Viaggio a Bologna, Mantova e Sabbioneta

di Gianni Fornai e Donatella Boscaglia
Raramente abbiamo fatto un giro turistico per visitare alcune città della nostra penisola e abbiamo sbagliato andando sempre all’estero. I treni sono più puliti di quanto ricordassimo, con l’aria condizionata e puntuali. L’arte italiana è stata nel passato all’avanguardia, cibo e bevande sono invidiati all’estero, gli alberghi che abbiamo trovato hanno prezzi ragionevoli e servizi di qualità. Abbiamo scelto di andare a Bologna sull’onda dei miei ricordi infantili ed adolescenziali frutto di visite ai parenti ivi residenti, abbiamo scelto Mantova e Sabbioneta perché non conoscevamo né la città, né la cittadina se non grazie alla lettura di libriccini, tra i quali il primo di una serie pubblicato alcuni anni fa da un noto quotidiano.

Chiudiamo la premessa precisando che delle trenta città italiane scelte dai curatori della serie ne avevamo comunque già visitate ventuno. Ma da diversi anni siamo andati solo all’estero.

8 luglio. Siamo partiti presto da Follonica, abbiamo cambiato treno a Firenze e siamo arrivati a Bologna alle 10.35 con la Freccia Rossa. All’albergo Millen ci permettono di lasciare i bagagli, due piccole valigie, in una stanzina e così siamo liberi di cominciare a visitare la città con una temperatura quasi ragionevole. Percorrendo via dell’indipendenza sotto l’ombra dei portici evitiamo un’insolazione. Arriviamo a Piazza Maggiore che insieme a Piazza Nettuno e Piazza Re Enzo forma un unico spazio aperto. In lontananza si scorgono le due torri: la Garisenda e gli Asinelli. Non possiamo ammirare la statua del Nettuno perché viene restaurata protetta da un capannone. Entriamo in San Petronio dove il turista è sottoposto a varie gabelle, da due € per scattare fotografie a altri soldi per vedere la Cappella dei Re Magi, una delle 22 cappelle presenti nella chiesa. Sono presenti pochi turisti e la visita si svolge nel silenzio e nella calma. Usciti diamo un’occhiata al cortile del Palazzo d’ Accursio e alle facciate dei numerosi edifici che circondano la piazza. Torniamo in hotel per uscire il pomeriggio dopo un sonnellino pomeridiano che ci rimetta in sesto dopo l’alzataccia mattutina. La camera dell’albergo non è grande e l’aria condizionata è programmata a livelli troppo alti. La abbassiamo. C’ è comunque tutto il necessario compreso un piccolo frigorifero la cui esistenza verrà scoperta dopo del tempo. D’altro canto davanti all’ hotel due piccoli negozi vendono acqua e bibite ghiacciate. Abbiamo scelto questo hotel perché vicino alla stazione e con un prezzo ragionevole. Segnaliamo in positivo l’ottima colazione compresa nel prezzo e in negativo la tenda che dovrebbe oscurare la finestra. Nel pomeriggio usciamo verso le 16 avvolti dall’ aria infuocata estiva. Percorriamo diverse vie (Amendola, Marconi, Barberia, Farini) e ci fermiamo al fresco in piazza Cavour dove consumiamo un ottimo gelato. Quando la temperatura accenna a essere meno insopportabile ci dirigiamo in piazza S. Stefano dove ritorneremo il mattino seguente per vedere le chiese, ceniamo in uno dei numerosi piccoli ristoranti della città e torniamo per via indipendenza all’albergo.

9 luglio. Ci alziamo presto e facciamo un’abbondante colazione alle 7 in albergo. Attraversiamo la città deserta passando per il parco Montagnola dove dormono diverse persone all’aperto. Riusciamo con un po’ di fatica a trovare la strada S. Stefano che ci porta all’omonima S. Stefano alle sette chiese. Di queste sono attive la Chiesa del Crocefisso, del Calvario e quella dei SS. Vitale e Agricola. Interessanti il Chiostro benedettino e il cortile di Pilato. Scattiamo diverse foto dell’interno senza disturbare i fedeli. Usciamo e per via Rizzoli torniamo a piazza Nettuno. Stanchi di camminare prendiamo il trenino che porta a San Luca. Lungo il percorso vediamo numerose persone che affrontano la salita, qualche coraggioso in bicicletta e qualche atleta di corsa, nonostante il caldo. Torniamo indietro con il trenino in quanto i biglietti sono di andata e ritorno. Durante il tragitto vediamo la Chiesa di San Francesco e Porta Saragozza. Nel prezzo è compreso un commento per turisti da ascoltare con le cuffie. Ci resta da vedere Palazzo d’ Accursio con le numerose sale ornate di dipinti. Ricordiamo la Sala Rossa perché assistiamo alla partenza degli sposini di un matrimonio e all’arrivo di sposini di un secondo matrimonio- La Sala Rossa, di rappresentanza, ci è sembrata la più bella di tutte quelle del Palazzo. Di ritorno ci fermiamo di nuovo al Parco Montagnola per rientrare in albergo e riposarci. Nel pomeriggio, dopo aver dormito, facciamo un altro giro della città.



10 luglio. Usciamo dall’hotel prima delle sette e facciamo colazione per strada rinunciando a quella dell’albergo per essere sicuri di prendere il treno. Il viaggio fino a Mantova, cambiando a Modena, è tranquillo e con il fresco dell’aria condizionata L’ hotel Bianchi si trova proprio davanti alla stazione. Al nostro arrivo alle 9.15 mettono subito a disposizione la camera. Comportamento insolito di rara gentilezza. La camera è ampia, con aria condizionata, finestra con persiane apribili, letto ampio, bagno ugualmente grande e con spazio intorno al lavandino dove depositare i vari tubi e flaconi utili alle abluzioni mattutine. La colazione è self service e con buona scelta. Noi usciamo comunque per non perdere tempo. E’ lunedì e i musei sono chiusi meno palazzo te dove andremo il pomeriggio. Le chiese sono, invece, visitabili. Ci fermiamo ad ammirare la Basilica di Sant’ Andrea, costruita su progetto di Leon Battista Alberti e arricchita nei secoli da interventi di artisti noti e meno noti. Nella cappella funeraria a sinistra dopo l’ingresso si trova sepolto Andrea Mantegna che ha contribuito ad arricchire la città di numerose opere d’arte. Poco oltre si trova Piazza delle Erbe con la rotonda di San Lorenzo. La chiesa, interamente costruita in mattoni, si caratterizza per la pianta circolare e le colonne interne che seguono l’impianto geometrico del cerchio. Non sono invece visitabili il Palazzo della Ragione e la Torre dell’orologio perché in fase di ristrutturazione. Proseguendo la visita entriamo in piazza Sordello dove si trovano il Palazzo ducale, il duomo ed altri edifici storici. Solo il duomo è aperto, ma chiude alle 12 e non facciamo in tempo a visitarlo rinviando la visita al giorno dopo. Ci eravamo affacciati sul lago di mezzo e il lago inferiore e avevamo visitato i diversi cortili del Palazzo ducale. Commettiamo l’errore di mangiare i buoni cibi che un ristorante vicino offre e a fatica riusciamo a raggiungere l’albergo dove riposiamo. Nel pomeriggio, seguendo via della Conciliazione, raggiungiamo Palazzo Te. Alla biglietteria acquistiamo la tessera che permette numerosi ingressi ai siti artistici della città. Considerato il capolavoro di Giulio Romano il Palazzo fu voluto da Federico II Gonzaga sia come luogo di rappresentanza dove fu ricevuto l’imperatore Carlo V, l’uomo più potente dell’epoca, sia come rifugio per i convegni amorosi del duca con Isabella Boschetti. Il visitatore si trova in mezzo a un tripudio di immagini che si susseguono di sala in sala. Di queste ricordiamo la Sala dei Giganti, la Sala di Amore e Psyche e quella dei Cavalli. Molte le reminiscenze dei classici latini da Ovidio all’asino d’oro di Apuleio. All’ esterno del Palazzo non bisogna dimenticare il giardino e la grotta, quest’ ultima ornata di affreschi e difesa da un sistema d’allarme che per poco non faceva morire d’ infarto una turista che si era avvicinata troppo alle pareti. Durante il ritorno in hotel compriamo acqua e bibite varie.

11 luglio. Ci svegliamo più tardi. Facciamo un’abbondante colazione e poi ci avviamo per le strade che conducono a piazza Sordello. Visitiamo prima il duomo. La chiesa è dedicata a San Pietro Apostolo e di prima mattina sono presenti alcuni fedeli a pregare. Una donna esce dalla chiesa cantando ad alta voce un inno religioso. Gli aspetti artistici sono limitati. Usciamo rapidamente per non disturbare, Utilizzando la tessera acquistata la sera prima entriamo nel complesso museale del palazzo ducale. L’ edificio è enorme e si divide in tre parti principali: il Museo di Corte Vecchia, il Castello di San Giorgio e il Museo di Corte Nuova. Il percorso è guidato dalla successione dei numeri che contraddistinguono ogni stanza. Numerose, gentili e informate sono le giovani che sorvegliano le singole stanze. Non stiamo a dare indicazioni reperibili su internet. Non abbiamo visitato, per una questione di principio, la camera picta o camera degli sposi perché non compresa nel prezzo della tessera e abbondantemente studiata su youtube. Abbiamo ammirato i capolavori del 1400 e del 1500, quando il casato dei Gonzaga raggiunse l’apice del potere. Essere in grado utilizzare le capacità artistiche di numerosi pittori ed architetti come il Mantegna, Giulio Romano e Raffaello e molti altri permette al visitatore di oggi di passare più di due ore in piacevole compagnia. Bisogna fare attenzione perché lo studiolo di Isabella d’Este e la Grotta si trovano in uno spazio a parte dentro il Palazzo. Stanchi ci sediamo su una panchina del parco vicino per poi tornare all’ hotel. Nel pomeriggio vogliamo andare a Palazzo San Sebastiano, chiesa San Sebastiano e Palazzo del Mantegna, ma un temporale estivo ci fa tornare indietro quando siamo a metà strada. Usciamo dopo il temporale e raggiungiamo Palazzo San Sebastiano dove si trova il museo della città. Data l’ora tarda ci tocca fare come i Giapponesi che fotografano tutto per poi rivedere il museo a casa. Gentile l’impiegata che ci ha fatto entrare.

12 luglio. La giornata viene dedicata ad una visita a Sabbioneta. Per una carenza di informazione credevamo che il pullman partisse vicino alla stazione e all’albergo. Invece di passaggio raccoglie turisti e cittadini in via Risorgimento che non è proprio vicina. Da internet apprendiamo che il pullman segue la direzione Viadana e che Sabbioneta è una fermata intermedia. A Sabbioneta scendiamo in sei, tre coppie. Facciamo parte dello sparuto gruppo di turisti che visita quei luoghi. La cittadina di 4,000 abitanti. Fu Vespasiano Gonzaga a progettarla a partire dal 1554 per farne la sua città ideale. Circondata da mura che formano un esagono con al vertice dell’incontro di due lati un bastione Sabbioneta raccoglie numerosi posti di interesse. Arrivati nella piazza principale troviamo dei cartelloni con la pianta della città. Da lì ci orientiamo per arrivare al Palazzo Ducale dove un gentile signore ci fornisce una mappa della città. Visitato il pianterreno dove ci sono tracce di lavori programmati tra museo e scuola locale; saliamo al primo piano ed entriamo nella vasta Sala delle Aquile dove possiamo ammirare una serie di statue equestri lignee rappresentanti Vespasiano e la sua ascendenza maschile, celebrante le virtù militari della stirpe Gonzaga. Al centro della sala è posta la statua equestre che ritrae Vespasiano il quale indossa un’armatura da parata ed il collare dell’ordine cavalleresco del Tosone d’oro. Nelle altre sale ammiriamo i soffitti ricoperti di legno pregiato. A breve distanza dal Palazzo si trova la Chiesa dell’Incoronata. Quando entriamo è in funzione l’organo. La struttura interna è di forma ottagonale, con otto cappelle una delle quali contiene il monumento funebre di Vespasiano Gonzaga. Di recente sono state trovate alla base della cappella le ossa del duca. L’equilibrio delle forme seguendo la struttura geometrica dell’ottagono è di rara bellezza. Visitiamo poi la Sinagoga, il teatro all’ antica. Ci riposiamo seduti sotto l’ombra di una lussureggiante magnolia mangiando un gelato. Passando poi sotto la Galleria visitiamo infine il Palazzo Giardino. Lo identifichiamo grazie alla mappa perché esternamente sembra una casa poderale, L’interno invece è mirabilmente decorato con una successione di stanze delle quali ricordiamo il Camerino dei Cesari, la Camera di Filemone e Bauci ispirata alle Metamorfosi di Ovidio, la Camera dei Miti, il Corridoio d’Orfeo, il Camerino di Enea, il Camerino delle Grazie e la Sala degli Specchi.

Prendiamo il pullman di ritorno alle 13.20. Ci riposiamo in albergo ed usciamo per cenare nel tardo pomeriggio. Il giorno dopo abbiamo preso quattro treni diversi per tornare a casa cambiando tre volte a Modena, Bologna e Firenze.

 

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