Viaggio itinerante nelle Dolomiti

di Marco Ciccone –
Sono ormai tanti anni che credo che un viaggio che dia soddisfazione a tutta la famiglia debba essere studiato per tempo, per cui nata l’idea delle Dolomiti – mai visitate fino ad ora – ho cominciato mesi prima a reperire informazioni per un viaggio itinerante tra Alto Adige e Veneto, cercando di coinvolgere anche nostro figlio di 5 anni.

Ecco allora che decidiamo di dividere il viaggio in zone di interesse, cercando sistemazioni ed escursioni adatte per ognuna di esse.

Arriviamo così a Postal, nei pressi di Merano, dopo due soste sul tragitto, una al bel borgo di Glorenza e l’altra a Rablà per ammirare il lodevole museo sul trenino, con il suo gigantesco plastico che riproduce – in scala e con dovizia di particolari – montagne, stazioni, monumenti etc di tutta questa valle … meraviglioso!

A Postal alloggiamo in un piccolo agriturismo con animali, ottima soluzione anche per permettere al nostro bambino di rilassarsi tra un’escursione e l’altra. La prima delle quali è già l’indomani a Tirolo, cittadina montana molto mondana, dove ci dirigiamo al centro di recupero rapaci.
Fortunatamente scopriamo non essere questo uno zoo, ma un’importante struttura che si occupa di curare esemplari feriti con l’obiettivo di rimetterli in libertà.
Solo quelli che purtroppo non lo possono più fare vengono “ospitati” in gabbie e fatti partecipare a esercizi con il pubblico; la falconeria, come viene chiamata, permette comunque di ammirare il volo planato di specie di rapaci difficilmente visibili nei boschi … da apprezzare quindi.

Un’altra idea nata mesi prima era visitare i giardini di Trauttmansdorff.
Dobbiamo ammettere che siamo lì entrati senza molte aspettative, ma anche che ne siamo usciti dopo 4 ore entusiasti – tutti e tre – della gita.
Non si tratta “solamente” di un giardino fiorito per addetti ai lavori che raccoglie piante e fiori da tutto il mondo, ma di un viaggio appassionante nella natura, sempre invogliati alla scoperta del paesaggio che comparirà nello spazio espositivo successivo. E’ così che scopriamo la Spiaggia delle Palme, il Labirinto, il Binocolo di Matteo Thun, la Voliera, tanto per citarne alcuni, ma già sapendo di dimenticarne molti altri.
Prima di uscire, quasi esausti, raccogliamo le ultime forze per visitare, all’interno del Castello, il museo del turismo, rimanendo tutti e tre meravigliati da questa insolità prospettiva su due secoli di storia di viaggi in Tirolo e a Merano…tutto un pomeriggio indimenticabile.



Il giorno successivo utilizziamo il treno per dirigerci a Bolzano, scoprendo prima l’elegante piazza Walther, l’adiacente Duomo, gli affreschi della Chiesa dei Domenicani, il Monumento alla Vittoria, per poi concludere l’ideale anello in questa vivibile città entrando nel Museo Archeologico, che poi per me era l’appuntamento principale di tutta l’escursione giornaliera.
E difatti non rimaniamo delusi da museo, anzi!!! La mummia di Otzi rappresenta solo l’antipasto di tutto lo spazio espositivo, in cui viene mirabilmente esposta tutta la storia dell’uomo di Similaun, dal suo casuale ritrovamento ai successivi studi sul suo corpo e i suoi arredi; il tutto accompagnato da sale multimediali e interattive, attraverso le quali anche nostro figlio di 5 anni è invitato a sperimentare e scoprire…insomma uno dei musei più completi mai visitati.

E’ già tempo però di rifare i bagagli e preparare gli scarponi, visto che che ci aspettano due giorni in rifugio il Val di Funes. L’arrivo al parcheggio a Malga Zannes dobbiamo ammettere non è stato dei migliori, dato che il cielo sopra le nostre teste è scuro e cupo, e la traversata non è poi cortissima.
Poco dopo però il sole squarcia le nubi, regalandoci dapprima una vista spettacolare sulle Odle e poi due giornate calde e bellissime.
La salita al rifugio Genova è quasi tutta “pallosa” e su strada bianca, tranne l’ultimo bel tratto di salita impegnativa che ci fanno ancor di più apprezzare la struttura, incastonata nelle montagna. Conosceremo qui diversi viaggiatori impegnati nelle tappe dell’Altavia, ma soprattutto ricorderemo due giornate di camminate nella natura e nei panorami dolomitici, accompagnati sempre dal sole e intervallate da attesi incontri faunistici (marmotte, sparvieri, gracchi, corvi imperiali,nocciolaie) e da una bella colonia di stelle alpine, ormai così rare in natura.

Riscendiamo a valle e riprendiamo la macchina per dirigerci nella terza tappa del nostro giro. Saremo a Livinallongo del Col di Lana, in una bella, anzi eccezionale, struttura a conduzione familiare che useremo come base per le gite giornaliere, e dove ritorneremo per rinfrancarci con una rilassante sauna e una corroborante e ottima cena.
Non mettiamo via quindi gli scarponi, visto che come prima cosa dobbiamo affrontare il Piz Boè, che per nostro figlio sarà la prima vetta oltre i 3000 metri e non nascondiamo alcuni timori riveranziali per questa avventura.
La giornata, nonostante il notevole afflusso di persone, si dimostrerà poi appagante per la vista che si gode da lassù e in fin dei conti “divertente” per tutti, visto che l’itinerario (non facilissimo) ci permetterà di sperimentare diversi tracciati.

Questa zona delle Dolomiti, ad ogni modo, l’abbiamo scelta anche per la Storia che la attraversa, infatti era parte del fronte della Grande Guerra.
Ho passato l’inverno a leggere di misisoni epiche, di gallerie di mine e di umanità ferita, per cui non possiamo non visitare il Lagazuoi, montagna graffiata e letteralmente dilaniata da eventi tragici. Affrontiamo quindi con dovuto rispetto e interesse la galleria che la attraversa, ripercorrendo a ritroso una Memoria della nostra Nazione, rimanendo meravigliati nello scoprire cosa ha fatto l’Uomo quassù, di come abbia sofferto, pianto, vissuto o sia deceduto.
Non solo le Gallerie, qui intorno ci sono innumerevoli tracce facilmente visitabili sul conflitto bellico : l’appassionante Forte Tre Sass, ora Museo di Valparola, ricco di reperti che non raccontano delle grandi battaglie, ma di vita vissuta di una generazione spezzata e spazzata da qualcosa che ha cambiato l’intero nostro Continente; le trincee restaurate delle Cinque Torri, il Sacrario di Pian de Salesei molto suggestivo e purtroppo poco visitato, fino anche al piccolo e raccolto cimitero austriaco che abbiamo incontrato quasi per caso su un nostro sentiero; In effetti fa quasi specie pensare che tutt’attorno si è enormemente sviluppato un turismo estivo ed invernale che per la maggior parte tocca superficialmente questa importante Memoria, cosa che vediamo dimostrarsi al Rifugio Nuvolau, dove si arriva attraverso una salita semplice e molto trafficata.

In viaggio siamo in tre, per cui intervalliamo queste escursioni a qualcosa di naturalisticamente parlando più adatto ai piccoli : eccoci allora a passeggiare nel bosco per raggiungere la (affollata) fattoria di Valparola in val Badia, piuttosto che il rifugio Pralongià sul Col di Lana.
Da non dimenticare anche i musei, utili diversivi da tenere per le giornate di brutto tempo : quello di San Cassiano dedicato al ritrovamento dell’orso ladinicus è molto ben studiato dal punto di vista scientifico, mentre quello di San Martino in Badia sulla cultura ladina, offre un’ottima visione della società e dei modi di vivere delle popolazioni di queste valli (finalmente capiamo il vero significato delle Stube!).
Anche nel Cadore c’è un museo apprezzabile come idea, dedicato a Vittorio Cazzetta e basato sul ritrovamento di orme di dinosauri sul monte Pelmo; però a dire il vero, purtroppo noteremo la grossa differenza rispetto ai musei altoatesini molto meglio attrezzati … peccato

Siamo a Ferragosto, alla fine delle parte di viaggio-vacanza sulle Dolomiti; le condizioni climatiche non ci permettono oggi di salire in quota, così restiamo in paese, a Pieve di Livinallongo, ad attendere la processione dell’Assunta, che scopriremo essere sì semplice, ma sicuramente sentita e partecipata dalle persone provenienti dai masi della zona, fieri dei loro abiti e dei trattori addobbati con grande cura. Approfitteremo della giornata anche per una piacevole passeggiata nei boschi del Col di Lana, poco visitati dalla grande massa di turisti, cosa che ci fa ancora di più apprezzare di aver scelto questa zona, molto meno battuta della rinomata Val Badia.

Riscrivo gli ultimi appunti sorseggiando una grappa, visto che domani riporremo i vestiti montani per concludere il nostro viaggio itinerante tra città, natura e indiscutibilmente stupende montagne, ma forse poco adatte a noi più interessati a boschi solitari che a vette forse troppo affollate.
Saremo in spiaggia ad Eraclea Mare, località vicina al nostro modo di essere, in quanto lontana dalla mondanità, dal traffico e dal rumore delle cittadine vicine.
Avremo così modo di ipotizzare e sognare i prossimi viaggi, sicuramente itineranti, poco riposanti, e speriamo ancora interessanti e avventurosi.

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