Ireland, the Friendly Isle

di Donatella Boscaglia e Gianni Fornai –

29 giugno. Il viaggio. Sveglia alle 4.50. treno alle 5.52 da Follonica per Bologna. A Bologna, subito fuori della stazione, c’è un Airlink (come anche a Dublino), che per sei euro a testa ci trasporta all’aeroporto. Appena arrivati consegniamo l’unica valigia (ci costa 40 euro) e ci aggiungiamo a seguire le prescrizioni della Ryanair. Partiamo in ritardo, ma arriviamo a Dublino in orario. Dopo un interminabile e kafkiano percorso di corridoi riusciamo a ritirare la valigia.

L’Airlink 747 aspetta fuori dell’aeroporto. Autista molto gentile che ci fornisce il depliant con l’indicazione delle fermate e ci permette di raggiungere il Jurys Inn di Parnell Street, hotel che abbiamo prenotato per tre notti a 87 euro a notte. Abbiamo prenotato perché con un viaggio di 15 giorni non è possibile avere dalla Ryanair i biglietti di ritorno e l’agenzia ce li deve spedire per fax ad un numero di Dublino che è appunto quello dell’hotel. Camera pulita e bagno accettabile. Alle 21.30, ora locale, ci addormentiamo di colpo.

30 giugno. Dublino. Ieri è piovuto, non più di tanto. Apriamo la valigia e gli zaini. Due cose ci risulteranno utili: il “UK Visitors Travel Adaptor” per ricaricare cellulari e macchine fotografiche, i libri con mappe di Dublino e Londra. Di solito in Italia ci svegliamo alle sei che in Irlanda sono le cinque. Dopo la colazione fatta in camera con alimenti acquistati alla Tesco di fronte all’hotel, decidiamo di arrivare a piedi alla Kilmainham Gaol.

 


Esistono gli autobus tra i quali il 51 B e il 51 C che portano a Kilmainham Cross in Emmet Road 69 nella strada parallela a quella della prigione e ripartono dalla stessa fermata. Li utilizzeremo al ritorno.


Attraversiamo a piedi il ponte sul fiume Liffey all’altezza della stazione dei bus ed arriviamo al Trinity College dove ci mischiamo alla folla dei parenti che assiste alla consegna dei diplomi di laurea. Non andiamo a vedere il Book of Kelly che abbiamo già visto in un precedente viaggio a Cork, nella biblioteca dell’Università, nella versione integrale in copia e non una pagina come accade a Dublino per l’originale.. Proseguiamo e visitiamo il Dublin Castle, la Christ Church e ci fermiamo in un bar a fare una seconda colazione (catena Spar, due cappuccini 5,60 euro e 3 pastries 4,55). Il viaggio a piedi è lungo e attraversiamo la periferia di Dublino, la parte delle città che di solito non vediamo, dove vive la gente comune e dove è possibile capire lo stato di benessere del paese. Intanto in Irlanda hanno diminuito l’IVA (la TVA) del 15 % e la benzina non arriva a 1,50 euro al litro, bambini, anziani, categorie protette sono tutelati. Molte barriere architettoniche sono abbattute e chi butta la carta per terra viene multato, la gente è cortese e serena. Vedremo al ritorno che la I dell’acronimo PIGS, i paesi a rischio dell’Unione Europea rischia di passare dall’Irlanda all’Italia.

Ma siamo in viaggio turistico e siamo andati a vedere la prigione dove numerosi patrioti irlandesi sono stati fucilati, un atto di omaggio al popolo irlandese. Per visitare la prigione dobbiamo essere accompagnati ed aspettare che il turno precedente finisca il proprio giro. Nel frattempo visitiamo il museo che si trova su tre piani e seguiamo negli audiovisivi la triste storia di persone condannate alla galera da uno a sei mesi per aver rubato del pane, dei tulipani o non aver pagato il biglietto del treno. Un reparto della prigione che visiteremo è stato destinato ai detenuti politici isolati l’uno dall’altro e per i quali la condanna era spesso la morte mediante fucilazione. Sono i ribelli i nomi dei quali vengono ricordati nelle vie della città. La visita con la guida, informata e competente, dura circa un’ora. Il prezzo di ingresso è di sei euro. Ritorniamo in Bus (1,65 il prezzo del biglietto), bisogna salire con la cifra precisa e pagare solo in moneta. Non vengono dati resti. Pranziamo in albergo alle 15. Mentre mangiamo la sala si riempie di ospiti che mangiano e bevono in un’ora per noi insolita. I prezzi sono trasparenti, ma il cibo è pessimo, come spesso accade nel mondo anglosassone. Dopo un breve riposo in camera usciamo di nuovo ed entriamo in un centro commerciale dove la gente assalta i vestiti di bassa qualità in vendita a prezzi scontati. C’è anche una manifestazione nella via principale, O’ Connell Street, contro Israele con pochi attivisti e qualche poliziotto annoiato. Rientriamo in Hotel per la cena, guardiamo la TV e, prima di dormire, sostituiamo l’aria fredda del condizionatore con aria calda.



1 luglio. Dalkey e Bray. Sveglia alle sei e colazione leggera in camera con caffè e biscotti. Usciamo e prendiamo il trenino della Dart che permette di raggiungere diverse località lungo la costa.
 


Scegliamo Dalkey. L’impiegato dell’ufficio in formazioni ci indica il gate (il 6) e il prezzo (2 biglietti A R 8,80 euro), ci spiega come funziona la macchina per fare i biglietti e così partiamo di corsa pre prendere il treno. Dalkey è una ridente cittadina e, solo in parte un villaggio di pescatori come invece viene descritta nella guida in inglese che utilizziamo. Esistono, man mano che ci si avvicina a Killiney, auto di grossa cilindrata e ville che la fantasia dei proprietari ha denominato Castle accompagnato da nomi propri, con torrioni e merli a dimostrare che sempre castello è.
 


Vediamo, comunque, dei bei panorami. Il mare si può raggiungere a Collemore Harbour dove dei pescatori ci sono, ma con la canna e sembrano dei dilettanti (nel senso etimologico della parola). Davanti alla cittadina c’è la Dalkey Island, con un castello, una chiesa e delle capre. E’ raggiungibile in barca dal porto. Quando arriviamo alla Vico Road torniamo indietro, facciamo una ricca colazione, leggiamo le ragioni della manifestazione contro Israele in un giornale locale e poi prendiamo la Dart per Bray, una delle ultime fermate del trenino. Bray non è piccola (30.000 abitanti) e non è troppo distante da Dublino (20 km.). C’è un bel lungomare che percorriamo interamente mentre qualche coraggioso si esibisce a dorso nudo sulla spiaggia. Mangiamo pesce (platessa) in un ristorante e poi torniamo a Dublino dove ci rifugiamo in Hotel dove dormiamo, guardiamo la TV e ci addormentiamo in via definitiva.

2 luglio. Belfast. Alle 8.00 saliamo sul pullman per Belfast. Iniziamo un giro dell’Irlanda che non comprende Cork che abbiamo già visitato e Waterford. Oltre Belfast andremo a Galway, già visitata, a Limerick e a due città caratteristiche: Londonderry nell’Ulster e Kilkenny. La spesa del Bus per Belfast è di 15 euro a testa. Il viaggio è piacevole perché c’è il sole e il paesaggio è tutto verde, senza zone brulle, con animali che pascolano.
 


Arriviamo a Belfast alle 10.30, facciamo la seconda colazione alla stazione degli autobus e poi andiamo a cercare l’Ibis Hotel ( Castle Street 100), meno costoso del Jury’s Inn che si trova vicino alla stazione. Abbiamo le sterline avanzate da un precedente viaggio a Londra e le spenderemo tutte. Di passaggio diamo un’occhiata all’Opera House e allo Spires Mall. Dopo aver pagato la camera ed averne preso possesso, usciamo e percorriamo Castle Street. Belfast sembra a misura d’uomo: si percorre bene, senza molto traffico. Passiamo dall’ufficio turistico per prendere una mappa di Derry e poi entriamo nella City Hall, il Municipio che si trova in Donegall Square.In questo luogo si riunì per la prima volta il Parlamento dell’Irlanda del Nord, nel 1921. Vediamo numerosi giovani su un prato che gurdano una partita di tennis su uno schermo gigante. Ai lati del Municipio ci sono sculture fatte con lattine ed altro materiale di scarto preso dalla spazzatura. Proseguiamo fino al Queen’s Bridge per vedere il fiume, il River Lagan. Risaliamo il lungofiume e troviamo una festa di neolaureati vicino all’Hotel Hilton. Le ragazze troneggiano su scarpe con alti tacchi che le fanno vacillare accanto ai familiari orgogliosi. I trentenni neolaureati mi sembrano francamente un po’ troppi. Ritorniamo indietro per Victoria Street fino alla Clock Tower, rientriamo per High Strett e ci fermiamo a mangiare una Sirloin Steak in Bridge Street.
 


Dopo pranzo rientriamo in albergo per uscire verso le 17.00 e visitare il grande centro commerciale vicino all’hotel, il castle Court Centre. Facciamo qualche spesa ed entriamo in diversi negozi, ma lo spazio nella valigia è poco, non si possono superare i quindici chili, e il viaggio è ancora lungo. Ritorniamo in hotel per la cena. Abbiamo l’impressione che l’hotel sia quasi vuoto, eppure le stanze sono davvero pulite, il bagno è funzionale e moderno.

3 luglio. Belfast. Se guardiamo la cartina di Belfast ci rendiamo conto di avere percorso tutto lo spazio rappresentato da Ovest a Nord, da Nord ad Est fino a Sud. Per prima cosa, in ora molto mattutina, andiamo ad Ovest, in Falls Road, a vedere i murales.
 


I due libri che abbiamo come guida consigliano di prendere o il taxi o il Bus. Andare a piedi, dal testo che abbiamo letto, sembra un’avventura. A 500 metri dall’hotel Ibis vediamo i primi murales, a 1000 metri ce ne sono molti di più. Il contenuto è politico come è ovvio. Il disegno è frutto dell’opera di artisti e vale senz’altro la pena vederli. Attraversiamo Belfast deserta e, tornando per Castle Street passiamo per Bridge Street e di lì ci dirigiamo al Nord, alle cattedrali, quella protestante (Saint Anne), quella cattolica (Saint Patrick) e ad una terza, in rovina e abbandonata, più bella delle due precedenti, più a Nord. Solo la cattedrale di San Patrizio, costruita nel 1877, è aperta, il parroco si sta preparando per la messa, l’ora è mattutina ed usciamo dopo poco. Ci dirigiamo ad Est verso i cantieri del Titanic per conoscere gli orari del Titanic Trip (13.10 e 14.20). Troppo tardi per noi e per gli altri tre turisti che girano nella zona. Da Galway in poi non troveremo più il deserto dei turisti. Passiamo sull’altra sponda del River Lagan ed arriviamo all’Odyssey (l’arena di Belfast).
Scendiamo verso Sud ed incontriamo il St George’s Market che è una delle più vecchie attrazioni di Belfast. Costruito alla fine dell’Ottocento conserva il suo aspetto antico. Vi troviamo una serie di prodotti tra i quali monili fatti a mano che compriamo.
Dopo la visita al mercato coperto ci dirigiamo verso l’Università e i Botanic Gardens. Troviamo gerani, fucsia, begonie, un giardino pieno di rose. Diverse piante sono contenute sia nella Palm House che nella Tropical Ravine. Ci fermiamo a lungo in questa oasi di verde e mangiamo al ristorante dell’Ulster Museum, dalla vetrata del quale possiamo vedere il verde delle piante che ci circondano. Risaliamo l’University Road per tornare in Hotel a riposarci. Usciamo alle 17.00 e ci rilassiamo di nuovo al Castle Court Centre, il centro commerciale, dove alcuni negozi sono già chiusi data l’ora e la festività. Giriamo un po’ la città e torniamo in Hotel.
4 luglio. Derry. Ho riempito lo zaino di orari di pullman, ma per andare da Belfast a Derry è impossibile sbagliare: c’è un Bus ogni trenta minuti, noi prendiamo quello delle 8.30 che per 10,5 sterline a testa ci trasporta alla nostra meta. Come Hotel abbiamo scelto il Travelodge, hotel mezzo vuoto dove ci fanno delle storie perché non abbiamo prenotato, non hanno il numero della carta di credito, quando lo hanno devono controllare anche se paghiamo in contanti. Fino alle 15 non si entra, ma ci permettono di lasciare le valigie. Possiamo così visitare le mura della città a partire dal Tower Museum il cui vicino ingresso è il primo che incontriamo. Le mura della città sono uno dei pochi esempi in Europa (e unico in Irlanda) di cinta murarie complete che abbracciano la città per circa un chilometro e mezzo. Ho cercato un esempio analogo in Italia, ma una cinta muraria completa non l’ho trovata. Lungo il tragitto vediamo la St. Columbus Cathedral in stile gotico coloniale; il Double Bastion, una terrazza armata con i cannoni usati durante l’assedio del 1688. Nel cuore del centro racchiuso dalle mura si trova The Diamond, la piazza principale della città con al centro il Memorial War. La città è diventata tristemente nota per le violente traversie all’epoca delle tensioni fra la popolazione cattolica e quella protestante che culminarono nel massacro del 30 gennaio 1972: durante una manifestazione pacifica per i diritti civili e l’accesso alle cariche pubbliche la polizia protestante sparò sulla folla inerme uccidendo 13 civili cattolici. Usciti dalla cinta muraria andiamo al Tourist Office che si trova lungo il fiume, il River Foyle. Ritornando indietro ci fermiamo al Foyleside Shopping Centre dove non compriamo niente, ma pranziamo in mezzo a gente affamate che indossa vestiti taglia XXXL. Una volta usciti attraversiamo il Peace Bridge, inaugurato otto giorni prima, in mezzo ad una folla variopinta che gode la splendida vista del fiume che passa sotto i nostri piedi. Dopo le 15 rientriamo in Hotel dove paghiamo 55 sterline per la camera, l’equivalente di 72 euro. La camera e il bagno sono grandi, ma risentono dell’usura del tempo e delle mancate riparazioni, ma comunque ci possiamo stare. Gli altri hotels o erano più lontani o più cari. Usciamo di nuovo prima della cena e percorriamo una parte della città. Per mangiare ci fermiamo in un ristorante di fronte all’hotel dove mangiamo salmone con baked potetoes, uno dei pochi pasti accettabili. Ma perché gli Irlandesi e gli Inglesi non hanno mai imparato a cucinare?

5 luglio. Galway. Alle 9.15 partiamo per Galway. Il biglietto va fatto sul Bus perché la compagnia di trasporti è irlandese e la biglietteria della stazione dei Bus appartiene invece all’Ulster. Paghiamo 38 sterline, ma l’autista, molto gentile, gradiva anche gli euro. Smaltiamo così quasi tutte le ultime sterline rimaste. Il viaggio è lungo e dura fino alle 14,45. A Sligo c’è una sosta di quindici minuti e compriamo due panini. L’acqua l’abbiamo con noi negli zaini. L’autista che sale a Sligo per sostituire il precedente parla in continuazione, è simpatico, ma deve raccontare la storia della sua vita ad un’australiana che esclama in continuazione, a rinforzo della loquela del conducente, “Oh my God”. Durante il viaggio ammiriamo dei bei paesaggi tra i quali quello della baia di Donegall, Quando arriviamo a Galway cerchiamo un albergo sapendo che i prezzi sono abbastanza alti. Tanto vale prenderne uno vicino alla stazione dei Bus, il Forster Court Hotel, nell’omonima via, a 110 euro a notte, colazione inclusa. Pioviggina mentre percorriamo La Eyre Square, il centro della città, dove nel medioevo si tenevano le giostre medievali e il mercato e che oggi è stata riconvertita in spazio verde. Poco oltre la piazza inizia il centro storico quasi interamente pedonale: percorriamo le pittoresche William Street che poi diventa Shop Street. Lungo il tragitto incontriamo prima il Lynch’s Castle, dalla facciata decorata con sculture e stemmi della famiglia Lynch e del re Enrico VII e la vicina Collegiate Church of St. Nicholas, anch’essa medievale. Arrivati sul mare, in corrispondenza del ponte, giraiamo a sinistra e ci troviamo di fronte il cinquecentesco Spanish Arch da cui parte una piccola passeggiata verso il mare. Vediamo nell’estuario del fiume numerosi cigni. Ceniamo alle 18.00, i due panini mangiati in viaggio sono pochi, da Finnegan’s in Market Street con l’Irish Stew, per la prima, e, probabilmente, ultima volta in vita nostra. Calmata la fame ci rifugiamo in Hotel per guardare la TV, un apparecchio televisivo con schermo gigante a parete.

6 luglio. Athenry e Galway. Il tempo brutto e il forte vento sconsigliano un viaggio alle isole Aran e ripieghiamo su Athenry, dopo un’abbondante colazione in Hotel.
 


Si tratta di un viaggio in treno di venti minuti, il costo del biglietto è di 7,20 euro. Athenry è situata 25 km ad est di Galway. E’ una delle più notevoli cittadine irlandesi circondata da mura, almeno in parte e non valorizzate perché nei secoli il terreno ha riempito il vuoto esterno arrivando quasi ai merli. Tra i luoghi d’interesse della località spicca un suggestivo castello fatto costruire da Meiler de Bermingham nel 1250. Il castello è stato completamente rimesso a nuovo con una scala interna in legno. Vediamo anche la St Mary’s Colligate Church, circondata da antiche tombe e il Domenican Priory del 13° secolo, piuttosto in rovina. Verso le 12 prendiamo il treno di ritorno per Galway e ci rifugiamo, data la pioggia, nell’Eyre Square Centre, centro commerciale che incorpora le mura ed una torre medievali. In ricordo delle isole Aran non visitate ci compriamo un maglione delle isole Aran per uno, subito indossati, dato il freddo e il vento, mangiamo nell’Eyre Centre e ci rifugiamo in Hotel. Nel tardo pomeriggio usciamo, dal momento che la pioggia è cessata.Andiamo ad ammirare le casette colorate alla foce del fiume, fra chiuse, cigni, barchette colorate dei pescatori e prati con le porte da rugby, nel minuscolo ma famoso sobborgo di pescatori di nome Claddagh, che diede le origini al nome dell’anello di fidanzamento irlandese (the claddagh ring). Volevamo raggiungere Salthill, il quartiere residenziale di Galway che si affaccia direttamente sul mare con vista sulle isole Aran, ma la pioggia ci convince a tornare indietro e a rinunciare ad un certo punto alla passeggiata.

7 luglio. Limerick. Da Galway a Limerick esistono due mezzi di trasporto: treno e Bus. Quest’ultimo offre altre due opzioni: diretto in un’ora e venti o attraverso i paese in due ore e venti.
 


Scegliamo la soluzione più rapida e partiamo alle 9.00, pagando 15 euro a testa. Piove durante il tragitto e pioverà tutto il giorno. Per pigrizia ci fermiamo al “The Railway Hotel”, davanti alla stazione del Bus, pur avendo visto la collocazione del Jury’s Inn e conoscendone il prezzo conveniente. Rimpiangeremo per due notti di non aver fatto ottocento metri in più. La camera ci verrà consegnata alle 12.00, lasciamo la valigia e facciamo una prima visita alla città. Percorriamo la O’ Connell Street ed arriviamo allo Arthurs Quay Center dove ci ripariamo per un po’ Dalla pioggia. Vicino si trova il Tourist Information dove chiediamo informazioni intorno alla cittadina di Adare dove abbiamo intenzione di andare il giorno seguente. Mangiamo dentro il centro commerciale, andiamo a regolare i conti in Hotel, prendiamo possesso della piccola camera e torniamo fuori. Limerick ha una pianta molto regolare, formata da strade perpendicolari a griglia e si percorre con facilità. Pere arrivare al King John’s Castle, sempre sotto la pioggia, individuiamo un percorso lungo il fiume Shannon e lontano dal traffico cittadino. Il prezzo di nove euro dell’ingresso al castello ci fa dirottare verso il vicino Museum, gratis, e con oggetti tipici dell’Irlanda in mostra. Visitiamo successivamente la non lontana St Mary’s Cathedral (ingresso 3 euro). Costruita nel 1168 presenta finestre in vetro colorato che fotografiamo tutte. Una volta usciti dalla Cattedrale ci dirigiamo verso il centro passando attraverso gli “Old City Hall Buildings” in una zona quasi interamente riservata ai pedoni. Data la pioggia ci rifugiamo in vari negozi riservandoci di fare qualche acquisto durante l’ultima tappa a Dublino. La valigia e gli zaini cominciano ad essere pieni zeppi. Torniamo in Hotel. Per cenare siamo costretti a prendere un “take away” di fish and chips in un negozio vicino all’hotel da un commerciante che scopriamo essere italiano, di Latina, di nome Luigi, molto gentile, che ci spiega che in Italia certi cibi non li mangerebbe nessuno. In hotel il riscaldamento è acceso e continuiamo la lotta per avere una temperatura giusta e non a libito e licito dei padroni della magione dove capitiamo per avventura. In Bus ci è capitato di avere l’aria calda del riscaldamento ai piedi e quella fredda dell’aria condizionata sulla testa.
8 luglio. Adare. Irlanda: un giorno, quattro stagioni. Pioggia, sole, freddo, caldo (forse). L’estate è un pio desiderio degli irlandesi che camminano in abiti estivi.
 


Cinque giorni dopo passeremo dai 14° gradi dell’Irlanda ai 40 di Bologna e ci sentiremo precipitati in una fornace. Partiamo alle 9.30 per Adare dopo aver cercato un bar dove mangiare un muffin e bere un cappuccino. Venti minuti di viaggio, 5  euro. I Bus in Irlanda sono numerosi, puntuali, ma carucci. Ad Adare ci sono molte cose da vedere. L’Augustinian Priory fondato nel 1315 da John, conte di Kildare. Il priorato venne soppresso durante il regno di Enrico VIII. Il Priorato presenta un bel chiostro in parte in rovina ed una chiesa. Il Trinitarium Priory. L’ordine della Trinità costruì un unico monastero in Irlanda, ad Adare nel 1230. Il Desmond Castle eretto originariamente dagli O’ Donovans, e in seguito entrato in possesso dei Kildare, una branca dei Fitzgerald. Il castello di Desmond risiede nella riva nord del Mague e può essere raggiunto a piedi a rischio e pericolo del turista perché ilo mariciapiede si interrompe. E’ bene rivolgersi al Tourist Office, da dove partono anche i pullman per il ritorno, per la visita. Poco prima del castello c’è un sentiero lungo il Mague River che permette di fare una passeggiata in un percorso circolare nel verde e rientrare nel villaggio. Decidiamo di rimanere fino al Bus delle 14.40 e possiamo così vedere con calma i Thatched Cottages, costruzioni con il tetto di paglia, gioia dei turisti che amano fotografare tutto.
Rientrati in città, dopo un breve riposo, andiamo in un Internet Point a leggere i giornali italiani. Non leggiamo la posta che al ritorno si rivelerà numerosa. Ci dirigiamo successivamente verso la parte ovest della città percorrendo il lungofiume r fotografando i numerosi cigni che affollano lo Shannon River in quel punto. Ceniamo in fretta e torniamo in Hotel.
9 luglio. Kilkenny. Sul “timetable” della “Bus Eireann” leggiamo che per andare a Kilkenny c’è un Bus alle 9.30, si arriva a Clonmel alle 10.55 e bisogna aspettare le 12.00 per prendere un Bus per kilkenny con arrivo alle 13.15. Una vera sfortuna per il turista per il quale ogni ora di soggiorno costa denaro. C’è una alternativa che avevo invano cercato su WEB, una mission impossibile: prendere il Bus n. 55 delle 8.30 a Limerick, scendere alla fermata di Clonmel alle 9.55, arrivare alla stazione dei Bus di Clonmel distante 600 metri dalla precedente fermata e prendere il Bus n. 7 alle 10.00. Gli autisti dei Bus arrivano di solito con qualche minuto di anticipo e i minuti per percorrere 600 metri con valigia e zaini diventano 8, se va bene. Se va male pazienza. Nel tragitto abbiamo anche avuto tempo di chiedere informazioni a 4 persone diverse, tutte gentili e tutte precise nelle indicazioni. Kilkenny è una cittadina davvero graziosa che conserva i suoi tesori artistici. Il problema è che per la vicinanza a Dublino è piena di turisti, gli hotel sono cari e i B & B sono pieni. Dopo vari tentativi ci ricordiamo che in Dean Street, davanti alla Cattedrale di St. Canice, ci sono diversi B & B. Ne troviamo uno tenuto da una anziana signora che sicuramente non conosce Internet e non ha molte prenotazioni se non di chi capita un sabato mattina che per 70  euro ci affitta una camera con 4 letti, il pavimento coperto di stoffa, pareto colorate, un vetro rotto con vista della cattedrale. Pranziamo e, subito dopo, ci dirigiamo la Kilkenny Castle percorrendo il lungo fiume e poi, attraverso una porticina, risalendo attraverso un parco il dislivello tra fiume e castello. E’ possibile avere tutte le informazioni sul castello guardando gratuitamente un audiovisivo nella “medieval room”. Il prezzo del biglietto di entrata è 6 euro. Il castello si erge ad una altezza strategica sul River Nore e domina la parte alta di Kilkenny. In otto secoli di esistenza ha subito diverse modifiche. Il castello originale fu fatto costruire da William Marshal quarto conte di Pembroke. Diventò poi la residenza principale della famiglia Butler, conti di Ormond il cui ultimo erede vendette il castello per £ 50 alla città. Il castello è visitato da moltissimi turisti che usufruiscono anche dei numerosi spazi verdi che circondano il castello. Continuiamo la nostra visita della città con la St. Mary’s Cathedral che risale al 1849 e con la St. Canice’s Anglican Cathedral costruita nel 1280. Quest’ultima, insieme alla Round Tower, sulla quale si può salire, vale la pena di una visita. Un oggetto degno di nota è la doppia statua che raffigura Piers Butler e sua moglie Margaret deposta sopra la tomba dei due. Altro oggetto pregevole che vale la visita è la “Holy Trinity” scolpita in alabastro che si trova, come la Cattedrale, vicino al B & B dove dormiamo. Scopriamo che Dean Street è più centrale di quanto si pensasse, è la stazione dei Bus ad essere lontana dal centro. Non lontano è anche la Rothe House, una delle più antiche abitazioni di Kilkenny. Essa rappresenta il solo esempio ancora esistente di casa di mercanti ancora esistente il Irlanda. Durante la visita è possibile vedere anche uno storico giardino e il museo. Scopriamo che il Tourist Information Centre si trova in un’antica casa della cittadina. La sera ceniamo cercando carboidrati che ci mancano dalla dieta quotidiana come verificheremo al ritorno di fronte ad un fumante piatto di spaghetti del cinque.
10 luglio. Kilkenny. L’idea è di andare a Waterford in treno. Ma è domenica e siamo stanchi di Bus e treni e rimaniamo nella bella cittadina percorrendo il lungo fiume riscaldati, dopo giorni di pioggia, dal sole estivo irlandese. Lungo la passeggiata incontriamo podesri e fast walkers della domenica, signori e signore in coppia oppure single con il cane. Il percorso non è lungo, cinque chilometri. Prima di iniziare la passeggiata abbiamo incontrato la reincarnazione della strega di Kilkenny che ci ha preannunciato la pioggia. Si tratta di Alice Kyteler, proprietaria del Kyteler’s Inn, in St. Kieran’s Street che fu accusata di stregoneria e quindi condannata alla pubblica fustigazione e alla morte sul rogo. La donna riuscì, però, a sfuggire, lasciando bruciare nelle fiamme la sua ancella, alla quale si sostituì per sparire per sempre. Questo secondo la leggenda. In realtà si trattò probabilmente di una donna troppo intelligente per l’epoca che rimase vittima del maschilismo dominante. La pioggia ieri era cominciata appena rientrati in Hotel. Speriamo di evitarla anche oggi, ma il cielo diventa nuvoloso. Dopo pranzo torniamo al castello per vedere la parte posteriore con una bella fontana e gli alberi del parco che, intelligentemente, portano sul fusto il loro nome in latino ed in inglese. Siamo colpiti dalla bellezza di una Quercus Ilex, ma notiamo anche il Lidiodendron Tulipifera, l’Aesculus Hippocastanum e la Davidia Involucrata. Ceniamo al “Nostalgia Café” con la cena completa che costa 15 euro a testa. La quantità di cibo non ci peserà sullo stomaco per impedirci di dormire.
11 luglio. Dublino. Facciamo risparmiare all’anziana signora che ci ha affittato la stanza nel B & B la parca colazione inclusa nel prezzo e ci dirigiamo verso la stazione dei Bus in una Kilkenny vuota e silenziosa. Prendiamo così il Bus delle 9.15 che in due ore e mezza ci porterà a Dublino (12 euro il prezzo del biglietto). Prendiamo una camera per due notti all’hotel Isaacs davanti alla stazione dei Bus per 77 ?. Ottima camera ed hotel consigliabile. Nella camera restiamo il tempo di scaricare i bagagli, poi, attraverso Store Street entriamo in Talbot Street dove mangiamo coraggiosamente una Shepherd’s Pie. Dopo il pranzo ci dirigiamo verso il Garden of Remembrance eretto in ricordo delle vittime irlandesi. Vediamo il Writers Museum, ma non lo visitiamo. Raggiungiamo Grafton Street, solite foto alla Molly Malone Statue e ci rifugiamo nel verde del Green. Ritorniamo a vedere la St Patrick Cathedral e terminiamo in Hotel il lungo giro a piedi.
12 luglio. Malahide. Ultimo giorno in Irlanda e visita alla città di Malahide e al suo castello. Viaggio veloce con la Dart, 4,90 euro sola andata. Facciamo colazione alla Connoly Station. Malahide non è solo nota per il castello, ma anche per il parco che lo circonda. Il castello, comunque, non è niente di eccezionale. Dopo la visita ci dirigiamo verso la spiaggia perché voglio toccare la sabbia di Irlanda. Dobbiamo percorrere due chilometri. Solo qualche coraggioso9 cammina sulla spiaggia sotto il pallido sole. Pranziamo a base di salmone, non scotto come i precedenti. Alle 14.00 prendiamo il treno di ritorno, facciamo un ultimo giro per Dublino tipo: “Ti ricordi?” e poi torniamo in hotel.
13 luglio. Partenza. “Tutto il mondo è un palcoscenico, e gli uomini e le donne son soltanto degli attori, che hanno le loro uscite e le loro entrate” scrive Shakespeare. Si recita a soggetto sullo stesso canovaccio in aeroporto per passare la Security. Altri attori professionisti sono quelli della compagnia aerea che con una scatola di cartone misurano il bagaglio. Quando saliamo le prime quattro file sono riservate a persone misteriose per ragioni non conosciute. Arriviamo in Italia, saliamo sui soliti treni sporchi e rovinati e dopo diverse ore siamo a casa.

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