Europa

In Gran Canaria non solo mare

di Luciano Marraffa
Un viaggio in Gran Canaria, magari sarà di moda, frequentata da tanti connazionali, ma per me è stata una preziosa opportunità di conoscenza, di apprezzamento e di  confronto con il nostro Paese. Il   21 marzo in compagnia di mia moglie e una coppia di amici da Orio al Serio prendiamo l’aereo  in direzione di Las Palmas di Gran Canaria. Nessun ritardo.  Il tragitto avviene con regolarità e tranquillità. Arrivati  all’aeroporto di Las Palmas e  ritirati i bagagli il  tassista designato ci conduce nel sud dell’isola verso il nostro hotel  di Playa del  Inglés.

Qui soggiorneremo per una settimana, poi ci trasferiremo con il tassista al nord nella capitale Las Palmas. Ritorno previsto con volo verso Milano Malpensa la notte del 4 aprile. Come si vede, un pacchetto di 15 giorni non proprio “mordi e fuggi”. Evidenzio man mano gli elementi caratteristici dell’isola che attraggono la mia attenzione. Più avanti elenco le tappe del mio viaggio.

Le dune di Maspalomas sono effettivamente una specialità della Gran Canaria un’ attrazione per tanti turisti. Si aggiunga anche la riserva naturale della laguna di acqua salmastra che ha permesso il ripopolamento di molte specie di volatili e l’habitat propizio per la fauna ittica.

La sabbia delle dune, scopro, non sono derivate dal cumulo di sabbia trasportata dal deserto del Sahara, ma dallo sgretolamento del calcare di coralli e conchiglie compiuto dalle onde del mare. I villeggianti si distendono sulla lunga e larga spiaggia, raramente sotto gli ombrelloni in fila; qui ogni tanto s’intravede qualche cultore del nudismo. Gli esperti prevedono che le limitate dune possono ridursi ancora di più se sottoposte al continuo calpestio, per cui forse converrà presto limitarne l’accesso su un ristretto sentiero. Camminiamo da una parte verso l’antico faro e poi sulla la costa piana e alta della Playa del Inglés e di San Agustin con le adiacenti belle ville fiorite, hotel e resort e lunghe file di bar, boutique, ed altri esercizi pubblici.

Risedendo nell’hotel della spiaggia degli inglesi e attraversando tutto il perimetro vicino non si può non considerare che tutto è costruito ed attrezzato per i turisti: grandi hotel e resort, spaziosi boulevard e piazze, centri commerciali, bar, ristoranti e altri esercizi pubblici. Tu cammini lungamente tra le strade, non vedi che turisti, raramente incontri degli abitanti locali. I movimenti sono continui con i turisti che arrivano, partono e si spostano con un rete di bus efficienti. Tutto è moderno e gigantesco e talvolta d’avanguardia. Anche a livello della sensibilità spirituale scopro un tempio ecumenico dove celebrano le diverse confessioni religiose. La febbre dell’immobile è qui iniziata verso la metà degli anni sessanta del secolo scorso fino a trasformarsi in selvaggia speculazione edilizia. Mi impressionano negativamente gli incombenti grandi hotel e resort giganteschi tra Maspalomas e Puerto de Mogán che hanno perfino dilaniato il profilo della costa meridionale.

L’ interno della Gran Canaria è spesso brullo e sappiamo il motivo: nel cinquecento i conquistatori spagnoli fecero scempio delle foreste di pino canaro e di alloro, per far posto alle coltivazione di canna da zucchero e poi dei vigneti. Anche gli stessi nativi, i Guanci, fecero la stessa fine o furono assimilati dagli spagnoli. Ma non vi mancano zone verdi, ad esempio le verdeggianti pinete di Tejeda, qualche parco protetto, i palmeti e i bananeti, le zone coltivate e perfino tante serre. Attraversando la strada verso la capitale noto una vera colonia di pale eoliche. Molte volte il mio sguardo si sofferma sulla segnaletica stradale che indica il cosiddetto barranco che è un solco profondo con pareti a picco formatosi dall’azione combinata di elementi vulcanici, da frane, dal dilavamento delle acque. In queste cavità scorrono le rare acque piovane, poiché nell’isola piove pochissimo: in media all’anno 21 giorni con precipitazioni non superiori a 250 millimetri. Per la curiosità dei metereologi nella vetta più alta del Pico de las Nieves (1949) straordinariamente ogni due o tre anni avviene una grande nevicata. Ma come mai nel corso del nostro viaggio non noto carenza idrica? Perché i rubinetti funzionano con acqua potabile sia pure non gradevole al gusto, i viali delle strade sono alberate, le città hanno i prati curati e perfino le fontane sono attive. La risposta è semplice: qui si fa raccolta dell’acqua piovana in grandi bacini artificiali e in piccole vasche private, se ne ricava tanta soprattutto dalla riserva inesauribile del mare. La desalinizzazione avviene con la tecnica più costosa dell’osmosi, per cui la gente evita gli sprechi inutili. Il segreto è anche l’innaffiatura a goccia. Un altro elemento naturale proprio della Gran Canaria è costituito dalle tante grotte, che noi abbiamo modo di ammirare non solo dai finestrini dei pullman, ma anche di presenza. Primo fra tutte nel Barranco de Guadayadeque, vicino a Agüimes.

Ci sono antiche abitazioni, necropoli rupestri e odierne abitazioni dotate di acqua ed elettricità. Un altro giorno prendiamo il taxi e ci rechiamo a una località vicino a Telde alla cosiddetta Cueva de Cuatro Puertas, formata appunto da quattro porte scavate nella roccia, in parte luogo di riunione,

di culto, di abitazioni degli antichi Guanci; qui però non riesco a intravedere incisioni o pitture rupestri descritte dalle guide. L’altra località interessante è il Cenobio de Valerón, che scambiato in un

primo tempo come insediamento umano, poi come convento femminile, costituisce una specie di labirinto di grotte comunicanti come granaio fortificato per la conservazione dei cereali per gli antichi abitatori. Essendo poi tutta l’isola di origine vulcanica abbiamo l’occasione di visitare una delle caldere vicino alla città di Arucas.

Le piccole città e la grande capitale mi danno l’occasione di ammirare alcuni aspetti della gente e dell’organizzazione. La gente mi risulta accogliente e cordiale verso i turisti: le persone parlano volentieri con l’ospite, danno con garbo le informazioni richieste e talvolta si prestano anche all’accompagnamento. La vita delle persone si svolge quieta e rilassata, vedo frequentemente le panchine occupate da gente in conversazione, i bar e i ristori sono frequentati in tutte le ore della giornata, per non parlare delle spiagge, che in questo periodo non estivo sono occupate senza l’assembramento degli ombrelloni e delle persone, con libertà e varie modalità. Si sa, ad esempio, che in Gran Canaria si viene anche per il surf. Vedo nella grande piazza di Santa Catalina di Las Palmas una grande telone all’aperto sotto cui giocano uomini, per lo più anziani, a carte, a scacchi e con altri giochi su tavolini comodi messi a disposizione dal Comune di Las Palmas.

Una struttura pubblica di questo tipo li trovo anche in centri piccoli, come anche edifici ricreativi per i giovani. Viaggiare in autobus o in pullman è agevole e si svolge con tranquillità: tutti pagano il biglietto salendo dall’unica porta di entrata sul davanti, passando dalla biglietteria dell’autista che diventa in quel momento anche bigliettaio. Ci sono diversi modi di pagare il ticket. Si scende poi dalle altre porte del bus. Raramente c’è affollamento e osservo positivamente che i giovani cedono subito e volentieri il loro posto agli anziani senza essere sollecitati. I trasporti urbani ed extraurbani ci sembrano funzionare egregiamente, perché sono frequenti, moderni e con attenzione alla sostenibilità.

Nella capitale, ad esempio, ci sono due stazioni degli autobus, una di piazza S. Catalina da dove partono e confluiscono i bus urbani, l’altra di piazza S. Telma con i pullman che servono l’esterno della città. Queste grandi stazioni sono dotate di tanti servizi per il pubblico. Viaggiando e camminando apprezzo la cura e la manutenzione delle strade, delle intersezioni, del verde pubblico: tutto ciò mi stimola a scattare foto interessanti. Non posso fare a meno di notare che tutti i marciapiedi e le zone pedonali sono pavimentate. Facciamo qualche passeggiata serale nelle strade della città dove vedo qua e là zone della movida, come ci sono nelle nostre città. In zone più periferiche non mancano certe brutture dei cassonetti e dei giacigli nascosti dei senza tetto. Di questi ultimi ne ho incontrato in tutto il mio viaggio non più di una diecina. Non noto un eccesso di auto parcheggiate all’esterno, perché pare che non manchino i box privati. Le strade attraversate sono in buone condizioni e le case e i palazzi non sono imbrattati da writers. Tutto bene allora in questo giro in Gran Canaria? Certamente i lati critici e negativi ci sono, ad esempio certe abitudini che hanno in questo luogo e in tanti Paesi europei, non tanto nel mangiare ma nella cura della persona, cha a noi italiani disdicono: la mancanza del bidè. Quisquiglie, se volete, ma importanti!.

Indico in ordine temporale le località visitate. Nei giorni in cui alloggiavamo nell’ hotel di Playa del Inglés.

Maspalomas per la riserva naturale protetta costituita dalla laguna di acqua salmastra, le dune, la spiaggia, il faro ultracentenario.

La costa di Playa del Inglés e di San Agustin.

Agüimes e al Barranco Guayadéque. Per l’andata al Barranco e il ritorno ad Agüimes (fig.3.2) ci siamo serviti di un tassista locale. Nel Barranco c’era un antico insediamento dei Canari con centinaia di grotte scavate nella roccia lavica, alcune modificate e ancora abitate.

Puerto di Mogán e Mogán. Qualche turista ben equipaggiato da Mogán potrebbe spingersi oltre a nord fino a La Aldea de San Nicolás, che merita una visita per l’artigianato locale.

Cuatro Puertas e Telde. Per raggiungere Cuatro Puertas abbiamo ritenuto abbiamo necessario spostarci col taxi. Poi con l’autobus abbiamo raggiunto Telde, da cui poi siamo partiti per il nostro Hotel.

Playa de Puerto Rico e Amadores con gli incombenti hotel e resort che rovinano la costa.

Fataga e San Bartolomé de Tirajana. Fataga si presenta con le bianche casette con tetti di tegole, circondata da palme e con un mulino nel fondovalle. A San Bartolomé ci ha interessati la chiesa settecentesca dedicata a San Giacomo, un palazzo decaduto di un grande proprietario di canne da zucchero e una bella piazzetta belvedere del municipio.

– Alloggiando in un hotel di Las Palmas de Gran Canaria abbiamo visitato per due giorni e mezzo la capitale

spingendoci fino al Jardin Canario, un orto botanico a pochi chilometri dalla città.

Con i mezzi pubblici abbiamo anche raggiunto interessanti località del nord dell’isola.

Santa Brigida e la Caldera de Bandana. Santa Brigida con un clima più mite e preferita dai

villeggianti della capitale è famosa per i suoi vigneti e vini; vi è una Casa del Vino da visitare in cui degustare vini e prodotti locali. In un ristorante abbiamo provato a mangiare il gofio col rancho canario. Arucas e Teror.

Arucas è nota per i suoi distillati di banane e per il clima particolarmente mite e che la rende preferita dai proprietari di seconda casa. A Teror non si poteva mancare di ammirare l’antico borgo e il tempio più frequentato dai pellegrini dell’arcipelago, la Basilica Nuestra Señora del Pino.

Santa Maria de Guia e Cenobio de Valerón. Arrivando con l’autobus a Guia abbiamo preferito assicurarci la visita al Cenobio andando in cerca di un taxi, ma sarebbe stato forse meglio ammirare prima le bellezze di questa cittadina e i suoi prodotti artigianali. L’errore è averlo fatto il primo pomeriggio quando tutta la città era a riposo.

Gáldar l’antica capitale di uno dei due regni degli antichi Canari è stata visitata il giorno dopo, ma con un auto a propria disposizione si poteva visitare in una mattinata Guia che è vicina e merita di essere visitata, come ho scritto prima.

  • Nei due hotel che ci hanno ospitati abbiamo usufruito di mezza pensione con alloggio, colazione e cena. Tra viaggio, albergo e agenzia turistica abbiamo speso circa € 1.300 a testa.
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Marco

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