci ha fortemente sconsigliato di andarci e ci ha mandati in un hotel fuori dal centro che secondo lui doveva essere il più sicuro. Anche questo hotel meriterebbe un’analisi approfondita ma mi limiterò a descrivervi le docce che erano in comune: la prima impressione che ho avuto é stata, davvero, di entrare in un antico bagno termale romano. C’era una piscina vuota dalle piastrelle sporche dove non entrava acqua dalla Perestrojka, un tavolo pieno di bottiglie di plastica, una sauna (“funzionante!”, disse la signora) e due docce impressionanti. Mi sto chiedendo se il problema in questo paese é solo la mancanza di soldi o una meno accettabile tendenza all’abbandono.
Ore 13:30.
In questo momento c’é un grossissimo problema: abbiamo perso Fausto. Scrivo questo report sapendo che forse non lo faremo leggere a nessuno perché non sappiamo come andrà a finire.
L’ultima volta lo abbiamo visto ieri, verso le tre del pomeriggio quando lo abbiamo lasciato sulla strada che va da L’viv a Kiev. Eravamo andati a mangiare in centro, alla pizzeria Celentano, e poi lo abbiamo accompagnato sulla strada. Siamo quindi tornati in centro per ritirare dei soldi in banca e fare delle riprese. Alle sei circa siamo andati verso Kiev, la tappa odierna era Brodi, a circa cento chilometri che Fausto doveva fare nel pomeriggio. Secondo i calcoli Fausto fa una media di 25 chilometri all’ora e avremmo dovuto trovarlo per strada ma siamo arrivati fino a Brodi e non c’era. Abbiamo cominciato a preoccuparci anche perché appena lasciata L’viv non c’era più linea sul telefonino, quindi non potevamo entrare in contatto con lui. Abbiamo fatto un giro per il centro di Brodi invano. Cominciava a calare la sera e non aveva soldi con sé. Siccome non poteva sicuramente essere andato più avanti e in più ci siamo ricordati che la polizia aveva detto che non lo aveva visto passare, abbiamo deciso di tornare a L’viv dove almeno c’é linea e rifare la strada all’inverso, forse eravamo passati mentre era in un bar o qualcosa del genere. Tornando abbiamo chiesto più volte ma nessuno l’aveva visto. Non riuscivamo a trovare un telefono, era già scuro, e abbiamo chiesto a un signore che stava fuori di casa se potevamo telefonare. Io e Victor siamo entrati in casa sua ma il telefono non era evidentemente abilitato alle chiamate internazionali e quindi ce ne siamo andati con un nulla di fatto.
Verso le 17:00 qualcuno aveva chiamato e non abbiamo sentito il telefono suonare, però in memoria é rimasto un numero che cominciava con l’800, ma al quale non rispondeva nessuno. Abbiamo pensato che fosse Fausto, che ha avuto un problema e che fosse rimasto il numero del roaming. Chiedendo, nessuno ha saputo dirci che numero fosse, neanche la polizia che ci aveva fermati all’andata, e che tra l’altro non poteva nemmeno provare, perché non possono telefonare (incredibile) dalle loro postazioni. Abbiamo chiesto se c’era stato qualche incidente sulla strada e la risposta é stata negativa. Il fatto che ci avesse forse telefonato ci ha suggerito che potesse aver avuto un problema.
Verso le 22.00 gli ho inviato questo SMS:”Non riusciamo a trovarti. Siamo a L’viv per essere reperibili.” Quando ci siamo avvicinati a L’viv si é messo a piovere e abbiamo sperato che avesse trovato una famiglia che lo ospitasse. E’ tornata la linea e lo abbiamo chiamato, ma rispondeva la segreteria telefonica, allora abbiamo cercato un posto per dormire. Mentre cercavamo, era ormai tarda sera, Denis ha chiamato ancora e questa volta il telefonino suonava ma non rispondeva nessuno. Questo ci ha preoccupati molto. Siamo finiti in un parcheggio custodito, dove ci hanno dato la corrente elettrica. Io e Victor siamo andati all’Hotel che era lì vicino sotto una pioggia torrenziale e Victor ha chiamato tutti gli ospedali, dove non sapevano nulla, e poi alla polizia che ci ha detto di fare denuncia l’indomani e che avrebbe chiamato i vari posti di blocco anche se devo ancora adesso capire se lo hanno fatto o no. Quindi siamo andati a dormire sperando di essere svegliati da uno squillo di Fausto che non vedevamo già da dieci ore. Pioveva e mi sono ritrovato a pensare a Fausto al riparo sotto degli alberi e che il viaggio fosse finito.Invece ci siamo svegliati perché Victor aveva cominciato ad agitarsi e voleva andare alla polizia.

Martedì 10 Agosto 1999



Senza far colazione, chissà Fausto cos’aveva mangiato, siamo andati in centro all’Interpol. Lì abbiamo aspettato mezz’ora ed é arrivata la persona alla quale dovevamo fare la denuncia che é stata molto gentile. Ci abbiamo messo tutta la mattina: prima abbiamo fatto la dichiarazione, dopo un’ora siamo dovuti tornare per confermarla e mezz’ora dopo per firmare. Immaginatevi la scenza: eravamo io e Victor in una stanza che puzzava di vernice, con una scrivania nuova e davanti a noi il capo dell’Interpol che parlava con Victor in russo e con me in un polacco abbastanza stentato. Ogni tanto scriveva qualcosa in cirillico su dei fogli di carta e telefonava. Mi sembrava di essere in un film sovietico, e mi sono chiesto com’è che riesco sempre a cacciarmi in queste situazioni. Ad un certo punto Victor mi ha detto che il capo dell’Interpol stava telefonando al comandante supremo della polizia nazionale. Ho immaginato l’intera polizia ucraina alla ricerca di Fausto. Gli abbiamo dato la brochure e un floppy con alcune foto. Quando ho tirato fuori il visto per mostrargli la foto, ho visto Fausto per la prima volta da ieri e ho avuta netta la sensazione di tragedia che fino a quel momento ero riuscito a tenere lontana. Fuori dal commissariato mi ha chiamato Daniel della Magazzini Nico di Budapest per avere notizie e parlavo con un nodo alla gola. Daniel mi ha chiestoa quanti chilometri dalla frontiera eravamo e penso che volesse venire, ma siamo parecchio distanti da Budapest, e del resto cosa poteva fare? L’ho sentito veramente vicino e questo é stato un grande aiuto. Con Victor, non é stato facile, perché gli facevo continuamente delle domande, non ci capivamo e a volte mi innervosivo. Poi, prima di entrare, gli ho detto che mi rendo conto che sta sacrificando le sue vacanze per noi, che sta avendo grossi problemi e che mi dispiace, ci siamo stretti la mano e siamo entrati più sereni.
Non so se avete presente “Il processo” di Kafka, dove il protagonista entra quasi per caso nei meandri della giustizia burocratica e non ne esce più. Bene, la terza volta che entravamo in quegli uffici mi sono chiesto quante carte, timbri e firme dovevamo vedere prima che un singolo poliziotto facesse lo sforzo di ricordarsi se aveva visto un ciclista vestito di rosso. Stavamo perdendo la mattinata mentre Fausto forse era per strada e sarebbe bastato andare a cercare per trovarlo. Gli ho chiesto quando sarebbero cominciate le ricerche e mi ha detto:”verso le tre”. Erano le undici di mattina. Ha aggiunto che del caso si sarebbe occupato un detective. Ad un certo punto mi ha chiamato Stefano di Radio Birikina che già ieri non era riuscito a collegarsi con noi. Gli ho detto che in quel momento Fausto era fuori linea e non potevo certo dirgli la verità. Mi scuso con lui su queste pagine e so che capirà.
Tra un interrogatorio e l’altro abbiamo fatto colazione dato che la sera prima non avevamo neanche cenato. Poi mi sono ricordato dell’Europassistance e della polizza stipulata con loro. Ho chiamato, seduto in camper, e mi hanno subito messo gentilmente in attesa. La musica d’attesa era bella e guardavo fuori dalla finestra con la netta sensazione che la gente si muovesse al rallentatore come quella ragazza vestita di bianco di cui si innamora De Niro in Taxi Driver, quando la vede per la strada in mezzo alla gente. Quando il cervello mi fa questi scherzi c’é da preoccuparsi. Dopo vari tentativi sono riuscito a capire come si ascoltano i messaggi dall’estero, ce n’erano cinque e uno era di ieri pomeriggio e poteva essere di Fausto. Abbiamo ascoltato i primi quattro e al quinto eravamo tutti lì con l’orecchio sul telefonino sperando si sentire la voce di Fausto dire che é tutto a posto. Invece era un messaggio di un mio amico tedesco che non so come si é procurato il mio numero. La delusione é stata forte. Poi ho richiamato l’Omnitel che mi ha detto che da quel telefonino non partivano telefonate dal 7 Agosto, quindi Fausto non aveva mai chiamato. Abbiamo deciso di prendere un camera d’albergo, dove sono io adesso, perché il telefonino sia raggiungibile, e di rifare la strada che forse Fausto ha preso per sbaglio, cosa che stanno facendo Denis e Victor e chissà come va. Abbiamo parlato molto con Andrea Pizzato, della magazzini Nico, che é in vacanza ma ci sta seguendo, e Daniel, della Magazzini Nico di Budapest, che ha addirittura chiamato l’ambasciata Italiana a Kiev, così come ho fatto io e l’Europassistance, ma nessuno riesce a trovarli al telefono che suona libero. Mi era successa la stessa cosa in Polonia e non so se sia dovuto all’inefficienza italiana o straniera, stà di fatto che siamo in una brutta situazione e chi dovrebbe aiutarci non risponde al telefono. L’Europassistance mi ha richiamato un paio di volte per sentire se c’erano novità e per darmi il numero del consolato dicendomi di aspettare mezz’ora perché erano in pausa pranzo! Dopo la pausa pranzo c’é stata la pausa caffé perché suonava sempre occupato, dopo la pausa caffé ci sarà stata la pausa bagno perché continuavano a essere irreperibili, poi la pausa me la sono presa io e ho lasciato perdere e posso dire di nutrire una sempre maggior fiducia nelle nostre istituzioni all’estero.
Ci siamo posti varie domande sul cosa possa essere successo e in base a questo prendere delle decisioni. Sembra abbastanza verosimile che abbia sbagliato strada, prendendone una che porta sopra Brodi, sempre sulla strada di Kiev. Se ne sarà forse accorto troppo tardi e avrà chiesto, gli avranno detto di continuare e forse contava di raggiungere Brodi, per l’orario previsto. Cosa che non é riuscito a fare, e quindi si é trovato, solo di notte senza una lira, con la bici, il passaporto e il telefonino inutilizzabile. Avrà chiesto ospitalità e gliel’avranno data, poi sarà ripartito verso il nord, sperando di trovare linea e dirci di raggiungerlo. Il problema é che linea probabilmente non ce n’é fino a Kiev e che chiamare all’estero (il telefonino é italiano) dai bar, quando hanno il telefono, é già difficilissimo se si hanno soldi, ma dev’essere impossibile quando non se ne hanno. Possono essere successe anche cose più gravi tipo un incidente, o che gli si é rotta la bici, o che gliel’hanno rubata assieme al telefonino. Potrebbero anche averlo pestato, ma a che scopo? Il fatto che non ha risposto al telefonino che suonava é la cosa che ci preoccupa di pù. Adesso non sappiamo dov’é, Denis e Victor sono sulla strada di Kiev e stanno domandando a tutti se hanno visto un ciclista vestito di rosso, ma finora nessuno l’ha notato. Il tempo passa ed é difficile restare calmi. Abbiamo messo in moto tutto quello che potevamo e abbiamo deciso di non avvisare nessuno a parte chi può aiutare. Forse sbagliamo ma preferiamo aspettare. Mi é capitato più volte di pensare che i prossimi giorni li passeremo in Ucraina cercando Fausto. Forse contatterò la radio e la televisione, perché qualcuno deve averlo visto per forza e non può essere sparito così.
Ore 20:14
Fausto é tornato a L’viv ! Domani vi daremo la sua versione e vi posso assicurare che varrà la pena di leggerla.

Il testo completo del racconto

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