Cuba Vive

di Claudia & Paolo Marzi –

Anche questa volta, nonostante le mille traversie che hanno rischiato di compromettere la partenza, è giunto il tanto agognato momento di partire per una meta così a lungo desiderata: CUBA.
La giornata è fredda (7 gradi centigradi) quando arriviamo alla Malpensa dove ci imbarchiamo sul nostro volo Air France con partenza prevista per le ore 13,15. Dopo circa 10 ore di volo (con scalo a Parigi) arriviamo all’ Havana e ci sorprende il fatto che, a differenza di quanto ci avevano detto, la coda alla dogana è breve anche se gli addetti sono veramente lenti. Dopo qualche minuto arrivano anche i voli della British e della Lauda Air e in poco tempo la sala che conduce ai banchi della dogana diventa affollatissima e l’ aria irrespirabile poiché non esiste il divieto di fumo e questo basta a scatenare le ciminiere rimaste tranquille per le ore del volo. Anche se tra i primi ad essere sdoganati, decidiamo di aspettare una coppia di amici che ha volato con British Airways e che si trova alla fine della coda: questo ci costa circa tre ore di attesa al caldo assaliti da zanzare fameliche poichè alla coda si aggiunge l’ attesa per il ritiro del loro bagaglio che, alla fine, risulterà smarrito durante il cambio di aereo a Londra (verrà consegnato solo il 26/04/2001). Alle 0,30 ora locale arriviamo a casa di Iskra (una cara amica che ora vive in Italia e che ci ha ospitato nella sua bella casa a Vedado) dove facciamo conoscenza con i suoi amici Lourdes, Raulito e Noel: Raulito è l’ uomo di fiducia di Iskra (il nostro uomo all’ Havana) e si dimostrerà efficientissimo oltre che molto simpatico, Lourdes è una cara amica di Iskra e vive nel suo appartamento durante la sua assenza, Noel convive con Lourdes e oltre ad essere un bravo ballerino si rivelerà anche un ottimo cuoco. Finalmente un letto in cui si possa riposare in posizione orizzontale anche se il sonno sarà complicato dagli effetti negativi dovuti alla differenza di fuso orario.

22/04/2001

Come avevamo richiesto la sera prima, al mattino Raulito ci ha procurato (al mercato nero) latte, frutta, biscotti, caffè e acqua per la colazione. Non facciamo in tempo a finire che il nostro mitico tuttofare si presenta nella via con una Lada (scassatissima) che sarà il nostro mezzo di trasporto per quella giornata; per la benzina ecco che si materializza dallo scantinato dello stabile dove vive Iskra un ragazzo con una tanica di benzina a prezzo conveniente: iniziamo la nostra convivenza con il sistema cubano dove tutto quello che uno vuole lo può ottenere al mercato nero (basta avere i dollari). Prima di dirigerci verso il centro facciamo una puntatine all’ agenzia di viaggio “Cubatour” (calle 23 Esquinal, Vedado. Ciudad de la Habana, Cuba. Tel.: 66 / 2139 ; Fax: 53 / 7 / 33 / 3142) presso l’ Hotel Havana Libre per prenotare la notte all’ Hotel Moka (Las Terrazas) e per il soggiorno a Cayo Levisa (in questa occasione troviamo un’ impiegata gentile che parla uno splendido italiano: Sig.ra Lucile Cardella Fuster – Tel: 554736). Sotto il sole cocente abbiamo quindi visitato l’ Havana Vieja (Plaza de la Catedral …) gironzolando per le viuzze fino alla Plaza Vieja. Ci fermiamo per uno spuntino in un bar dove un complessino ci allieta con brani di salsa e son. La cosa che ci colpisce immediatamente è il numero esagerato di poliziotti che incontriamo nel nostro girovagare tra vie e vicoli dell’ Havana Vieja. La città ci appare splendida, proprio come l’ avevo immaginata; non avevo invece immaginato le condizioni in cui sono costretti a vivere i cubani: spesso abitano all’ interno di palazzine al limite del crollo, sono costretti a utilizzare autocarri per i loro spostamenti (vengono caricati nei cassoni accalcati gli uni agli altri), devono fare code spaventose nei negozi statali dove possono acquistare prodotti di prima necessità utilizzando la “libreta” (non è detto che poi questi negozi siano forniti della merce richiesta, anzi spesso sono desolatamente vuoti). Nonostante tutto uomini e donne sono allegri, vivaci e hanno, in genere, voglia di comunicare (anche se spesso tutto è finalizzato a qualche richiesta). La sera ceniamo in un Paladar con arredo piuttosto allucinante ma in cui con 15 dollari ci portano il piatto della casa: riso, fagioli, verdura, aragosta, gamberoni, filetto di pesce e banane fritte (Vedado Calle K entre  11 y 13 è una casa con colonne dipinte di rosso e con un sorvegliante sempre presente all’ ingresso), diventerà il nostro Paladar all’ Havana.

23/04/2001

Alle ore 09,00 Paolo e Lucio si incamminano per l’ Hotel Havana Libre dove li aspetta l’ ufficio dell’ agenzia “Cubacar” ( cubacar@cbcan.cyt.cu ) contattato via Email dall’ Italia. Dopo 1 ora e ½ ritornano con l’ auto che sembra essere in buone condizioni. Si parte per la regione di Pinar del Rio dopo aver salutato i nostri ospiti. Notiamo subito la quasi totale mancanza di segnaletica stradale (al posto dei cartelli stradali le strade sono tappezzate di cartelli di regime caratteristici ma poco utili) per cui iniziamo a utilizzare il sistema di orientamento tipico del luogo: desculpame por … ? Gracias ….. Questa frase diventerà il tormentone della vacanza. Usciamo dall’ Havana senza grossi problemi e ci rendiamo conto delle enormi difficoltà che i cubani devono affrontare nei loro spostamenti: ad ogni incrocio si formano gruppi di persone che, pazientemente e con rassegnazione, aspettano sotto il sole o la pioggia che un mezzo qualsiasi (dal sidecar all’ autotreno) li carichi a bordo. Spesso nei punti di maggior traffico è presente una persona che ha la funzione di annotare gli automezzi statali che non si fermano a di organizzare la salita dei passeggeri (le auto statali hanno infatti l’ obbligo di fermarsi a caricare i cubani in attesa di un passaggio). Arriviamo al nostro Hotel (Moka) a Las Terrazas (Las Terrazas Compl. Turistico – Reservas y Coordinacion en la Habana: calle 8 n° 306 e/ 3ra y 5ta – Tel: 243739 – Telefax. 245305 – Email: commoka@teleda.get.cma.net – Hotel Moka tel: 082 78555 – Telefax: 082 78605 – Email: hmoka@teleda.get.cma.net ), scarichiamo i bagagli e ripartiamo rapidamente per Vinales e Pinar del Rio. Vinales è una cittadina incantevole con una via centrale costeggiata da caseggiati coloniali caratterizzati da ampi porticati. La chiesa non ha nulla di artisticamente rilevante, ma è comunque da vedere per quello che c’è accatastato all’ interno. Sulla strada del ritorno ci fermiamo a vedere i Mogotes da un punto panoramico in prossimità di un albergo della catena Horizontes. Dopo Vinales raggiungiamo Pinar del Rio. Anche questo centro urbano ha il suo fascino, ma è decisamente più caotico del precedente; purtroppo arriviamo troppo tardi per poter entrare a visitare la fabbrica di sigari. Ai semafori si formano strani ingorghi in cui sono coinvolte auto che possono andare da auto americane anni 50 ad auto russe tipo Lada, furgoni, autocarri, biciclette, sidecar, carretti trainati da cavalli, uomini a cavallo ….. Rientriamo quindi verso il nostro Hotel con un po’ di ansia dovuta al serbatoio che è al limite minimo e alla scarsità di distributori in questa parte dell’ isola (il consiglio è di tenere sempre il serbatoio pieno). Lungo il tragitto subiamo il continuo bombardamento delle frasi storiche di questo regime, a volte i ponti su cui sono appesi questi cartelli non hanno né la rampa di accesso né quella di uscita e sembra che abbiano solo due funzioni: 1) fungere da sostegno per il cartellone 2) far ombra ai poveri cubani in attesa di un passaggio. Cena all’ Hotel Moka senza lode né infamia (proveremo di meglio ma anche di peggio; in linea di massima si trova cibo migliore nei paladar che nei ristoranti dei grossi alberghi gestiti dai Cubani, noi non abbiamo provato alberghi a gestione straniera).

24/04/2001

Finalmente una bella dormita in un buon letto king size! Oggi ci aspetta un lungo tragitto fino a Boca de Guamà (abbiamo infatti intenzione di dormire una notte a “Villa Guamà” nel mezzo della palude). Utilizzando l’ autopista arriviamo a destinazione senza grossi problemi, prenotiamo per la notte un bungalow con 2 camere e il relativo transfer ma, avendo ancora diverse ore di luce, decidiamo di fare una puntatina alla baia dei porci (Playa Giron). La spiaggia è molto bella, ma rovinata in una sua parte da una diga in cemento armato. Sulla spiaggia, accanto ai bagnanti e semisommersi dalla sabbia, ci sono ancora i bunker segno di una paura, non ancora passata, di una possibile invasione Yankees. La strada che da Playa Larga conduce a Playa Giron viene segnalata sulle guide consultate come a rischio di forature per la presenza di granchi che in grande quantità attraversano la strada per dirigersi verso la boscaglia dopo aver assolto all’ accoppiamento e alla deposizione delle uova sulla spiaggia. Ignari di quello che sarebbe successo il giorno successivo abbiamo insultato l’ autore  della guida avendo visto solo qualche resto di crostaceo ai bordi della striscia di asfalto. Il transfer per “Villa Guama” avviene con un piccolo motoscafo guidato da un tipo fuori di testa che, da un certo punto si disinteressa dei comandi e si porta a prua affidando a noi la conduzione del battello che intanto sfreccia sulle onde di un piccolo lago (la laguna del tesoro). Giunti in prossimità dell’ approdo, da uno spazio sotto il sedile di guida estrae un piccolo caimano dell’ età di 2 anni e ce lo passa come se si trattasse di un gattino. Villa Guamà è un albergo situato sulla laguna e costituito da diverse palafitte collegate tra loro da ponti di legno semipericolanti. I bungalow sono dotati di televisione, aria condizionata, ma sono datati e, a quanto pare, non hanno avuto opere di manutenzione dal 1963 anno di nascita di Paolo e di costruzione di questo affascinante complesso turistico. Ad un certo punto si fulmina la lampadina della camera da letto e quindi chiamiamo il responsabile per la sostituzione: dopo ½ ora arriva il tecnico e ci informa che non ne hanno una nuova per la sostituzione. Paolo propone di smontarne una analoga da un bungalow non utilizzato, il tecnico sembra perplesso, ma poi accetta la soluzione. Torna con la lampada dopo 1 ora in compagnia del direttore che ha dovuto verificare l’ effettivo non funzionamento di quella originale (iniziamo ad abituarci al concetto di tempo a Cuba). Per la sera decidiamo di provare la carne di coccodrillo al bar che funziona anche come griglieria con i tavolini all’ aperto. Poiché c’è qualche zanzarina chiediamo al responsabile se è possibile fare qualche cosa per allontanare gli animaletti molestatori: senza saperlo scateniamo una specie di guerra chimica. Nel giro di qualche minuto si materializza una specie di rambo dotato di un nebulizzatore atomico. L’ aria diventa satura di un vapore mefitico, riusciamo a malapena a ripararci in un anfratto. Al termine dell’ attacco non si sente più un insetto (alla faccia dei nostri repellenti alla citronella) e pensiamo non se ne sentiranno più per vari mesi. La cena è appena commestibile, al coccodrillo preferiamo sempre la nostra vecchia e cara mucca sia pure un poco pazza. Commento: Villa Guamà è un luogo che vale la pena di visitare, anche se per una notte solamente.

25/04/2001

Lasciamo il nostro bungalow senza grossi rimpianti e ci dirigiamo all’ allevamento di coccodrilli dove si possono vedere diversi esemplari piccoli e grandi in cattività (visita che si potrebbe anche evitare). Dietro consiglio del responsabile delle “pubbliche relazioni” di Villa Guamà ci dirigiamo verso Santa Clara seguendo la strada che passa da Playa Larga e Playa Giron. Ci accorgiamo in breve tempo che le condizioni stradali sono cambiate rispetto al giorno precedente: l’ asfalto è completamente invaso da migliaia di granchi con tendenze suicide alcuni dei quali vanno dalla spiaggia alla boscaglia, altri in senso inverso, altri ancora appaiono indecisi. Nonostante i tentativi di evitarli non possiamo fare a meno di ucciderne diversi. E’ impressionante, non abbiamo mai visto uno spettacolo del genere: la strada è completamente tappezzata dai resti e appare rossa ai nostri occhi, l’ odore di crostaceo grigliato è nauseante. Decidiamo di proseguire secondo il tragitto previsto confidando nel buono stato dei pneumatici o presunto tale. Qualche chilometro dopo la baia dei porci, in aperta campagna, la macchina inizia a produrre uno strano rumore e, a un controllo, ci accorgiamo di avere il pneumatico posteriore destro sgonfio. Sotto il sole cocente provvediamo alla sostituzione della gomma che risulterà forata da una chela dei maledetti granchietti (per fortuna, seguendo i consigli trovati in un racconto di viaggio, avevamo portato con noi dei guanti da lavoro). Ad un attento esame ci accorgiamo che anche la posteriore sinistra ha alcune chele conficcate nel battistrada: non avendo altra possibilità decidiamo di proseguire (questa volta la sorte ci favorirà facendo si che la ruota resti gonfia fino alla tappa successiva: Trinidad). Finalmente, dopo aver sbagliato anche direzione e fatto diversi chilometri su di una strada sterrata, arriviamo a Trinidad: la vista di questa città coloniale ci rasserena immediatamente e, armati di buona volontà, iniziamo la visita delle case particular per cercare quella di nostro gradimento (anche in questo caso devo dire che ci è stata più utile la lettura dei racconti di viaggio piuttosto che quella della guida). Troviamo alloggio all’ “Hostal Sobeida” (Hostal Sobeida Rodriguez – Macea n° 619 e/ Pablo Pichs Y Piro Guinart Trinidad, Sancti Spiritus, Cuba – C.P. 62600 – Tel: 4162), una casa particular con 2 camere dotate di aria condizionata (il condizionatore è più rumoroso di un locomotore diesel, ma riesce a mitigare la calura); la vecchina che abita di fronte viene indicata dalla nostra ospite come la “guardiana” della nostra auto (costo $ 2 a notte). La proprietaria e il marito sono molto teneri e cordiali. Passeremo in questa casa cubana 2 giorni di relax circondati da una atmosfera molto famigliare, cenando con superbe aragoste (di cui è vietata la vendita ma che troverete ovunque) e bevendo ottime spremute di frutta che la Sig.ra Sobeida prepara di persona. Questa città offre al turista attento infiniti particolari degni di uno scatto fotografico e l’ atmosfera che si respira è decisamente piacevole (fotografie con cui tortureremo parenti e amici per i prossimi mesi). In prossimità della Plaza Major facciamo conoscenza con il “Pintor del Che” (Pasqual Cadalso Hernandez – Ruben Martinez Villana 71 – Trinidad, Sancti Spiritus, Cuba c.p. 62600) e con il suo incredibile atelier in cui si possono vedere e acquistare tele con immagini del Che (sua prima fase artistica) o tele con uomini nudi particolarmente dotati che vagano in uno spazio indefinito (sua seconda e attuale fase artistica). Vista la simpatia del personaggio e convinti che la sua prima fase artistica sia la migliore, gli commissioniamo due tele con Che Guevara.

26/04/2001

Dopo una notte riposata nonostante i “mojitos” ingurgitati ieri e dopo una colazione preparata dalla Sig.ra Sobeida, usciamo per un giro tra le bancarelle del mercatino di Trinidad. La vecchina ci informa che la nostra auto ha la ruota posteriore sinistra sgonfia (me lo aspettavo, stramaledetti granchi !!!), immediatamente ci viene incontro il figlio della sig.ra che si offre di smontarci la ruota e di far riparare le due gomme alla cifra di $ 10. Accettiamo e nel frattempo ci incamminiamo tra le bancarelle dove riusciamo ad incrementare il nostro bagaglio con diversi acquisti per parenti e amici (nel mercatino troverete gli stessi oggetti dell’ Havana ma con prezzi decisamente più vantaggiosi). Grazie alla simpatia di una venditrice veniamo a sapere che, anche in questo caso, il regime permette la libera iniziativa di questi artigiani, ma li spolpa (letteralmente) chiedendo a priori $ 100 al mese indipendentemente dal fatto che loro riescano a vendere o meno. Al nostro ritorno l’ auto è riparata e siamo quindi pronti a partire con destinazione la valle de Los Ingenios.Si tratta di una splendida vallata in cui in passato erano concentrate le coltivazioni di canna da zucchero. Oggi è possibile visitare le antiche aziende in genere trasformate in bar, trattorie e negozietti per turisti; quella che abbiamo visitato noi è caratterizzata dalla presenza della torre da cui venivano controllati i movimenti degli schiavi. Al ritorno verso Trinidad ci fermiamo per uno spuntino in un punto d’ osservazione da cui è possibile ammirare gran parte della vallata e scattare qualche foto. La tappa successiva prevede la visita di Playa Ancon che si rivela deludente: la spiaggia è ampia, ma ricoperta di alghe, il mare oggi è mosso e quindi non possiamo esprimere un parere oggettivo in quanto appare torbido per la sabbia sollevata in grande quantità, il paesaggio è devastato da un terribile albergo in stile sovietico praticamente sulla spiaggia (risparmiate pure tempo evitando questa escursione). Rientriamo piuttosto presto per cui abbiamo tempo per andare a prendere un aperitivo nel bar situato sulla scalinata a fianco della cattedrale e per ascoltare musica dal vivo. La sera solita cena a base di aragosta (questa sera grigliata e con abbondante razione di banane fritte), fagioli e riso. Al termine, dietro nostra richiesta, la sig.ra Sobeida rintraccia “XY” (meglio evitare nomi visto che si tratta di un commercio illegale) un venditore di sigari di contrabbando con cui passiamo 1 ora ascoltando i suoi racconti e trattando l’ acquisto di diverse confezioni di Cohiba, Montecristo …. (mitico rimarrà il racconto dello zio che, lavorando in una manifattura di tabacco, imbosca i sigari in tutti i pertugi possibili). Siamo consapevoli che, molto probabilmente non sono della migliore qualità, ma la “fiesta” che “XY” farà quella notte e la notizia che ci darà il mattino successivo (ci dirà che parte del denaro gli è servito per comprare un lettino nuovo per la bambina) li rende per noi i migliori sigari del mondo.

27/04/2001

Partiamo con un po’ di tristezza nel dire addio a Sobeida, al marito, alla vecchina e a “XY” (in due giorni abbiamo portato un po’ di lavoro e di moneta in questa via ma abbiamo ricevuto decisamente di più di quanto dato). La tristezza aumenta quando arriviamo a Santa Clara e ci dirigiamo verso il monumento al Che:la cosa più devastante non è la statua (anche se decisamente brutta), ma la piazza che è di dimensioni esagerate, con ampi viali costruiti apposta per le manifestazioni militari e circondata dalle solite frasi ormai fastidiose. Se non altro nella piazza, grazie alla presenza massiccia della polizia, non si viene assaliti da fastidiosi ragazzi in bicicletta che fanno di tutto per aiutarti là dove non c’è bisogno di alcun aiuto e che fanno di tutto per cercare di essere arrotati dall’ auto. Prendiamo l’ autopista in direzione di Varadero dove abbiamo deciso di fermarci per 2 giorni per un poco di relax. All’ arrivo in questa “Rimini dei Carabi” cerchiamo la casa di un ragazzo cubano (meglio evitare i nomi e i riferimenti visto che a Varadero è proibito affittare camere) che gestisce una casa particolar abusiva. Lo troviamo svaccato in poltrona intento a guardare i cartoons in televisione, ci viene incontro con scarso entusiasmo e in costume da bagno. La casa non è male, ma le camere che ci affitterebbe (a $ 20 a notte) sono ricavate all’ interno di un box nel retro della costruzione e sono piccole, molto piccole e squallide, enormemente squallide. Ci congediamo dal “macho” e decidiamo di provare l’ esperienza di un albergo “all inclusive” che forse incarna maggiormente lo spirito di Varadero che tutto sembra tranne Cuba. Dopo aver visto l’ albergo “Los Delfines” (strapieno di italiani), decidiamo di fermarci al “Villa Tortuga” dove ci facciamo riservare una camera vista mare; veniamo immediatamente marchiati con il braccialetto che individua il turista balneare tipo. La camera è veramente bella, spaziosa, pulita, con acqua corrente (nel vero senso della parola) per cui già assaporiamo il gusto di una doccia come dio comanda, fornita di tv satellitare (con cui riusciamo a vedere anche “Rai international” con le notizie del telegiornale e con l’ inaspettata visione di una amica invitata ad un programma di medicina). Purtroppo la cena non è all’ altezza dell’ albergo, ma il caffè espresso è ottimo e questo per il momento ci basta. La serata la trascorriamo in una discoteca (Havana Club, alla faccia della fantasia !!) in compagnia di un ragazzo sloveno che abbiamo conosciuto in aeroporto il giorno dell’ arrivo (anche lui arrivato con British Airways e anche lui con bagaglio smarrito a Londra …. precisione anglosassone !!) e che adesso risiede nel nostro stesso albergo. Vedere i cubani ballare la salsa è uno spettacolo unico, sembra che per loro la danza sia una cosa naturale, come per noi camminare o respirare la serata ha il suo culmine in una gara di salsa vinta da una coppia di ragazzi italiani che, a dire il vero, erano allo stesso livello dei migliori cubani.

28/04/2001



Giornata di riposo completamente dedicata all’ ozio in spiaggia. Veniamo immediatamente agganciati dal bagnino che ci fa presente di parlare bene l’ italiano perché ha un fratello in Italia (gran parte dei cubani hanno parenti in Italia o in altri paesi in cui sono fuggiti, per cui non stupitevi se spesso vi attaccano bottone millantando un fratello o un cugino a Milano, Roma …. probabilmente è vero, anche se poi viene utilizzato anche come pretesto per iniziare la conversazione che spesso termina nell’ offerta di qualche prodotto dell’ isola). Dopo qualche minuto di interessante scambio di notizie sui nostri paesi, eccolo che inizia a proporre tutto quello di cui un turista può aver bisogno: dai sigari, alla cena a base di aragosta, alla gita a Trinidad, alla cavalcata sulla spiaggia, all’ uscita in barca con escursione sub per concludere con la ciliegina sulla torta …. l’ offerta di una donna cubana a mio marito, incurante della mia presenza a qualche metro di distanza. Per la sera andiamo in un’altra discoteca di Varadero: la “Rumba”. L’ ambiente è decisamente meno caratteristico rispetto all’ “Havana Club” e la musica è piuttosto assordante e di tipo occidentale con un solo stacco di salsa e balli caraibici.

29/04/2001

Questa mattina il cielo è coperto e pioviggina, per cui dopo colazione e una puntatina ai mercatini di Varadero (dopo averli visti un consiglio che ci sentiamo di dare è quello di non perdere neanche un minuto poiché non hanno nulla di caratteristico), decidiamo di caricare l’ auto e di fare rientro all’ Havana. Tanto per cambiare abbiamo una ruota sgonfia per cui Paolo (ormai più esperto di un meccanico di professione) la sostituisce con quella di scorta sperando di non avere più inconvenienti del genere sino alla destinazione. Arriviamo in calle K che ormai è sera e la vista di Raulito ci riempie di gioia (è un ragazzo sempre disponibile, sempre sorridente che incute una sensazione di felicità e di serenità). Oggi è il compleanno di Lourdes (auguri !!) e la troviamo in casa con Noel intenta a ballare, per cui ci invita a provare ….. in pochi minuti la casa di Iskra diventa una discoteca latino americana con tanto di istruttori e di allievi alle prime armi. Ceniamo allo stesso Paladar dei primi giorni, ma questa sera a un certo punto si scatena un temporale di una intensità tale per cui improvvisamente ci troviamo in un lago d’ acqua (la sala dove pranzano i clienti è infatti ricavata in un cortile interno a cui è stata posta una copertura) e senza luce. Ci trasferiamo all’ interno della abitazione del proprietario dove attendiamo che spiova. L’ attesa ci permette di osservare con attenzione la casa: a parte i vari oggetti accatastati sui mobili in modo apparentemente casuale, la casa è molto bella con alti soffitti, stucchi alle pareti e mobili piuttosto vecchi molto caratteristici; all’ ingresso sono collocate alcune statuette e altri oggetti che richiamano riti africani che sull’ isola sono ancora seguiti.

30/04/2001

Sveglia alle ore 06,45 per partire alla volta di “Cayo Levisa” nell’ arcipelago del “Los Colorados” provincia di Pinar del Rio. La giornata è iniziata male perché dopo 1 ora di attesa del pulmino da noi prenotato per il transfer fino all’ imbarcadero (con appuntamento previsto alle ore 08,00 di fronte all’ Hotel Havana Libre) e dopo che, ad un nostro primo reclamo all’ agenzia dove abbiamo pagato l’ escursione, l’ impiegata ci ha rassicurato dicendoci che probabilmente il ritardo era dovuto al fatto che aveva perso tempo nella raccolta dei turisti dai vari alberghi (ma non si è preoccupata di telefonare alla sede di Horizontes per avere informazioni a tale proposito), poichè alle 09,30 non si era vista l’ ombra del fatidico pulmino, siamo tornati all’ agenzia chiedendo un interessamento maggiore. Solo a questo punto la solerte impiegata ha deciso di telefonare venendo in questo modo a sapere che la nostra attesa poteva durare per l’ eternità poiché non risultava alcuna prenotazione (in verità in un primo tempo aveva tentato di inventare una scusa parlando di un fantomatico incidente in cui era incorso l’ automezzo). A questo punto la pazzesca macchina burocratica che caratterizza le strutture statali cubane ha messo in evidenza (se ce ne fosse ancora bisogno) i suoi limiti: abbiamo proposto che il tour operator Horizontes ci fornisse un altro mezzo per il transfer considerando anche che il traghetto per l’ isola parte solo due volte al giorno e che quindi eravamo con i minuti contati ….. la risposta è stata solo la promessa che qualche cosa avrebbero fatto. Dopo diversi minuti, non vedendo alcun interessamento da parte delle signorine, abbiamo richiesto di parlare direttamente con un responsabile di Horizontes. Al telefono la guida con cui abbiamo parlato ci ha rassicurato che prima o poi qualche cosa avrebbero fatto per noi e che il problema non dipendeva da loro (il gioco dello scaricabarile non è praticato solo da noi !!!). Improvvisamente un si fa vivo un tizio che dice di essere un portavoce del tour operator e che, per iniziare la procedura per ottenere il trasferimento, dovevamo inoltrare un reclamo scritto alla sede (a Paolo è venuto voglia di iniziare la lettera con : “Caro Fidel ….). Improvvisiamo un reclamo scritto in italiano e alle 10,30 viene chiamato finalmente il mezzo. L’ avventura non termina qui: l’ autista è poco pratico per cui perde la strada per ben tre volte; quando arriviamo al molo la barca che, a detta dei responsabili Horizontes, doveva aspettarci non c’ era e l’ attesa durerà un ora.A questo punto accaldati e affamati abbiamo chiesto al gestore del bar posto all’ imbarcadero se poteva offrirci un caffè o una bibita visto che la struttura era sempre di Horizontes, ma ci è stato risposto che senza una autorizzazione da parte del responsabile, al momento introvabile, non poteva servirci nulla. Finalmente arriviamo all’ isola, sono le tre del pomeriggio. Il posto è davvero notevole, nonostante il forte vento e il mare mosso e nonostante i bungalows siano proprio minimalisti per il costo del soggiorno ( $ 60 a testa al giorno ½ pensione). Alla fine della giornata, con l’ arrabbiatura alle spalle, notiamo come ci sia un’ enorme differenza tra coloro che sono impiegati in strutture pubbliche e a cui non interessa nulla della soddisfazione dei clienti e invece i proprietari delle case private e dei paladar dove abbiamo sempre trovato persone cordiali, gentili, attente come del resto sono i cubani in generale. Ci sono solo venti bungalows (e difficilmente è al completo) con un bar, un ristorante e una spiaggia lunghissima dove scorazzano indisturbati granchi e paguri. La cena è alla carta, ma spesso non tutti i piatti sono disponibili e a volte la portata non corrisponde alla ordinazione fatta.

01/05/2001 e 02/05/2001

Oggi primo Maggio è festa nazionale. La televisione cubana inizia alle 07,30 ad inviare immagini della manifestazione all’ Havana e continuerà con questa diretta fino a sera inoltrata. A dire il vero il personale dell’ albergo sembra più interessato alla visione di programmi sportivi ricevuti via satellite da canali americani (nei grossi alberghi questo è permesso). La giornata passa tra la spiaggia e il mare e non possiamo fare a meno di rilevare l’ enorme differenza rispetto a Varadero. Oggi il personale è cambiato completamente e notiamo subito la differenza nel servizio e durante la cena. Dopo cena due ragazzi dello staff cercano di fare animazione coinvolgendoci in una lezione di salsa. In questa occasione facciamo la conoscenza di Orlando che è un po’ il tuttofare del villaggio. Di giorno passa dalla mansione di facchino a quella di giardiniere, la sera si rivela abile ballerino con una spiccata inclinazione all’ insegnamento. Nei giorni di permanenza in questo luogo stupendo, Orlando sarà il nostro interlocutore preferito: ha una facilità incredibile nell’ apprendere la lingua italiana e dimostra una vivace intelligenza. Il 02/05 trascorre come il giorno precedente con completo relax, tintarella e mare : un sogno !!

03/05/2001

Finalmente un segno di cortesia da parte della pazzesca burocrazia cubana: la Horizontes, dietro nostra richiesta e a scusa dei disguidi patiti nel transfer all’ andata, ci offre una escursione alla barriera corallina,del costo di $ 12 a testa, con la possibilità di snorkeling. Alle 17,00 parte il nostro traghetto e ci congediamo con un po’ di tristezza da questo stupendo angolo caraibico.Alle ore 20,30 arriviamo all’ Havana dove Noel e Lourdes ci hanno preparato una splendida cena (la migliore del nostro soggiorno a Cuba) in compagnia degli amici di Iskra. E’ in questa circostanza che ci rendiamo conto di come i cubani siano terrorizzati dalla possibilità che una loro frase contraria al regime possa essere riferita alle autorità da parte di un delatore: siate certi che se un cubano, in una conversazione a tu per tu, si lascia andare a critiche nei confronti del regime, quando  vi troverete in presenza di altre persone (siano anche amici) la sua versione cambierà completamente e non ammetterà mai di aver detto altro. Per questo motivo e per rispetto nei confronti degli amici incontrati nel nostro tour non faremo mai riferimenti a cose dette da tizio piuttosto che da caio. Vengono sprecati elogi alla figura di Che Guevara eroe della rivoluzione, una rivoluzione che ha eliminato la precedente dittatura sotto cui la ricchezza era nelle mani di pochi, e che ha dato origine ad un regime dove la miseria è alla portata di tutti. Al termine della cena è d’ obbligo completare la serata con un sigaro cubano. Noel cucina da Dio !!!

04/05/2001

Per oggi Raulito e Noel ci hanno procurato una Willis anni 50 in buone condizioni, con aria condizionata per $ 30 al giorno tutto compreso. L’ autista, che poi è il figlio del proprietario, si chiama Adolfo e, come gli altri cubani conosciuti in questa vacanza, è molto simpatico e gentile (Adolfo Fernandez Cruz tel: 2613257 – Calle 114 e. 43 y 45 n° 4307 Marianao – Havana). Decidiamo di farci portare a Playa dell’ Este dove trascorriamo 3 ore di completo relax all’ ombra di una palma. La spiaggia è molto popolare, ma l’ angolo in cui ci ha portato Adolfo è veramente bello ed è praticamente deserta. Alla sera, dopo aver cenato al solito paladar, andiamo con Adolfo in centro per passare una serata in un locale tipico, ma un improvviso attacco di cefalea mi costringe a rientrare (peccato, sarà per un’altra volta).

05/05/2001

Ultimo giorno, il nostro aereo parte in serata e abbiamo già concordato il passaggio con il simpatico Adolfo, per cui decidiamo di andare in centro a piedi con obiettivo il museo della rivoluzione. La passeggiata à molto bella e ci permette di notare dettagli che passando in auto non siamo riusciti a cogliere (palazzi abitati pur essendo al limite del crollo, ragazzi che confidando in una camera d’ aria si buttano tra le onde per poter pescare qualche cosa di commestibile, negozi per cubani desolatamente sprovvisti di qualsiasi cosa). Arriviamo all’ ingresso del museo giusto in tempo perché in quel momento si scatena un temporale, entriamo incuriositi. La nostra curiosità viene immediatamente delusa dalla vista di quella che è solo una autocelebrazione  della “Revolucion” (e non poteva essere diversamente) fatta da un regime che fonda la sua esistenza sul continuo ricordo di quei momenti sicuramente intensi ed eroici, ma che ormai fanno parte solo della storia: non vediamo alcuna notizia sulla morte di Camillo Cienfuegos (figura che probabilmente al tempo della rivoluzione contendeva il primato a Fidel e che sembra sia scomparso in un incidente aereo …..), il regime però ci mostra delle fotografie scattate all’ epoca della dittatura di Batista in cui si vedono donne cubane costrette a prostituirsi per sopravvivere …… ma oggi non succede la stessa cosa ?????? Potere dell’ ipocrisia !!! Per cui la conclusione è questa: se vi coglie un acquazzone entrate pure al museo della rivoluzione, ma se sarete più fortunati di noi fate altro. Continuiamo la nostra passeggiata andando a gustare l’ ultimo mojito nella piazza della cattedrale, quindi ci incamminiamo lungo il malecon circondati da ragazzi che ci offrono i soliti prodotti e servizi (sigari, taxi, paladar ….) senza mai essere fastidiosi e/o insistenti. Ci accolgono i sorrisi di Raulito, Lourdes e Noel sempre allegri e spensierati (per lo meno nell’ apparenza): sento già che ci mancheranno, ma la promessa di tornare presto in questa splendida isola rende più dolce il commiato. Ciao Cuba e buona fortuna.

Considerazioni:

Al termine di ogni viaggio mi piace trarre delle conclusioni su quello che ho visto e percepito cercando di individuare le cose positive per portarle nella mia borsa delle esperienze vissute. Cuba è certamente un’ isola in cui troverete situazioni paradossali e sotto certi aspetti incredibili. Sicuramente non troveranno spazio tra i miei ricordi i cartelli di regime con le frasi retoriche e l’ indottrinamento continuo a cui sono sottoposti i cubani, non mi ricorderò dell’ ipocrisia di coloro che in Italia vivono una comoda vita borghese e che giunti in questa terra iniziano a recitare invettive contro l’ imperialismo americano e, in preda a una sorta di delirio ideologico, si fanno fotografare sotto il monumento al “Che” con il pugno chiuso alzato, mi scorderò le immagini della manifestazione del primo di Maggio ….. riunione oceanica a cui sono “invitati” tutti i cubani (invitati in modo molto “caliente” con tanto di scritte nelle strade e di delatori pronti a prendere nota di chi non partecipa), eviterò di memorizzare la vista di belle ragazze mulatte accompagnate a bianchissimi europei (molti italiani) in cerca di avventure esotiche ovviamente a pagamento (pago quindi pretendo !!!!) ….. Mi rimarranno nel cuore invece la simpatia e la cordialità dei nostri ospiti e delle persone incontrate sulla nostra strada, porterò sempre con me il ricordo di “XY” e di sua figlia e di un popolo felice, vivo, fiero sempre disponibile a concederti la sua attenzione, non potrò poi scordarmi le scorpacciate di aragoste e fagioli, le bevute di mojito, l’ aroma dei mitici sigari cubani, la splendida musica cubana. Cuba è un museo vivente quindi non cercate in luoghi chiusi i colori e le sensazioni che solo le strade, i palazzi, le spiagge e la gente di cuba può darvi.

Fonti consultate:

Libri letti:

1) Latinoamericana, un diario per un viaggio in motocicletta. Ernesto Che Guevara. Edizione: universale economica Feltrinelli.

2) Vedi Cuba e poi muori. A cura di Danilo Manera. Edizione: universale economica Feltrinelli.

Musica ascoltata prima, durante e dopo il viaggio:

1) Buena vista social club. Autori vari. World Circuit Production.

2) La vida es un carnival. Isaac Delgado. Caribe Production.

3) Son del monte. Compay Segundo. Egrem

4) Desde un principio. Marc Anthony. Artcolor.

Guide e fonti internet:

1) Guide EDT edizione italiana delle guide Lonely Placet: Cuba.

2) http://www.markos.it/quaderni/

Claudia & Paolo Marzi

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