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La Sacra di San Michele in Piemonte

di Monica Palazzi  – 
La Sacra di San Michele in Piemonte è uno dei luoghi più affascinanti della fede nonché un santuario davvero molto antico e unico nel suo genere.

Come arrivare alla Sacra di San Michele in Piemonte

Per arrivare alla Sacra di San Michele in Piemonte si deve fare la Strada Statale 24 del Monginevro verso Susa.

E a meno di cinquanta chilometri da Torino spunterà sul lato sinistro della strada uno sperone di roccia che svetta incurante di tutto e di tutti sul Monte Pirchiriano ed è questo il Santuario.

Inizialmente, almeno per quanto mi riguarda, ho fatto fatica a vedere nitidamente il Santuario medesimo tuttavia più mi avvicinavo e più da quello che inizialmente sembrava solo una roccia prendeva forma la Sacra di San Michele.

Bisogna poi lasciare la Strada Statale 24 e superare i laghetti di Avigliana quindi salire per una strada, di montagna, che attraversa l’antico borgo di San Pietro e fare per forza un tratto, l’ultimo, a piedi per arrivare alla nostra destinazione.

Ma ne vale davvero la pena e questo l’ha detto mia mamma che, sicuramente, non è amante del camminare perciò se lo dice lei potete fidarvi!

Per arrivarci segna sul navigatore o su Google Maps: “Abbazia Sacra di San Michele” oppure “Colle Croce Nera”.

La Sacra di San Michele in Piemonte – Foto di Elio Pallard

La Storia tra leggenda e realtà della Sacra di San Michele in Piemonte

La Sacra di San Michele in Piemonte è una struttura davvero imponente che anche se non sei credente merita, comunque, una visita data la sua particolarità e maestosità.

È una struttura, come detto, destinata al culto costruita tra il 983 e il 987 quando un certo Giovanni detto Vincenzo che sembra, per lo meno così racconta la tradizione, essere stato vescovo di Ravenna volle costruire un luogo per i ritiri sul monte Caprasio.

La leggenda vuole che una notte gli sia apparso un angelo che lo incaricò di costruire una chiesa dedicata a San Michele.

Vincenzo o Giovanni che dir si voglia non se lo fece ripetere due volte e si mise subito all’opera.

Iniziò di buona lena a raccogliere legno e materiale vario proprio appena fuori dalla sua dimora così poi da essere pronto il giorno successivo per costruire la chiesa.

Alla sera andò a letto stanco morto ma felice di quanto fatto, ma il mattino seguente ebbe una brutta sorpresa.

La legna era scomparsa!

Che fossero stati i ladri?

Fu così che rifece tutto quanto per i giorni a venire e alla mattina il risultato era sempre il medesimo il materiale era sparito.

Fu così che allora una sera decise di restare sveglio per vedere chi gli rubava tutto il materiale.

E quando vide che il ladro era un angelo faticò molto a credere ai suoi occhi.

Ma in realtà questa creatura celeste non rubava nulla, ma si limitava a portare il tutto sulla montagna di fronte vale a dire il monte Pirchiriano.

Vincenzo Giovanni capì che avrebbe dovuto costruire il Santuario su quella montagna altra quasi mille metri e non su quella che pensava lui.

La tradizione, infine, ha contrassegnato quell’angelo come San Michele e fu così che la chiesa venne dedicata a lui.

Giovanni Vincenzo fece un altare nella roccia dedicato a San Michele e poi si ritirò in quel luogo per diversi anni.

In seguito domandò al vescovo di Torino di consacrare la chiesa.

Ma se questa è, forse, solo una leggenda c’è sicuramente qualcosa di storico e mi sto riferendo sia allo storico Emanuele Vecchio sia al nobile Ugo di Montboissier che sul luogo dove c’era già la chiesa fece costruire un monastero di benedettini.

I benedettini restarono qua per 700 anni tra alterne fortune.

Ad esempio tra il 1600 e il 1800 venne abbandonata tanto che nel 1836 il Re Carlo Alberto di Savoia decise di mettere stabilmente una congregazione di religiosi così da far rinascere questo luogo che era sia un vanto per la Chiesa piemontese sia per il suo casato.

E in quell’anno Papa Gregorio XVI destinò i Rosminiani ad amministratori di tale luogo e in quella stessa occasione vennero portate alla Sacra 24 salme di reali che sono tutt’ora lì ospitate all’interno di sarcofaghi di pietra.

La Sacra è stata riconosciuta con una legge speciale “simbolo del Piemonte”.

Come è la Sacra oggi e perché andare a visitarla?

La prima cosa che si vede entrando nella Sacra è quello che viene chiamato “il sepolcro dei monaci” che si crede fosse il posto dove venivano sepolti i religiosi tuttavia, quello che è certo che in origine fosse la riproduzione del Santo Sepolcro.

Proseguo la visita e vado oltre le due foresterie che sono proprio in faccia all’abbazia che è alta oltre 40 metri ed è davvero molto imponente.

Personalmente ho trovato molto belli anche l’alternarsi di colori e delle forme si passa, ad esempio, dal grigio del basamento per arrivare alle curve verdine della chiesa per terminare all’abside che svetta verso il cielo.

Si giunge così allo Scalone dei Morti che è l’ingresso vero e proprio che risale al XII secolo.

È una scalinata davvero molto ripida che si compone della bellezza di novanta scalini (li ho contati personalmente) e che deve il suo nome al fatto che fino al 1936 qui venivano sepolti i resti mortali dei monaci.

Una volta in cima si trova il Portale dello Zodiaco (1128/’30) in chiaro stile romanico e opera del Maestro Nicolao.

Ma non si è ancora arrivati alla Sacra vera e propria dato che si deve uscire all’aperto e affrontare ancora una scala che finalmente ci porta all’ingresso della chiesa in stile romanico/gotico.

Nella chiesa si possono ammirare, tra le altre cose, sia la cima del monte Pirchiriano sia quello che resta del primo santuario.

Tuttavia una menzione la meritano sicuramente anche le opere d’arte che si trovano al suo interno come il trittico di Defendente Ferrari del 1520 circa in cui è rappresentata la Madonna del latte con San Giovanni Vincenzo e San Michele Arcangelo che ha la meglio sul demonio.

Ma nel mentre ammiro la chiesa e quello che contiene mi soffermo a leggere un cartello in cui c’è scritto che questa chiesa si troverebbe su “La Linea Sacra di San Michele” che è una linea retta, immaginaria, di circa quattromila chilometri sulla quale ci sono sette santuari legati all’Arcangelo Michele.

E anche sull’origine di questa linea ci sarebbe una leggenda che vuole che la linea stessa fosse il colpo di spada che l’Arcangelo avrebbe fatto per rimandare il diavolo da dove era venuto.

Quello che, invece, è certo che questa linea che collega questi sette santuari sia perfettamente allineata con il tramonto del sole il giorno del solstizio d’estate.

La mia visita al Santuario è terminata e adesso devo rimettermi in marcia per rifare il percorso inverso e così tornare sui miei passi perché senza accorgermi si è fatta l’ora per tornare a casa.

Segnalo che l’ingresso è a pagamento (quando ci sono stata io il biglietto intero era 8 €uro), ma che l’Abbazia si può visitare sia in autonomia sia con la guida, per maggiori informazioni clicca qui https://sacradisanmichele.com/

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Marco

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