Un mese in Messico

di Eno Santecchia –

Mario B. ha una grande passione per i viaggi liberi che permettono di girare autonomamente, stare a contatto con la gente e comprendere le realtà. I viaggi organizzati di solito non concedono il tempo e la libertà necessari per conoscere lo spirito del paese.
Il Messico è un paradiso per chi ama la storia di antiche civiltà
e l’archeologia, vi fiorirono, in ordine di tempo, le seguenti civiltà precolombiane degli Olmechi, dei Maya, degli Zapotechi, dei Toltechi, dei Mixtechi e degli Aztechi. 

Le sue belle foto delle dimensioni di 30 x 40 cm sono delle finestre sul Messico attuale, lontano dai circuiti turistici più frequentati. Dalle immagini traspare la sua passione per l’osservazione e l’analisi degli stati d’animo.
Alcune immagini rivelano anche la fierezza e l’orgoglio degli Indios, già appartenenti all’impero azteco che, prima della conquista spagnola del 1519, dominava tutto il Messico. Nel 1325 gli Aztechi fondarono la splendida città di Tenochtitlán (attuale Mexico City), costruita sulle acque del lago Texcoco. Essi conoscevano il calendario, il cacao e costruirono imponenti piramidi.
Le 49 foto erano divise in cinque pannelli. Il primo con immagini scattate nella stazione ferroviaria di Divisadero, uno spartiacque a 2.500 m d’altitudine, il secondo a Creel nella campagna tra Chihuahua e Divisadero sulla Sierra Madre. Il terzo con fotografie di Chihuahua e del Chapas nel sud, tristemente famoso per le ribellioni degli ultimi anni. Nel quarto vi erano foto scattate nel mercato di San Juan Chamulas (Sud Chapas), mentre nell’ultimo si potevano ammirare immagini di Oaxaca, della chiesa di Creel, il ritratto di una donna discendente degli Apaches e di un riparatore di sombreri di Oaxaca.



Il 18 agosto del 2005 Mario è giunto in aereo a Houston (USA) poi, senza aver prenotato nulla, ha raggiunto il confine messicano ad Ojinaga. Dopodiché ha proseguito per Chihuahua in treno, attraverso la Sierra Madre Occidentale, fino a Los Mochis sull’oceano Pacifico. La Sierra Madre Occidentale è un’aspra catena montuosa con diverse cime sopra i 3000 m; si estende da nord a sud, parallela alla costa del Pacifico ed alla Sierra Madre Orientale.
Mario aveva con sé uno zaino di sette chili contenente anche la sua fotocamera digitale; egli ha la buona abitudine, da vero viaggiatore, di portare con sé indumenti ed oggetti da regalare. Il suo è stato un viaggio a stretto contatto con le persone e i luoghi: si è spostato in treno, in autobus ed anche in ciclomotore ed ha mangiato nei coloriti mercati, sempre affollati e ricchi di mercanzie.
Ha avuto quindi la possibilità di constatare che i Messicani sono cordiali e nutrono una gran simpatia per gli Italiani. Spesso ha chiesto notizie agli uffici turistici, ben forniti di depliant, cartine ed orari dei mezzi di trasporto; si è servito solo di guide del luogo, spesso occasionali. Mi ha riferito con soddisfazione che le città d’arte, i siti archeologici e gli uffici turistici sono tenuti perfettamente e ben organizzati, inoltre è sempre stato trattato con la massima cortesia. Il nostro viaggiatore si è tenuto in disparte dai siti affollati e troppo sfruttati turisticamente come lo Yucatan.

A Basaseachi, nel nord, ha potuto fotografare una bellissima cascata di 330 m, nei pressi ha avuto un incontro ravvicinato con un serpente a sonagli e una grossa tarantola. Nella zona nord-est ha visitato Tajin, un sito archeologico degli Zapotechi dove ha visitato una piramide con 365 nicchie, probabilmente usata per il calcolo del tempo. Gli Zapotechi, stabilitisi nella zona almeno 1000 anni prima dell’era cristiana, conoscevano un calendario e un sistema di scrittura; oggi sono uno dei gruppi etnici più numerosi del Messico. A Veracruz, porto sull’Atlantico e città con influenze caraibiche, ha visitato un grande acquario oceanico.
A Tule ha ammirato i giganti, alti circa 3 metri in pietra monolite, costruiti dagli Olmechi, i primi ad usare la pietra in architettura e scultura. A Palenque ha visitato un sito Maya e a sud ha fatto un’escursione in un’intricata foresta tropicale accompagnato dalla guida (da soli si corre il serio pericolo di perdersi).
Mario, dopo aver percorso 3000 km in Messico da viaggiatore attento e consapevole, è rientrato in Italia con l’aereo dalla capitale il 18 settembre 2005. Nel suo cuore rimangono i ricordi di una nazione da visitare senza dubbio e un gran numero di belle foto, delle quali solo una piccola parte è stata esposta alla mostra sul viaggio tra gli Indios del Messico.

Copyright © 2006 Eno Santecchia
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