Viaggiare per arte

di Eno Santecchia –
Alfonso Caputo è il fondatore e direttore del MIDAC di Belforte del Chienti (MC) e di “Terra dell’Arte”, ma, in questa sede, non vogliamo occuparci del suo museo né delle sue opere. Bensì dei lunghi viaggi intorno al mondo alla ricerca di qualcosa che dia una risposta alle sue domande. La curiosità è il motorino d’avviamento della conoscenza e dello sviluppo. Andiamo a vedere i viaggi degli ultimi dieci anni, intesi a creare una vera e propria rete che desse corpo al desiderio di vivere l’arte in modo diverso.
Il pretesto del viaggio era un invito ricevuto come artista, per esporre i suoi lavori, una volta sul posto cercava di rimanere più tempo possibile e di entrare in relazione profonda con il luogo. Per vivere il Paese non come turista inquadrato in percorsi e tempi obbligati, ma cercando di integrarsi il più possibile con la popolazione locale.

Questo atteggiamento gli ha consentito di tessere relazioni umane e sincere con molte persone sia nel campo dell’arte che no.
I paesi dove ha soggiornato più a lungo in Europa sono Russia, Grecia, Romania, Olanda, Portogallo e Spagna, oltre oceano emergono Messico e Cuba.

Una volta che la rete di artisti, amici e collaboratori è diventata sufficientemente ampia e consolidata, i viaggi sono dedicati molto alla realizzazione di progetti artistici. I progetti esteri si appoggiano a istituzioni locali prestigiose, tanto politiche quanto culturali. “Ars Latina” è uno dei suoi progetti più ampi e articolati compiuto nel 2007, la terza edizione si è svolta nello stato di Baja California nella Repubblica Federale del Messico. Sotto l’egida dell’Istituto ICBC, nostro corrispettivo del Ministero della Cultura, si è tenuto negli spazi espositivi e centri di cultura della capitale Mexicali e nelle città di Tijuana e Tecate. 97 artisti partecipanti provenienti da 26 Paesi, con un afflusso di circa 15.000 visitatori. Poi conferenze, dibattiti, convegni e partecipazioni a trasmissioni radiofoniche e televisive, tutte sul tema della manifestazione: “Essere Latino nel XXI secolo”.

Nel 2009 lo stesso evento, nella sua quarta edizione, si è tenuto all’Avana sotto l’egida e il supporto del CDAV (Centro di Sviluppo delle Arti Visive) e dell’Unione Latina (che ha sede nella “Casa Garibaldi”) e dell’Accademia Nazionale di Belle Arti di San Alejandro. Con 73 artisti, svariati eventi collaterali, grande partecipazione di pubblico e soprattutto è stato il primo evento, dalla rivoluzione di Fidel Castro (1959), organizzato da un’entità culturale straniera: Terra dell’Arte.



Alfonso non ha mai alloggiato come un turista qualsiasi, ma ha soggiornato prevalentemente in case private, ospite di artisti e curatori di eventi, con i quali si dava forma ai progetti. Inoltre non ha mai frequentato i “corridoi” battuti dai tour operator, ma ha seguito i percorsi ordinari di chi l’ospitava. Vive la quotidianità a stretto contatto con artisti, creando con loro una relazione familiare.
Autodidatta nell’apprendimento delle lingue, Alfonso le ha imparate vivendole, fino a tenere conferenze alle Università, come la “Iberoamericana” di Leon in Messico e interventi in centri culturali in Messico, a Cuba e in Spagna. Ne comprende tre: inglese, spagnolo e portoghese, parla bene lo spagnolo e l’inglese. Curiosamente chi lo ascolta parlare in Messico pensa che sia spagnolo, a Cuba lo scambiano per uno spagnolo o un messicano e in Spagna lo ritengono messicano. Nessuno suppone che sia italiano! Qualche domanda è d’obbligo.
E Belforte del Chienti cosa c’entra in tutto questo?
“Belforte è entrata in tutto questo nel momento in cui è stato possibile aprire il MIDAC. Tutti questi artisti non esitano ad accettare il mio invito perché si fidano. Attraverso la loro collaborazione abbiamo potuto creare a Belforte quello che in tutto il mondo è considerato un prestigioso e importante centro di arte contemporanea. Questo gli permette di avere nel MIDAC una quantità, qualità e varietà di opere e una ampia possibilità di presentare mostre personali di assoluto valore internazionale. Gli artisti che espongono al MIDAC sono tutti considerati di primissimo livello, sia sotto il profilo della valutazione critica che commerciale”.

Che cosa manca ancora nei rapporti tra il MIDAC e Belforte del Chienti?
“A volte ho la sensazione che all’ambiente possa sembrare estraneo e non adatto al contesto, ma anche da colloqui avuti con le persone del luogo, ho la consapevolezza che si tratti di una fase temporanea e transitoria. A questo riguardo mi sovviene l’esempio di San Miguel Allende in Messico, era un villaggio sperduto e dimenticato fin quando alcuni artisti, prevalentemente statunitensi e messicani, non hanno deciso di aprirvi i propri atelier. In seguito a questo si è creato un flusso incredibile di visitatori che ha spinto molti storiografi ad approfondire le ricerche su questo paesino che oggi è considerato patrimonio mondiale dell’umanità”.

Cos’è l’Arte:
“É la più completa e profonda espressione dell’essere umano e l’azione con la quale l’essere umano fa emergere la sua parte più nobile”.
Quali altri particolari distinguono chi viaggia per l’arte dal comune turista?
“Molti dei miei progetti espositivi come artista sono emersi dai miei viaggi. Ad esempio dopo tre mesi vissuti in Messico al mio ritorno ho dato forma al “Canto mi amor” una raccolta d’immagini in tecnica mista nella quale il soggetto era quanto avevo visto e vissuto in quel paese che ormai considero come la mia seconda patria. Ho lavorato mettendo in moto la mia capacità artistica, ponendo le basi per future realizzazioni. Approfondendo il castigliano ho pensato in quella lingua e scritto componimenti poetici sulle emozioni provate in via di pubblicazione”.
L’interlocutore non poteva trascurare qualche aneddoto di viaggio.
Mostar 2003. Vi si recò per accompagnare una famiglia di amici che aveva in affidamento un ragazzo nativo di quella città della Bosnia-Erzegovina. In quella circostanza percepì direttamente cosa sia la guerra, se non bastavano i muri crivellati di colpi. Sentì raccontare dalla viva voce dei testimoni cos’era accaduto. Il famoso ponte era stato demolito dalle cannonate e rappresentava in modo brutale la divisione tra le due parti della città. Il momento più emozionante fu quando il giovane percorse con la madre naturale il vialetto che conduceva alla loro vecchia abitazione di famiglia, della quale erano rimasti solo resti di muri, mitragliati e coperti di scritte offensive. Alfonso comprese bene cosa significa l’odiosa guerra, particolarmente quando prende a pretesto motivazioni etniche o religiose. É bene ricordare che durante quella guerra nell’ex Jugoslavia furono posati numerosi campi minati, molto pericolosi e costosi da bonificare.

San Pietroburgo 2004. Al museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, uno dei più grandi al mondo, il suo percorso è stato scandito dai gruppi che entravano in gran quantità. Ogni volta lui cambiava direzione per non essere inglobato e disturbato e poter fruire delle bellezze ivi custodite. Quando il gruppo giungeva all’altezza dell’opera che stava ammirando, scappava nella direzione opposta!
Confine Messico – Stati Uniti 2005.

Quando si atterra all’aeroporto di Tijuana, la sensazione è opprimente: ci si trova davanti al muro, alto circa 2,5 metri, che divide il Messico dagli Stati Uniti. Lo sconcerto è più forte quando, girando per la spiaggia, si nota che, di fatto, il muro continua nel mare come palizzata di legno. Dopo la grande muraglia cinese dovrebbe essere il muro più lungo del mondo, senza avere il minimo interesse storico, architettonico né culturale. Inquietante: anche nelle riviste che si occupano degli avvenimenti internazionali, questo muro non “ricorre” affatto.
Vivendo nella Regione Alfonso scoprì che, a dispetto del muro, le istituzioni culturali e artistiche hanno creato la prima Regione bi-nazionale (Region Binacional) del mondo, attuando interscambi profondi e progetti dinamici, alla ricerca di un’identità nuova e comune negata dal muro. San Diego (Stati Uniti) e Tijuana (Messico) sono i due centri pilota di questo ambizioso progetto.
Eno Santecchia

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