di Rino Liberatoscioli – 

Non è facile descrivere quel mare e quelle isole. proverò a raccontare le sensazioni e le esperienze che vi abbiamo vissuto. Soprattutto voglio comunicare come le si possono vivere in immersione completa nella loro natura, giocando a fare i “Robinson Rrusoe”, lasciandosi prendere solo dalla natura, dal mare.

Probabilmente qualsiasi altro luogo marino che avrò la fortuna di frequentare in futuro non riuscirà a sopraffare per intensità e bellezza e completezza quello che ci hanno dato queste isole.
Le Los Roques sono una manciata di affioramenti corallini nell’arcipelago Caraibico, si trovano al largo della costa venezuelana. abbastanza recentemente sono diventate parco marino e per questo motivo vi è vietata la pesca professionistica. Le isole non sono abitate o poco abitate e l’unico svantaggio è la mancanza di acqua dolce; carenza ormai ridotta al minimo in quanto l’acqua vi arriva direttamente dal continente anche se è tuttora razionata.
In una radiosa giornata di sole arrivammo a Grand Roque, che è l’isola sicuramente più ampia dove si atterra dopo un volo di quaranta minuti da Caracas e dove i visitatori abitualmente prendono dimora. Non è un’isola grande ma la ricettività è buona. l’aspetto simpatico del piccolo pueblo con le case dai colori pastello dominato dalla vecchia torre di avvistamento olandese è soltanto il punto di partenza di una vacanza davvero indimenticabile.
Sostammo in una coloratissima posada, vecchia casa di pescatori ristrutturata. Vi arrivammo al tramonto inoltrato, poco fu il tempo per familiarizzare con il mare, qui la notte è veramente buia, e ci accontentammo di un breve giro nel pueblo rimandando alla mattina la conoscenza del mare.
Il piccolo porticciolo di Grand Roque la mattina presto brulicava di turisti che con impazienza aspettavano di essere trasportati sulle isolette circostanti. noi scegliemmo Cayo de Agua a circa una ora dalla isola più grande. dopo essere stati scortati da almeno una cinquantina di delfini finalmente sbarcammo su una spiaggia bianchissima, il cielo si fondeva con il mare in un acquerello blu .
Il profumo del mare ci avvolgeva completamente.
Con piacere immenso dopo un’attenta perlustrazione ci accorgemmo di essere i soli visitatori di quello splendido atollo. Il solo camminare ai bordi del bagnasciuga si rilevava un’esperienza piacevolmente indimenticabile. L’unico movimento o tramestio era dato dai versi dei pellicani e dai loro tonfi nell’acqua quando si tuffavano alla ricerca di cibo.
Fare lunghe camminate sulla sabbia lungo la riva era, più che un richiamo, una necessità fisica. Cercavamo di vivere interiormente le sensazioni che ricevevamo, si cercava di fissare nella mente quelle visioni e quei luoghi come se volessimo portarne via piccole fette con noi. E fu tutti i giorni così, ogni giorno un’isola diversa e ogni giorno sensazioni diverse. Madrizqui, Francisquises, Dos Mosquises, Norosqui in compagnia del fedelissimo perro Rocky, e del vuelo libro degli uccelli.

Grazie, Los Roques.

 

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Marco

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