Sarajevo: la meraviglia tra le cicatrici

di Maura –
Erano anni che cercavamo di organizzare un viaggio in Bosnia, per vedere Sarajevo e le colline che la circondano, gli immensi boschi, i laghi e le cicatrici lasciate da una guerra conclusa da circa 20 anni. Sarejevo era anzitutto un ricordo di infanzia, un pezzo di storia che non si studia mai, ma che ci ha sempre incuriosite. In molti guardano ai Balcani ancora con sospetto e un po’ di paura, ma consigliamo di prendere un po’ di coraggio e partire, perché è una zona dalle mille sfaccettature che merita l’attenzione che non ha mai avuto.

Il volo da Milano a Sarajevo non è particolarmente economico, la tratta non è di certo delle più gettonate e le compagnie Low Cost la snobbano. Per questo abbiamo cercato online la combinazione compagnia/orario meno costosa e usufruito di un codice sconto per l’acquisto di voli che ci ha permesso di risparmiare un po’.

Siamo partite senza un programma definito: solo qualche giorno di vacanza e un’auto noleggiata per girare liberamente, senza dover sperimentare l’efficienza dei mezzi locali o essere condizionate da orari e fermate. Anche per il noleggio auto siamo riuscite a risparmiare un po’. In ogni caso, i prezzi in Bosnia sono sempre bassi rispetto all’Italia, sia per il cibo che per il pernottamento, quindi è un viaggio Low Cost.



Sarajevo è stata la tappa principale del viaggio, una città dai mille volti e credo non bastino 3 giorni per conoscerla al meglio. La città, attraversata dal fiume Miljacka, si allunga in una zona pianeggiante sotto le colline. Il centro storico di Sarajevo è diviso idealmente in tre zone: si passa dal quartiere turco a quello asburgico con evidenti lasciti architettonici del periodo comunista. L’antico quartiere turco, la Bašcaršija, è fatto di viuzze, piccoli negozi e caravanserragli, locali dove bere il caffè turco e moschee. Nel quartiere turco ho assaggiato i Bósanski Lókum, biscotti tipici ricoperti di zucchero e non troppo dolci. Camminando per il centro città si calpestano le rose di Sarajevo, crateri a forma di rosa, lasciati dall’impatto con una delle migliaia di granate lanciate sulla città durante l’assedio e dipinte di rosso, per ricordare le vittime di una guerra tra fratelli.

A Sarajevo sopravvivono ancora numerosi simboli della convivenza religiosa e culturale: moschee, cattedrali ortodosse, chiese cattoliche, l’antica sinagoga… passeggiando per le colline si vedono svettare minareti e campanili e ci si imbatte in cimiteri, antichi o recenti, che mostrano le differenze usanze delle religioni che qui convivono.

Non si può dire di essere stati a Sarajevo se non si passa dal Ponte Latino dove una lapide ricorda il punto esatto in cui fu assassinato Francesco Ferdinando d’Asburgo, erede al trono di Austria e Ungheria. Sarajevo, definita la piccola Gerusalemme, è un luogo importante della storia contemporanea: il lungo assedio che si è protratto dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996 è ancora ben visibile in numerose cicatrici, nei palazzi sventrati e mai ricostruiti, al cui interno crescono rovi e piante; nei palazzi abitati sistemati con mezzi di fortuna e in quelli dove i segni delle granate e delle mitragliate sono ancora evidenti. Di quel periodo rimane un piccolo tratto del tunnel scavato dai bosniaci nei pressi dell’aeroporto, unico punto di contatto tra la città assediata e il resto del mondo. Degli 800 metri di tunnel ne rimangono 18 percorribili che oggi fanno parte del Museo della Guerra.

Ma Sarajevo è anche arte e cultura: la Biblioteca Nazionale ricostruita negli ultimi anni è una tappa obbligata, così come Inat Kuca, la Casa Turca dall’altra parte della Miljacka. Una vera casa turca rimasta praticamente intatta che nel 1895 è stata spostata, pietra per pietra, per non farla abbattere. Inat Kuca è un ristorante e bar, un po’ più costo di quelli in centro, ma dove vale la pena fermarsi per un Cevapcici. Io, che sono golosa e una curiosa, anche quando si tratta di cibo, sono andata alla ricerca della Tufáhija, un dolce tipico della città, fatto con una mela cotta, amaretti, sciroppo di zucchero, panna montata e amarene che è più facile trovare nel quartiere asburgico.

Sarajevo è stata la base di un viaggio che mi piacerebbe ripetere e approfondire, per scoprire altre zone della Bosnia, che è fatta anche di una natura incontaminata senza eguali.

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