Viaggio in Camerun

di Virna –
Intanto devo dire che la scelta di questo paese è stata un po’ un “ripiego”, troppo cari i voli per le altre destinazioni che avevamo in mente, però era un posto che era nella nostra lista da tempo per cui avendo avuto l’occasione di conoscere una persona che ha dei contatti sul posto si è deciso di andare.
Come è ormai tradizione il viaggio è iniziato male con lo sciopero della compagnia aerea, air France, e conseguente partenza ritardata di un giorno, volo Royal Air Maroc per l’andata e Air Fance per il ritorno, costo del volo 850 euro circa. Quindi partiamo il 31 ottobre anziché il 30. Oltre ad Air France ci sono diverse compagnie che offrono collegamenti con il Camerun, tra le altre la Camair-Co (la compagnia camerunense), Brussels Airlines, Ethiopian Airlines.
Il nostro contatto italiano ci ha dato una serie di informazioni sul paese due nominativi da contattare sul posto ed una scheda telefonica del Cameroun per poter chiamare queste persone. il primo, di nome Patrik, è un ragazzo sui 35 anni che collabora con lui per lavoro. Lo contatto prima della partenza per spiegargli che arriveremo con un giorno di ritardo e che ci conosceremo quindi all’aeroporto, lui ci ospiterà a casa sua durante la nostra permanenza a Douala, è la prima volta che ci capita di essere ospiti in casa di qualcuno che non conosciamo in un paese straniero. Patrik ci viene così a prendere all’aeroporto, con un cugino che ci eviterà una serie di controlli all’uscita, e ci porta a casa sua, una bella villa in un quartiere fuori dal centro. La casa è grande, basic e pulita. Ci assegna una stanza con bagno che pagheremo 5 CFA al giorno. Al mattino dopo durante la colazione con baguette e croissant, nel migliore stile francese, gli spieghiamo il nostro itinerario ed ascoltiamo i suoi suggerimenti. Si metterà in contatto con Gabriel, l’altro amico del nostro contatto italiano, che fa la guida nel nord per organizzare il giro di quella parte del paese ed al nostro ritorno poi ci accompagnerà a visitare l’ovest, zona da cui proviene. Ci mettiamo subito in pista per cambiare i soldi e prenotare il treno per Ngaoundéré città che si trova al nord del Cameroun dove ferma il treno e da cui prenderemo poi un bus per Marua. Attraversare Douala è un inferno! Macchine e moto ovunque, strade piene di buchi fango e acqua, in alcuni punti della città si formano code ed ingorghi che durano ore un inquinamento bestiale! Purtroppo non è una città particolarmente interessante nemmeno nella zona centrale. Molto grande, ricco e variopinto il mercato centrale, tipicamente africano. Incappiamo in qualche problema per la prenotazione del treno per ‘Ndorè che bisognerebbe fare 48 ore prima. Per fortuna Patrik parla con un paio di amici e la cosa si sblocca, così domani andremo a Youndè, la capitale, per prendere il treno per il nord. Degno di nota, nei vari giri per la città, il pranzo a base di carne alla griglia e polpette di farina di fagioli fatto per strada. Niente di male nemmeno i pesci arrosto consegnati direttamente a casa per la cena.
Patrik è un ragazzo molto gentile e disponibile, parla correttamente francese ed inglese, molti in Cameroun vista la doppia dominazione sono bilingui, durante la cena ci racconta di lui, della sua famiglia, del suo lavoro e delle sue ambizioni. Conosciamo anche suo fratello Serge ed un paio di cugini che condividono la sua grande casa.

01/11/07
Patrik, il mattino dopo, ci accompagna in bus fino a Youndè, da dove prenderemo il treno, nel caso ci fossero dei problemi. Quello che a noi sembrava un eccesso di zelo si è rivelato solo una buona conoscenza di come vanno le cose nel suo paese. Infatti a Youndè la nostra prenotazione non era arrivata. Con molta pazienza e calma Patrik dipana la matassa dei posti scomparsi che, per fortuna, ricompaiono. Così, dopo un breve giro nei dintorni della stazione, prendiamo possesso della nostra cabina di prima classe a 2 letti. Ci servono anche la cena in “camera” per 7.500 Cfa. La partenza è alle ore 18, arrivo previsto verso le 10,30 circa per 840 km, salvo deragliamenti, che pare non siano infrequenti. Il viaggio non è male, il treno si ferma parecchie volte durante la notte in varie località e la ripartenza è tutta uno scossone. Nella notte rimaniamo bloccati per alcune ore a causa di un treno merci che ci precedeva e che ha perso il carico. Il paesaggio ed i villaggi che ci sfilano davanti sono sempre diversi tra loro. Ad ogni fermata gruppi di venditori ambulanti si precipitano verso il treno con le loro poche mercanzie. Banane, mandarini, yucca, arachidi ma anche carne appena macellata ci vengono offerti attraverso i finestrini. Arriviamo, quindi, a ‘Ngaundorè nel pomeriggio e qui conosciamo Mirelle, una ragazza molto simpatica dell’ufficio del turismo, che ci accompagnerà al bus per Marua e ci promette di occuparci dei nostri biglietti del treno per il ritorno. Il bus ci mette quasi 9 ore per arrivare a Marua! Oltre alla strada, non delle migliori, ed al fatto che sono 510km abbiamo, anche, dovuto effettuare alcuni stop per consentire ad alcuni mussulmani che erano sul bus di pregare. Il paesaggio che ci circonda è splendido foresta rigogliosa e tanti piccoli villaggi di fango. Incontriamo anche delle scimmie vicino al parco della Bonneè. Arriviamo a Marua oltre la mezzanotte e Gabriel, la nostra futura guida a cui abbiamo telefonato strada facendo e Hamadou l’autista, ci vengono a prendere alla stazione dei bus e ci portano alla “prefettura” la missione cattolica di Marua, dove passeremo la notte per 5.000 Cfa, bella stanza con due letti e bagno. Concordiamo subito il programma per i prossimi giorni e discutiamo sul prezzo dell’auto che riusciamo a spuntare per 20.000 Cfa al giorno, contro i 30.000 iniziali, più i 5.000 al giorno ciascuno per autista e guida. Il programma prevede un giro alla cittadina di Yagua che in questi giorni ospita il festival dell’etnia Peul con genti che arrivano dal Ciad, dal Niger, dal Centro Africa ed altri paesi vicini, di cui abbiamo saputo per caso, poi trekking leggero intorno a Ruhmsiki, Moloko e Pouss con il suo mercato.

02/11/07
Si parte per Yagua, non prima di aver fatto il pieno di benzina comprandola per strada da chi la commercia con la Nigeria e la vende a 460 Cfa anziché 610 al litro! La prima parte della strada è una bella pista di terra rossa in mezzo ad una vegetazione tipo savana, la seconda per fortuna è una bella strada asfaltata. Senza grossi problemi arriviamo ad Yagua verso le 12 ed è quasi il deserto. Fa un bel caldo secco e c’è pure l’Armatan, il vento del deserto, cerchiamo di capire come si svolgerà il festival ma le informazioni sono ancora confuse. I Griot, i cantastorie, sono in attesa all’ombra di una tettoia. Facciamo un giro per il mercato e mangiamo della buona carne arrostita sulla griglia. Cazzeggio per il paese in attesa che succeda qualcosa. Yagua è una piccola cittadina con le strade di sabbia al confine col Ciad bagnata dal fiume Logon che fa da confine naturale tra i due paesi. Assistiamo al furto delle scarpe di un vecchio Griot che se ne accorge e corre dietro al ladro, con grande partecipazione dei bambini del villaggio, acciuffandolo. Arriva anche la polizia, che dopo qualche sonoro scappellotto si porta via l’incauto ladruncolo. Verso le 17 inizia il festival con una gara di tiro con l’arco trar gli uomini Peul. C’è tantissima gente tutta raccolta nel capo da calcio del paese e l’organizzazione ha il suo bel da fare a contenerla nei ranghi delImitati per permettere ai concorrenti di eseguire i tiri . Noi ci sediamo in prima fila fra le autortà Peul dei vari paesi, i più importanti, con le mogli arrivano direttamente in auto sul terreno di gara. Il nostro amico Gabriel ci presenta ad alcuni di loro. La gara si svolge rapidamente ed anche se alcuni dei tiratori sono veramente scarsi il pubblico applaude lo stesso entusiasta. Alla fine tutti si dileguano sollevando un gran polverone. Purtroppo non possiamo fermaci ad assistere alle danze tradizionali perché è orma buio e la strada per tornare a Marua è lunga e dissestata. Questa giornata di “attesa” per un evento che poi non abbiamo nemmeno visto ci ha però fatto conoscere ed apprezzare alcune persone del posto come i vecchi Griot, con le loro storie, i tanti bambini curiosi, il venditore di bibite mussulmano, con la fronte segnate dalle numerose genuflessioni che ogni volta che passavamo davanti alla sua bottega aveva sempre una storia da raccontare.

03/11/07
Partiamo per Rhumsiki nella zona denominata Kapsiki “gente della montagna”. Il paesaggio che man mano attraversiamo passa dalla savana ai campi di miglio rosso e bianco a quelli di cotone e arachidi. C’è sempre gente sulla strada che percorre tantissimi kilometri per portare anche solo poche cose al mercato più vicino. intorno a Rhumsiki il panorama è bellissimo. Verde e pieno di strani spuntoni di roccia che ricordano le montagna americane dei film western. Il villaggio è tranquillo ed è famoso anche per il Sorcier aux crabs, stregone di fama nazionale e non solo. Anche noi andiamo a fargli visita dopo aver sistemato i bagagli all’hotel Tour d’argent 7.000 Cfa a notte senza colazione. Il Sourcier legge il furono attraverso i movimenti di un granchio che viene chiuso in un otre piena di sabbia e simboli che lui stesso posiziona. Il granchio si muove al buio e quando il Sorcier apre l’otre interpreta i precorso. Ci facciamo predire il futuro ed io decido di farmi fare un grigri, un portafortuna, che mi costerà il sacrificio di un montone e di un pollo per un totale do 11.000 Cfa, mentre l’interpretazione del granchio costa 1000 Cfa a domanda. Il vecchio, che ha 94 anni, dice, attraverso Gabriel, visto che parla solo Fufeldè il dialetto della zona, che il montone verrà diviso tra i vecchi saggi e le donne anziane del paese. Il pollo, invece, verrà cucinato per me e lo mangeremo in serata insieme a lui. Facciamo poi una bella passeggiata dal paese al centro della vallata dove abitano gli artigiani ed al ritorno ci fermiamo in vari punti per ammirare il paesaggio e le colline che segnano il confine con la Nigeria. Confine che viene attraversato quasi tutte le sere dai contrabbandieri che con i muli vanno ad acquistare quelle merci che in Cameroun hanno prezzi troppo alti per i locali. Facciamo, poi, amicizia con alcuni bambini del villaggio che ci raccontano, in francese, le loro storie. Per strada mangiamo degli spiedini di carne e della frutta. La domenica qui c’è un bel mercato che è più che altro un luogo d’incontro tra le genti che vivono sui 2 confini. Infatti parte del mercato è una sorta di “salotto” all’aperto dove si vende e beve la birra di miglio calda e si chiacchiera all’ombra di tettoie fatte di frasche, la temperatura supera i 40°!
Al calar della sera il sorcier ci manda a chiamare per mangiare il pollo sacrificato. Arriviamo alla sua povera casa percorrendo le strade buie del paese, di notte solo le grandi città hanno un po’ di illuminazione. Davanti alla sua casa ci aspettano un “notabile”, sua nipote che ha cucinato il pollo ed il bambino che ci è venuto a chiamare. Delle pietre vengono posate intorno a due contenitori di terracotta uno, con il pollo cotto in un sugo di pomodoro, l’altro con quello che loro chiamano couscous ma che è della polenta di mais e miglio. Il sorcier mi lava le mani con dell’acqua presa da una calabassa, ciotola ricavata da una zucca, e mi da un bel pezzo di polenta, poi anche gli altri si lavano le mani e prendono la polenta mentre io inizio ad intingerla nel sugo del pollo e la assaggio. Mangiare al buio e con le mani una cosa liquida non è molto facile ma ci riesco e quello che assaggio è davvero molto buono. Gli altri mi imitano ed in silenzio continuiamo ad intingere la polenta nel sugo e a mangiarla fino a quando il sorcier mi dice che posso mangiare la carne. Scelgo un pezzo e di seguito anche gli altri poi lui inizia a parlare con la sua voce stanca. Mi dice cose bene augurali e mi da una specie di “benedizione” sputandomi, anzi, spruzzandomi addosso dell’acqua dalle bocca cosa che non mi aspettavo e che mi lascia un po’ stupita. Alla fine di tutto mi da il mio grigri, un piccolo manufatto, un ciondolo in pelle di iguana che racchiude erbe e radici, che devo sempre portare addosso e mai bagnare. ringraziamo e salutiamo stringendo le lunghe ed ossute mani di quest’uomo che ci trasmette serenità e pace.

5/11/07
Oggi da Ruhmsiki a Maga fino a Pouss. La strada fino a Marua è la stessa fatta all’andata, un po’ di asfalto e un po’ di terra battuta man mano che scendiamo, Ruhmsiki è a 1100 mt d’altezza, il caldo si fa sentire di più. da Marua un altro pezzo di asfalto e poi solo pista! Arriviamo a Maga impolverati fin nelle ossa, abbronzati di terra rossa. L’albergo scelto, il meno caro a 7.500 Cfa , ma in realtà ce ne sono solo 2! è un vero disastro. Ha l’impianto idraulico rotto e così ci fanno lo sconto di 500 Cfa e ci portano due secchi di acqua di pozzo x lavarci. In questo posto c’è un lago artificiale ed in estate la malaria fa molte vittime. La guida ci propone di noleggiare una piroga a motore con 30.000 Cfa per andare a vedere gli ippopotami ed un villaggio di pescatori, ma dato che gli ippopotami li abbiamo già visti in altri viaggi e che 30.000 Cfa sono ben 45 euro, per una gita di un paio d’ore, rinunciamo e passiamo il pomeriggio a riposare. Fuori ci saranno 45°! Il caldo, anche se secco è…. caldo. Le persone che abbiamo conosciuto fin qui sono gentili, i bimbi ci prendono in giro chiamandoci “Nasara” cioè bianco. Ci vogliono toccare, darci la mano ma sono intimiditi hanno quasi paura. In molti ci salutano e cercano un pretesto per fare conversazione. Anche la nostra guida, Gabriel è una persona squisita, intelligente, attenta ai nostri bisogni, puntuale e discreta quasi una rarità e non solo in questa parte del mondo! Prima di andare al mercato di Pouss passiamo sulle rive del fiume Logon, confine naturale col Ciad. Tantissime donne stanno contrattando l’acquisto di pesce e miglio. Fanno gli affari prima che la merce arrivi al mercato così spuntano prezzi migliori. Molte piroghe discendono il fiume cariche di merci e persone. Le donne puliscono il pesce, che poi verrà messo a seccare, con abilità consumata è affascinante vederle ripetere gli stessi genti infinite volte. Proseguiamo lungo il fiume fino ad una specie di accampamento, Gabriel ci spiega che sono nomadi della pesca, si spostano a seconda della quantità di pesce che si trova nel fiume fino al lago Ciad. Hanno poche cose, dei tappeti di giunco per dormire e mangiare, 4 remi piantati nel terreno delimitano la loro povera casa e vengono usati per porvi sopra dei teli e zanzariere come copertura e protezione del sole e delle zanzare. La cucina è comune ed è stata ricavata scavando un po’ il terreno e ricoprendolo con della legna sulla quale sono poste delle pentole. Vedere come riescono a vivere certe persone mi lascia sempre senza parole. Il mercato di Pouss è immenso diviso per aree merceologiche. Sotto un grande albero si svolgono le contrattazioni per la compra vendita del bestiame. Si possono fare dei buoni affari nella zona delle reti da pesca usate così come nella zona dell’abbigliamento usato proveniente dall’estero. La frutta e la verdura si comprano a “corpo” 5 guiava costano 100 Cfa, come 10 banane, 10 patate dolci 500 Cfa, stesso prezzo per 5 pezzi di igname. Il riso, come il miglio viene venduto a ciotole di varie misure, la più grande arriva a circa un kg e 1/2. Non esistono bilance in questi mercati ma solo misure codificate e quantità. Compriamo un po’ di frutta e un paio di occhiali, che costano l’equivalente di un euro e poi partiamo per Marua, un paio d’ore di polvere e caldo ci aspettano prima di una bella doccia alla missione. All’inizio di questo giro abbiamo deciso, con Gabriel, di non andare a visitare il parco di Waza, molto più a nord perché, a causa della troppa acqua a loro disposizione in questo periodo, avremmo poca possibilità di vedere gli animali, leoni, giraffe, gazzelle etc, che risiedono in questo parco per contro sarebbe una gran sfacchinata arrivarci, circa 3 giorni di viaggio faticoso su terra battuta. Rientrando a Marua ci fermiamo a visitare all’ultima casa Mousgoums rimasta vicino a Pouss, 1.000 cfa, esempio di dell’architettura di quest’etnia di persone di statura molto alta, in media 1,80 mt. che ormai a causa della complessità del tipo di costruzione non si fanno più. Questa è stata ricostruita 12 anni fa grazie ad una cooperazione belga perché non andasse perso questo tipo di abitazione. La sera del rientro a Marua Gabriel ci invita inaspettatamente a cena a casa sua. Prima però facciamo un giro per la tennerie, la conceria a cielo aperto della città, che si trova su una sponda del fiume. Un posto puzzolente ed un po’ inquietante con le sue tante vasche scavate nell’argilla e piene di pelli di ogni sorta di animale a mollo in acque color fango con uomini inginocchiati intorno sotto un sole cocente a rimestarle, strizzarle, sbatterle. La visita costa 1000 Cfa a testa. Giro veloce per il mercato di Marua che è piuttosto grande ed ha anche una parte dedicata all’artigianato, dove però vanno a comprare i locali. Non trovando le stoffe che cerco acquistiamo solo della frutta, non senza contrattare.
La casa della nostra guida è all’interno di un grande cortile su cui si affacciano diverse abitazioni che sono formate da 1 o 2 stanze. La parte di cortile davanti alla casa è in sabbia su cui sono state stese due grandi stuoie dove ci siederemo per cenare. La cucina è composta da pochi mattoni poggiati al muro di cinta con sotto dei pezzi di legna e sopra una griglia su cui sono sistemate le pentole. Dopo che ci siamo seduti per terra ci viene offerta una calabassa con dell’acqua per lavarci le mani. Nel piatto ci viene messo un po’ di couscous di mais e miglio ed un po’ di carne con del sugo a base di erbette. Il tutto da mangiare con le mani. Il cibo è buono, forse un pò poco visto che siamo in 5 adulti a mangiare, e la compagnia è piacevole. La moglie di Gabriel che ha solo 20 anni ed ha già una figlia di 6, mi regala un vasetto di arachidi tostate da lei mentre mi confessa il suo desiderio di lavorare come sarta per rendersi un po’ indipendente dal marito, però non hanno ancora abbastanza soldi per comperare una macchina da cucire.

07/11/07
All’alba delle 6 inizia il nostro viaggio di ritorno verso Douala. Bus Marua – N’gaundorè 8 ore più treno N’dorè – Yaundè più bus Yaundè – Douala. Alla stazine di N ‘dorè ritroviamo la simpatica Mirelle che, come promesso, ci ha riservato le cuccette sul treno. Le diamo i soldi, 56.000 Cfa, e senza fare code ci porta i biglietti. Passiamo con lei il tempo di attesa prima della partenza. Ci presenta le due sue sorelle ed un funzionario della Camrail che ha i figli in Italia così chiacchierando si fa l’ora di partire. Il viaggio di ritorno è senza intoppi, ed arriviamo a Youndè alle 10. Prendiamo quindi il bus difronte alla stazione ed alle 14 siamo a Douala. Molto bella la parte del viaggio nella zona montagnosa che arriva fino a 1.300 mt. Pomeriggio al cazeggio con Patrik ed i suoi amici per organizzare il giro verso l’est del paese per visitare le Chefferie. In un primo tempo pensavamo di poterlo fare con un ‘auto a noleggio ma poi visti i costi e le complicazioni decidiamo di farlo in bus. Patrik insiste molto per accompagnarci, cosa che da un lato ci fa piacere ma da un altro ci preoccupa vista la sua scarsa attitudine ai viaggi.



09/11/07
Al mattino presto cerchiamo un bus per partire per Founbam, ma pare che la maggior parte parta di sera percui aspettiamo che il bus si riempia. Mai come in Africa il concetto di tempo è così astratto e privo di significato. Dall’orario di partenza ci vogliono poi 5 ore di viaggio per arrivare a Founbam. Il paesaggio, molto bello, è un susseguirsi di bananeti, piantagioni di ananas e alberi della gomma. La strada è ben asfaltata ed è un continuo sali scendi. Arriviamo fino ad un altezza di 1.800 mt.dove l’aria si fa più fresca. Founbam è un villaggio a 1.500 mt.sparso su varie collinette. Le case sono tute di mattoni a differenza del nord dove sono esclusivamente di fango e paglia. Le più povere sono di fango e legno a strati alternati ed i tetti sono ormai quasi tutti di lamiera, meno ecologici ma più duraturi. Un amico di Patrik ci viene a prendere alla stazione dei bus per portarci alla missione cattolica dove vorremmo dormire ma, la sistemazione, per 4.000 Cfa a testa è veramente troppo basic e squallida. Così optiamo per il motel complete Adi, che non ha l’acqua corrente ma solo dei secchi con acqua di pozzo ma per una notte ci accontentiamo per 7.000 Cfa…. Patrik, invece dormirà a casa di sua madre. Facciamo subito un giro per il mercato fino al grande tamburo usato in passato per richiamare gli uomini di tutti i villaggi Bamoun a prepararsi alla guerra. Intorno bancarelle di amuleti, feticci e rimedi della medicina tradizionale. Poco più avanti c’è l’ingresso del palazzo del sultano. Nel cortile una grande statua di un sultano a cavallo e sui muri che lo delimitano sono disegnate le facce dei 19 sultani della dinastia con le date di regno e scene di antiche battaglie. Qui nei primi del ‘900 sono arrivati i tedeschi, sconfitti poi dai francesi negli anni ’30. È ormai buio e ci prepariamo per andare a cena dalla mamma di Patrik . La signora vive in una bella casa un po’ fuori dal centro in mezzo ad una bella vegetazione, per arrivarci al buio col solo aiuto della pila, è un po’ un’avventura visto che il sentiero, di terra argillosa, è stretto, tortuoso e pieno di buche. Con qualche difficoltà arriviamo. La cena è tradizionale couscous di polenta di mais bianco verdure tipo biete-erbette con arachidi, che si chiama ‘ndorè e pollo col sugo. Questo è il pasto tipico del Cameroun che si mangia con le mani, ed infatti non manca sulla tavola la ciotola dell’acqua per lavarsele prima e dopo. È tutto molto buono, sono colpita dal gusto delle verdure e mi faccio dare la ricetta dalla signora ripromettendomi di farla a casa. Durante la cena un sacco di parenti di Patrik vengono a salutarci. Il tutto, però, dura poco non c’è l’abitudine di stare molto a tavola. Poi seguiamo Patrik che deve recarsi a fare le condoglianze ad una famiglia di conoscenti. Così ci ritroviamo a seguire un pezzo di veglia funebre di rito evangelico. Davanti alla casa del defunto ed intorno alla sua bara sono sedute decine di persone che cantano inni religiosi in francese ed in dialetto Baumun. Lo faranno per tutta la notte. Noi restiamo per poco, perchè dobbiamo andare alla festa per l’insediamento del sindaco a cui parteciperà anche l’ambasciatore italiano. Arriviamo che lo spettacolo di danze e musiche tradizionali è già iniziato e facendoci largo tra la folla riusciamo a raggiungere un ottimo posto vicino sotto al palco da cui facciamo un po’ di foto. Lo spettacolo è interessante, infatti si susseguono sul palco diverso gruppi locali in questo modo ci rifacciamo di quello perso a Yagua . Alla fine dello spettacolo decidiamo di raggiungere l’ambasciatore e la moglie per salutarli così scambiamo due parole con loro ma anche con il sindaco e la sua simpatica moglie il cui nonno era italiano!

10/11/07
La mattina è dedicata alla visita dei 2 musei della cultura Bamoun uno creato dal comune, non molto grande ma ben fatto con una signora molto gentile che ci fornisce un sacco di informazioni l’altro, invece, fa parte del palazzo del Sultano. Il Sultano è un’autortà parallela a quella governativa è il re dell’etnia Bamoun, amministra la giustizia tradizionale ed è riconosciuto dallo stato. Questo museo più grande e contiene molte vestigia dei passati sultani peccato la guida svogliata e distratta. Vediamo anche il Sultano seduto di fronte all’entrata del palazzo mentre riceve i sudditi ma anche i turisti che hanno chiesto per tempo udienza. Il cortile è pieno di gente in attesa. Noi ci accontentiamo di andare a salutare la regina, una delle tante, che è cugina di Patrik e la troviamo in cucina nell’atto poco regale di tostare le arachidi. La cucina è quella tradizionale 4 mattoni dei pezzi di legno con un pentolone annerito sopra, niente di più. Facciamo anche giro degli artigiani che qui sono i migliori del paese in grado anche di riprodurre manufatti di tutti gli altri paesi africani. Andiamo, infine , nell’atelier di Souliman, amico di Patrik che ci fa vedere le varie fasi di lavorazione delle maschere e ne compriamo alcune, non senza contrattare, naturalmente!
Nel pomeriggio siamo a Bafousam, dove ci aspetta uno zio di Patrik . Lasciamo i bagagli all’hotel Federal dopo aver trattato sul prezzo da 10.000 a 8.000 Cfa e poi andiamo a visitare la chefferie, sorta di grande villaggio all’interno della città, retta da uno Chef che è il proprietario della terra e capo del popolo. Egli vive al suo interno, le chefferie sono racchiuse da mura o palizzate ed hanno ingressi imponenti, ed amministra la giustizia tradizionale dell’etnia Bmilekè. L’ingresso più visita guidata costa 2.500 Cfa a testa più 1.000 per le foto. La guida ci porta in giro per la Chefferie per un’oretta dandoci tutte le spiegazioni richieste. È un tipo simpatico. Le costruzioni per le riunioni “grandi case”sono in legno scolpito e tronchi di bambù legati insieme, i tetti, una volta di paglia ora, purtroppo, sono di lamiera, perché danno meno problemi di manutenzione. Visita certamente interessante che ci permette di conoscere un altro aspetto di questo paese. Cena con un pesce a testa acquistato davanti ad un bar dove ci sediamo per bere 2 delle numerose varietà di birre che ci sono qui. Ovviamente il cibo si mangia con le mani. Spendiamo, in tutto 4.500 Cfa per 2 birre e 2 bei pesci.

11/11/07
Visita alla Chefferie di Bangjoung. Niente di particolare, meno grande ed interessante rispetto alla precedente. Ha solo una “grande casa” ricostruita, tra l’altro da poco, dopo un incendio. Interessante, invece, il museo annesso, ben ambientato con poche ma significative cose e realizzato con fondi italiani. Ma il prezzo del biglietto 2.000 cfa più 1.000 per le foto è un po’ tanto. Dopo lunghe trattative troviamo un taxi che ci porta al lago Baleng anche se l’autista non sapeva dove si trovava. La strada si rivela un sentiero di terra rossa molle e pieno di buche a causa delle piogge notturne. E’ difficoltoso da percorrere ma riusciamo ad arrivare al lago che è piccolo e si è formato dalla depressione di un cratere vulcanico. Il paesaggio è molto bello ma per niente sfruttato. E’ stata costruita una scalinata per potervi arrivare più agevolmente ma ormai è in totale stato di abbandono. Anche arrivare alla cascata, di cui abbiamo letto, è un’impresa. Il taxista fa mille storie anche se poi si rivela più semplice perché è sulla strada che porta all’aeroporto, ma lui non l’aveva mai notata! La cascata non è molto alta ma la gran quantità d’acqua che scarica la rende impressionante. Infatti i nostri amici restano letteralmente a bocca aperta.

12/11/07
finito il giro dell’ovest ritorniamo Douala per poi ripartire per Limbè, sul mare, dove arriviamo ormai che è tardo pomeriggio. Da Douala si prende un minibus fino a Mutengene poi un taxi fino a Limbè. Già sul minibus sentiamo parlare uno strano inglese. Infatti la provincia del sud ovest è zona anglofona ed anche se sono bilingui qui preferiscono parlare inglese, un inglese abbastanza incomprensibile a dire il vero. Ci fermiamo all’hotel Park hotel Miramar, sul mare vicino al giardino botanico e concordiamo il prezzo della stanza a 18.000 Cfa con colazione. La stanza è un boungalow discreto circondato da piante. Cena con il solito pesce alla griglia con birra fresca al porto dei pescatori , down beach, dove ci sono una serie di chioschi in cui viene grigliato il pesce ed altri che servono solo le bibite.

13/11/07
Durante la colazione, un po’ scarsa per la verità per i 2.500 Cfa che costa, conosciamo Maria, una signora veneta che è venuta per dare una mano in un orfanotrofio a pochi km da Limbè ma che le cose non sono andate proprio come dovevano. Ci racconta un po’ la sua storia e poi ci invita ad accompagnarla nella sua visita quotidiana all’orfanotrofio. Accettiamo di buon grado e così andiamo a conoscere una trentina di bambini dai pochi mesi ai 20 anni e le persone che si occupano di loro. Purtroppo la struttura non ha né luce né acqua corrente come non ce l’ha, del resto, il villaggio che sorge nelle vicinanze. L’acqua potabile viene presa da una fontana fuori dall’abitato e per lavarsi c’è il fiume che scorre lì vicino. Certo da noi un orfanotrofio in queste condizioni sarebbe impensabile ma qui è più che normale. C’è comunque un progetto spagnolo per costruirne uno con tutti i servizi, ma non si sa quando.

14/11/07
Giornata in giro con un taxi contattato in precedenza, fino a Buea, dove inizia il monte Cameroun ma il tempo brutto non ci permette di vedere granchè. Il panorama è comunque bello. Palme e una ricca vegetazione ci tengono compagnia durante il viaggio. A Buea ci sono molte abitazioni lasciate dai tedeschi che le avevano costruite durante la loro dominazione nel 1910 e fanno una strana impressione in questo contesto tropicale. Il tempo migliora e ne approfittiamo per farci accompagnare in una delle spiagge più belle di questa zona. Qui la sabbia è nera a causa delle eruzioni del monte Cameroun. Facciamo anche il bagno nell’atlantico che si rivela più caldo del previsto. Giornata molto piacevole spesi 15.000 Cfa per il taxi tutto il giorno. Rientriamo a Limbè e ce la giriamo un po’. Non è niente di particolare però è molto pulita e si respira un’aria molto english, sembra quasi di essere in un altro stato.

15/11/07
Approfittiamo dell’auto di Maria ed arriviamo fino ad Idenau che è l’ultimo villaggio del Cameroun da cui partono i traghetti per la Nigeria e qui vediamo l’arrivo di molte barche cariche di pesce. L’attività è frenetica. Il pesce viene portato agli affumicatoi e ai congelatori per poi essere smistato nel resto del paese. Anche questa gita si rivela interessante perché ci permette di vedere ancora un pezzo di questo bellissimo paese. Ceniamo insieme a Maria, che saluteremo il giorno dopo, nel solito posto dei chioschi di cui ormai siamo habitueè.

16/11/07
Si torna a Douala a recuperare le cose lasciate a casa di Patrik. Un giro al mercato dei fiori/artigianato per gli ultimi acquisti un’ultima scorpacciata di pesce e poi i saluti a Patrik ed ai suoi parenti ed amici che ci hanno tenuto compagnia ed aiutato in questi giorni africani,
prima di correre all’aeroporto.

Notizie pratiche

Il Cameroun, come spesso accade in Africa è un paese caro per quello che offre. Il cambio è 1 € = 655 CFA.
Il costo degli hotel basic, fatiscenti e spesso senz’acqua corrente è sui 7000 CFA, senza colazione.
Si mangia per strada con 5.000 CFA, in due, bevande comprese, solitamente un pesce alla griglia o della carne arrostita. In questi posti non ci sono mai le posate e il pane lo si compra in boulagerie.
Il treno, carrozza con 2 letti a castello, per N’gandorè 56.000 CFA per due persone a tratta.
I bus, a seconda del tragitto, dai 4.000 CFA in su
Il noleggio di un’auto dipende dalla bravura nel contrattare è tra gli 8.000 ai 10.000 CFA al giorno.
Le guide chiedono 5.000 CFA al giorno, si aggiustano loro per mangiare e dormire.

Potete vedere le foto di questo e di altri viaggi di Virna all’indirizzo: http://www.flickr.com/photos/virnaccia

Il Viaggio Fai da Te – Autonoleggio Low Cost

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Maurizio
Maurizio
2 anni fa

Salve, ho letto tutto con molto interesse e molto entusiasmo e questo è stato un motivo in più per decidere di intraprendere un viaggio in questo paese.
Mi piacerebbe andarci il prossimo febbraio per sarebbe interessante avere una perdona di riferimento su cui appoggiarsi e una persona/ guida do poter muoverci in sicurezza .
Avete cortesemente qualcuno da consigliarmi per favore ?
Grazie infinite

Nyembe
Nyembe
6 anni fa

Comunque questo blog è pieno zeppo di errori. Ngaoundéré non Ngondorè . Inoltre, Ngaoundéré si trova nel nord del Camerun, non nel centro. E un po’ frustrante vedere cosi tanti errori leggendo le prime righe di un blog che si vuole informativo.

Nyembe
Nyembe
6 anni fa

Non è vero che ci sono solo due compagnie che vanno in Camerun. Ce ne sono diverse, almeno una decina. Possiamo citare per esempio la Camair-Co (la compagnia camerunense), Brussels Airlines, Ethiopian Airlines, ecc… Guardando in anticipo su Skyscanner, si può avere diverse soluzioni