di Michele Spiriticchio –
Voglio iniziare a raccontare quando è nata l’idea di questo viaggio, già nel 2000, mi sembra a settembre o giù di lì, dopo esser tornato dal viaggio in Honduras, Guatemala e Messico, incontrandomi con il mio amico Maurizio ….. Sì, è stato con Maurizio che è iniziata a nascere la possibilità di un viaggio a dicembre 2000 o gennaio 2001. Purtroppo non ho rispettato la “promessa” per quel viaggio; non sempre si possono “eliminare” impegni, doveri, promesse, e altre cose abbastanza complicate da spiegare. Ma ho sempre creduto in quella promessa e anche se con un anno di ritardo finalmente è stata rispettata ! L’ 11 gennaio 2002 io e Maurizio siamo partiti alla volta del Venezuela ! A proposito di promesse, è già tempo di altre idee e programmi per una nuova destinazione ! Non so quando, spero presto, luglio o agosto, ma anche e ancora in gennaio e ….. ** “Vorrei ringraziare Nadia della Cit Italia Spa (agenzia di Como) che ha contribuito fortemente alla mia partenza di gennaio; senza il suo lavoro e la costanza nella ricerca del volo aereo più vantaggioso e comodo non sarebbe mai stato un viaggio così riuscito.”
11 gennaio 2002: LA PARTENZA !
Milano Malpensa-Caracas, dieci ore e cinquanta minuti di volo verso il Sudamerica. Arriviamo alle 16.00 ora locale ( meno 5 ore ripetto all’Italia con l’ora solare ) a Caracas, Aeropuerto Internaciònal Simòn Bolívar di Maiquetia. Maiquetia è sulla costa, sul Litoràl e dista una quindicina di chilometri da Caracas. Il monte Avila divide Caracas dalla costa e il paesaggio che si vede quando si atterra è impressionante: l’aereo rasenta da una parte il mare mentre dall’altro lato la montagna alta e verde impedisce di scorgere la capitale. La temperatura è gradevolissima, circa 30° C e si sta bene in maglietta ! Le formalità doganali ( la tarjeta di ingresso già compilata sull’aereo ) sono lente per la lunga coda di gente e pochi sportelli. Ritiriamo infine lo zaino verso le 17.15. Una volta pronti, dopo aver cambiato alcuni Bolìvares in aeroporto, decidiamo di andare a Macuto e all’hotel Santiago seguendo il consiglio di Massimo, un mio amico viaggiatore, che per la prima notte mi spiega sia meglio evitare Caracas. In aeroporto acquistiamo anche il biglietto del taxi autorizzato per Macuto ( 9000 bolivares = 27000 Lire = 13,65 € ). In aeroporto sono affissi alcuni manifesti in cui si consiglia di prendere solo i taxi autorizzati, evitando così il rischio di essere a bordo di taxi fasulli, taxi pirata che ti conducono altrove per derubarvi….! Col senno di poi, all’uscita a sinistra dell’aeroporto c’è anche un autobus che va a Caracas alla fermata del metrò “Gato Negro” ( si dice che questa zona sia un po’ pericolosa, ma noi di giorno non abbiamo notato niente di particolare, tuttavia è meglio evitare di andarci la sera ). Consegniamo la ricevuta del boleto all’autista del taxi “ghiacciato” per l’aria condizionata al massimo e partiamo per Macuto ed il panorama è molto desolante; il mare scuro a sinistra giù in basso dal malecòn, come un cantiere a cielo aperto, c’è solo sporcizia e tutto è in degrado, anche le case non sono curate ed è evidente che ancora molto deve essere rimesso a posto dopo la terribile alluvione in questo stato ( Vargas ) del 1999. Una volta a Macuto, dopo circa 20 minuti, siamo davanti all’hotel Santiago ( cat.3 stelle ). La camera doppia ( doble ) costa ben 46 dollari ( 33000 bolivares ) ! Siamo stanchi, “nuovi” e anche senza molte alternative e quindi accettiamo. Per fortuna accettano anche i travelers cheques ! La camera ( la n° 401 al 4° piano, con 2 letti, bagno e doccia, aria condizionata rumorosa ) è abbastanza buona, ma il bello dell’albergo è la sua locazione ed ha anche il ristorante ( caro ) con tavoli sia all’interno che all’altro lato della strada, di fronte sotto una veranda. Passiamo la serata poco distanti dall’albergo alla nuova Trattoria ( a 50 metri a sinistra sulla strada ) dove mangiamo le nostre prime “arepas” ( frittelle tonde di mais , simile a polenta fritta ) (1800 bol.) farcite con carne “mechada” ( tagliata ) e 2 cervezas Polar (600 bol.). Tornando all’hotel un ultima polar ( 1250 b.) al caratteristico, ma ibernato ! bar interno dell’albergo.
12-01-02 Oggi saremo a Coro !
Con un carrito ( buseta ) ( 750 b.), [se lo sapevo la prendevo anche ieri sera, mica il taxi a 9000 b. !!!] preso subito fuori dall’hotel Santiago ci dirigiamo a Caracas. Partiamo presto alle 7.30 perché non vediamo l’ora di lasciare Caracas per iniziare a vedere il Venezuela ! La buseta ripercorre a ritroso la strada di ieri fino all’aeroporto ma a Maiquetia svolta verso sinistra per salire lungo la strada che attraversa il monte Avila fino a Caracas. La strada si inerpica su su e si vedono moltissime casettine modestissime, fatte solo di mattoni rossi e lamiere come tetto. Agglomerati urbani modello favela brasiliana; si chiamano “ranchitos”, con le vie sterrate e tanta sporcizia. Bidonvilles, baracche e sistemazioni improvvisate senza la minima cura e pretesa. La strada è fiancheggiata costantemente fino a Caracas di queste case. Per continuare per Coro dobbiamo prendere un autobus che parte dalla stazione degli autobus “terminal La Bandera”. Ma il carrito non si porta fin là e noi scendiamo fuori della stazione metropolitana “El Silencio”. Con gli zaini in spalla e diretti senza tentennamenti scendiamo le scale verso la metrò. La metropolitana di Caracas è tranquilla e sicura, pulita e ordinata; non abbiamo avuto problemi con le spiegazioni e le cartine, i segnali sono scritti chiaramente. Il biglietto costa 350 b. per La Bandera ( a seconda delle fasce il costo varia aumentando con l’aumentare della distanza; ci sono 3 fasce colorate ); prima però dobbiamo percorrere “la transferencia” a piedi assieme agli impiegati e gli studenti per giungere alla fermata “Capitolio” dove prendiamo la metrò fino a Plaza Venezuela dove cambiamo linea per La Bandera. Arrivati a La Bandera, uscendo, verso sinistra seguiamo la gente che si presume vada al terminal. Ed è così, dopo 5 minuti a piedi e su una via che sale leggemente arriviamo al Terminal degli autobus “La Bandera”. C’è molta gente anche perchè oggi è sabato, ma penso che qui sia sempre così… Entrando si sale lungo una rampa esterna che porta fino al piano superiore dove ci sono le biglietterie (taquillas) con scritte le destinazioni. Acquistiamo il biglietto (boleto) per Coro a 14000 b. dell’autobus ejecutivo ( di prima classe, con aria condizionata, tv, pedane per le gambe e toilette ) che parte dall’uscita (salida) 8. Con la consegna e la sistemazione degli zaini nel bagagliaio ci rilasciano il talloncino corrispondente a quello applicato sullo stesso zaino che consegneremo all’arrivo al momento del ritiro. Prima di partire riesco a prelevare da un cajero automatico all’ultimo piano (della Uni Banca), con la carta Cirrus ( sarà l’unica volta in tutto il viaggio !!). Alle 10.20 partiamo; l’autobus è semivuoto e inizia a far freschetto qua dentro !! La strada è buona, con continui saliscendi, la vegetazione è rigogliosa e maestosa e ci sono continuamente ranchitos… Passiamo da maracay, Valencia, Tucacas. L’ultima parte della strada è pianeggiante, verde, solo leggermente ondulata ( il paesaggio mi ricorda un po’ lo Yucatàn…..). Alle 17.45 arriviamo a Coro. Prendiamo un taxi (1500 b.) che ci conduce alla Posada “El Gallo” ( ci si può anche andare a piedi in 15 minuti ). Purtroppo la posada è al completo, sembrava deliziosa dall’esterno e la segnalazione avuta dalla mia guida Lonely Planet era proprio azzeccata. Ripieghiamo allora per l’hotel Roma ma la camera doppia al pian terreno, nonostante sia molto economica (8000 b.), è squallida, senza finestre e sembra sporca. Decidiamo allora di continuare la ricerca con le segnalazioni avute sempre dalla guida Lonely Planet e della Footprint “South American Handbook 2001”. Dopo aver girovagato un po’ cercando senza risultato l’hotel Capri, decidiamo infine di provare all’hotel che abbiamo di fronte: Hotel “Intercaribe”, (ex Hotel Venezia) un 3 stelle stile motel, con parcheggio all’interno, piscina, dove la doppia con air condizionata, tv e bagno costa 25000 b. Paghiamo con la carta di credito anche perché non ci accettano i travelers cheques. Coro è una cittadina carina con le casette coloniali colorate. Le strade sono abbastanza pulite e le chiese in centro hanno dei piazzali alberati davanti. Lo schema della città è quello classico a griglia con al centro la cattedrale. L’impressione però è di troppa tranquillità, e dopo una certa ora le vie si svuotano di persone e tutto rimane deserto. Dopo una doccia ristoratrice e dopo aver capito che non c’è molto da scegliere dove mangiare, non ci rimane che entrare nel fast food venezuelano proprio di fronte all’Intercaribe in av. Manaure Il vigilante “sceriffo” con la pistola a canne mozze che sta all’entrata e che controlla ai tavoli non è che mi metta a mio agio e finisco la fetta di pasticho (1800 b.) guardandomi spesso intorno aspettandomi da un momento all’altro l’assalto dei banditi al locale !!
13-01-02 Domenica al mare.
Oggi passeremo la prima giornata in relax della vacanza. Leggendo le guide, scegliamo di vedere Adícora, sulla penisola di Paraguanà. Vamos ad Adícora con una buseta che parte alle 9.20 circa. Raggiungiamo il terminal a piedi dall’albergo seguendo calle Falcòn e poi svoltando a destra all’incrocio grande. Partiti con l’autobus la strada si dirige verso la penisola di Paraguanà passando lungo l’istmo che unisce la penisola stessa alla terraferma. La prima parte di questo istmo è “occupato” dal Parque Nacional Los Mèdanos de Coro, un angolo si Sahara in Venezuela con dune di sabbia alte fino a 30-40 metri !! Verso le 10.20 arriviamo ad Adícora. La buseta ferma vicino alla spiaggia. (paghiamo 1000 b. quando scendiamo, richiedendo il resto al muchacho che faceva finta di niente…). ( In Venezuela, chiedete sempre prima il prezzo delle cosa, anche del biglietto dell’autobus, e poi pagate se pensate sia il prezzo giusto. A volte è meglio chiedere anche a qualche vicino quanto ha pagato il boleto !) Purtroppo non è la spiaggia che ci aspettavamo ma siamo pur sempre in vacanza e allora vamos ! C’è molta gente locale, non vediamo turisti e gli ombrelloni sono occupati da famiglie con frigobar e tutto il necessario per una domenica completamente a riposo. Per tutto il necessario si intende almeno una cassa di “Polarcitas” e magari anche una bottiglia di ron !! e coca cola. Tutto sommato si sta bene in spiaggia, ma attenzione al sole che qui picchia forte ! La piccola baia ha un’aria tranquilla ed il mare non è così particolare. Ma le casettine colorate di origine olandese con i tetti di tegole rosse e rosa sono la cosa più bella di questo paesello. Verso le 14.00 cerchiamo un ristorantino ed entriamo alla Posada Carantoña che ha anche un ristornate. Sembra piacevole e magari anche il soggiorno non sarebbe stato male qui. In pratica mangiamo nel refettorio della posada. Mangiamo un pescado intero, un “pargo” con patate e insalata e Polar ( 4500 b.). Il pargo è un pesce molto buono, gustosissima la carne ! La penisola di Paraguanà si affaccia sul mar dei caraibi ed a poca distanza dalla costa nord orientale ci sono le isole ex colonie olandesi di Aruba, Curaçao e Bonaire. Lasciamo infine Adícora dopo aver respirato finalmente un po’ dell’atmosfera caraibica di questa terra; oggi è domenica e pare ci sia una festa. Tanta gente si gode questo giorno di riposo davanti al mare e scolandosi una birra dietro l’altra tutto il tempo, mentre i bambini si divertono in acqua. Arrivati a Coro e poi, grazie alla buseta con scritto “Carabobo” davanti ( 150 b. ), arriviamo all’incrocio da dove, a piedi, raggiungiamo l’entrata gratuita al Parco Nazionale “Los Mèdanos de Coro”. E’ come stare nel deserto del Sahara, sopra dune alte alte, insomma un deserto di sabbia qua a Coro ! Pare che le dune si siano formate col tempo unendo l’isola di Paraguanà alla terraferma. Purtroppo la sera non c’è un granchè qui a Coro e noi non facciamo niente per scoprire il “divertimento” di Coro. E come ieri sera ci rifugiamo ancora una volta al fast food vicino all’hotel. Ed io intanto inizio a non stare bene….lo stomaco !?
14-01-02
Oggi partiamo per Chichiriviche, ma prima dobbiamo prelevare denaro locale ! Dopo aver tentato in due banche l’operazione di cambio dei travelers cheques, alla Corp Banca ne vediamo di tutti i colori !! Iniziamo a fare la coda rispettosamente e dopo almeno 30 minuti di attesa inizia l’avventura ! Sì perché le fotocopie si sprecano, le telefonate anche e ogni biglietto viene esaminato minuziosamente con firme e numeri di passaporto sul retro. Ma non è finita, ora tocca al controllo fotografico, fermi e…in posa davanti a un obiettivo piccolo piccolo; “para tu seguridad” c’è scritto vicino alla macchina fotografica ! Non vedo la mia foto ma è certo che sono sbiancato un attimo prima, un collasso e tutto il peso mi tira giù. E in mano cosa abbiamo, la ricevuta per prelevare i nostri sospirati bolivares che ci verranno dati allo sportello più in là. Aspettiamo che ci chiami l’impiegato e nell’attesa io sto male, sono bianco come un cadavere ed esco un momento da questo frigorifero impazzito !! Ma Maurizio mi chiama, non ci credo forse avrò i miei soldi, ma non sto più in piedi, quasi cado ancora quando per terminare questa odissea manca ancora una cosa: l’impronta digitale col pollice !! Resto un momento a cercare di capire, ma poi timbro e ritiro i soldi, non vedo l’ora di uscire da qui ! [a Coro non ci sono le biglietterie e si accede alle partenze inserendo 100 b. a un cancelletto e quindi si chiede a uno dei tanti “addetti” agli autobus ] Partiamo da Coro al terminal con un bus de paso ( di passaggio ) che paghiamo 5000 b.( non chiediamo prima quanto costa e allora siamo fregati; che serva di lezione !! Sarebbe dovuto costare 3000-3500 b.). Scenderemo a Sanare, prima di Tucacas, da dove raggiungeremo Chichiriviche con una buseta sempre di passaggio ( 800 b. altra lezione !, ma chiedete prima !!!). Si vedono molti fenicotteri rosa nella laguna, bellissimi ! Alle 14.00 arriviamo a Chichiriviche (23 chilometri da Sanare). Seguendo le indicazioni sulla guida, dopo aver incassato un todo lleno in una posada, sbattiamo il naso contro l’Hotel Caribana, un piacevole albergo, abbastanza grande dall’entrata ospitale e nuovo, con un’aria tipicamente tropicale, un patio centrale e i piani superiori (2) con dei lavori in corso… La nostra camera n° 18 è pulita, con bagno e doccia, tv ( c’è anche la rai international !) e aria cond. Peccato sia un po’ “chiusa” ma comunque vale i 20000 b. Andiamo a vedere il mare e ci accorgiamo che la spiaggia non c’è ma abbiamo di fronte uno, due , tre cayos, isolotti piccoli coperti da palme ! Sono alcuni dei cayos che fanno parte del Parco Nazionale Morrocoy, fino a sud, di fronte a Tucacas è un susseguirsi di isolette disabitate dove si può anche campeggiare se si ha il permesso ! Il cayo di fronte a “Chichi” si chiama cayo Muerto, sulla sinistra c’è cayo Sal, a destra cayo Peraza e cayo Pelòn fatto solo di sabbia. Per raggiungerli bisogna affidarsi a una delle tante lance parcheggiate e guidate dai pescatori locali. I prezzi esposti alla taquilla sul molo variano da 10000 b. per cayo Muerto fino a 35000-40000 b. per cayo Sombrero. passiamo il pomeriggio seduti al ristorante marisqueria “El Caney del mar”.a sinistra di av. principàl arrivando guardando il mare. Conosciamo così Wilmer Guerrero il mesorero (cameriere) ed Enrique “queto” martinez. Parliamo di Chichiriviche che si sta espandendo in fretta e del Venezuela. mangiamo la pizza e restiamo a goderci la brezza serale che sale dal mare, con cayo Muerto davanti a noi. ceniamo con solo un’arepa e una sopa de pescado in un ristorantino in avenida principal.
15-01-02 Cayo Sombrero in lancia !
Speriamo di scegliere bene ! E’ questo il pensiero che ho in testa, sono sempre in ansia, per il pescatore che ci porterà a un cayo ! Incamminandoci verso il molo veniamo a conoscere Henri che ci chiede dove andiamo. rispondo che vorrei vedere cayo Sombrero e il passaggio ida y vuelta ci costerà 23000 b. Va bene, accettiamo ! Ma Henri prima deve preparare la sua lancia, agganciare il motore e caricare la gasolina a bordo. Non partiamo dal molo principale ma più a sinistra. Alle 10.00 siamo in viaggio e subito ci accorgiamo che non sarà un trasferimento tranquillo. le onde sono alte e tutti e tre siamo già bagnati ! la barca di Henri è una lancia di otto metri di lunghezza con il motore a 40 cavalli. Dopo aver lasciato cayo Muerto e cayo Pelòn (solo un banco sabbioso), siamo puntati verso il nostro cayo Sombrero che pare sia il più bello di tutto il parco Morrocoy. Ormai sono bagnato fradicio e riesco a trovare un riparo al mio zainetto con la camera fotografica. Quando riesco a vedere cayo Sombrero il motore si spegne ! Lo sapevo, non dovevo fidarmi del primo che capita ! Con tutti i pescatori che c’erano al porto avrei dovuto sceglierne uno esperto, chiedendo magari in albergo per un consiglio ! Avrei speso di più però sarei stato sicuro di arrivare al mio cayo. Il motore pare inceppato, non “tira” bene ed Henri non è contento, e non voglio raccontarvi che cosa sto pensando !! E ora che facciamo ? Non abbiamo la radio e nemmeno dei remi. Inizio a credere che qualcuno ci dovrà rimorchiare ! E a nuoto è troppo lontano ! Sto diventando sempre più nervoso, PANICO !! Brum brum, brum dai, dai Henri che ce la fai ! Vuoi aiuto, devo fare qualcosa ? Ma dai che riparte, sìì !! BRUM, SI RIPARTE !!! Dopo diversi tentativi di messa in moto ripartiamo e tiro un grosso sospiro di sollievo ! Siamo vicinissimi a cayo Sombrero, spettacolo ! Bellissimo, da cartolina veramente ! Un vero paradiso caraibico ! A dire il vero sembra che oggi il tempo non sia eccezionale, le nuvole coprono quasi interamente il cielo ma quando il sole appare i colori si accendono regalandoci un panorama mozzafiato ! Passiamo tutta la giornata oziando e facendo il bagno in un’acqua chiarissima e limpida, ricca di pesciolini vicino a riva e pezzetti di corallo sul fondo. Le solite foto ricordo e la consapevolezza di stare in un luogo magnifico, esattamente ciò che immaginavo per isola tropicale. Quando arrivate a cayo Sombrero ci sono due pontili o passerelle di legno e a sinistra c’è l’angolo migliore dell’isola secondo me s’intende, dove ho scattato gran parte delle fotografie di quest’isolotto. Se invece continuate attraversando l’isola fino all’altro lato, solo 2 minuti a piedi arrivate alla spiaggia più grande con servizi pubblici e diverse palme dove legare la propria amaca. Quando sono le 16.30, ora concordata per il ritorno, Henri è puntuale che ci aspetta al pontile. Arriviamo senza problemi questa volta a Chichiriviche alle 17.00 e paghiamo i 23000 b. come avevamo già pattuito. Rimaniamo anche d’accordo sulla possibile escursione per domattina per cayo Muerto per 6000 b. A Chichiriviche il “movimento” serale è scarso, è martedì e non c’è gente per le strade, i turisti sono scarsissimi, penso ci siamo solo noi ! Ceniamo in un ristorante pizzeria “Marina” sul malecòn tutto a destra rispetto l’avenida principal. La pizza è cotta nel forno a legna ed è buona ( anche con la mozzarella di bufala !! ). Alle 21.00 siamo già a letto stanchi e pieni di sonno ed inizio ad accusare una leggera sofferenza della mia povera pelle scottata dall’intenso sole venezuelano… Attenzione al sole che è fortissimo e qui non scherza per niente. Io me ne sono stato sempre all’ombra e vi giuro, sono tornato a casa nero che sembravo un africano !! Utilizzate la crema protettiva almeno con filtro 10 se state sempre al sole, ma evitate lunghe esposizioni ! Altra tattica: mettete una maglietta bianca in spiaggia quando vi sentite scottare…
16-01-02
Sveglia alle 8.00 ! Henri ci porta a cayo Sal ! Abbiamo cambiato idea rispetto a ieri e decidiamo di comune accordo, anche con Henri e sempre per 6000 b., di saltare cayo Muerto per cayo Sal che è leggermente spostato a ovest e dista qualche centinaio di metri in più. In 5 minuti si arriva a questo delizioso isolotto con alte palme che dispensano la preziosissima ombra che mi salverà la vita ! Quando scendiamo siamo solo noi e pochi altri mentre più tardi arriverà più gente rispetto all’escursione di ieri. L’acqua non è bella come a cayo Sombrero però quest’isola ha un suo fascino, mi colpisce lo stesso e l’atmosfera è molto rilassante ! Chichiriviche è di fronte a noi e si vedono i segni dell’urbanizzazione che avanza. Con il passare delle ore apprezzo sempre più cayo Sal, soprattutto dopo aver mangiato in spiaggia e sotto le palme sul telo e ben disteso un piatto a base di pesce : mero enpanado e contorno di insalata e “patacones” ( platano fritto= tajada. Sono una verdura il cui gusto è molto simile alla patata ). Buono il “mero” la carne è saporita e cotta bene. Costo 4000 b. ma ne voleva 6000 il ragazzo che parla italiano ( ho verificato che non avevo 12000 b. ma solo 8000 e allora abbiamo capito che avremmo mangiato lo stesso…..per cui siete voi a fare il prezzo !!). Alle 17.30 ritorniamo a Chichi. Dopo alcune faccende risolte via internet ( a lato dell’hotel Caribana ), mangiamo un pescado intero ( pargo ) a testa con riso e patacones ( 6900 b. ) al risorante “El Caney del mar”. Ricordate che nei ristoranti al conto viene addizionato il 10 % per il servizio. Salutiamo i nostri amici del ristorante ringraziandoli per le informazioni e la simpatia con cui ci hanno accolto.
17-01-02
Dopo aver prelevato in banca con la carta di credito allo sportello, e questa volta sono bastati solo 5 minuti !, e pagato la camera d’albergo, saliamo su una buseta per Valencia (2500 b.) verso le 9.30. Passando per Tucacas, Moròn e Puerto Cabello si costeggia il mare e la strada è fiancheggiata da bellissime palme che caratterizzano il paesaggio fino a quando la strada devia internamente in direzione di Valencia. A Valencia alle 12.20 circa entriamo nel terminal ( 200 b. per accedervi ) e subito risaliamo su un’altra buseta per Maracay (1000 b.). A Maracay ancora prendiamo il bus colorato ( 1900 b. ) che ha come destinazione finale Puerto Colombia ( subito dopo Choroní ). Partiamo alle 13.30. Maracay è caotica e il traffico rallenta l’uscita del bus dalla città. Prima di salire sul bus per Maracay riusciamo anche a controllare gli orari dei bus per Ciudad Bolívar dove andremo tra qualche giorno; gli ultimi bus partono alle 21.15 e alle 23.30 e costano 14000 b. ). Il viaggio che facciamo in autobus fino a Puerto Colombia è stupendo, attraverso il parco nazionale Henri Pittier, immersi in una vegetazione ricca e imponente, con la strada che prima sale e poi scende fino al mare dei caraibi. Arriviamo alle 16.10 a Puerto Colombia e le prime impressioni sono molto positive… Qui ci sono turisti sia locali che internazionali; molti hoteles e posadas. Dopo qualche tentativo a vuoto troviamo la nostra posada: “El Paisano”. Posada “El Paisano”, Puerto Colombia ( Aragua ) Choroní: calle Josè Antonio Maitín N° 4- Puerto Colombia – Telefono: 9911168. La camera doppia con bagno in comune e ventilatore costa 12000 b. Non è il massimo ma risparmieremo ! E l’ambiente è familiare e amichevole. Rolando, il giovane gestore si dà un gran da fare nel cucinare nella cucina proprio davanti a noi, nel cortile della posada. E il nonno “el Paisano”, a torso nudo, ha sempre piccoli lavoretti da terminare… In realtà la posada ha più l’aria di una casa che affitta le camere, entrando si passa nel cortile davanti alla cucina dove Rolando prepara empanadas (500 b.), arepas (1500 b.), pescados (3500 b.) e desayunos creollos ( colazioni creole: arepitas, caraotas=fagioli neri, queso e huevos ). La posada non è male, soprattutto perchè si ha l’opportunità di vedere almeno un po’ come si vive qui, ma sarebbe senz’altro meglio se non ci fosse quell’odore acre e sgradevole di pesce. Veniamo poi a sapere che l’odore deriva dall’olio di fegato (higado) di tiburon (squalo) che il nonno di Rolando estrae e imbottiglia qui in casa. Il nonno ci spiega che l’olio è venduto come medicinale buono per chi soffre di asma; vediamo tante bottiglie pronte ma non ne comprerò neanche una: che puzza ! Maurizio intanto ha già montato la sua zanzariera che appende sopra il suo letto matrimoniale, mentre io dormirò sul letto singolo. La spiaggia di Puerto Colombia si chiama Playa Grande e ci si arriva camminando per 4-5 minuti oltrepassando un ponticello sul fiume. Quando arriviamo a playa Grande resto senza parole perchè lo scenario è meraviglioso ! Una spiaggia lunga e arcuata delineata da stupende palme alte che fanno da sentinella a questa baia protetta ai lati da due promontori. Playa Grande è lunga circa 500-600 metri ed è abbastanza larga, non affollata (ma veniamo a sapere che nei fine settimana si riempie di gente) ed il mare è vivo con fragorose onde che in fondo possono essere anche pericolose. E’ proprio una visione stupenda, camminare sulla sabbia con a un lato il mare e dall’altro le altissime palme che danno ombra e refrigerio a chi campeggia. La sera, dopo aver mangiato alla posada grazie a Rolando che prepara un’empanada (fritta) con chipi chipi (vongole o almejas) e un’arepa rellena di calamares (1500 b.) e cervezas (350 b.) andiamo un po’ a spasso per il paese, ma oltre che bar e baretti non c’è molto altro.
18-01-02
Prendere il sole e abbronzarci: questa è l’idea di oggi e faremo di tutto per rispettarla ! Purtroppo però la giornata inizia male, perché ci sono le nuvole e quindi decidiamo di fare un po’ di fotografie in paese, salendo anche sul promontorio dove c’è una statua di Cristo in croce (per salire si oltrepassa il ponticello e subito si gira a sinistra per un sentiero a destra del fiume e poi si sale per una scalinata in cemento). Da lassù si può vedere tutta Puerto Colombia e le barche dei pescatori ferme nel fiume. Visto che di sole non ce n’è, andiamo a piedi a Choroní. La passeggiata è molto bella perchè la strada e panoramica e si passa per borghi con una foresta davvero bella. La strada è circondata da grossi alberi e da mazzi di canne di bambù così grossi che vorrei fotografarli tutti ma non riesco a farli stare nel mio obiettivo ! Choroní è molto carina e “isolata” rispetto a Puerto Colombia, anche se ci sono alcune belle posadas in case tipiche coloniali. Le case hanno le finestre sporgenti chiuse da un balconcino e sono tutte colorate di blu, rosa, giallo, verde, celeste, viola, arancio, zafferano, ecc. I tetti di tegole danno all’insieme l’aspetto tra il campagnolo e l’antico ed io scatto una foto dietro l’altra. Anche Puerto Colombia ha belle case coloniali ma non come Choroní. Il pomeriggio finalmente in spiaggia ! La sera invece i tambores sul Malecòn e noi lì a comprare pulseras e collanine dai venditori ambulanti. Ci sono anche perline di cartilagine di cazòn (tiburòn giovane) prese dalla spina vertebrale ! L’atmosfera che si respira è piacevolissima perchè siamo in una comunità viva e allegra, prevalentemente di origine africana e anche noi assorbiamo per un momento le sensazioni che si possono godere a Puerto Colombia.
19.01.02 Sole e mare, todo lleno !!!
E’ sabato e arriva la gente, tanta gente qui a Puerto Colombia ! La spiaggia, playa grande, si riempie quasi fino in fondo sin dal mattino ed è un via vai di persone che vengono da Maracay e Caracas per godersi il giorno di riposo: “el fine de semana”.. Gli ombrelloni aperti e le famiglie con i loro grandi frigo portatili e mucho relax ! Io mi immagino come possa essere Puerto Colombia la sera e nei giorni delle vacanze scolastiche….. Siamo in partenza per Maracay e ci godiamo ancora un po’ di sole e di spiaggia fino al pomeriggio quando lasceremo Puerto Colombia per Maracay dove prenderemo il bus che di notte ci porterà fino a Ciudad Bolívar domattina. L’ultima buseta parte alle 17.30 perchè oggi è sabato e allora, con grande anticipo ( non si sa mai …), lasciamo con dispiacere la spiaggia e alla posada facciamo una doccia ristoratrice, che ci rinfresca un po’. Il sole è forte, ma inizio a stare bene, inizio ad abbronzarmi senza patemi, e sento che d’ora in avanti non dovrò più stare attento. Salutiamo Rolando e ci incamminiamo fino al punto dove partirà l’ultima buseta. Partiamo alle 17.50 con ritardo, ma tanto non abbiamo fretta noi ! Noi no, non ci interessa arrivare presto a Maracay, perché trascorreremo la notte sull’autobus ! Il viaggio fino a Maracay è ancora una volta favoloso ! Come all’andata ma adesso è buio fuori, e merengue, salsa, vallenato impazzano a tutto volume !! Immersi nella jungla della montagna, fra curve e tornanti, salite e discese, i freni che stridono, odore di bruciato… ed il burrone che è lì a pochi centimetri ! Quando sono le 19.30 siamo al terminal degli autobus di Maracay. Scendiamo, zaino in spalla e …e subito arrivano gli “addetti” ai biglietti delle compagnie nazionali e statali, addetti e impiegati che ti fanno il boleto “al volo”, senza passare dalla biglietteria. A me puzza un po’ il sistema, chi ci garantisce che i biglietti siano regolari ? Quando il nostro di questi “addetti” autorizzati ci vuole vendere il suo per Ciudad Bolívar ma vede che sono perplesso, ci conduce alla biglietteria per farci vedere che tutto è in regola, esiste veramente la compagnia “Llanos express” e ci indica la foto del busscama ( bus letto ), e poi il prezzo è quello indicato sulla vetrina ! Ok , due biglietti por favor. Precio 14000 b. cadauno. Il bus partirà alle 21.30. Ovviamente munitevi di maglione, cappello, coperta e quant’altro avete perché là dentro fa freddo, molto freddo ! Non riuscirete a dormire senza coprirvi bene, non fate come me che ho “dimenticato” il pullover nello zaino rimanendo con la sola t-shirt addosso mentre tentavo di accoccolarmi tutto, stringendomi e coprendomi le nude braccia infilandole nella maglietta !! Aria condizionata significa benessere per i venezuelani, significa: ho pagato l’autobus ejecutivo e allora fatemi sentire tutto il freddo che potete, voglio ciò che ho pagato e quindi… Quindi bisogna “morire” di freddo, ehh sì, avete pagato tanto ? Beh, beccatevi il frigorifero ! (E questa lezione l’avevo già imparata in Messico…) E se i vostri posti riservati sono occupati, non c’è problema, ci si siede più dietro, vicino alla toilette s’intende ! I sedili sono reclinabili e diventano quasi un letto. Coperta e tappi per le orecchie e siete a posto !
20.01.02
Ore 5.50, arrivo a Ciudad Bolívar. E’ ancora scuro, fa perfino freddino fuori, ma sempre meglio che in autobus ! Mentre decidiamo sul da farsi e mettiamo a fuoco le idee, riesco anche a telefonare a casa ! Telefonare dal Venezuela: una vera avventura !! Ci sono dappertutto i telefoni pubblici che funzionano con le carte telefoniche ( da 3000 e 5000 b. ), “tarjetas telefonicas” o “Cantv”. Ma non pensate sia semplice riuscire a prendere la linea e anche se la ottenete, altri problemi possono arrivare per spegnervi ogni speranza di parlare !! Introduci la tarjeta nuova e aspetti: totale credito = 0 !! Ma come, è nuova di zecca e mi dice che non ho credito ? Allora tiri fuori la scheda e provi di nuovo, ora hai i soldi, componi il numero e non senti niente ! Ma a volte non hai ancora il credito e devi tentare da un’altra parte, ma dove ?? E quindi sei alla ricerca di altri telefoni e il Venezuela diventa una meta “telefonica” ? A Ciudad Bolívar sono riuscito a trovare un telefono funzionante e ho parlato con mio fratello in Italia; dopodiché anche Maurizio ha provato dal medesimo telefono ma adesso non funziona più !! Maurizio dai stai calmo, lo sai come sono le linee qui, non preoccuparti ! Se senti occupato, non preoccuparti e riprova. Se solo potessi riprovare !! Perchè c’è anche la possibilità che il segnale di occupato sia eterno ! E ti potrebbe anche accadere, come è successo a me, che dopo aver sbagliato numero e aver trovato occupato, non ho potuto più riprovare con il numero giusto perchè la linea è rimasta occupata per sempre !! Ma l’elenco è lungo di incidenti e al telefono sentirai fischi, sibili, mormorii strani, echi lontani che assomigliano a parole in italiano, tua mamma che risponde e poi ti attacca giù, il messaggio di “servicio non disponible” sul display, ecc. ecc. Aspettiamo fuori dal terminal la buseta per il centro dopo aver abdicato alle proposte dei numerosi tassisti senza tanto mordente all’uscita del terminal. Con la buseta (200 b.) arriviamo in Paseo Orinoco dove ci sono entrambi gli hotels che ho preso nota dalla guida: l’hotel Caracas e l’hotel Italia. Entriamo all’hotel Caracas ( habitacion doble per 7000 b.) e il señor che ci apre la porta a sbarre, modello prigione, ci spiega che stamattina c’è un gruppo di turisti pronto a partire per il tour di 3 giorni e 2 notti al Salto Angel. Anche noi siamo qui per questo !! Sono le 6.00 di domenica e non abbiamo intenzione di fermarci qui a Ciudad Bolívar. Per questo, dopo che Hector mi illustra come si svolge l’escursione, con gli spostamenti e l’itinerario completo nel parco nazionale di Canaima, decidiamo di aggregarci anche noi pagando la somma di 200 Us $ ( la somma comprende tutto tranne la tassa di entrata al parco nazionale di Canaima di 8000 b.). Io e Maurizio paghiamo con travellers cheques e anche un po’ di dollari in contanti. Prepariamo solo lo zainetto da portarci via, e lasceremo quello grande qui in hotel, in una zona riservata per il deposito bagagli in cambio di una ricevuta. Nello zainetto metto due magliette pulite, alcuni farmaci antinfiammatori, tappi per le orecchie, un paio di calze, spazzolino e dentifricio, sapone, impermeabile k-way, penne e libricino e macchina fotografica. Vi consiglio però di portarvi anche un libro oppure la guida ( io le ho lasciate nello zaino grande…). Per raggiungere Canaima utilizzeremo un aereo Cessna che parte dall’aeroporto di La Paragua, un villaggio a sud, a circa 200 km da Ciudad Bolívar. Arriviamo a La Paragua alle 12.30 dopo quattro ore e mezzo di viaggio con una buseta tutta cigolante. Il pueblo è piccolo e abbandonato, ma l’aeroporto è vicino a Canaima ed il volo sarà solo di 15 minuti. Quasi subito saliamo sul nostro Cessna, io, Maurizio, e altri due ragazzi. Ma è la prima volta che salgo su un trabiccolo del genere ! Fino a quando sapevo si dover salire su un Cessna ero tranquillo, ma adesso sono a bordo di questo apparecchio piccolo piccolo ! Chissà come sarà il volo, speriamo bene ! Si decolla subito e siamo già in alto. “Es como un carro ” dice il pilota, e non ho niente da dire ! Sì, è come un’automobile, un motore, ma se si ferma che si fa ? Io sono seduto a fianco, a destra, del pilota e inizio a guardare giù, scattando alcune foto del panorama che via via si fa sempre più entusiasmante. Si vede la folta vegetazione verde, e fiumi che si snodano e assumono forme simili a un serpente marrone. Avanti a noi si può vedere una montagna piatta, un “tepui”, tipica di questa regione. Il vento fa sbandare il Cessna, ma ormai sono in ballo e quindi ” bisogna ballare ” ! Il pilota fa anche lo spiritoso e per un momento lascia la cloche e.. ..si scendeee !! Poi subito dopo tira su l’aeroplanino dolcemente lasciandosi cullare dalla corrente. Quando siamo in prossimità della laguna di Canaima, iniziamo a scendere e atterriamo sulla piccola pista asfaltata dell’aeroporto. Beh, devo ammettere che il volo è stato sicuro, divertente e perfino eccitante !! All’uscita bisogna pagare la tassa d’entrata al Parco Nazionale di Canaima di 8000 b., dopodiché veniamo “raccolti” dalle nostre guide che ci seguiranno per i prossimi 3 giorni. Dopo aver atteso anche gli altri nostri compagni, andiamo al campamento della Tiuna Tours dove ci aspetta il pranzo a base di pesce e riso. Le guide ci spiegano come si svolgerà il tour, in lancia e anche a piedi, facendo attenzione alle cascate e alla corrente e sperando che l’acqua del fiume sia sempre sufficiente per la navigazione. Avevo letto che questo tipo di escursione, attraverso il fiume con la lancia, si poteva fare solamente durante il periodo delle piogge e cioè più avanti a partire da marzo-aprile fino a ottobre-novembre. Invece, anche adesso a gennaio siamo riusciti a partire e l’escursione ci è stata venduta e proposta proprio perché era fattibile ! Il nostro gruppo è formato da 18 ragazzi e ragazze di tutto il mondo, accompagnati da due guide locali e dagli uomini che guideranno le due lance. Gli zainetti vengono messi in sacchetti di plastica e raccolti per essere imbarcati dal personale della Tiuna Tours, mentre noi partiamo con le guide a piedi. ( ci consegnano anche dei sacchetti più piccoli per le macchine fotografiche, ecc.). Iniziamo il giro navigando nella laguna a fianco delle cascate “Ucaima”, “Golondrina” e “Hacha” che sono incredibili ! Un vero spettacolo. L’acqua è rossa perchè contiene i prodotti di degradazione della vegetazione circostante, c’è molto ferro e tannino che fanno assumere al fiume un colore simile al thè ! A piedi raggiungiamo altri due salti, El Sapo ( che lo superiamo sotto ! ) e El Sapito sotto il quale facciamo il bagno. Che bello ! Ci voleva proprio, è da ieri pomeriggio che aspettavo questo momento ! L’acqua non è fredda, si sta bene e ti lascia la pelle morbida e levigata ! Sembra acqua saponosa ! I capelli sono come dopo un trattamento balsamico, che paradiso ! La guida mi spiega che loro bevono quest’acqua, ma a noi avrebbe un effetto spiacevole… Ora iniziamo il viaggio in lancia lungo il rio Carrao, sarà un viaggio lungo e piacevole, ma non riesco a scattare molte foto, gli schizzi d’acqua possono colpirti da un momento all’altro. Verso le 17.00 arriviamo al nostro campamento, “Aonda”, dove dormiremo stanotte e poi domani in amache all’aperto, sotto un tetto. Le amache sono disposte su più file una vicina all’altra e tutte contengono una coperta che sarà preziosissima per la notte ! Ma con chi russa vicino ? Come si fa ? Fate come me, portatevi i tappi per le orecchie !! Ci sono i bagni, le docce, caffè 24 ore su 24 e la natura selvaggia del “mundo perdido”. La cena è tutto sommato discreta, carne, riso e patate, acqua e thè ( non è l’acqua del fiume per fortuna !! ), pane e caffè.
21-01-02
Oggi ci attende la giornata più importante. L’arrivo al Salto Angel, la cascata più alta del mondo, obiettivo principale di questo tour di 3 giorni. Si parte presto, verso le 8.00 dopo la colazione. Navighiamo almeno per un’ora e mezzo e alla fine ecco !! Il salto Angel, altissimo e meraviglioso, un getto d’acqua sottile e lungo che ti incanta e ti lascia sensazioni indescrivibili ! La visione della cascata mi ha fatto venire i brividi ! Lasciata la lancia, a piedi si inizia un percorso di un’ora e mezzo ancora, attraverso la jungla fino al mirador dove si può ammirare in tutto il suo splendore il salto, senza ostacoli e piante davanti. Uno spettacolo della natura, eccezionale ! E non è finita perchè, più in basso sempre seguendo il sentiero si arriva alla base della cascata, o meglio, la seconda pozza dopo che l’acqua scesa, ricade più avanti. E lì, sotto quel filo di un chilometro d’altezza, facciamo il bagno ! Il sole sembra che voglia regalarci una giornata indimenticabile, mentre le nuvole spariscono quasi del tutto. Non riuscirò mai a piegare ciò che ho provato sotto il salto Angel, ma una cosa è sicura: vivete anche voi queste sensazioni non smettendo nemmeno un secondo !! Purtroppo viene il momento di tornare indietro. Prima di salire sulla lancia mangiamo su dei tavoli di legno pollo e patate, un po’ di relax al sole vicino al fiume e poi si torna ai nostri letti !! Sono le 16.00 circa, forse avremmo potuto restare un po’ di più al salto, ma poi viene buio, e la sicurezza in barca non è mai al 100 %. La lancia è sicura, non si è mai sicuri delle condizioni del fiume, se l’acqua è alta e si può scendere senza problemi… Il ritorno è più veloce perchè abbiamo la corrente a favore del rio Churùn e del rio carrao poi. Per le fotografie di rito lungo il fiume c’è un problema: gli schizzi d’acqua che spesso si ricevono non sono prevedibili ed io mi rassegno a tenere quasi sempre la macchina fotografica chiusa nel sacchetto di plastica. L’altipiano Auyàn-Tepui ed i suoi cañon rendono il paesaggio così suggestivo e unico che ogni angolo di questo posto meriterebbe la sua descrizione, considerando i colori, i profumi, i suoni e tutte le sensazioni che riescono a provocare. Al campamento, cena con pasta al ragù e poi a nanna…..
22-01-02
Il programma di oggi è quello di tornare a Ciudad Bolívar. Ritorniamo in lancia fino a Canaima dove arriviamo verso le 11.00. Purtroppo l’aereo prenotato per noi due e per Lisa e Russell, nostri compagni di volo, partirà nel primo pomeriggio e quindi aspettiamo al campamento della Tiuna Tours, dopo aver mangiato qualcosa offerto dall’organizzazione stessa, fino alle 15.00 quando ci avvertono che l’aereo è arrivato e possiamo partire. Arriviamo con il trattore ! all’aeroporto, chiamiamolo così, una striscia d’asfalto dove decollano Cessna e altri aeroplani bielica. A sorpresa, e con grande gioia, questa volta voleremo fino a Ciudad Bolívar e non a La Paragua, un’ora e venti di tempo evitando il noioso e stancante spostamento terrestre da La Paragua in buseta ! Non dovremo ripercorrere i 250 km di strada ! Il volo rispetto all’andata è migliore, forse questo Cessna è più stabile e non si sentono le folate di vento come due giorni fa, e le nuvole all’orizzonte non riescono più a spaventarmi. Il pilota sembra anche più serio di quello dell’andata e l’atterraggio all’aeroporto di Ciudad Bolívar è perfetto, meglio di un Boeing ! All’aeroporto salutiamo i nostri due amici di Whashington DC, Lisa e Russell, e, dopo l’ennesimo scherzo dei telefoni venezuelani…., arriviamo all’hotel Caracas verso le 17.00 in taxi (1600 b.). Prima però riusciamo anche a “perderci” in periferia a bordo della buseta sbagliata !! ( chiedere del bus per Paseo Orinoco…!). In hotel ritiriamo i nostri zaini e prendiamo una camera per stanotte ( 7000 b.), la n° 5, con 2 letti, bagno e doccia, ventilatore e …scarafaggi compresi nel prezzo !! La camera è decisamente fatiscente, ma riesco ad adeguarmi e non mi lamento; tanto domattina partiamo per Puerto La Cruz. L’impressione che ho di Ciudad Bolívar è diversa rispetto a quella che ho avuto quando sono arrivato due giorni fa, ora c’è molta gente per le strade, il paseo è un brulicare di persone e il traffico è caotico. E’ molto umido, pioviggina e il caldo è abbastanza opprimente; per fortuna sale una leggera e piacevole brezza che mitiga la calura. L’Orinoco ( il terzo fiume più lungo del Sudamerica ) è lento e imponente, e l’architettura della città è “antica” per le case coloniali dall’aria abbandonata. L’hotel Caracas ha un’attività parallela a quella di albergo e cioè la possibilità di acquistare e organizzare tours a Canaima e Salto Angel, Gran Sabana, Roraima, rio Caura, ecc. Le agenzie interessate sono la Tiuna Tours, con cui ci siamo trovati benissimo, la Canaima Tours e la Bernal Tours. Con l’Auyan-Tepui Tours invece si prenota all’Hotel Italia qui vicino, ma anche in altre agenzie della città. Dopo il tentativo fallito di prelevare da uno sportello automatico della Uni Banca, decidiamo che è ora di cenare e lungo il paseo, dopo diversi tentativi a vuoto, entriamo in un ristorante tipico “Tasca Blohm”, dove mangiamo male e non è economico. La notte in camera è un inferno: afosissimo, non un alito d’aria….aspettando l’assalto delle cucarachas !
23-01-02
La Banca Uniòn apre alle 8.30 e dopo mezzora di fotocopie e verifiche di carta di credito e passaporto riusciamo a prelevare i nostri sospirati bolivares ! Evviva !! Solo 30 minuti, un miracolo ! Arriviamo in buseta al terminal degli autobus, la buseta si prende di fronte all’hotel Caracas, direzione sinistra. Il bus per Puerto La Cruz, senza aria condizionata della “Expresos La Guayanesa” parte alle 10.15 ( 5000 b. da chiedere prima..). Prima di partire però la nostra colazione è deliziosa con “pastelitos” fritti al formaggio e prosciutto ( 350 b. ). Piove leggermente ed è afoso, lasciamo Ciudad Bolívar in direzione nord, verso il mare finalmente ! Da Puerto La Cruz vogliamo proseguire più a est fino a Santa Fé, sulla costa, nello stato di Sucre. [Da ieri sera Maurizio è nervoso con tutti e ce l’ha con ogni cosa, sbuffa in continuazione e sembra seccato per ogni inconveniente che capita, non riesce a trovare la soluzione per districarsi bene nella quotidianità di un paese molto simile a tanti altri non solo sudamericani. Forse a questo punto del viaggio è un po’ stanco e lo lascio stare, sicuro che alla fine capirà.] “Quasi sempre e ovunque l’adattamento significa comprensione anche se non si possono giustificare atteggiamenti e modi di fare diversi dai nostri….” Arriviamo a Puerto La Cruz, stato di Anzoategui, alle 15.47 ed il cielo è sereno; il paesaggio fin qui non è stato memorabile. All’uscita del terminal chiediamo per Santa Fé. I “por puestos” o taxi collettivi sono furgoncini che partono quando si riempiono, noi due aspettiamo assieme ad altri passeggeri che arrivino altre due persone. Uscendo dal terminal all’angolo a ovest si trovano questi por puestos… Il prezzo è di 1000 b. e ci impiegheremo circa 45 minuti, con un bel panorama sulla nostra sinistra sulle isolette del Parco Nazionale Mochima. La strada si alza rispetto al mare e oltrepassiamo diverse spiagge che sembrano molto carine ( Conoma, Conomita, Arapito, Playa Colorada, ecc. ). Quando arriviamo a Santa Fé, scendiamo al capolinea assieme a una signora che ci consiglia l’hotel dove lavora: il Café del mar. Vabbè, la camera non è un granchè ma è economica ( 8000 b.) e siamo proprio sulla spiaggia, e c’è anche il ristorante. La stanza con bagno e doccia è abbastanza pulita ma anonima e “chiusa”, tuttavia decidiamo che per questa notte va bene ma domattina andrò a vedere se il Bahia del Mar è migliore… Il cafè del mar si trova all’inizio ( est ) della spiaggia ad ha il ristorante proprio vicino al bagnasciuga dove mangeremo nei prossimi giorni. L’Hotel Posada “Bahia del Mar” più in là, a sinistra camminando sulla spiaggia, è gestita da una giovane signora francese, ha un ambiente più simpatico anche grazie al cortile di entrata dove si può usufruire della cucina a disposizione degli ospiti. Visitando la posada, mi viene fatta vedere una camera per due persone molto carina e luminosa, pulita e fresca. Il prezzo è di 10000 b. Rimango d’accordo per domattina. La spiaggia di Santa Fé non è proprio così bella, tuttavia c’è molta tranquillità ed il tramonto è stupendo ! Alla mattina ci sono diverse escursioni organizzate che fanno alcuni giri verso le isole del Parco Nazionale Mochima: il giro inizia alle 10.00 e si ritorna alle 17.00, tutto per 5000 b. a testa. Per esempio dal Café del mar parte una barca per 3 isole ( islas Caracas pequeña e grande e isla Venado ), mentre altre barche sulla spiaggia possono portarti all’isola Arapo e alla “piscina”, sempre per 5000 b., ma contratta sempre ! La sera ceniamo al Café del Mar, mangiando benissimo: calamares al ajillo deliziosi ( 3000 b.), pescado “sierra” a la plancha (3500 b.) buono, simile al tonno e al pesce spada, contorno di insalata e patatine fritte e 3 cervezas ( 400 b.) Certo che cenare in spiaggia in maglietta e calzoncini corti, i piedi immersi nella sabbia e lo stupendo panorama che ho davanti rendono questo momento indimenticabile !
24.01.02
Stamattina siamo d’accordo di spostarci alla Posada Bahia del Mar e così facciamo. Traslochiamo nella camera che avevo visto ieri sera e siamo soddisfatti nonostante paghiamo 2000 b. di più. Siamo anche intenzionati a partecipare all’escursione in barca per le isole Caracas e Venado dal Cafè del Mar ( bisogna portarsi il bere e da mangiare in quanto non ci sono strutture su queste isolette ). Alle 10.00 siamo pronti giusto fuori dal cafè del Mar per l’uscita in barca ma ancora non c’è nessuno, sembra che non si parte oggi ! Aspettiamo ancora ma niente, stamattina non si parte, forse perchè non ci sono altri che con noi vogliono partecipare a questo giro. Intanto io faccio conoscenza con Sandro, un ragazzo argentino simpaticissimo, che sta visitando il Venezuela in solitario, appena arrivato qui a Santa Fé. Con lui andiamo a mangiare qualcosa al mercato. Il mercato di Santa Fé è appena dietro il Cafè del Mar, come tutti i mercati del paese è molto caotico e sporco anche perchè vicino c’è il porticciolo con le barche ferme dei pescatori e i pellicani a fare da spettatori. Frutta e verdura, carne, pollame, pesce, semi e dolci, sono i prodotti venduti. Il pomeriggio lo passiamo in spiaggia al sole, mentre la sera è piacevolissima in tutto relax a godere del tramonto in spiaggia. Il tramonto è veramente speciale, non dimenticherò questi momenti ! Al baretto del “siete delfines” conosciamo Paola e Giuseppe dell’isola D’Elba. Entrambi vorrebbero esplorare anche le spiaggette vicine a Mochima, una delle quali sembra sia la più bella, Playa Blanca. Per andare a Mochima però non ci sono collegamenti diretti da Santa Fé e quindi bisogna prendere una buseta o por puesto in direzione di Cumanà e scendere al crucero dove inizia la carretera che scende fino a Mochima. Dal crucero si può prendere un por puesto ( molto pochi…), fare l’autostop oppure un taxi. Infine a Mochima bisogna arrangiare coni pescatori locali l’uscita in barca e scegliere le spiagge o le isole più belle. Dopo una doccia veloce, qualche cerveza con un pescatore vicino al mercato ( che mi dice che qui la polizia ( vicino a me !!) non si occupa degli abitanti, non protegge la gente come dovrebbe, “non tiene cuidado para nosotros, con los turistas sì, pero con nosotros no !”. Io devo far finta di non capire purtroppo, anche se ho capito tutto, nego e cerco di cambiare discorso ! Anche se il pescatore ha sicuramente bevuto un po’ troppo, penso che dica la verità ed io non posso lasciarmi andare perchè i poliziotti ascoltano tutto ( anche se hanno anche loro scolato diverse polar…). Tuttavia inizio a conoscere questo paese meglio, almeno credo. Come al solito cena al Cafè del mar con filete di “dorado” ( 3600 b.) insalata e patate fritte. Sono le 21.40 e già si chiude ! Il ristorante accanto è più caro e non rimane che il cafè del Mar dove mangiamo assieme a Paola e Giuseppe. In precedenza in spiaggia mi accordo con William, un ragazzo che dispone di una barca e che può portarmi all’isola Arapo e “la piscina”; decidiamo per 3500 b. per persona e gli spiego che domattina saremo in sette a prendere parte al giro ( due americani di Boulder-Colorado, due francesi, noi due e Sandro ). Forse faremo una sosta anche a Playa Colorada che sta quasi di fronte all’isola e dove penso che incontreremo Paola e Giuseppe che vogliono andarci con un por puesto.
25-01-02
Escursione a Isla Arapo e “la piscina”. Verso le 10.00 partiamo in barca. Siamo in nove, io, Maurizio, Ely e Catarina, Valerio ed Erica, Morten e due francesi. Paghiamo 3500 b. come concordato. Il viaggio in barca è bello, il panorama è stupendo allontanandoci da Santa Fé e ci spingendoci verso nord ovest si possono vedere alcune spiagge sulla costa, playa Colorada, Playa de los pescadores e playa Arapito che è proprio di fronte a isla Arapo. A un certo punto vediamo pure i delfini e allora William rallenta e inizia a seguirli ! Incredibile, pare che anche i delfini ci seguano e lo spettacolo a cui assistiamo è meraviglioso !! Che belli, siamo tutti sulla prua incantati dalla danza dei delfini che ondeggiano davanti a noi: sembra che vogliono giocare ! Prima di Arapo ci fermiamo qualche minuto per una nuotata alla “piscina”, un’isoletta piccola piccola dove sorge una casa abbandonata e le cui acque sono trasparenti e interessanti per fare snorkeling. A me non è piaccia così tanto, ma comunque a una nuotata non dico di no. All’isola Arapo William ci lascia in una bella e solitaria spiaggia e rimaniamo d’accordo per farci venire a riprendere verso le 15.30. Paghiamo subito i 3500 b. anche se io vorrei averlo fatto al ritorno. La spiaggia ha un’aria molto rilassante e ci sistemiamo tutti sulla sabbia a prendere il sole. Alcune grosse iguanas sono appena dietro, e iniziano ad osservarci sperando nella generosità di qualcuno di noi. Portatevi l’acqua e un po’ di frutta, sulla spiaggia non c’è niente. Si sta bene al sole e ormai non devo più stare attento ai forti raggi. Il Venezuela, anche se non è completamente attrezzato al turismo e ogni giorno ti riserva qualche imprevisto, ha il pregio di offrire paesaggi ancora “vergini” e momenti indimenticabili in pieno relax e “disfrutar” ogni attimo. Il clima è eccezionale in gennaio, fa caldo e il sole è forte ma non è umido ( solo a Ciudad Bolívar abbiamo sofferto un po’…) e la sera c’è sempre una piacevole brezza. Santa Fé, ma ce ne sono tanti di posti così, è un villaggio senza tante regole, dove si va in giro scalzi e a torso nudo e assaggiare un po’ di vita di Venezuela…. Una volta tornati a Santa Fé decidiamo di andare, come da consiglio del barista sulla spiaggia, a comprare il ron al crucero sulla strada costiera. A piedi ci incamminiamo lungo la strada fino all’incrocio dove partono gli autobus i taxi e i por puestos. Lì c’è una “licoreria” dove acquistiamo il ron “Pampero Aniversario” ( 5000 b.) e il “Cacique” ( 3500 b. ). Torniamo passando per la strada che taglia in due il pueblito fino alla spiaggia; la gente è cordiale e sorridente, non abbiamo avuto problemi camminando dalla spiaggia fino al crucero e da lì ancora fino al centro…. Ci sono voci che raccontano che Santa Fé sia pericolosa, soprattutto di notte, che circoli molta droga e la delinquenza sia sempre in agguato; non so se tutto ciò sia vero, sicuramente ho avvertito in certi momenti sensazioni non proprio piacevoli, ma non si può generalizzare. A Santa Fé sono stato bene nonostante certi discorsi, non sono andato in giro la notte ovviamente, però la mia impressione della gente è molto positiva. Ceniamo ancora al Cafè del Mar con parrilla de pescado (4000 b.) e i buonissimi calamares al ajillo, assieme a Morten e Sandro, dei veri amici ! Ma dopo che si fa ? Nada, non c’è niente altro che ammirare le stelle e sorseggiare una polar in compagnia ! Io passo un po’ di tempo alla bodega vicino al mercato, appena dietro il ristorante, dove incontro ancora il pescatore dell’altra sera, Rafael Pantojo Oronò, forse campione olimpico di pugilato pesi super mosca che mi ricorda i begli anni che furono e la sua vita sregolata che trascorre qui a Santa Fé. Ma che dire ancora; a Santa Fé si può vivere bene, in pace e conoscere la libertà, riuscire a cogliere un po’ della simpatia degli abitanti e godere dell’atmosfera caribeña del pueblo costiero. Non c’è molto da fare, tomar una cerveza, un trago de ron e parlare con gli amici che ti spiegano la differenza di sapore della cerveza Brahma “di ritorno” e quella “di non ritorno”, di pugilato, di conoscenze italiane e di ron, di petrolio, di musica llanera e joropo, delle mujeres che non sono fedeli……….asì es Venezuela !!
26-01-02
Ultimo giorno a Santa Fé ! Dopo il solito frittellone al formaggio di cui non conosco il nome ma che ormai non possiamo più scordarci a colazione incontriamo Morten con cui andiamo a Playa Colorada con un por puesto (500 b.) preso sulla strada di uscita dal paese. Playa Colorada si trova a circa sette chilometri da Santa Fé verso Puerto La Cruz ed il suo nome deriva dal colore rosa-arancione della sabbia. La spiaggia è molto coreografica, tipica con le alte palme che fanno da contorno e alcune barche ferme a poca distanza dalla riva. Offre proprio un bel colpo d’occhio ! Oggi è sabato e la spiaggia dovrebbe riempirsi di gente, soprattutto venezuelani. Via via arriva gente che mangia, ride insomma si diverte al mare. Incontriamo anche Giuseppe e Paola e assieme a Morten passiamo proprio una bella giornata ! Al chiosco di Luìs Enrique beviamo una cerveza e mangiamo “tostones” che sono delle simil-frittelle di platano fritto ( 2500 b. ). Luìs è appassionato di calcio, molto informato dell’Italia e con lui parliamo anche del Venezuela, del turismo che è sacrificato, non considerato a dovere…. E indovinate dove passiamo l’ultima sera a Santa Fé ? Claro, al Cafè del Mar, a cenare con Sandro, Paola e Giuseppe. Sandro è il massimo per simpatia; me voy temprano a Argentina !! Seguro ! A Patagonia, a San Martin de los Andes ! E dopo cena fiesta ! Con sandro, Morten, e altri turisti vado a una discoteca locale ( io sono scalzo !!! ), accompagnati da un ragazzo del luogo, una piccola ma carina discoteca con tanti giovani che ballano al ritmo delle musiche moderne, purtroppo non latinoamericane come piacciono a me. All’entrata non si paga, i turisti non pagano niente ! Vicino alla discoteca, accanto c’è una sala all’aperto dove si balla merengue ! Tornando indietro in albergo saluto prima Sandro e gli altri e sempre scalzo ritorno passando per la spiaggia. Addosso non ho molti soldi, solo alcuni spiccioli, è per questo che non temo pericoli, e poi sono pure scalzo…!
27-01-02
E’ il giorno della partenza ! Alle 17.40 parte il nostro volo di ritorno per l’Italia. Dobbiamo arrivare a Caracas in tempo e con un ampio margine di anticipo ! Non si sa mai, bisogna sempre considerare la possibilità di contrattempi e ritardi, quindi non vogliamo rischiare, partiremo presto ! Sveglia alle 5.30 !! Alle 6.00 siamo già al crucero di Santa Fé per salire su un por puestos diretti a Puerto La Cruz. Da Santa Fé a Puerto La Cruz rivedo le spiagge che si susseguono lungo la costa e di fronte le isolette del Parco nazionale Mochima. L’alba di questa domenica è meravigliosa e penso già alla prossima vacanza, dove sarò la prossima volta, dove vedrò un’alba ancora così bella ? Ritornerò ancora a Santa Fè ? Disgustati dall’aria “al gasolio” del furgoncino del por puestos, scendiamo finalmente al terminal di Puerto La Cruz pronti per il prossimo viaggio in autobus per Caracas. Compriamo il biglietto del bus ejecutivo che parte alle 7.30, con aria condizionata, tv, bagno e poltrone letto a 8000 b., ma c’è anche un bus più economico (ma più lento) a 6000-5000 b. ? Partiamo verso le 7.40, dovrebbero essere 4-5 ore per Caracas, alle 10.00 sostiamo lungo la strada per un caffè o un panino; ricordate che i prezzi sono quasi il doppio e un arepa al formaggio vi può costare 2000 b. Caracas inizia con sobborghi che anticipano la città vera e propria. E’ impressionante questa città, sparpagliata e “protetta” dal monte Avila. Arriviamo a Caracas alle 12.30 al terminal “La Bandera”. Dal terminal ci dirigiamo a piedi, uscendo si scende lungo la strada a sinistra, alla fermata metro “La Bandera” dove prendiamo la corsa diretti alla stazione “Gato Negro” ( direzione “Propatria” ) dove dovrebbero partire le busetas per l’aeroporto. E così è, all’uscita chiedo e trovo subito la buseta giusta con le fiancate colorate a bande orizzontali blu, grigio, celeste e bianco con la scritta ” Aeropuerto Internaciònal S.B.” in piccolo e in corsivo. Il costo del biglietto, che si fa a bordo, e di 2500 B. Arriviamo all’aeroporto alle 14.30 ! Siamo in anticipo, meglio così ! La buseta ferma prima davanti le partenze dei voli nazionali e poi a quelle internazionali. La fermata è proprio fuori il terminal. Al check in paghiamo anche la tassa di uscita dal Venezuela di 11000 b. ( circa 14 $ ) ma è una tassa ridotta in quanto parzialmente è gia stata pagata con il biglietto stesso del volo aereo. In aeroporto non c’è molto, non ci sono tante possibilità per spendere gli ultimi bolivares bene, il duty free non è così economico ( il ron Pampero aniversario costa 15 $, cioè 10000, a fronte dei 5000 b. che ho pagato io a Santa Fé…). Adesso la vacanza è davvero finita, siamo in attesa di imbarcarci e dopo il decollo verso le 18.00 ammiriamo l’ultimo stupendo tramonto su questo fantastico paese ! [Il Venezuela ha parecchio da recuperare, è una terra ricchissima, non solo di petrolio, caratterizzata da un’ampia varietà di paesaggi che vanno dal mare ( caraibi e isole ) alle pianure “los llanos”, alla montagna delle Ande, all’Amazzonia e alla Sabana. La gente è un miscuglio di razze, indios, spagnoli-europei, africani e creoli “creollos”. Le strutture turistiche sono molto approssimative e i disagi all’ordine del giorno ( telefoni, computer, acqua, fognatura, delinquenza, sporcizia…). E’ sempre costante ed evidente ( griglie metalliche antifurto alle finestre e ai balconi e nei negozi, vigilantes armati fuori e dentro i negozi..!!) una malfidenza fra la gente e la paura dovuta a scippi e rapine. Essenzialmente credo che i venezuelani siano persone allegre e affabili, che si sanno divertire in ogni occasione e godere la vita. Con lo sviluppo del turismo ho la sensazione che il Venezuela possa risorgere e guadagnarsi diversi primati a livello internazionale. Spero che la gente spinga verso la direzione giusta e costruisca una base sicura e duratura.