Europa

Vacanza alle Canarie

di Massimo –
Venerdì 12 Dicembre.
Dopo anni che non andavamo in vacanza, tanto che non ricordavo nemmeno se l’ ultima era a Cefalonia o a Creta, finalmente si parte, destinazione isole Canarie.
Venerdì 12 dicembre siamo pronti alle 10,30 valigie fatte, macchina con il pieno, casa chiusa e la vacanza inizia. Alle 12 siamo all’aeroporto di Pisa dove alle 14,45 dovremo imbarcarci, destinazione Fuerteventura, ma venerdì 12 è anche la data dello sciopero generale in Italia, quindi ci viene comunicato che il nostro aereo parte alle 18.

Passiamo le sei ore di attesa a ricordarci quanto siamo bischeri, visto che siccome sapevamo che quel giorno era sciopero potevamo telefonare per farci dire quando partiva il nostro aereo e arrivare con comodo.
Ma comunque poco dopo le 18 ci imbarcano e finalmente partiamo.
L’aereo è pieno in ogni ordine di posti, molti sono ragazzi giovani, qualche vecchio fricchettone con famiglia colorata al seguito, qualche coppia di pensionati tedeschi e qualche famigliola.
Accanto alla mimi si siede un giovane-anziano di ferrara. Si presenta dicendo che ha terrore dell’aereo e che improvvisamente potrebbe mettersi a piangere, poi tira fuori una boccettina da cui spara una diecina di gocce in un bicchiere di acqua. Ci spiega che è bianzodoprina, il suo personale aiuto per superare la paura.
Infatti subito dopo ripiglia colore e ci racconta tutta la sua vita.

Si parte da quando aveva un lavoro come tecnico da cui era stato licenziato a quando aveva una fidanzata medico da cui ormai non aveva più rapporti ai suoi 43 anni di oggi in cui lavora saltuariamente come istruttore di nuoto per disabili vivendo in casa dei genitori. Stanco di questa vita incerta in cui sentiva di non avere costruito molto stava andando per rilassarsi a Fuerteventura a fare surf ospitato in casa di un suo amico.
Finalmente dopo circa 4 ore il nostro giovane-vecchio amico ha cominciato a perdere un po’ di parlantina e un po’ di colore segno evidente che le gocce cominciavamo a perdere effetto, infatti poco dopo verso le 22 siamo atterrati all’aeroporto di Porto Rosario sull’ isola di Fuerteventura. Abbiamo salutato il giovane-vecchio amico con un ciao visto che nonostante l’ intimità non ci siamo mai presentati e quindi non sappiamo e non sapremo mai il suo nome e siamo corsi, io a ritirare l’auto a noleggio la mimi a prendere le valigie.
Dopo le solite discussioni con il noleggiatore che come in tutte le parti del mondo finiscono sempre che tra caparre e assicurazioni varie gli devi dare altri soldi, agguantiamo la macchina e le valigie e partiamo alla ricerca del Fuerteventura beach club che ci ospiterà per la prima notte sull’isola.
Dall’aeroporto al residence ci sono 7 km, la mimi ha studiato per giorni il percorso su internet, infatti in 5 minuti arriviamo nei centro del paesino di Caleta del Fuste dove si trova il nostro residence, ma il residence non si riesce a trovare.

Chiediamo informazioni al popolo della notte, un signore che non lo ha mai sentito nominare, un altro talmente fatto che non sa di cosa parliamo, quattro ragazze molto eccitate che stanno salendo di corsa su un grosso suv che ci fanno capire chiaramente di non voler perdere tempo con noi e ci consigliano di chiedere a un tassista posteggiato poco più in giù.
Il tassista lo sa e ci da una spiegazione dettagliatissima in spagnolo di cui poco dopo non ricordiamo quasi niente.
Per fortuna siamo riusciti a capire la direzione e dopo un po’ di tentativi troviamo finalmente il Fuerteventura beach club.
La mimi si precipita alla reception dove trova a riceverla una ragazza italiana di Pietrasanta che gli consegna le chiavi della stanza.
Nel frattempo io aspettando in macchina di fronte alla reception sono stato incuriosito dalla musica che arrivava da un locale dalla parte opposta della strada, somigliante per quel che potevo vedere a una vecchia balera anni 50.
Non potevo resistere alla curiosità così sono sceso di macchina e sono andato a vedere.
In un piccolo giardino esterno stazionavano a un tavolo due coppie anziane, gli uomini non sembravano i mariti ma frequentatori locali, le donne visibilmente alticce, turiste nordiche, una delle due poi era seduta sulle gambe dell’uomo e si stava dimenando in una improbabile lap dance cercando disperatamente di eccitare l’ uomo che sembrava poco interessato visto che l’anziana sembrava più un piccolo grasso cinghiale che una donna.
Mi sono quindi affacciato, dentro c’era un bar sulla destra di un grande salone pieno di tavolini e divani occupati da anziani sullo stile della coppia seduta nel giardino, in fondo al salone accanto a una grande vetrata un cantante melodico stile Sinatra intratteneva il pubblico.
Mi sono sentito osservato e qualche attimo dopo due anziane signore da due opposti divani si sono alzate e barcollando si sono avviate al bar.
Poteva bastare, quindi sono tornato alla macchina dove la mimi con in mano le chiavi dell’appartamento mi ha chiesto dove ero finito.
L’appartamento era accanto alla balera, abbiamo preso il viottolo laterale e siamo finiti sul terrazzo, abbiamo cercato di aprire la porta vetrata con la chiave ma non funzionava, pensando che poteva essere la chiave della vetrata accanto ho provato ad aprire quella ma la chiave non funzionava nemmeno li è dopo qualche secondo dall’interno mi è venuto incontro un anziano in mutande urlando qualcosa.

Siamo corsi via tornando sulla strada e li’ abbiamo finalmente visto l’ingresso Dell’appartamento, abbiamo provato la chiave, funzionava e finalmente siamo entrati.
Al contrario dell’ingresso, contornato da un piccolo giardino tutto sommato gradevole, l’interno Dell’appartamento era veramente brutto, mobilia che sembrava presa accanto ai cassonetti della spazzatura, due letti singoli che sembravano quelli di una cella di prigionia un bagno che ricordava i servizi di certi campeggi a due stelle, gli infissi scrostati e difettosi.
La mimi reduce da settimane passate su internet e vittima delle solite foto scattate ad arte per far sembrare un tugurio la più bella reggia della terra c’è rimasta male.
Ci siamo consolati pensando che dovevamo rimanere solo una notte, abbiamo scaricato le valigie e siamo rimontati in macchina ancora verso il centro di Caleta del fuste per cercare qualcosa da mangiare.
Sembrava facile, la ragazza paffutella della reception di Pietrasanta ci aveva consigliato il bar la taverna del capitano, noi ormai pratici del centro della cittadina siamo arrivati in un lampo.
Purtroppo la cucina aveva chiuso in quel momento, la signora della taverna ci ha consigliato un altro bar vicino ma quando siamo arrivati anche quella cucina aveva chiuso e così anche il ristorante di fronte.
Abbiamo iniziato a diventare nervosi per la fame, visto che in tutto il giorno non avevamo mangiato quasi niente, era solo mezzanotte e pensavamo non fosse un orario così tardi per mangiare visto che in Spagna cominciano a cenare normalmente alle 22.
Per fortuna abbiamo visto il solito tassista che ci ha indicato il posto giusto, una specie di giardino discoteca sotto il livello stradale dove facevano dei sandwich.
Ci siamo avventati su due enormi panini accompagnati da una ciotola di patate fritte speziate con le spezie di tutto il ricettario indiano e una insalata, buttando giù tutto con due birre medie.
Sfiniti ma sazi siamo rimontati in macchina e tornati in camera, dove io per sentirmi sicuro ho incastrato le seggiole alla porta d’ingresso e alle porte finestre delle verande, rimaneva solo la piccola finestra del bagno in cui ho incastrato un cucchiaio come antifurto.
Finalmente ci siamo buttati sulle brandine, come primo giorno di vacanza poteva bastare.


Sabato 13 Dicembre

Per quel che mi riguarda, non fosse stato per il panino che nel mezzo della notte mi ha provocato un importante riflusso gastrico, la notte al Fuerteventura beach club sarebbe passata indolore.
Comunque la mattina appena svegli abbiamo rimesso in macchina le valigie e siamo andati in centro a Caleta de fuste a fare colazione.
Ci siamo fermati al bar Gory attirati dall’omonomia con il mio cognome, cappuccino, pasta e via diretti a Corralejo per l’imbarco verso Lanzarote.
Siamo arrivati al porto di Corralejo alle 10, giusto in tempo per vedere il traghetto partire.
Abbiamo quindi aspettato il prossimo, quello della compagnia concorrente, che partiva alle 12, siamo andati a fare il biglietto e scoperto che costava meno della metà di quello del traghetto che avevamo appena perso.
Felici per i soldi risparmiati siamo andati per scoprire la città, ma ci siamo fermati subito sul lungomare ad ammirare i surfisti cavalcare le onde, quando riuscivano a prenderle.
Alle 12 ci siamo imbarcati sul traghetto della compagnia Fred Olsen, il tempo di bere una granita al cocomero che ci ha ghiacciato il cervello e aperto lo stomaco e alle 12,30 siamo sbarcati a Lanzarote.
Siamo partiti in direzione Teguise, abbiamo passato l’area di La Geria famosa per i vigneti protetti da muri in pietra lavica, lungo la strada abbiamo passato molte fazende che offrivano assaggi di vino di loro produzione.
Non ci siamo fermati perché ormai si erano fatte le 13 e cominciavamo a sentire i morsi della fame.
Lungo la strada abbiamo trovato una bottega che faceva panini, ma non ci piaceva, poco più avanti abbiamo trovato un ristorante chiuso, nel posteggio del ristorante abbiamo chiesto a un signore del posto che ci ha detto di andare a San Bartolome’ un paese li vicino, al bar Moreno.
Il paese si trova facilmente visto che è indicato alla rotonda dove si trova la statua Al Campesino fatta dall’artista più famoso dell’isola un certo Cesare Manrique, una brutta statua rappresentante appunto un contadino che domina tutta la vallata.
Il bar Moreno si trova altrettanto facilmente alla prima rotonda all’ingresso del paese.
Siamo entrati, a sinistra una piccola stanza con un paio di tavolacci e qualche sedia, alla fine del corridoio un grande stanzone semibuio con in un angolo un bar pieno di locali a bere e urlare.
Sembrava di entrare “in uno dei peggiori bar di Caracas” quando è arrivato Moreno che ci ha messo a sedere su un tavolaccio nella prima stanza.
Moreno, un uomo magro piccolo scuro con i denti per metà consumati e per l’altra metà marcì e scuri, gli occhi ardenti e neri come il carbone ci ha proposto la sua specialità, porco in umido con patate e peperoni.
Ci siamo fidati e Moreno e sparito in cucina strascicando un piede sul pavimento unto come la cappa della cucina.
Subito dopo e arrivato uno dei figli con una bottiglia di vino bianco e di li a poco e tornato Moreno con un vassoio di acciaio contenente almeno un chilo di porco e altre verdure coperto da una montagna di patatine fritte.
Mimi si è accesa istantaneamente contenta di essere “nel peggiore bar di Caracas” frequentato dalla fauna locale davanti a una bottiglia di vino e un vassoio pieno di cibo.
Il piatto non era raffinato ma comunque gustoso e genuino e così siamo riusciti a finire tutto.
Rimontati in macchina con la pancia piena siamo ripartiti per Teguise. Siamo arrivati giusto per l’inizio della digestione, attraversato il paese e continuato per due km fino al bivio per Teseguite, il piccolo paese dove si trovava il nostro appartamento.
La villetta era l’ultima sulla parte più alta della collina.
Per entrare, secondo le istruzioni, dovevamo comporre il codice per aprire la cassetina metallica con dentro la chiave, ma il codice era sbagliato, quindi abbiamo chiesto come fare a un giardiniere che lavorava li intorno, lui ha telefonato al proprietario che ci ha dato il codice giusto: abbiamo aperto la cassetta agguantato la chiave e siamo entrati.
L’appartamento era carino, davanti al piccolo ingresso un bel bagno, a sinistra la nostra camera con in fondo una piccola lavanderia con una porta di uscita sul giardino retrostante, a destra un bel salone con vetrata di affaccio sul giardino e angolo cucina.
Abbiamo scaricato le valigie, mi sono buttato sul letto e il porco di Moreno ha fatto il resto.
Verso le 16 la mimi mi ha svegliato con la solita frase “o quanto dormi”, mi sono alzato, lavato la faccia e siamo andati a Arrecife la capitale dell’isola.
Il centro città è piuttosto brutto con vicoli stretti e quartieri desolati, la periferia fatta di rotonde e grandi viali più curata, abbiamo preso la circonvallazione e siamo usciti a Playa Honda la zona industriale della città.
Ci siamo fermati al SuperDino supermarket fatto la spesa e ripartiti verso casa.
A Teguise ci siamo fermati nella piazza del paese attirati da dei canti provenienti da un edificio che sembrava una chiesa.
Non era la chiesa ma il centro culturale, il salone era una unica navata la disposizione delle seggiole era uguale a quella delle chiese dove si svolge la messa, in fondo, al posto dell’altare, il palco.
Sul palco un gruppo di musicisti locali accompagnavano cori di bambini che provavano le canzoni di natale, seduti nella sala molte persone, probabilmente parenti e amici.
Abbiamo ascoltato una mezz’ora di canti natalizi, guardato distrattamente una mostra di quadri futuristi sulle pareti del centro culturale, dopo di cui siamo tornati a Teseguite alla nostra villa.
Siamo arrivati che era buio, cominciava a piovere e un forte vento freddo spazzava la collina.
Abbiamo portato in casa la spesa, mangiato e guardato un po’ di televisione, senza lavarci mai i giubbotti, intanto fuori aumentavano sia la pioggia che il vento e dalla vetrata l’acqua cominciava a filtrare dentro.
L’ appartamento era leggermente freddo e molto umido così dopo mezz’ora di visione televisiva inutile in lingua spagnola siamo andati a letto mettendo la parola fine al secondo giorno di vacanza.

Domenica 14 Dicembre

Il vento non ha mai smesso per tutta la notte tanto che abbiamo nominato posto “Poggio al vento” per fortuna a letto non faceva freddo e abbiamo dormito bene.
Mi sono alzato e mentre ero a farmi la barba e arrivato joaquin il proprietario dell’appartamento.
Abbiamo approfittato del fatto che era un bravo ragazzo, gli abbiamo detto che la casa era muy carina, il giardino con tanto di piscina pronta all’uso grazioso, ma per la stagione faceva troppo freddo e tirava troppo vento, gli abbiamo chiesto se si poteva chiudere con due notti al posto delle cinque prenotate, ha detto “ciertamente che si”, gli abbiamo estorto qualche informazione su dove mangiare un buon pesce, salutato e andati al mercato di Teguise.
Al mercato della domenica di Teguise vengono da ogni parte dell’isola, noi siamo arrivati presto, molti stavano ancora montando il banco della merce.
Dopo mezz’ora abbiamo capito che vendevano quasi tutti la solita merce.
Creme shampoo e saponi di aloevera, cinture di finta pelle, souvenir locali fatti in Cina.
Abbiamo comprato tutte le possibili variazioni d’uso di aloevera al banco di una ragazza italiana che si vantava di avere una fabbrica di produzione e essere una delle poche ad avere aloevera originale dell’isola.
Poco dopo la Mimi annoiata e infreddolita si è fermata a sedere su un muretto lungo la strada, io ho girellato tra i banchi un altro po’.
Quando ne ho avuto abbastanza siamo montati in macchina verso Arrieta.
Il paesino di Arrieta è carino, alla fine del paese si trova una spiaggia frequentata da surfisti sopra la strada un bar adatto ad ammirare il panorama, ma la cosa più importante del paese è il ristorante Amagnaser, secondo Joaquin il ristorante di pesce migliore dell’isola.
Abbiamo preso un birra come aperitivo al bar del panorama e alle 13 ci siamo presentati al ristorante.
Abbiamo mangiato la mimi seppie io sardine, sicuramente fresche ma nulla di così speciale.
Ripartiti ci siamo fermati a Jameos de Agua un altro posto creato da Cesare Manique dove all’interno ci sono dei laghi creati dall’artista.
Non siamo entrati perché l’ingresso costava 9 euro a persona e sinceramente ci sembrava troppo.
Proseguendo sulla strada principale verso la punta nord dell’isola siamo arrivati al paese di Orzola, particolare per le spiagge che si trovano poco prima di arrivare al paese, sono un alternanza di sabbia e rocce che formano dei laghetti di acqua salata bassa e ferma per un centinaio di metri prima del mare aperto.
Al nostro arrivo tre ragazze si sono incamminate per fare il bagno nei laghetti, ma tirava troppo vento e faceva freddo.
Siamo montati in macchina per raggiungere Haria la città famosa per i palmeti.
Non ci siamo fermati visto che i palmeti fanno da corollario alla città ci sembrava inutile.
Proseguendo siamo finiti a Mirador del Rio il punto con la vista più alta nel nord dell’isola.
Anche qui ci ha messo le mani Cesare Manrique creando un edificio incastonato tra le rocce dal cui salone interno, chiuso da grandi vetrate di protezione, si vedono di fronte le isole di Graziosa e Montana Clara, all’ esterno un piccolo terrazzamento permette di allargare ulteriormente la vista, mentre una scala interna al salone porta a una torretta superiore permettendo una visione a 360 gradi.


Devo ammettere che qui Manrique ha fatto un lavoro che valeva il biglietto, che comunque era molto più economico di quello di Jameos de Agua.
Non contenti di girellare siamo andati a Caleta di Famara il posto più frequentato dai surfisti e abbiamo subito capito perché, le onde che arrivavano dal mare erano enormi, il vento soffiava così forte che appena scesi di macchina siamo stati investiti da una grandinata di sabbia che entrava negli occhi e faceva male.
Rimontati in macchina abbiamo guardato per un po’ dei pazzi windsurfisti che letteralmente volavano sopra le onde, poi fatto un giro nel paese formato da qualche decina di case ai lati di uno stradone e un paio di negozi che vendevano attrezzatura per surfisti.
Non era ancora buio e non volevamo tornare a “Poggio al vento” al freddo quindi siamo tornati a Teguise entrati nel bar della piazza principale preso le solite due birre, anzi una birra e un bicchiere di vino per la mimi e ci siamo messi a giocare a carte.
Ho vinto io come quasi sempre, siamo usciti, in mezzo alla piazza, il solito coro di bambini accompagnati dai musicisti locali cantavano le canzoni di Natale.
Mimi si è commossa dimenticando la sconfitta a carte.
Dopo un po’ il coro ha finito il repertorio, era buio e non avevo più scuse si doveva tornare a “Poggio al vento”
A casa abbiamo mangiato quello che era rimasto, sempre senza levarci i giubbotti, guardato la solita mezz’ora di inutili programmi televisivi in lingua spagnola e poi a letto per l’ultima notte a Teseguite.

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