di Eno Santecchia –  
Era la fine di novembre 2021. Mentre decine di milioni di turisti, migliaia di viaggiatori professionisti e dilettanti restavano inchiodati in casa o ristretti in città (con o senza coprifuoco) a osservare carte geografiche ricordando con nostalgia gli itinerari del passato, c’è stato qualcuno che è riuscito a viaggiare durante le due pandemie di Delta e Omicron.

Se positivi si finiva rinchiusi in una stanza d’albergo, con i camerieri che appoggiavano il vassoio col cibo sulla sedia a lato della porta, o, peggio, in una angusta cabina senza oblò di una nave adibita a lazzaretto.

Una donna di Brasilia, l’amica Silvia Rocha è riuscita a spostarsi addirittura tra più continenti. Incuriositi, andiamo a vedere.

Silvia mi descrisse un po’ la sua città nata dal nulla nel secondo capitolo del mio libro “Da dove viene questa brezza” (2019). Viaggia spesso, ha visitato l’Italia e l’Europa, è sposata con un canadese, nemmeno la doppia pandemia è riuscita a fermarla.

Nel mese di febbraio 2020 Silvia aveva pagato un viaggio per recarsi a Sint Maarten, nei Caraibi, nel successivo dicembre. A causa della pandemia il viaggio restò in sospeso, ma nel 2021 decise di partire, per non perdere il denaro versato.

Il 21 di agosto 2021 il suo visto per gli Stati Uniti era scaduto; quindi non poté raggiungere l’isola caraibica via Miami. Possedeva il biglietto aereo Toronto – Miami – Sint Maarten, ma doveva trovare un altro itinerario per arrivarci.

Dal Canada a Sint Maarten c’era un unico volo settimanale, ma i giorni non coincidevano con le date di prenotazione dell’hotel. Doveva cercare un’altra chance.

Scoprì che c’era un volo giornaliero da Parigi: allora decise di andarci attraverso quell’itinerario più lungo, ma adatto alle sue esigenze. Non restò con le mani in mano, si mise in azione.

Acquistò un biglietto aereo da Toronto a Parigi, poi da Parigi a St. Maarten (andata e ritorno), poi da Parigi a Lisbona e da Lisbona a Brasilia!

Un percorso neanche immaginabile in un pianeta stretto dalla morsa del Covid-19 e delle sue varianti. Dovette fare molti test, senza di essi non si andava da nessuna parte.

Dopo il 1° dicembre 2021, una settimana prima dell’inizio del viaggio, per essere sicura di non essere positiva e non poter partire, magari il giorno prima.

Il 9 dicembre ha fatto un test Antigen per poter imbarcarsi per Parigi.

Il 10 dicembre, altro test Antigen da allegare al modulo almeno 48 ore prima del volo.

Prima di ripartire per i Caraibi pernottò a Parigi; l’11 dicembre dovette fare un test Antigen per consumare i pasti al ristorante interno dello stesso hotel. In Francia non si entrava in nessun ristorante senza quel QR code. Gli europei avevano il green pass, ma gli stranieri dovevano ottenerlo tramite quel test.

Dalla Francia per l’isola dovette compilare un modulo governativo del loro Dipartimento della Salute 12 ore prima del volo e caricare il risultato del test, per ottenere l’approvazione governativa per imbarcarsi. Ottenuta l’approvazione, all’arrivo poteva succedere di vedersi negato l’ingresso, così aveva saputo la nostra temeraria brasiliana.

Pur con i test in regola, Silvia, appena arrivata, ebbe problemi alla dogana per il suo passaporto brasiliano. Proveniente dal grande paese sudamericano che si trovava in crisi profonda per gli innumerevoli casi di Covid-19, è stata considerata un untore. Mentre i canadesi e gli statunitensi non hanno neanche avuto bisogno di fare test.

Durante l’intervista mostrò la prenotazione dell’hotel, il volo di ritorno per la Francia, dicendo all’impiegato che il marito, giunto venti minuti prima di lei, la stava aspettando. Il canadese Rob, arrivato con un volo American Airlines, non aveva avuto bisogno neanche del visto USA.

Ma non è finita con i test anti-Covid. Il 17 dicembre test PCR a Sint Maarten, almeno 7 ore prima di partire per Lisbona.

19 dicembre: ennesimo test PCR per salire in aereo diretta a Brasilia, quello del 17 era scaduto.

Arrivata a Brasilia il 20 dicembre dovette trascorrere 4 giorni in hotel e fare altro test PCR per poter ricongiungersi alla famiglia, per la cena della Vigilia di Natale.

I test fortunatamente furono tutti negativi, ma a chi legge quel viaggio, più che difficoltoso, appare al limite dell’impossibile.

Silvia ricorda che la maggior parte dei paesi richiedevano un test PCR 72 ore prima del volo, o un test Antigen, 24 ore prima di salire a bordo.

Donna coscienziosa e buona viaggiatrice, Silvia ha preferito fare test PCR dolorosi ma più accurati, non voleva diffondere il Covid-19, qualora fosse risultata asintomatica.

È andato tutto bene: oltre all’indispensabile fortuna, ciò è stato possibile perché Silvia presta la massima attenzione al distanziamento sociale, ama la disinfezione estrema. Appena salita in aereo disinfetta il suo sedile con alcool a 70 gradi, deterge bicchieri e posate, quando va nella toilette tratta anche quella!

Cosa ha visto

Dopo le sofferte peripezie di Silvia per arrivare nell’isola caraibica che hanno lasciato il lettore con il fiato sospeso, andiamo a vedere cosa ha potuto ammirare.

L’isola è posta a circa 240 km di distanza a est di Porto Rico, nella parte nordorientale dei Caraibi. Fa parte del gruppo delle isole Sopravento, nelle Piccole Antille.

Nel dicembre 2021 per andarci due giorni prima bisognava compilare un modulo sanitario da far approvare al dipartimento sanitario.

Acque blu, calde e cristalline, buone per nuotare, pescare, fare snorkeling, e immersioni; secondo lei ciò che attira di più i turisti sono le spiagge bellissime. Philipsburg, la capitale, è caotica: strade strette e intenso traffico senza regole.

Silvia ha definito orribile l’aeroporto internazionale “Principessa Giuliana”, il cui ufficio immigrazione sembrava un magazzino. Aver a che fare con un ufficiale all’immigrazione donna non le ha risparmiato nessun cavillo burocratico; per informarsi meglio quell’addetta dovette chiamare una sua superiore.

Quello scalo è molto frequentato da aerei privati di personaggi ricchi e famosi. Scesi dagli aerei, essi prendono gli yacht o le barche a vela e si recano a St. Barths, l’isola frequentata dalle celebrità e dai milionari.

Nell’aeroscalo con una sola lunga pista a Silvia non poteva sfuggire un Boeing 767 dell’oligarca Roman Abramovich, si dice che sia il decimo più ricco in Russia.

Philipsburg, dove si trova l’aeroporto, è la capitale di Sint Maarten olandese (a sud). Saint Martin, con capitale Marigot, è territorio francese (a nord).

Tutte le navi da crociera attraccano a Sint Maarten. È incredibile quanti yacht poté vedere, tra cui uno enorme, attraccato non lontano dall’hotel, era grande quasi quanto una vicina nave da crociera.

Aveva scelto di soggiornare al Sonesta Ocean Point Resort, sulla spiaggia di Maho, solo perché la posizione è ottima per guardare gli aerei. A Silvia è piaciuto molto lo spettacolo degli aeroplani che riducono la velocità e atterrano mostrando la parte inferiore e il carrello. Dalla parte opposta della pista, all’esterno dell’area recintata, qualcuno si soffermava ad ammirare il decollo: incredibile l’energia che sprigionavano i motori: alcune persone si facevano male, se cadevano a terra per lo spostamento d’aria.

Anche a me è piaciuto moltissimo ammirare e fotografare gli aerei in atterraggio da un hotel di Trogir, in Croazia, molti begli scatti, anche a raffica: una esperienza che ripeterei volentieri.

L’hotel e il panorama erano fantastici, il cibo orribile, la spiaggia piccola e le onde dell’oceano alte. Nell’isola c’erano altre belle spiagge con mare calmo, ma non andarono a vederle perché la coppia rimase solo cinque giorni; preferirono restare nella spiaggia dell’hotel. A nord di quell’hotel si trova la Simpson Bay Lagoon.

Dei cinque ristoranti del complesso alberghiero (solo per adulti), Silvia è stata in tre, ma il cibo non era gustoso.

Un giorno presero un autobus e si recarono a Philipsburg, ma a causa del traffico ci impiegarono un’ora. Arrivati ​​alle 18.00 constatarono che era già tutto chiuso. Trovarono aperto solo un ristorante, vicino al molo! Un altro giorno si recarono a cena in un ristorante a Marigot, nella parte francese: mangiarono bene.

L’aeroporto di Sint Maarten apparve brutto all’arrivo, ma alla partenza sembrò ancora peggiore: fu un incubo. Molto affollato, dal controllo dei bagagli all’arrivo al gate ci vollero due ore piene. Fila per controllare la carta d’imbarco, fila per controllare il passaporto e la linea di sicurezza, tutte fuori dall’edificio. La nostra brasiliana non aveva mai visto nulla del genere. Silvia volava con Air France, Rob con American Airlines.

Silvia conclude: “È stato bello essere lì, ma non sono sicura se ci tornerei. La gente ci va per il sole e le spiagge, ma ci sono molte isole nei Caraibi”. Ai suoi occhi è stata come una qualsiasi altra isola delle Antille.

Anche ai buoni viaggiatori non tutti gli itinerari riescono bene. Credo che poche persone avrebbero avuto il coraggio e la pazienza di intraprendere un viaggio come il suo.

Eno Santecchia

Altri racconti e articoli interessanti nel sito web di Eno Santecchia: Storie e Racconti


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Marco

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