Diario di viaggio e di un sogno

di Georgia Briata –
Mi presento, Georgia, 31 anni, Genova, fino a non molto tempo fa ragazza comune oggi sognatrice che ci prova, ma ci prova sul serio a realizzare i suoi sogni. Ho lavorato per una decina d’anni in un ufficio, vita ordinaria, amici, famiglia, serate nei locali, palestra.
Poi un giorno un paio di anni fà mi sono svegliata, mi sono guardata indietro, ho guardato il mio ieri, ho guardato il mio oggi, ho guardato il mio domani e no, quella non era affatto la vita che volevo, che sognavo per me quando ero bambina e ancora nulla sapevo.

Da bimba sogni, poi diventi adulta e tutti, tutti quelli che dovrebbero renderti una persona migliore e utile alla crescita di questo nostro mondo ti riempiono la testa di tante bugie, di tante paure per farti rimanere invece incatenata ai loro schemi, per farti dimenticare, seppellire, spegnere i tuoi talenti che ti rendevano tanto speciale, almeno per te stessa, addirittura non ti permettono nemmeno di scoprire quali siano perchè tutto nella nostra società è strutturato in modo che ogni cosa si sussegua senza darti il tempo di pensare, di sperimentare e nei vuoti ci sono i loro messaggi che ti dicono di lasciare stare, che se ti senti diversa e speciale non ti preoccupare non è grave ti passerà.

E invece no, io sono fermamente convinta che le peculiarità, i talenti, siano doni e che ognuno dovrebbe svilupparli, accrescerli e metterli al servizio degli altri, perchè solo seguendo la propria tensione interiore possiamo essere felici e solo se siamo felici possiamo contagiare gli altri.

Così ecco che un giorno ho detto basta anche se non avevo di certo le spalle coperte da una famiglia agiata; per avere un modo di lasciare l’ufficio e avere qualcosa di diverso in mano che non mi rispedisse in un altro ufficio ho iniziato a fare corsi di massaggi e dopo un anno mi sono licenziata e sono partita per i tre mesi più belli della mia vita, un viaggio in solitario in Thailandia e India, per fare corsi di massaggi ma soprattutto vivere. Così io, una ragazza comune che fino a poco prima aveva paura anche solo di alzare lo sguardo dalle proprie scarpe, ho lasciato tutte le mie certezze per terre per me del tutto sconosciute e per un futuro ancora più ignoto. IL MOMENTO PIU’ BELLO DELLA MIA VITA!!! all’idea provo ancora la stessa emozione, la stessa adrenalina.

..”e quel giorno mi sono chiesta: se la mia vita fosse un libro o un film, qualcuno avrebbe voglia di leggerla o vederla??? e la risposta e’ stata no, perche’ io stessa non ne avrei voglia.. che amarezza.. e da quel momento ho deciso che avrei fatto di tutto e di piu’ per vivere quella vita che vorrei leggere in un libro, vivere la mia vita come il preferito tra i miei film”..

queste righe sono prese dal diario di viaggio che ho inviato ai miei amici durante il mio viaggio, che qui riporto, e ora fanno parte di un romanzo che sto scrivendo, in parte autobiografico, ma pieno di sogni, mistero e magia, proprio come la vita dovrebbe essere e spero un giorno di poter pubblicare.

Oggi il mio sogno è quello di poter viaggiare e scrivere, raccontare, poter dare sfondi diversi alle pagine del mio libro, della mia vita. Per questo scrivo qui, non so nemmeno io sperando in cosa, ma sono fiduciosa che la vita ci aiuti quando davvero vogliamo renderle onore assaporandola in profondità e trasmettendo agli altri quello che impariamo e che magari loro non possono vivere. Non so da dove cominciare per realizzare questa aspirazione di “Ricercatrice di sogni e parole” così ho deciso di iniziare da qui confidando nel famoso detto “aiutati che il ciel ti aiuta” e qualcosa di buono sono sicura uscirà.

Con fiducia,

Georgia Briata


IL MIO DIARIO DI VIAGGIO

Chiang Mai, Thailandia 12/01/07

Il viaggio continua, volevo scrivere un diario di viaggio per me stessa, ma in fondo le cose non esistono se non ci sono testimoni.. per cui voi sarete i testimoni del mio viaggio, se avrete voglia leggerete altrimenti saprete comunque che sono viva e che se scrivo sto bene.
..e’ stata una settimana senza sosta.
Abbiamo lasciato il caos di Bangkok l’8, parlo al plurale perche’ come da programma a Bangkok ho incontrato il perugino conosciuto su internet e mio compagno di viaggio per alcuni giorni. Davvero una persona d’oro che si va ad aggiungere alla lista gia’ piuttosto lunga.
Da bangkok abbiamo preso il treno fino a Phitsanulok, una cittadina pochissimo turistica e per questo deliziosa, la caoticita’ della metropoli e’ gia’ dimenticata per fortuna. Da qui abbiamo preso il bus per visitare Sukothai, vecchia capitale imperiale, con templi bellissimi.
Viaggiare con i mezzi e’ qualcosa di indescrivibile, 6 ore di treno, nel vagone accanto a quello dei monaci, con personaggi che passavano con cesti pieni dei cibi piu’ assurdi. Non e’ di certo come viaggiare con l’aereo, dal finestrino aperto arrivava vita di ogni genere, giardini curatissimi e casupole che sembravano in attesa di quel soffio che le faccesse finalmente cadere, pianure, distese interminabili di risaie, natura cosi’ rigogliosa da essere gia’ quasi giungla, fuliggine dei fuochi accesi dai contadini.. tutto ti arriva in faccia ed e’ vero, non e’ un film, non sono solo immagini, ne senti gli odori, i rumori… ci sono realta’ ed esperienze cosi’ forti da arrivarti in faccia come un muro di cemento armato, altre come un muro d’acqua ed altre ancora come un brodo caldo.. questa e’ la mia thailandia. Mi sto immergendo piano piano senza rendermene conto, niente di violento, solo questo tepore liquido che piano piano ti avvolge, ti culla, ti scalda, e all’improvviso tutto diventa familiare tanto da non chiederti piu’ nulla.. i templi al posto delle chiese, gli occhi a mandorla, le bancarelle che cucinano fritti di ogni genere ad ogni ora del giorno e della notte, la cantilena della persone thai che sembra il lagnarsi di un bimbo scontento ma che poi ti guarda in faccia e sorride.. i vecchi hanno i visi completamente segnati da rughe, solchi profondi, e quando sorridono capisci perche’, il sorriso riapre ciascuna di quelle rughe e ti rendi conto che sono i segni di una vita di sorrisi, e non quelle rughe verticali che abbiamo noi… dopo una vita di dubbi e crucci…
ed ora eccomi qua, a chiang mai..altre 7 ore di treno.. un gioiello, siamo arrivati un paio di giorni fa’ e me ne sono gia’ innamorata, chi c’e’ stato puo’ capirmi.. la temperatura e’ perfetta, saremo sui 26 gradi ma secco, ho trovato una guest house a 3,00 euro, con tanto di piscina dove oggi ho passato alcune ore a poltrire e a chiacchierare con gli altri clienti, tutti giovani, da ogni parte del mondo. Niente a che vedere con i mega resort turistici, ma qualcosa di delizioso, semplice, complice..il perugino e’ ripartito per il nord, ma qui l’ultimo dei problemi e’ conoscere gente..
viaggiare da soli ti mette davvero davanti a quello che ti meriti, a quello che ti spetta.. quando si e’ in due, nel viaggio come nella vita, non puoi mai sapere se quello di positivo e negativo che ti capita e’ qualcosa di tuo o dell’altra persona, ci sono storie fortunate altre no, e quando le persone si dividono.. improvvisamente ad una delle due capita magari di avere solo sfortune o solo fortune.. e cosi’ si scopre che quello che stava vivendo non era la sua vita, non erano i suoi debiti o crediti, ma quelli dell’altro..
quando si viaggia da soli sei solo tu e quello che fai, capisci davvero quello che ti spetta, quello che hai seminato e di cui ora raccogli i frutti.. ti metti in gioco, non hai ne il paracadute ne il macigno di qualcun’altro.. non e’ fantastico??? per usare un termine ormai molto inflazionato: sei stato nominato! ed ora vediamo che succede!!!



Chiang Mai 22/01/07

ci sono alcune cose di quel poco di thailandia che ho visto, piccole cose, che temo di dimenticare un giorno e ho cosi’ deciso di annotarle.. sono quelle piccole immagini che si ripetono, e che in qualche modo riempiono i vuoti, i buchi tra un pensiero e l’altro mentre si cammina per strada..
prima fra tutte, la miriade di piccoli cani e di gatti che popolano le strade, i giardini dei templi e delle case, decine e decine, tutti di razze non definite, tutti un po’ simili tra l’oro, senza un’identita’, in un certo senso rispecchiano l’immagine che noi occidentali possiamo avere dei popoli asiatici, che avendo tutti colori e caratteristiche molto simili guardandoli in una folla non e’ semplice distinguerne l’individualita’..
e cosi’ questo popolo di piccoli animali coesiste con le persone, ne accompagna le giornate, si stiracchia al sole, corre, gioca e si riposa, senza che la vita lo scomponga, senza pensare forse di avere un dovere.. solo rimanere li’, a riempire i vuoti..
altra cosa che mi ha colpito e’ che nelle vecchie botteghe, per strada, nelle guest house, si vedono spesso oggetti antichi o anche solo vecchi, collezionati in anni di vita o forse in anni di sogni, come se la thailandia avesse di se una memoria molto antica e temesse in qualche modo di perderla, e cosi’ giorno dopo giorno, oggetto dopo oggetto, si stringe attorno il suo passato, questi posti diventano quasi un buco nel tempo, come il barbiere dove Matteo voleva farsi spuntare i capelli e ne e’ uscito completamente rasato e sbarbato, comprese orecchie, naso e occhi, oppure la guest house a Pitsanulok, o vecchie botteghe per strada nelle quali non si capisce bene cosa vendano, forse solo ricordi..
forse sono i ricordi di una thailandia fiera di se stessa, prima che iniziasse il turismo del sesso, e che in qualche modo vuole ricordare al mondo quanto di piu’ possieda, lucidando i propri trofei, i propri sguardi e i propri sorrisi..in attesa che arrivi il momento per mostrarli al mondo, quando finalmente avra’ voglia di vederli.. i sorrisi.
Le ragazze thai, molte almeno, hanno l’apparecchio ai denti, forse anche loro si preparano a una nuova immagine per quando i riflettori saranno puntati sulla vecchia nuova thailandia.
Le ragazze thai hanno quasi tutte un corpo sottile, senza curve, bellissimi capelli neri e lucenti, indossano la minigonna e se sui motorini siedono dietro tengono le gambe dallo stesso lato, come forse facevano le nostre nonne quando andavano sulle lambrette dei loro fidanzati, e le vedi passare, appoggiate come bamboline, con i piedi ciondoloni stretti dentro alle scarpette tipo ballerina di quando eravamo piccoli noi, non si tengono, e quando il motorino frena si spostano di poco, i capelli nemmeno si muovono, perfette, composte, delicate, pallide. Molte donne camminano con il parasole, mai visto niente di piu’ assurdo e aggraziato nel contempo.
Questa thailandia sta davvero cambiando faccia, o meglio, riesce finalmente a mostrare quanto di piu’ bello abbia, la sua natura rigogliosa, le sue tradizioni, i suoi animali, e cosi’ anche il nuovo popolo di turisti e’ arrivato, quasi come una razza di nuovi eletti, belli, alti, biondi e forti, uomini e donne, tutti cosi’ perfettamente trasandati da sembrare appena usciti da una rivista per sport estremi, dove per avere quell’immagine selvaggia i modelli stanno al trucco per ore.
Qualche sera fa ho seguito un corso di cucina thai, gli unici due studenti eravamo io e un ragazzo israeliano, uno chef che studia psicologia, e cosi’ i discorsi si sono sciolti e mescolati tra la valutazione della psiche umana e dei vari tipi di zenzero, una sorta di cucina zen insomma, e qui e’ normale cosi’. La scuola era praticamente in mezzo alla giungla, con animali e insetti di ogni tipo e non era facile stabilire chi alla fine avrebbe mangiato chi, e qui e’ normale cosi’.
La nostra insegnante, una bellissima ragazza thai, ci ha spiegato le varie ricette e le incomprensibili (per me) spezie in un perfetto inglese, ci ha detto che vorrebbe andare all’estero ma che quando una bella ragazza thai cerca lavoro fuori si aspettano che possa fare un lavoro solo, non e’ il caso che stia a spiegare quale..e putroppo qui e fuori e’ normale cosi’.
Gia’ da una settimana sto facendo il corso di massaggio thailandese tradizionale (di cui potrete godere al mio ritorno), classe numerosa, piu’ di 20 anime da tutto il mondo, quasi tutti venuti da soli e quindi molto naturalmente siamo diventati una famiglia, dopo la scuola si esce in 3 o 4, e poi per le strade o nei bar, magicamente ci incontriamo tutti, e come nel pifferaio magico, come gocce di mercurio in uno scivolo, ci riuniamo per giocare di sera nel bar sul tetto, come giochiamo di giorno in classe, seduti sui tappeti, con piedi ed anime nudi, a raccontarsi in tutte le lingue del mondo quello che a volte a casa non riuscivi nemmeno a spiegare con la tua. Mi torna spesso in mente londra, dieci anni fa, quando studentessa come di nuovo ora, era normale tradurre qualunque lingua tanto si era ormai abituati a decifrare ogni singola piega del viso, ogni espressione degli occhi, ogni gioco di mani.. forse per questo ci si capisce cosi’ bene..
Sono andata a trovare una vecchia signora, un’insegnate di massaggi thai anche lei, una nonna, non parlava una parola di inglese, mi ha solo stretto le mani, mi ha mostrato il libro dei suoi ex studenti con le foto e le dediche, un po’ tutti figli suoi, e non sono servite parole, e’ proprio vero che quando non ci si capisce e’ perche’ non si vuol capire, tante parole spesso confondono invece di spiegare, stringere una mano con il cuore, sorridere, questo mi ha insegnato in un secondo, quanto e’ facile spiegarsi.
Nei week end chiudono molte strade per fare un enorme mercato, mai visto un posto piu’ colorato e piu’ vivo, profumi di spezie e di fritto, luci che sembrano addobbi di natale, venditori di ogni tipo, musicanti e ballerini di danze tradizionali, tutti li’ in mezzo alla strada, in mezzo alla vita e del resto dove dovrebbero stare?
c’era un gruppetto, una piccola orchestra di piccoli musicisti, bambini, il piu’ piccolo avra’ avuto 4 anni, il piu’ grande una decina, suonavano e cantavano, e come fai a non dargli nulla, meglio saperli li’ che a fare altro del resto ( e anche qui non servono spiegazioni putroppo), metto nel cappello a terra 20 baht, pochi centesimi niente di piu’, e di fianco al cappello c’e’girato di spalle, accucciato basso basso, un bimbo che vedendo la mia mano infilare qualcosa nel cappello si gira e mi sorride, non un bambino dell’orchestra, un bimbo thai del pubblico, che cuore stretto, per 20 baht ho ricevuto il sorriso piu’ bello e doloroso del mondo, la bocca una luna lunga lunga, gli occhi due fessure luminose, l’espressione biricchina.. puo’ un sorriso del genere valere solo 20 baht? e cosi’ ti rendi conto, forse qui ancora piu’ che in altri luoghi, che per ogni cosa c’e’ un prezzo, per ogni cosa tiri fuori soldi, solo che per alcune cose lo chiami costo.. per altre lo chiami valore..

Chiang Mai 12/02/07

non e’ facile descrivere le ultime settimane, il mio diario si e’ interrotto parecchi giorni fa’, qualcuno si sara’ forse chiesto se mi fosse successo qualcosa, e di fatto qualcosa mi e’ successo: la thailandia.
Quando ho iniziato a scrivere il diario sentivo la necessita’ di ricordare e raccontare quello che stavo vivendo, anche se una parte di me era ancora assopita, intorpidita dal grigiore della vecchia routine, dai dubbi, dall’inutilita’ di una vita sempre tanto uguale da cancellare ogni novita’ come fosse un errore di programma e non come qualcosa di cui gioire, e cosi mi sedevo davanti al computer, a volte a scrivere, a volte solo a pensare di farlo, cercando di descrivere a parole quello che in qualche modo vivevo solo con la mente, senza riuscire a sentirlo fino nel profondo.
Ma poi.. ecco che le parole sono diventate sensazioni, le fotografie sono diventate vestiti che ti senti addosso e tutto d’un tratto il bisogno di scrivere e’ cessato, quando le emozioni si vivono totalmente descriverle diventa un limite. Quel brodo caldo che fin dall’inizio mi aveva avvolta e’ lentamente penetrato nel mio cuore con tutto il suo dolce liquido calore, e quel vuoto freddo che pesava come un macigno si e’ sciolto, niente piu’ peso sul cuore, niente piu’ gelo nelle mani, non piu’ il pugno allo stomaco.
Ho quindi aspettato che le nuove emozioni trovassero il loro posto e si consumassero lentamente senza essere sciupate da inutili parole, ed ora posso finalmente raccontarle senza temere di sminuirle ne di condizionarle. Gia’ da un paio di settimane ho terminato il corso di massaggio thai e i miei compagni, gli amici, ad uno ad uno se ne sono andati, ed ogni volta che qualcuno parte un pezzetto di cuore si infrange, ti senti triste, ma poi ti
rendi conto che sentirlo questo cuore e’ davvero bello, e allora accetti tutto, con la sensazione che non sara’ un addio.
Da quando sono in thailandia non sono mai stata sola un attimo, ho sempre
avuto qualcuno accanto che si e’ preoccupato per me, con qualcuno ho fatto solo pochi passi, con altri un cammino piu’ lungo, ma sempre qualcuno al mio fianco che mi ha portato un po’ piu’ in la’. E cosi’ giorno dopo giorno cresce la dolce sensazione che ci sia sempre qualcosa a sorreggermi, che se pur camminando sull’acqua non devo temere di affondare, devo solo avere fiducia, muovere un passo, ed ecco che dove appoggio il piede affiora una roccia che mi consente di avanzare. Ecco cosa sono gli amici, i compagni, o anche solo il passante per strada che mi sorride e mi da l’informazione che cerco, sono la mia strada, il mio cammino. un grazie per ogni passo.
Una decina di giorni fa’ sono andata a fare trekking nella giungla per 3 giorni e due notti, abbiamo camminato nel verde profondo, salito e ridisceso sentieri inesistenti, dormito in 18 anime, uno accanto all’altro, a tremare dal freddo nelle capanne di bambu, mangiato alla luce delle candele, cantato alla luna, e condiviso emozioni.
Una sera alcuni bimbi del piccolo villaggio in cui abbiamo dormito, sono venuti a cantare e ballare per noi le loro danze tradizionali, c’era una bimba di circa 4 o 5 anni, si muoveva piccolina totalmente fuori tempo, una virgola fuori posto in una poesia, e per questo cosi’ dolce, finiti i balli pero’ qualcuno le ha fatto uno foto, lei lo ha guardato e ha fatto l’occhiolino, non ci potevo credere, d’improvviso l’innocenza da quel bel visino si e’ spenta, ed e’ diventata solo una cartolina per turisti, non c’e’ davvero piu’ scampo, nemmeno nella giungla!.
Abbiamo fatto un giro sugli elefanti, che animali incredibili, se ne puo’ avvertire tutta la potenza e allo stesso tempo la profonda calma. Per tutto il tragitto un elefantino di pochi mesi ha camminato accanto alla sua mamma, che noncurante delle urla degli addestratori si fermava per aspettarlo, o proteggerlo o allattarlo, quant’e’ perfetta la natura, anche in cattivita’ non dimentica che cos’e’ importante.
I tre giorni si sono conclusi con il bamboo rafting, ossia un giro lungo il fiume su zattere fatte di bambu, il fiume era molto basso, forse meno di un metro, le zattere delle semplici canne di bambu legate tra loro, su cui si sta in piedi, se ci si riesce, e si fanno avanzare dando spinte al fondale con lunghi bastoni, e’ stata un’esperienza esilarante, eravamo circa una decina di zattere con sopra 3 persone piu’ la guida, ad ogni curva, ad ogni secca del fiume, la leggiadra traversata si trasformava in una battaglia tra pirati a suon di fango, alghe, e gente buttata nel fiume, che risate, alla fine eravamo totalmente mimetizzati tanto era il fango e il verde delle alghe che avevamo addosso.
Altra gita interessante e’ stata quella per il rinnovo del mio visto, dopo un mese infatti bisogna andare al confine con un altro stato per poi rientrare ed avere il visto rinnovato per altri 30 giorni.
Essendo il mio visto la priorita’, mi sono affidata per l’organizzazione del viaggio alla mia guest house, senza chiedere nulla su che tipo di gita fosse, convinta che saremmo stati solo io e il conducente del mini van, destinazione Triangolo d’oro, ossia dove si incontrano Birmania, Laos e Thailandia. Non potevo avere piu’ torto, mi sono trovata in un viaggio turistico organizzato per vedere le bellezze del Triangolo e le tribu’ locali.
La combricola non poteva essere piu’ bizzarra, io, un vecchietto giapponese, un israeliano di mezza eta’, un australiano sulla trentina e un altro personaggio di eta’, nazionalita’ e nome sconosciuti. Piu’ la guida, un ragazzo thai tutto sorrisi e inchini.
Devo dire che alla fine si e’ rivelato davvero un viaggio singolare, con questi personaggi con cui non avevo niente in comune, almeno in apparenza, potevamo essere il gruppetto delle barzellette: c’erano un’italiana, un giapponese etc. che ridere. Abbiamo fatto un giro su una piccola barca a motore intorno al Triangolo, in mezzo al fiume, che segna i tre confini. Io e nonno giappone in testa, tra spruzzi e vento in faccia, lui teso teso, con gli occhi che gli lacrimavano, il ciuffo bianco appiccicato alla fronte, la faccia tutta schiacciata dal vento, ad ogni saltino sulle onde delle altre barche pensavo gli sarebbe venuto un infarto. Finalmente ci siamo fermati, mi sono girata e la faccia del nonno era ancora tutta schiacciata, insomma non era il vento, era solo il suo profilo giapponese..
Ed eccoci di nuovo a chiang mai, a casa, perche’ e’ proprio cosi’ che la sento.
Lunedi’ ho iniziato un nuovo corso di massaggio thai, da quella vecchina deliziosa di cui gia’ avevo parlato, e dire che ne sono entusiasta e’ dir poco, tanto che ho deciso di restare qui un altro mese e andare in india solo per una settimana, prima del ritorno a casa.
Appena sono entrata nella piccola scuola mi sono subito sentita a mio agio, pochi studenti, 5 me compresa,due cagnolini che fanno tanti guaiti e colorano le lezioni di saltini e corsette, e poi mama e i suoi due figli, tutti e tre insegnano. Insomma, un’altra famiglia ancora. Mi era stato detto che la vecchia insegnante non e’ quasi mai a scuola perche’ non sta troppo bene di salute, ma per mia enorme fortuna e’ stata a scuola tutta la settimana ed essendo io la piu’ minuta del corso e lei non piu’ forte, mi usa ogni volta per mostrare agli altri le varie tecniche, quindi sono davvero privilegiata, sia perche’ e’ piu’ facile per me imparare, sia perche’ ricevere massaggi da quelle mani esperte e’ ogni volta un’esperienza sublime. Incredibile come un corpicino che sembra ormai consumato dagli anni possa avere ancora una carica cosi’ forte e una mente cosi’ salda. Le giornate procedono pigre qui a chiang mai, nonostante siano incredibilmente piene di esperienze, emozioni e cose da fare, la sensazione e’ quella di navigare su un fiume lento, e’ una giornata di sole su un campo di grano appena tagliato, dove tutto sembra fermo e l’unico suono e’ quello di un grillo lontano, eppure tutto e’ vivo e in movimento nascosto tra i fili dorati, e’ come osservare le api in un roseto abbandonati su un’amaca,con una gamba a penzoloni che pigramente si dondola noncurante del mondo.
Questa e’ chiang mai.

Chiang Mai 06/03/07

un passo indietro..
ho iniziato a mandare le pagine del mio diario a tutti gli amici ai quali mi sento vicina, anche a quelli che non vedo da tanto ma sono sempre comunque importanti, l’ho fatto per me, per sentire di avere tutti accanto in questa esperienza, ma mai mi sarei aspettata che le mie parole potessero essere importanti per qualcuno, anzi, con mia enorme sorpresa per molti.. mi sembra quindi giusto a questo punto dire qualcosa di piu’ su quello che e’ avvenuto prima della partenza, prima di lasciare il lavoro, prima della thailandia..
tanti mi conoscono abbastanza da sapere la mia storia, altri meno, ma non credo che tutti sappiano, compresi gli amici piu’ cari, che cosa mi sia scattato dentro per portarmi a cambiare cosi’ radicalmente non solo le carte in tavola, ma anche tavolo e giocatori..
la storia dei miei passati 30 anni non e’ probabilmente ne piu’ bella ne piu’ brutta di altre, di certo non piu’ originale, e’ inutile pero’ andare troppo indietro, cose da dire ce ne sarebbero eccome, non tanto sul mio mondo quotidiano quanto su quello interiore, ma non e’ questo il momento.

Arriviamo subito alla fine delle superiori, diploma di ragioneria, devi pensare a cosa fare visto che ormai gli anni spensierati sono finiti, che poi a pensarci tu tutti questi anni cosi’ spensierati mica te li ricordi, anzi, se ci pensi caspita se crescere e’ stata dura, chissa’ se questa favola della spensieratezza e’ vera o se anche questa e’ un’invenzione della coca cola..
Comunque, decidi di andare a studiare inglese a londra, per un anno, grande esperienza, a volte dura, a volte meravigliosa, ma l’anno passa e te ne torni a casa.
Lavori per un po’ in una scuola di inglese, poi un nuovo impiego in un ufficio, e il nuovo impiego non e’ piu’ nuovo perche’ sono passati gia’ 7 anni e tu ne hai 29. O porca miseria e dove sono finiti tutti quegli anni? cos’e’ successo nel frattempo? com’e’ che avevi iniziato tanto bene andando a studiare all’estero e poi ti sei persa per strada? e dove ti sei persa ??
ripensi agli ultimi anni, tanti periodi molto felici certo, ma niente di costruito, niente di concreto, non sai dove vuoi andare, non hai interessi particolari se non quelli per ammazzare il tempo, e ammazzare e’ proprio il termine giusto perche'”passare il tempo” non rende l’idea; ti dividi tra lavoro, yoga, palestra, corsi mai terminati di balli caraibici, il ricordo di un amore finito e nessuna voglia di crederci ancora.
Ti svegli la mattina, novembre, dicembre, gennaio.. chi lo sa, tutti i giorni uguali. Il treno in ritardo, le solite facce nella solita terza carrozza, il treno che si ferma 10 minuti in galleria, il vociferare che da sussuro diventa sempre piu’ alto, la tensione che cresce, decine di polsi che si girano in sincrono per mostrare l’orologio che scandisce le gocce di sudore, una e poi un’altra e un’altra ancora, tin tin tin, scivolano come gelide puntine sulla fronte, l’ansia di arrivare in ritardo, e ora che gli dico a quello, miseria mi tocca uscire mezz’ora dopo, e non riesco a fare colazione..
ti sembra di poter leggere nella mente della gente perche’ i pensieri dei pendolari sono sempre quelli, a compartimenti stagni, i pensieri dell’andata sono tutti: colazione, ritardo, speriamo sia di buon umore, quelli del ritorno sono tutti: se si ferma perdo l’autobus, ma chi ne ha voglia di uscire sta sera sono cotto, speriamo di non incontrare nessuno che conosco senno’ mi tocca parlare..
insomma, arrivi in centro, il vento gelido che si e’ appiccicato alle ossa e ai vestiti, entri nel solito bar e ti sembra che le persone ti stiano lontane perche’ quel freddo che hai addosso raffredda il locale, le solite quattro chiacchiere con il barista che ti ha conosciuto ragazzina e giorno dopo giorno chissa’ cosa pensa delle tue occhiaie e delle rughe che iniziano a vedersi ma che si guardi un po’ le sue di rughe, e cosi’ esci che sei gia’ di malumore.
Lavoro. inutile perdere parole perche’ tanto ogni giorno e’ uguale all’altro. Pausa pranzo, un’ora, il solito giro dei misci, cioe’ guardare le vetrine senza comprare niente, tanto che odi il periodo dei saldi perche’ le vetrine non le cambiano mai. Solito panino volante, telefonata alla mamma. lavoro. treno. palestra. bevuta con gli amici. nanna.
quando proprio va di lusso, aperitivo, meno male che esiste!

non so se a voi queste righe dicono qualcosa, certo la mia vita non era solo quello, ma l’idea, la sensazione, il sentirsi soffocare in un inverno senza fine – perche’ sicuramente saro’ andata al lavoro anche in altri mesi, non solo da novembre a febbraio, ma insomma – la sensazione e’ sempre quella..

Poi il colpo finale, un anno prima, di anni ne hai ancora 28, capo nuovo, e nel giro di un anno detesti tanto il tuo lavoro che ti sembra di averlo sempre odiato, eppure per 6 anni ti e’ andato bene, certo non era il sogno della tua vita, ma lavoravi con qualcuno che stimavi davvero e che ogni giorno ti insegnava qualcosa, abituata troppo bene forse, ma insomma che per te andare al lavoro e’ diventato un incubo, e la routine che prima semplicemente ti annoiava e’ diventata una trappola che ogni giorno ti instilla goccioline di veleno nelle vene, piano piano, ma piano piano ti senti morire dentro e d’un tratto nemmeno gli aperitivi funzionano piu’.
Poi un giorno ti fermi, ti guardi alle spalle, ai quasi 10 anni di ufficio tutti appiattiti in un unico identico ieri, poi guardi avanti, ai prossimi 30 anni nello stesso ufficio tutti gonfiati in un unico, enorme, inutile domani, e ti chiedi: ma davvero la vita e’ tutta qui? davvero sono nata per digitare quattro tasti, farmi venire il mal di schiena, la colite e il male agli occhi? davvero sono nata per svegliarmi, mangiare, lavorare, dormire e andare nei vicoli? come puo’ la vita essere tutta qui? come posso pensare di vivere altri 30 anni identici a quei 10 di cui sono gia’ stufa? per poi cosa? passare una pensione da frustrata perche’ quando andremo in pensione noi probabilmente dovremo pagare per stare a casa ? puo’ la vita valere davvero cosi’ poco??

non pensiate che sia una critica nei confronti di chi ogni giorno si sveglia per andare in ufficio, era solo una valutazione sulla mia di vita..
scrivere mi e’ sempre piaciuto, e quel giorno mi sono chiesta: se la mia vita fosse un libro o un film, qualcuno avrebbe voglia di leggerla o vederla??? e la risposta e’ stata no, perche’ io stessa non ne avrei voglia.. che amarezza.. e da quel momento ho deciso che avrei fatto di tutto e di piu’ per vivere quella vita che vorrei leggere in un libro, vivere la mia vita come il preferito tra i miei film, ecco cosa mi e’ scattato dentro!

Nulla nella vita e’ positivo o negativo, almeno non totalmente, dipende da come noi elaboriamo l’esperienza e in cosa la tramutiamo, il cambiamento in ufficio per me e’ stato davvero un giro di boa, poteva diventare un incubo (e per un po’ lo e’ stato), ma grazie a Dio l’ho fatta diventare un’opportunita’, la piu’ importante. Se questo cambiamento “negativo” non fosse avvenuto, forse sarei andata avanti altri 10 anni o piu’ in un lavoro che non mi rendeva felice ma nemmeno triste, insomma, una bella insipida minestrina, ma per fortuna, e sottolineo PER FORTUNA, la situazione e’ diventata cosi’ negativa per me che sono stata costretta a fare qualcosa. IL MIO TRENO, e sta volta non ci sono i 10 minuti di stop in galleria.

Da li’ una miriade di cose, reiki, il corso di massaggio ayurvedico, il corso di riflessologia, conferenze, seminari etc etc etc. sei stata fortunata certo, perche’ hai trovato cose che ti piacciono davvero, cose che ti somigliano, in cui sei te stessa. Fortunata certo, ma hai anche la voglia e la tenacia di seguirle tutte quelle cose, ma proprio tutte, tutte insieme..
Hai davanti a te un sogno ma per un anno la tua vita e’ un massacro, lavoro in ufficio in settimana, tutti i week end, e dico tutti, un corso, studiare e fare pratica di sera, e poi finalmente iniziare a fare i massaggi di sera, finalmente si, ma intanto i massaggi te li scoppi dopo una giornata in ufficio e un week end che l’ultimo in cui ti sei riposata erano almeno 6 mesi prima..
ma non e’ stata questa la parte piu’ dura, certo, alla fine eri totalmente esaurita e non tanto per dire, ma la vera battaglia, la vera sfida, sono stati gli amici, non tutti chiaro, ma troppi se ci pensi..
quelle persone che sulla carta avrebbero dovuto sostenerti, sono state quelle che ti hanno criticato perche’ nei week end invece di uscire per la solita bevuta identica a quelle degli ultimi 15 anni, ti sacrificavi per i tuoi corsi..
sono state quelle che non volevano accettare che stavi cambiando..
sono state quelle che invece di sorreggerti perche’ la strada era dura, invece di darti una spinta per uscire finalmente dall’acqua e poter cosi’ respirare, hanno certato di ritirarti giu’..

strano eh? tante volte mi sono chiesta perche’.. forse perche’ i cambiamenti sono duri da metabolizzare anche se sono di altri? forse perche’ e’ difficile accettare che qualcuno cerchi di essere felice, o almeno cerchi di uscire dalla campana di fumo in cui ci hanno convinti che dobbiamo vivere per essere persone “per bene” e ” normali”, e vedere se quello che si sentiva era l’eco o una vita che si ripeteva all’infinito? forse perche’ questo le costringe a chiedersi se loro della loro vita sono felici? chi lo sa.. una risposta non me la sono data, provate a darvela voi, di fatto io sono dove sono e loro..
ma il rovescio della medaglia e’ stato invece un regalo immenso, gli altri amici, quelli veri, e persone che mi conoscevano appena, mi hanno aiutato in tutti i modi, mi hanno sostenuta, mi hanno fatto sentire la loro stima.. e credetemi, quando si decide di cambiare cosi’ profondamente la propria vita, ogni parola di conforto e di approvazione ti aiuta a superare i momenti in cui i dubbi arrivano, perche’ e’ normale che arrivino, soprattutto per chi come me non puo’ pensare vabbe’ tanto se va male ci sono mamma a papa’ che mi mantengono, perche’ la mia situazione non e’ quella.. ma devo dire.. nel mio caso non sono mai stati sufficienti a farmi vacillare.

Da quel 29imo anno di vita qualcosa ha iniziato a lavorare nella tua mente, quasi a tua insaputa, e’ ancora gennaio, forse febbraio, intanto le cose stanno gia’ cambiando, stai facendo il corso di massaggio ayurvedico e stai vivendo in un appartamento che dividi con la fidanzata inglese del tuo amico, e un giorno questo amico ti dice, sai in thailandia fanno corsi di massaggio thai di un paio di settimane e li’ costa tutto poco, e cosi’ inizi a pensare, come sarebbe bello andarci, ma senza fretta, starci qualche mese, a fare il corso, a rilassarti, a scioglierti, a vivere, e poi pensi, eh! per farlo dovrei licenziarmi. E poi ancora, come sarebbe bello fare un corso anche in india, e poi pensi, eh! per farlo dovrei licenziarmi..
E cosi’ giorno dopo giorno queste nuove idee prendono vita, una vita propria, prendono decisioni autonome, fanno piani di cui quasi non ti rendi conto, e come per magia inizi a pensare: a settembre do’ il preavviso cosi’ a gennaio parto per la thailandia e poi vado in india e poi chissa’. I mesi passano, qualche dubbio, inizi a pensare alla possibilita’ di aprire un’attivita’ nella tua città con amici che hanno i tuoi stessi interessi, chissa’ forse ha ragione chi dice che sei pazza a mollare tutto e partire..
ma poi, finite le ferie, quando devi tornare in ufficio, qualcosa dentro di te si rompe del tutto, per giorni stai come fuori dalla realta’, inizi a stare male davvero, mal di testa, che in tutto ti durera’ 2 mesi, troppo spesso hai dei mancamenti, la vista che si abbassa giorno dopo giorno tanto che da un occhio quasi non ci vedi piu’..

sono tutte cose vere putroppo, e’ questo che fa la mente quando il troppo e’ davvero troppo, tu non stacchi la spina? beh, te la stacca lei, e non importa quante visite fai, quanti dottori vedi, e’ sempre lei che decide, non esistono aiuti, sei sola, SEI SOLA e sei la tua nemica..

e cosi’ capisci che davvero la tua vita non puo’ valere cosi’ poco, che nessun lavoro vale tanto, che nessuno stipendio vale tanto e che hai molto di piu’ da dare e che sopprattutto ti meriti molto di piu’, ma nessuno te lo viene a regalare, dipende da te, non puoi aspettare i tempi degli altri, e’ il tuo tempo, solo tuo, solo tu puoi fare la differenza.
Arriva settembre, il giorno del tuo 30imo compleanno, ti svegli e si, e’ questo il giorno in cui ha davvero un senso ricominciare a vivere, arrivi in ufficio, E TI LICENZI!
Per tutta la vita hai sentito storie di persone che hanno avuto il coraggio di cambiare vita, o anche solo la pazzia per farlo, e le hai sempre invidiate, ma adesso può essere il tuo momento, una di quelle persone puoi essere tu.
Ogni cellula del tuo corpo ha programmato questo momento per gli ultimi 9 mesi, e alla fine..
arrivi sull’orlo del precipizio..
guardi giu’, la solita pietruzza che cade nel baratro come nei film..
pensi “merda non ho il paracadute”..
riguardi giu’..
riguardi indietro cosa stai lasciando..
sorridi..
“chi se ne frega!!!”
trattieni il fiato..
e salti nel vuotoooooo
l’hai fatto!!

l’hai fatto! e non e’ il racconto di qualcun’altro, non e’ la storia di un libro, non e’ solo un sogno campato in aria nei momenti di noia, sei tu, sei davvero tu, e’ davvero la tua vita che ha fatto un salto mortale, e tu sei ancora viva, si sei viva! sei viva!
ancora alcuni mesi duri, fino a dicembre, ancora “amici” che ti dicono che sei pazza, mollare tutto? ma no rimani nella cacca con noi! partire da sola? in quel brutto mondo cattivo con quella brutta gente cattiva e l’uomo nero che ti maaaaangia????? uuuuuu
;-))
il resto ormai e’storia!!!!

Chiang Mai 12/03/07

Chiang Mai.
tante volte ne ho scritto, ma mai veramente, non so che idea vi siate fatti dello scenario di questo mio diario di viaggio, credo che molti si siano creati nella mente il proprio posto ideale, perche’ quando si parla di sogni tutti scopriamo che, chi in maniera conscia, chi inconsciamente, ma ripeto tutti, abbiamo nel cuore un posto che chiamiamo paradiso.
Per qualcuno e’ una spiaggia incantata con palme da cocco, per altri un hotel a cinque stelle, per altri ancora un’immacolata pista da sci. Non cambiate queste immagini nella storia, perche’ se anche le parole sono le mie so che l’avete fatta vostra, e tale deve rimanere.
Vi voglio pero’ parlare della mia chiang mai perche’ e’ davvero doveroso farlo, perche’ ho scoperto che il paradiso non e’ un posto perfetto, una natura incontaminata, un’immagine da cartolina, il paradiso e’ uno stato fisico e mentale, ed e’ fatto di sogni si, ma i sogni degli uomini non degli dei, con tutti i loro vizi, i loro dubbi, le loro paure, no, il paradiso non e’ perfetto e percio’ e’ paradiso, perche’ in questo luogo tutto viene accettato, ognuno con la propria identita’, con la propria stravaganza, con la propria diversita’.
Chiang mai. Citta’, paese, chi lo sa, niente a che vedere con Bangkok, niente palazzoni alti o centri commerciali infiniti, non quello smog che ti ottura occhi e pori, non quel traffico cosi’ caotico da non consentirti nemmeno di sentire i tuoi pensieri.
Il centro si trova all’interno di quelle che un tempo erano mura su base quadrata, ma una volta cadute, per continuare a mantenerne l’idea, e’ stato costruito un perimetro d’acqua che corre tutto intorno sui quattro lati e, anche quando fa caldo, ma caldo davvero, camminare accanto a quello specchio liquido da un po’ di sollievo.
Orientarsi e’ facile, anche per chi come me non ha assolutamente senso dell’orientamento, se ti perdi basta seguire tutto il perimetro e prima o poi arrivi in un punto che conosci. Che sensazione dolce, sapere che qualunque cosa accada prima o poi la strada la ritrovi sempre..
Ogni punto della cittadina e’ raggiungibile a piedi, le strade sono piane, non e’ quindi faticoso percorrerle, e solo poche vie sono molto trafficate. Poi non si capisce come mai, ogni tanto sui marciapiedi gia’ stretti, spunta una cabina del telefono, un idrante, o qualcosa che ti ostruisce completamente il passaggio, ma a chi cavolo e’ venuto in mente di metterlo proprio li’? e devi quindi scendere in strada con il rischio di essere messo sotto da tuk tuk, motorini rumorosissimi, taxi comuni, o biciclette pirata, perche’ qui guidano tutti, ma proprio tutti, come matti e non si fermano nemmeno ai semafori.
Le case sono basse, ad ogni porta un bar, un pub, una guest house. Mercatini e venditori con le loro mini bancarelle.
A chiang mai turisti, tailandesi, cani, gatti, stranieri che si sono ormai stabiliti in pianta stabile, monaci, cinesi, tutti convivono perfettamente, nessuno si sente di troppo o padrone.
L’energia e’ quella sottile e luminosa dei sorrisi delle persone, e tutti, dopo pochissimo, ne sono contagiati, la realta’ con i suoi problemi sembra appartenere ad un altro universo.
Qui tutto e’ facile, tutto e’ a portata di mano, qui le persone ti sorridono senza motivo, perche’ hanno tanti di quei sorrisi dentro che uno dopo altro saltano fuori perche’ da qualche parte devono pur uscire, e cosi’ l’americano, come il tedesco, come il russo, come l’italiana, come la ragazza thai, te lo sbattono in faccia come il solletico di una piuma, questo sorriso che avanza, e tu sorridi e non ti chiedi come mai e’ cosi’ normale e come mai tante volte sei tu la prima a farla volare quella piuma d’ala.
Liberta’, questo si respira, ognuno e’ troppo occupato a stare bene per perdere tempo a fare stare male qualcun’altro, criticando, condannando, impicciandosi degli affari altrui, come facciamo noi troppo spesso a casa perche’ siamo cosi’ preoccupati di distrarci dai nostri problemi che vogliamo crearne agli altri cosi tutti insieme nella cacca si sta meglio.
Felicita’. A chiang mai sono stata felice, tanto. Felicita’. qui ho scoperto cos’e. Felicita’ non e’ non avere problemi, felicita’non e’ svegliarsi ogni mattina con il cuore leggero, felicita’ non e’ un pacchetto che qualcuno ti regala e tu devi solo scartarlo, felicita’ non e’ sapere che tutto va bene e che andra’ sempre bene, no.
Ho scoperto che essere felici e’ il piu’ duro e il piu’ impegnativo dei lavori, e’ svegliarsi ogni mattina sapendo che la vita non e’ perfetta e cercare nonostante tutto in se stessi la forza e la voglia di risolvere i problemi, la tenacia di voler vedere una via di uscita anche quando c’e’ tanto fumo da non riuscire nemmeno ad intravedere le proprio scarpe, perche’ e’ vero che nel mio diario ho sempre e solo parlato di esperienze meravigliose ma ovviamente non ci sono state solo quelle..
ci sono stati anche momenti duri, ma di quelli e’ inutile parlare, perche’ forse i sorrisi bisogna riportarli alla mente, le ferite invece lasciano cicatrici, non serve ricordarle.. ma felicita’ e’ anche questo, guardare le proprio cicatrici con amore perche’ per ogni segno hai imparato qualcosa, per ogni lacrima hai scoperto di poter essere felice.
Felicita’ e’ fiducia, e’ crederci davvero, anche quando siamo stanchi, quando siamo stufi, ma credere che quel sogno che si intravede all’orizzonte e’ vero e che anche quando sembra allontanarsi e’ ancora li’ ed invece di rinunciare dobbiamo correre piu’ in fretta e sudare di piu’, non fermarci.
E’ tanto facile a volte, pensare che se hai fame tutto sommato ti puoi accontentare di bere.
NON E’ COSI’!
se sai cosa vuoi devi avere il coraggio di lottare per quello, ed invece tante volte cosa facciamo? arriviamo a tanto cosi’, possiamo quasi toccarla la felicita’, l’abbiamo aspettata tanto a lungo, mesi, immaginata tanto a lungo, ci abbiamo pianto, ci abbiamo riso, ne abbiamo disegnato il viso e il profumo, ne abbiamo immaginato il calore, eccola, e’ li’, ma siamo troppo vigliacchi, troppo spaventati, troppo intossicati e avvelenati dalle bugie del mondo da credere che possa essere vera, e cosi’ ci convinciamo che stiamo perdendo tempo, che abbiamo perso mesi ad aspettare, e quando siamo a tanto cosi’ distruggiamo tutto, cosi’ almeno sono io che decido non lei, cosi’ almeno non rimango deluso se non era perfetta la felcita’ (tanto non lo scopriro’ mai perche’ non ho avuto il coraggio di guardarla in faccia) e allora anche se ho fame mi accontento di bere che intanto nello pancia qualcosa metto..
E si, essere felici e’ il piu’ duro dei lavori. essere felici e’ cosa solo per chi ha coraggio, il coraggio di vedere se il sogno puo’ diventare realta’, e se poi non e’ cosi’ ho ancora una vita per sognare, ma intanto non ho rimpianti, ho ancora fame e’ vero, ma non mi sono riempito la pancia d’acqua per non sentire il vuoto e cosi’ il mio sogno l’ho lasciato sfuggire e me ne sto con la mia borraccia sempre a portata di mano che non si sa mai che mi venga ancora fame, ancora voglia di sognare..
Felicita’. E’ partire con la speranza, ogni giorno, che chi ami ti aspettera’ e che non si accontentera’ di bere, perche’ come te ci crede e ha il coraggio di essere felice, e non rinuncia una settimana prima solo perche’si trova una bottiglia d’acqua a portata di mano, e non si sa mai, tanto bevo, tanto sto bene per un’oretta, e poi quando la felicita’ arriva sentirsi un idiota perche’ non si ferma piu’ alla tua porta, e perche’ dovrebbe? “potevi aspettare, avere ancora un po’ di pazienza, ancora un po’ di coraggio”, ti dici, ma lo sapevi anche prima, solo che il coraggio non l’hai avuto, e ti senti mortificato, e vuoto, guardi la tua borraccia, hai ancora fame, NE VALEVA DAVVERO LA PENA?? la risposta la sai, ma la sapevi anche prima, ti piace tanto mortificarti in fin dei conti, cosi’ poi hai un motivo per lamentarti e per crederci ancora meno la prossima volta. Un camion di borracce.
Perche’ felicita’ e’ accettare che la vita non sia perfetta, e che nonostante questo e’ ugualmente meravigliosa, che non e’il regalo che qualcuno ci fa ma e’ una decisione che prendiamo ogni giorno, perche’ sembra assurdo dirlo ma infondo tutti sappiamo che essere infelici e’ molto piu’ facile, e’ molto piu’ facile convincersi che la vita fa schifo, che tutto va male, non provare nemmeno perche’ intanto non c’e speranza, e quando ovviamente va male perche’ ci hai pensato tu a rovinare tutto, ti dici: eh lo sapevo! e si, e’ molto piu’ facile essere infelici.. che avere il coraggio di soffrirsela questa felicita’..
ma chiediti:
vale la pena perdere tutto PER LA PAURA DI PERDERE TUTTO???!!!??

Bangkok, Thailndia 15/03/07

Bangkok.
il 13 notte ho lasciato la mia chiang mai, il mio sogno, il mio paradiso. 12 ore di bus notturno. arrivata ieri all’alba a bangkok.
quanti pensieri in quelle ore di viaggio, quanti dolci, dolcissimi ricordi, quanti visi si sono alternati nella mia mente, quanti sorrisi mi hanno aperto il viso.
Chiang mai. credo che davvero tutto sara’ diverso d’ora in poi, non si puo’ tornare indietro una volta che si e’ nel bel mezzo del viaggio e del mio viaggio io ho superato solo ora l’inizio.
Ho tanti grazie che mi spuntano come freschi fili d’erba, per ogni filo un nome, per ogni filo un grazie, un verde prato di ricordi..
Bangkok e’ terribile come quando sono arrivata la prima volta 2 mesi e 1/2 fa, solo che allora non sapevo quello che avrei trovato, ora so quello che lascio e questo mi da forza per un verso, ma per un altro mi fa venir voglia di scappare il piu’ lontano possibile da questo caos.
India, ecco dove sto andando, oggi pomeriggio ho il volo per Bombay, una volta la’ davvero non so, non ho avuto il cuore di pensarci, ho cercato di stare fino all’ultimo secondo nel mio presente per non lasciar andare la mia thailandia troppo velocemente. Ci pensero’ sull’aereo. L’arrivo e’ per sta sera alle 20.00, sara’ gia’ buio, forse a quel punto sara’ il caso di avere un’idea sul cosa fare e dove andare, ma il viaggio e’ anche questo, ogni giorno devi decidere che direzione prendere e non sai mai se e’ quella giusta, allora tanto vale seguire il cuore, nel dubbio almeno non tradisci te stesso.

Benaulim, Goa, India 17/03/07

India.
15 marzo. Sono arrivata a Bombay alle 20.00 (siamo 4 ore e 1/2 avanti rispetto all’Italia). Dopo la soffocante giornata a Bangokok persino l’aeroporto di Bombay, che nello scalo di 6 ore all’andata per Bangkok mi era parso un incubo, ora paragonato a quella rumorosa e egoista citta’ sembra un luogo piacevole.
E ora dove vado? non ho prenotato nulla, ma come mai non riesco a preoccuparmi? chiedo ad una ragazza chiaramente non indiana se mi sa consigliare un albergo, lei mi dice che alcune sue amiche l’aspettano fuori e che mi posso unire. Perfetto. I miei piani? dico: voglio andare a Goa (eh? e quando l’ho deciso? a volte mi sembra di essere posseduta perche’ c’e’ una parte di me che davvero decide autonomamente..e alla fine seguo sempre quella, per fortuna!!). Una delle amiche mi dice che anche loro andranno a Goa il giorno seguente, con il treno, ma e’ difficile trovare posto da un giorno all’altro, forse dovresti tornare dentro e chiedere per un volo mi suggerisce, ha occhi grandi e sinceri, un bel visetto rubicondo e come faccio a non fidarmi, saluto la combricola a malincuore perche’ mi sembravano ragazze simpatiche, entro, pago per il volo il giorno dopo e prenoto l’albergo e lo spostamento da e per l’aeroporto. Tutto fatto. Esco di nuovo dall’aeroporto con uno sciame umano che mi si stringe addosso per farmi salire su qualche taxi chissa’ per dove, l’effetto non e’ diverso da quando ogni mattina mi sono accalcata per trovare posto sul treno per andare al lavoro, l’India sara’ pure difficile, ma chi sopravvive ad una vita da pendolare sopravvive a tutto!!
Il mio albergo e’ grazioso, stile vittoriano se e’ un termine che posso usare parlando di un albergo a Bombay, comunque rende l’idea. Esco per telefonare, uno dello staff dell’albergo mi scorta per i 5 metri che mi separano da un sottoscale dove c’e’ un solo telefono e un solo computer, e fuori un capannicolo di una 20ina di ragazzi, tutti maschi, ora capisco la scorta visto come mi guardano. Telefono e veloce veloce me ne torno al mio alberghetto.
Mattina. Nella via per l’aeroporto vedo un po’ di Bombay e capisco che forse sono davvero strana io, fuori dal mio finestrino aperto vedo mucche che passeggiano per strada, case mezze distrutte, bambini, vacche e cani che mangiano dagli stessi rifiuti, un traffico rumorosissimo dove rischiamo almeno 3 o 4 incidenti, eppure non faccio una piega, mi sembra tutto cosi’ normale, come se lo avessi visto chissa’ quante volte.. Forse a forza di immaginarmela questa india l’ho gia’ vissuta.
Le donne indiane sono molto diverse dalle donne thai, hanno corpi voluttuosi, fasciati in sari bellissimi e coloratissimi che sembrano sempre appena indossati, hanno visi scuri e occhi profondi, ne sanno di terra e di madre, di qualcosa di assolutamente vissuto e forte. Camminano fiere in mezzo alla strada o tra gli uomini, a testa alta forse perche’ e’ per loro l’unico modo per farsi spazio. Mai stata una vita facile la loro.
Eccomi all’aeroporto di Goa, si ma Goa e’ uno stato non un paesello, e ora? ovviamente zero piani, guardo la mia lonely planet, cerco un posto tranquillo, Benaulim, aggiudicato, si parte con il taxi prepagato all’aeroporto.
E dov’e’ finita l’India?? le belle stradine che ci portano al paese sono costeggiate da graziose case basse, in stile coloniale, circondate da fiori colorati e palme e si perche’ Goa era una colonia portoghese, ed eccomi a Benaulim, eccomi all’albergo che avevo selezionato sempre sulla guida, metodo di scelta? era il primo della lista. Hanno una camera e cosi’ mi fermo, facile facile.
Mi sa proprio che sono finita nel paradiso di qualcun’altro, di quelli che si aspettano una spiaggia immacolata e palme, perche’ e’ qui che mi trovo, il mio albergo da direttamente sul mare, ovviamente molto economico, ma la spiaggia? e’ praticamente identica al quella della mia isola, mare e sabbia sono davvero uguali, solo che qui ci sono le palme e invece dei venditori senegalesi ci sono ragazze indiane che cercano di venderti hennea o sari, per il resto lo stesso. E certo, sono entrambe colonie portoghesi! anche le barche dei pescatori sembrano le stesse con nomi portoghesi.
Eccomi qua, alla fine del mio viaggio, nome diverso si, ma capisco che tutto sommato sono ancora io, e nonostante tutti i cambiamenti avvenuti in me in questi mesi le cose che mi piacciono sono ancora le stesse e qualcosa di inconscio ma molto radicato in me mi riporta in un posto dove sono stata felice, anche se era un altro stato, un altro mare, forse un’altra vita.
E’ gia’ passato un giorno dal mio arrivo di ieri, oggi dopo una lunghissima passeggiata sulla spiaggia torno alle sdraio del mio alberghetto, vedo una mano che sventola dalla mia parte e una voce femminile tutta eccitata, tre ragazze sdraiate che mi guardano, da non credere.. sono le ragazze dell’aeroporto, e come faccio a sorprendermi? da quando sono in viaggio ogni giorno e’ una magia.. come ho gia’ detto Goa e’ uno stato e che loro siano non solo nel mio stesso paese ma addirittura nel mio stesso albergo… ma uno come fa a non sorridere alla vita quando lei calma, sorniona, ti guarda e ti fa l’occhiolino? 😉

Benaulim, Goa, 21/03/07

Questo e’ l’ultimo giorno del mio diario. domani la partenza e venerdi’ mattina saro’ in italia.
Che settimana dolce, un tempo lento, pigro, lunghe passeggiate nel paese o sulla spiaggia, i sari delle ragazze indiane che in riva al mare sembrano bandiere vive che colorano il vento, i bufali d’acqua che fanno il bagno in mare come cagnolini da compagnia, la musica indiana mista a quella occidentale, quanti contrasti, anche qui vedere le cose piu’ diverse accostate l’una all’altra sembra normale, e’ semplicemente vita del resto.
Ero prepatata ad un’India severa, che ti assale, alla quale non dare troppa confidenza e all’inizio con questo pensiero sono stata un po’ ad ascoltarla, ad annusarla, a sfiorarla e poi scappare come fanno i gatti con la zampa quando non conoscono qualcosa, lo toccano appena e poi via per studiare la reazione, ma qui e’ tutto diverso, niente di cui dover avere paura, con le persone ci si puo’ parlare senza che diventino invadenti, anche qui a goa come a chiang mai tutto sembra facile.
Le serate sono scivolate via allegre a chiacchierare e gustare un superbo cibo indiano con le ragazze conosciute all’aeroporto e con una ragazza canadese e cosi’ alla luce di candele, di fronte al mare, cinque giovani donne, cinque mondi diversi, paesi diversi, culture diverse, sono state ore a ridere, a confrontarsi, a parlare di viaggi e di vita.
Victoria e Rebecca, Londra, una assistente sociale, l’altra che lavora in un ufficio. Sarah, Vancouver, la piu’ giovane, 24 anni, lavora in un pub. Si sono conosciute 5 anni fa in un viaggio e per un anno hanno continuato a viaggiare insieme per tutto il mondo. Dopo 4 anni viaggiano di nuovo insieme. Kayla, Toronto, infermiera, lavorera’ in india 4 mesi con medici senza frontiere. Georgia, Italia, per ora sognatrice, poi si vedra’.
E’ cosi’ facile sentirsi parte di qualcosa quando viaggi, e quel qualcosa e’ il viaggio in se, per il solo fatto di essere tutti lontani da casa a sperimentare e scoprire e muoversi nel mondo, ci si sente tutti simili, anche se ogni persona che si incontra, ogni viaggiatore, e’ diverso, ha il suo mondo, c’e’ pero’ uno stesso spirito di fondo e non serve spiegarselo, non serve dire hei ti capisco quando parli perche’ per me e’ lo stesso, perche’ lo si sa, comunque.
Mesi fa ho pagato un biglietto per l’India, prima di arrivarci non sapevo quello che stavo cercando, sapevo solo che volevo un’India amica, non l’India difficile di cui spesso ho sentito parlare e questo ho avuto, un’India che India forse non e’, ma e’ stata perfetta cosi, non importa che destinazione c’era sul biglietto, la cosa importante e’ che sto per tornare in Italia con la sensazione di aver avuto davvero quello che cercavo e soprattutto mi sento piena di gratitudine per esserci arrivata guidata da non so chi, non so cosa, ma sono arrivata dove mi serviva.
Dopo i bellissimi e intensi mesi di chiang mai volevo avere il tempo di rielaborare e accogliere tutto quello che e’ stato, pensavo a qualche posto in cui poter fare yoga o meditazione, pensavo ad un posto con templi o ad un ashram o chissa’ cos’altro, ma qui a Goa, su questa spiaggia, su questa sabbia tanto compatta che le poche orme si intravedono appena, qui, con il fruscio delle palme, i giochi del vento, qui ho trovato esattamente quello che cercavo, nelle lunghe passeggiate, nei riflessi del sole sulla schiuma delle onde, ogni pezzo e’ andato al suo posto, ogni ricordo, ogni pensiero.
Mai un attimo mi sono chiesta perche’ sono arrivata qui, mai un’attimo mi sono sentita nel posto sbagliato perche’ non e’ “l’India” che uno si aspetta.
La curiosita’ per un’india appena accennata pero’ rimane, in futuro sicuramente avro’ un viaggio diverso, quando sara’ il momento.
Sto tornando a casa, forse la fine di un viaggio ma non so chi ha detto che il viaggio piu’ lungo e’ quello dal cervello al cuore.. di strada quindi ce n’e’ ancora tanta, spesso però non serve viaggiare per sentirsi nel viaggio, l’importante e’ guardare avanti e sapere poi quando fermarsi.

Il Viaggio Fai da Te – Hotel consigliati in Thailandia

 

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