I bambini di Capo Verde

di Clara Ugricich –

Ciao sono Clara di Genova e vorrei raccontarvi come è nata la mia passione per Capo Verde, la sua cultura e la sua gente.
Con il mio breve racconto vorrei stimolarvi a visitare le isole di questo bellissimo arcipelago in modo responsabile e utile per voi e per la gente che vi ospita. Evitando le isole devastate dai villaggi turistici, nel giugno 2005 con un’amica ho scoperto l’isola di Saotiago.
L’Africa che si respira qui è fatta di colori, sorrisi, bambini scalzi; ma fuori dalla città di Praia (la capitale) è fatta soprattutto di polvere, povertà, carenza di acqua, mancanza di energia elettrica e rete fognaria, abitazioni fatte di mattoni composte da una sola stanza.
Orde di bambini a dorso di muli equipaggiati di ogni sorta di contenitori per l’acqua percorrono km su sentieri polverosi per arrivare al pozzo. Facile incontrare ragazze giovanissime con 4 o 5 bambini al seguito, figli di padri diversi che vivono su altre isole o in Paesi lontani. Intere famiglie di donne, i cui uomini sono emigrati negli Usa o in Europa; con loro restano gli anziani reduci dell’esodo alle isole São Tomé e Principe nei primi anni ’50 per lavorare nelle piantagioni per i coloni portoghesi.
Passato dalla categoria dei Paesi Meno Avanzati a quella dei Paesi in Via di Sviluppo, Capo Verde deve contare solo sulle proprie forze; l’istruzione resta il fondamento per il futuro dei bambini.
Tornate in patria, sotto il nome di “Fantinn-e de Zena” organizziamo proiezioni fotografiche e piccole iniziative per raccogliere materiale scolastico da inviare ad alcune scuole di Saotiago.
Immediata la risposta degli insegnanti che ci invitano ad andare a conoscere le loro scuole. Qualche lezione di creolo e a luglio 2006 si riparte per il bellissimo arcipelago della “sodade”. Zaino in spalla e 2 valigie piene di matite, penne, pennarelli, quaderni: totale 40 kg di cartoleria accompagnata da una lettera del ministero dell’educazione di Capo Verde.
Questa volta io e la mia amica decidiamo visitare anche altre isole (Fogo e Maio) e comunque dedichiamo una settimana a Saotiago per visitare le scuole elementari con cui siamo in contatto. La generosità dei capoverdiani è imbarazzante: abbiamo alloggiato in case senza acqua ne corrente elettrica accolti come in una reggia, ospitate dagli insegnanti che ci hanno ceduto i loro letti.
Percorsi 80 km di strade lastricate di pietra nel cassone di un autocarro sovraccarico di mercanzie e persone; 100 km con 22 persone su un furgoncino da 12 posti; tre docce in 15 giorni. Sono soddisfatta di questa piccola impresa ma consapevole che si tratta di una goccia nel deserto.

A luglio 2007 si riparte per Santiago, Sao Vincente e Sal.
Dopo varie peripezie tra compagnie aeree e formalità burocratiche, sono ripartita con un’altra amica e 40 kg di materiale scolastico che abbiamo portato a tre scuole elementari sull’isola di Saotiago (nei villaggi di Cidade Velha, Pedra Badejo e Chao Bom) e sull’isola di Sal (Espargos).
Negli armadi delle scuole ho ritrovato alcuni articoli di cartoleria portati l’anno precedente ed è stato emozionante, specialmente ricordando che i maestri ci avevano detto che con i nostri primi pacchi da 2 kg riuscivano a sostenere per un anno una classe di 30 bambini…figurarsi con 40 kg!!
Abbiamo girato per una settimana sull’isola di Santiago con gli “iassi“ o “alouguer”, i folkloristici furgoncini pubblici che corrono in discesa, arrancano in salita e sono sempre sovraccarichi di persone e merci varie, tra cui i nostri ingombranti e pesanti valigioni pieni di quaderni, matite, penne…
Fuori dalle scuole i bambini ci sono corsi incontro per aiutarci a portare le valige e noi abbiamo contraccambiato offrendo mango a volontà visto che, durante il nostro pellegrinaggio lungo l’isola, una gentile signora ci ha regalato più o meno 5 kg di mango mentre tutta fiera ci mostrava il suo terreno coltivato e la sua figlia minore che a 21 anni non ha ancora trovato un fidanzato (praticamente un disonore!); ma credo che la signora sia rimasta molto più colpita dalle due trentenni italiane ancora singole e soprattutto senza figli!!
Nelle scuole abbiamo consultato alcuni libri di testo e la mia compagna di viaggio (Alessandra) che fa la maestra, ha constatato che i programmi sono molto arretrati rispetto alle scuole italiane, infatti gli insegnanti ci hanno confermato che spesso integrano i programmi di studio con fotocopie di altri testi a loro spese.
Tutti ci hanno accolto con il solito affetto e hanno preparato prelibati pranzetti per il nostro arrivo. Ebbene sì, i capoverdiani si preoccupano sempre di farti mangiare; quando ti incontrano la prima cosa che ti chiedono è ‘hai mangiato?’ e appena metti piede in casa iniziano a spignattare e ti fanno sempre trovare pietanze profumate e fumanti sul tavolo di casa.
La maestra Marcellina detta ‘Nanda’ della scuola di Chao Bom mi ha invitato per il 2009 a presenziare come madrina alla “festa finalista” della sua classe che finirà il ciclo della scuola primaria; ci siamo salutate con un “ti logu” (a presto) sentendo già un profondo senso di “sodade” che per me aumenta di anno in anno quando è il momento di lasciare queste isole.

Negli ultimi mesi del 2007 sono riuscita a coinvolgere tante persone in un progetto per realizzare un bel regalo di Natale per i bambini e i ragazzi di Capo Verde: raccogliere fondi e materiale sportivo da inviare alle scuole e incentivare le attività di calcio, pallavolo e pallacanestro.
In qualche mese di intensa campagna di raccolta fondi, sono riuscita a mettere insieme un quantitativo enorme di maglie numerate e divise sportive complete, gentilmente donate da società sportive di Genova.
Grazie alla generosità e al contributo di molte persone, tutto il materiale raccolto arriverà a 6 scuole elementari dell’isola di Saotiago (Vila Nova, Chão Bom, Cidade Velha, Pedra Badejo, João Teves-Órgãos, Achadinha) che ne sono sprovviste, mentre le divise di taglie più grandi saranno regalate ai ragazzi che lavorano al mercato di Santa Maria, a Sal.
Inoltre ho raccolto materiale didattico e giocattoli per un asilo sull’isola di Santo Antão che si sostiene solo grazie a donazioni e al lavoro di volontari, e che presto spero di poter visitare di persona!
In totale sono stati inviati 21 pacchi di circa 15-20 kg l’uno, per un totale di circa 1.600 euro di spese coperte da tutti gli amici che hanno partecipato al progetto; sul mio blog potete vedere le fotografie scattate durante la preparazione e la spedizione degli stessi http://fantinnedezena.spaces.live.com.



Qualche giorno dopo la spedizione ho contattato via e-mail una insegnante di una di queste scuole per avvertirla dell’arrivo dei pacchi e mi ha confermato che non hanno mai avuto divise sportive e saranno felici di creare squadre di calcio per iscrivere i ragazzi ad un torneo locale.
La gioia più grande sarà ricevere lettere e fotografie di nuove squadre capoverdiane con divise zeneisi!

Vi lascio con questa frase scritta su un attestato rilasciato ad una insegnante di Chao Bom:
‘Ensinar exige compreender que a educaçao è uma forma de interveçao no mundo. E’ preciso mudar o mundo. Nao so è preciso como è possivel.’
Traduzione:
“Per insegnare è necessario capire che l’educazione è una forma d’intervento nel mondo. C’è bisogno di cambiare il mondo. Non solo è necessario, è anche possibile”.

Clara
Kla_ge@hotmail.it

PS: Sono a vostra disposizione per informazioni su viaggi fai-da-te per la Repubblica di Capo Verde.

Visitando il sito Fantinn-e de Zena potrete vedere le immagini di questo viaggio e partecipare alle iniziative di solidarieta’ in favore dei bambini di Capo Verde

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