Viaggiare per siti archeologici

di Eno Santecchia –

Umberto Migliorelli (ora ottuagenario) è stato direttore tecnico di un’impresa edile di medie dimensioni, con la grande passione per l’archeologia, alla quale ha dedicato le sue migliori energie: quaranta anni di viaggi in tutto il mondo e in scavi. Documentato e scrupoloso osservatore … delle costruzioni di ogni epoca, ha spiccate preferenze per i resti dell’Impero Romano e della civiltà cristiana. In Egitto e Terra Santa
Tra il 1838 e il 1839 il disegnatore David Roberts trascorse undici mesi in Egitto e Terra Santa. Nei dipinti del famoso paesaggista inglese si possono ammirare gli splendidi colori dei templi egizi, oggi purtroppo sbiaditi. 54 anni fa il maceratese Umberto Migliorelli vi trascorse un mese; a causa del lungo tempo i suoi ricordi sono frammentari, è ritornato alla memoria ciò che era rimasto più impresso.

Tuttavia sono sufficienti a incuriosire, a riscoprire il piacere di viaggiare alla ricerca dei resti delle antiche civiltà e utili a comprendere come è cambiato il modo di viaggiare in oltre mezzo secolo.
Umberto aveva prenotato un viaggio in Perù, annullato perché i guerriglieri avevano assaltato il trenino che da Cuzco porta a Machu Picchu, così scelse l’Egitto. A quei tempi era in atto il boom economico, ma ancora pochi erano gli italiani che viaggiavano all’estero.
Il suo primo viaggio in Egitto lo compie, insieme alla moglie, nel dicembre 1959; quell’inverno a Macerata aveva nevicato molto e nei cantieri non si poteva lavorare. Il viaggio fu organizzato in modo artigianale dalla scomparsa agenzia Vitali, con l’ufficio nella Rotonda dei giardini Diaz.

Erano previsti Egitto, Giordania, Libano e Siria, in quattro settimane. Umberto era ai primi viaggi all’estero e ricorda di aver portato con sé giacca e cravatta. All’aeroporto del Cairo li attende un autista in galabia (la lunga tunica tradizionale maschile egiziana, dai colori vivaci) con la limousine.
Alloggiano in un hotel ottocentesco con pareti rivestite di tessuto broccato color amaranto che aveva ospitato Re Faruk. All’epoca nelle boutique dell’hotel si potevano acquistare dagli Inglesi dei piccoli oggetti archeologici certificati originali!

Visita l’interno della piramide di Cheope, con una guida molto colta, Umberto costata che il sarcofago è più grande della porta di accesso, a Saqqara con la piramide a gradoni di Zoser (III dinastia) opera dell’architetto Imhotep, poi trascorre due giorni ad ammirare i reperti del museo Egizio, il vecchio Cairo, e la città dei morti.
Due dei miei cinque viaggi compiuti in Egitto sono qui: Lungo le rive del Nilo (2001) e Il Cairo e Alexandria (2004).
All’epoca la parte israeliana della Palestina è già divisa in due zone, araba e israeliana, sono iniziati anche gli scontri: per recarsi all’orto degli Ulivi passano in un percorso protetto da sacchetti di sabbia. La guida cattolica che li accompagna in Israele aveva studiato al seminario dei Salesiani di Gerusalemme. Umberto visita gli affascinanti luoghi che raccontano la storia dell’umanità e delle nostre culture e religioni: Muro del Pianto, via Dolorosa, moschea della Roccia. Oggi quella moschea compare sempre in primo piano nelle foto e nei video, per merito della sua splendente cupola dorata e della sua bella facciata turchese.

Visitano anche Gerico con tracce delle storiche mura e il villaggio di Betlemme. Il fiume Giordano ha già una portata d’acqua molto ridotta rispetto a quello che si può immaginare. Lungo la strada che da Gerusalemme conduce al porto di Jaffa, ai margini del deserto, nota l’accesso ai campi profughi, dove i palestinesi vivono con gli aiuti umanitari internazionali UNRRA.
In Giordania ammirano il mar Morto, Petra e il monte Nebo.
Alla domanda: “Cosa ha di bello il deserto del Wadi Rum?” Umberto risponde: “Ti crea uno stato d’animo particolare, forse influenzato dalle vicende di Lawrence d’Arabia, è ineguagliabile dal punto di vista paesaggistico, in prossimità dei pozzi vi sono dei villaggi nomadi, dove ci si ferma ospiti dei beduini per un thè nel deserto.  Bella anche Gerasa città romana con una grandissima piazza colonnata ovale”.
Gerasa (oggi Jerash) è una delle città romane meglio conservate del Medio Oriente.
A Beirut, in Libano, poi, visitano Baálbek (antica Heliopolis), un sito eccezionale, unico al mondo: il tempio di Bacco, quello di Giove, costruito quando era imperatore Nerone, con colonne monolitiche di 24-25 metri di altezza; Umberto è impressionato dal monolito che si trova alla base, forse di 1500 tonnellate, citato da Peter Kolosimo e Valerio Massimo Manfredi in loro pubblicazioni scientifiche. Poi si recano alla cava dov’era stato estratto e dove giace un monolito incompiuto (800 t), quasi pronto, ma non asportato, come l’obelisco di Assuan, in Egitto.
Visitano Biblos, un porto con i resti delle vestigia fenicie, greco-romane, bizantine e crociate; al porto di San Giovanni d’Acri sbarcavano i rifornimenti per l’esercito crociato. Nel frattempo a Damasco, in Siria, era in atto un colpo di stato: sono fermati alla frontiera e ritornano a Beirut; nel televisore dell’hotel Umberto vede un’esecuzione riguardante quel golpe. Così nel tempo rimanente sono accompagnati in città per shopping e al casinò del Lebanon, posto su una collina panoramica con una spettacolare vista mare.
Nell’agosto 1988 rifà un viaggio approfondito in tutta la Siria ripercorrendo tutti gli antichi itinerari carovanieri delle vie della Seta e delle Spezie. Ricorda la via colonnata di Palmira, lunga due chilometri, e quella molto simile di Apamea (antica città lungo il fiume Oronte), ambedue dirette al Foro. Poi Bosra, un teatro romano riutilizzato come fortificazione mussulmana, la fortezza di Krak dei Cavalieri (situata a 60 km dall’odierna Homs e posta a 650 m di altitudine) www.homsonline.com , dove si mescolano diverse architetture, anche quella di Aleppo, con il famoso castello: un’importante, colossale opera difensiva.

A Damasco Umberto nota due cose alquanto curiose per un viaggiatore della seconda metà del Novecento: “In città i giovani erano più alti della media
e in hotel c’era una promiscuità tra giovani di ambo i sessi, anche in piscina”.
Dal 2001 al 2008 l’archeologa belga Christiane Delplace, ricercatrice del CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique), è stata responsabile della missione archeologica francese di Palmira; Migliorelli l’aveva incontrata a Urbisaglia intorno al 1995, quando aveva promosso le prime ricerche archeologiche nel sito romano di Urbs Salvia. A Palmira operava un’equipe italo-siriana con archeologi dell’Università di Milano.

Umberto: “In Siria, con la situazione attuale, ci sono in ballo razzi Stinger, bazooka, missili e bombardamenti aerei: c’è da augurarsi che questo patrimonio storico adottato dall’Unesco non sia coinvolto nella guerra civile, spero si salvi Bosra, Apamea, Palmira, ecc. Questa guerra umilia e offende, anche perché entrano in azione scavatori clandestini e trafugatori di tesori archeologici dai musei, meno controllati”.



In Europa
Altri viaggi lo conducono in Germania, quando era ancora divisa, in Polonia, in Danimarca, Norvegia e Svezia, nazioni dove i musei contengono pochi reperti archeologici. Al “Kon Tiki Museum” di Oslo ammira il Kon Tiki, la famosa zattera di balsa usata per traversate oceaniche dall’esploratore norvegese Thor Heyerdahl.
Da ragazzo costruii una zattera simile in piccola scala.
Giunto in nave a Spalato (Split), in Croazia, visita il centro storico della città con il grande palazzo di Diocleziano (III-IV sec. d. C.), cuore della città e risale con il pullman la litoranea fino a Pola, visitando Narona e Salona, due importanti città di epoca romana. Poi in Slovenia e una veloce visita in Serbia, poco dopo l’assedio di Sarajevo e il massacro dei mussulmani. Lì nota tantissime case unifamiliari fatte a pezzi con l’esplosivo, nell’ambito della “pulizia etnica”.
Nell’agosto 1992, in Grecia, visita il Partenone, poi Micene con la tomba di Agamennone, Olimpia, l’istmo di Corinto, le Sacre Meteore, monasteri maschili e femminili costruiti in luoghi inaccessibili, dove le religiose creano le icone.

Umberto si rammarica per l’attuale gravissima crisi economica che impedirà la ricerca, la valorizzazione e la conservazione delle ricchezze archeologiche elleniche.
Il viaggio in Turchia, nell’agosto 1986, dura quindici giorni ed è uno dei suoi migliori. Umberto ricorda con piacere il ponte sul Bosforo costruito dall’impresa Impregilo (Girola – Lodigiani) con la quale lavorò undici anni. In Turchia sono in costruzione centinaia di chilometri di strade colleganti siti archeologici. Ricorda Pamukkale, con le famose cascate, e i bagni termali e, vicino, Afrodisia, dove scavano archeologi dell’Università di Torino; e poi la Cappadocia, con i camini delle fate e le chiese rupestri.
Il mio viaggio in Turchia, nel 2002, è raccontato in Finalmente in Asia Minore!  Interessante il sito www.turchia.it a cura dell’Ufficio Cultura dell’Ambasciata turca di Roma.

In Africa settentrionale
Il viaggio in Libia è organizzato dal prof. Giancarlo Paci dell’Università di Macerata, epigrafista a livello internazionale, direttore tecnico scientifico e poi preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, docente grande amico ed estimatore di Umberto.
Visita Tripoli, Cirene, Tolemaide Apollonia, Sabratha e Leptis Magna: quest’ultima è una città romana come trasportata a oggi, vi sono solo alcuni crolli dovuti a terremoti. Il prof. Antonino Di Vita (1926 – 2011)  è stato coordinatore degli scavi e della missione archeologica italiana in Libia, fautore della ricomposizione dell’arco di Settimio Severo a Leptis Magna (Scuola Archeologica Italiana di Atene).

Le visite sono fatte con il dott. Mabrouk Zanati (già Soprintendente archeologo di Sabratha), con il privilegio di visitare depositi con reperti provenienti dagli ultimi scavi e dalle recenti scoperte. Umberto non può dimenticare le ex case, anzi interi villaggi dei coloni italiani, e i resti di strutture agricole ben organizzate in luoghi semidesertici dissodati dai nostri coloni, e ora completamente abbandonati.
Al lavoro nota egiziani, senegalesi, marocchini, tunisini, algerini: i libici non eseguono lavori disagiati, ma solo attività commerciali, amministrative e militari. I siti libici sono ben tenuti anche per merito di missioni di studio italiane e francesi; Migliorelli ricorda il prof. André Laronde dell’Istitute de France (nella foto con la camicia bianca) accademico di Francia, soprintendente per la parte francese agli scavi in Tunisia e Libia, autore di diverse pubblicazioni e grande estimatore di Urbs Salvia.

prof. Andrè Laronde ad Urbs Salvia

In Tunisia, durante la visita a El Jem, terzo anfiteatro per dimensioni di tutto l’Impero Romano (dopo il Colosseo e l’anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere), quasi litiga con la guida, che vuole compiere solo un giro panoramico esterno del sito, perché si è fatto tardi. Umberto minaccia di sporgere reclamo all’operatore turistico e impone di fermare il pullman per compiere una visita scrupolosa e documentata all’intero anfiteatro.
Descrive Dougga, un’antica città con abitazioni interrate per ovviare al caldo estivo. Per i mosaici romani il museo del Bardo di Tunisi è il più fornito del mondo.
Nelle mie due interessanti visite a quel museo, nel 1997 e 2002 , oltre a rimanere stupefatto nell’ammirare le vestigia fenicie e puniche, e gli splendidi mosaici, mi dispiacque vedere i nasi delle statue romane rotti dai Vandali.
A Cartagine, alle terme di Antonino, Umberto, da buon costruttore, non può sfuggirgli il ri-utilizzo delle pietre di antiche vestigia per altre costruzioni, come avvenuto in tantissimi siti archeologici.
È un fenomeno che osservo e mi commuove e rattrista sempre!
Umberto ritiene che in Tunisia, come in Libia, ci sia molto da scavare e scoprire, – opinione condivisa anche dall’archeologo Laronde – ed evidenzia che nella vicina Tunisia ci sono tre – quattro luoghi molto interessanti ma tagliati fuori dai normali itinerari turistici, perché scomodi da raggiungere e con scarsità di strutture ricettive.
In Marocco visita Tangeri, Fez, Marrakech, Casablanca, Rabat e l’antica città romana Volubilis II sec. a. C. (odierna Oubli) con terme, Foro e templi, ultimo avamposto prima del deserto del Sahara.
Il leone e l’Atlante racconta del mio viaggio compiuto nel 1999 nel sud del Marocco.

Nel Caucaso e in Persia
Dopo tre giorni di permanenza a Mosca, che aveva già visitato altre due volte, Umberto si dirige a Erevan, capitale dell’Armenia, dove incontra un gruppo di ragazze che visiterebbero volentieri l’Italia; una parla discretamente l’italiano, così ha la possibilità di ammirare e apprezzare da vicino le donne dai capelli neri e dagli occhi leggermente a mandorla, simpatiche e con alcuni caratteri somatici latini.
La bellezza leggiadra delle donne armene è nota sin dall’antichità!

Le chiese armene sono situate spesso in luoghi non facilmente accessibili, con tantissimi fedeli che le frequentano; si trovano in Armenia, in Georgia e in tutti quei paesi, dove la diaspora ha portato gli armeni: Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Belgio, Siria, Iran, Israele, Libano e Turchia.
Nei pressi della città di Garni, ultimo avamposto romano verso oriente, visita un tempio greco-romano (I sec.), con la piattaforma di basalto, probabilmente dedicato al dio Mitra.
A Tbilisi, capitale della Georgia, fotografa la statua equestre di Re Vakhtang Gorgasali, fondatore della città, e a Gori visita la casa di Josif Stalin.
Arriva anche in Turkmenistan e a Baku, sul mar Caspio, capitale e città più importante dell’Azerbaigian, con i grandi pozzi petroliferi, dove compie visite anche ai laboratori di tappeti.
Viaggia in Uzbekistan verso Bucara e Samarcanda, mentre infuriava la guerra dei russi in Afghanistan; a Taskent, zona di smistamento delle truppe russe dirette al fronte, è obbligato a non uscire dall’albergo. Mentre viaggia in treno da solo da Taskent a Samarcanda, Umberto è colto da un conato di vomito a causa di un’indisposizione intestinale dovuta a dissenteria acuta: nella stazione ferroviaria di Samarcanda viene soccorso da giovani soldati russi. Alla cena, in un caravanserraglio di Baku, la causa fu il ghiaccio da acqua non potabile e gli involtini di montone avvolti in pampini d’uva.
Nell’agosto 1993 lo troviamo in Iran, dove, ogni quaranta chilometri, era immancabile un rigido controllo stradale e non si poteva deviare dall’itinerario stabilito. A Bishapur Umberto si sente umiliato da una scena incisa sulla parete di una montagna. Nel 363 l’imperatore romano Giuliano aveva condotto una campagna contro i Sasanidi di re Shapur II (309 – 379) e li aveva sconfitti nella battaglia di Ctesifonte, ma non era riuscito a conquistare la città ed era stato ucciso durante la ritirata. Nei pressi della città di Bishapur alcuni altorilievi raffigurano il corpo di Giuliano sotto gli zoccoli del cavallo di Shapur II, mentre il successore Gioviano supplica la pace.

In America settentrionale e centrale
Umberto compie due viaggi in Messico per la durata complessiva di cinquanta giorni.
Anche rifuggendo dai luoghi comuni, il Messico è un paradiso per gli appassionati di archeologia, ne sono convinto: ho letto oltre una decina di libri sulle civiltà degli Aztechi e degli Incas.

Giunto in aereo nella capitale, dove visita il museo etnologico, Tzocalo (la piazza principale della città (quarta più grande al mondo e cuore della nazione), Teotihuacán (il più grande sito archeologico precolombiano dell’America settentrionale), con le piramidi del Sole e della Luna.  Dopo Cuernavaca si trasferiscono in aereo nella penisola dello Yucatan, a Chichén Itza, e località turistiche come Merida, a Guatemala City e poi, in pullman, ad Antigua una città coloniale sulla strada panamericana. Taxu è una città caratteristica per le migliaia di persone che lavorano artigianalmente l’argento in piccoli laboratori.
Nel secondo viaggio, giunge a Città del Messico, ripete la classica visita e acquisisce migliore documentazione fotografica, poi in aereo si trasferisce ad Acapulco; lì deve scegliere tra pesca d’altura e l’utilizzo di una jeep scoperta con roll-bar. Umberto insieme con altri del gruppo sceglie la seconda possibilità: ha a disposizione il fuoristrada per cinque giorni, godendo di panorami eccezionali sull’oceano in diversi itinerari: partenza alle sette di mattina e rientro alle sette di sera. Anziché fare la vita di spiaggia, si organizza da solo un’escursione a Oaxaca, città coloniale dal nome impronunciabile con un notevole sito archeologico e sepolture sul monte Albán.  Ricorda la guida, un venticinquenne alto 1,90, 130 kg di peso, barba e capelli lunghi: all’inizio lo impressiona, invece poi si dimostra una guida molto competente. Si commuove perché Umberto lo invita a pranzare nello stesso tavolo del ristorante, mentre con altri gruppi di turisti e con gli americani doveva mangiare in tavoli separati. Quella guida turistica è anche un artigiano specializzato nella lavorazione di pietre dure: ossidiana, geodite, occhio di tigre e giada messicana.

Il viaggio prosegue con la visita a Tikal (centro della cultura Maya nel primo Periodo Classico), il più importante sito archeologico del Guatemala settentrionale, nella foresta.

Nel subcontinente indiano
Umberto visita cinque volte l’India, dove ammira le vestigia delle diverse culture; non trova però collegamenti con la civiltà mediterranea. Molto commovente il Centro di Madre Teresa a Calcutta, dov’erano ricoverati ammalati in fin di vita e bambini rifiutati dai genitori e dalla società.
Umberto visita il Kashmir nell’agosto 1988, quando era in corso la guerriglia autonomista contro l’autorità indiana. Al più grande tempio di legno (forse di palissandro e mogano), mentre scatta foto panoramiche a un ponte vicino a un lago in prossimità della capitale Srinagar, sente gli spari di uno scontro tra gli indipendentisti e l’esercito: il gruppo è riaccompagnato di corsa in hotel e le visite furono limitate.

Nel Nepal visita due-tre città: uno dei più bei tra i cinque viaggi nel subcontinente indiano. Ricorda: “Massima tranquillità, folklore inimmaginabile in un’atmosfera limpida che esalta ancora di più i colori. Katmandu la capitale dai templi e dalle basse case costruite di legno: ha un’architettura completamente diversa dalla nostra”. Compie anche un’escursione in prossimità della catena dell’Himalaya, in un villaggio costruito dopo l’occupazione cinese per ospitare i fuoriusciti dal Tibet. Gente che vive di artigianato: tessendo tappeti, creando piccole statuine di bronzo, lavorando il legno, l’osso, la ceramica e la giada. Umberto, colpito dalla manualità e dalle capacità artistiche di quei pazienti artigiani, aggiunge: “Non è facile descrivere certe emozioni, bisogna viverle direttamente e vederle quelle meraviglie”.

Incontri importanti
Pur non essendo un professionista della materia, il sacro fuoco dell’archeologia l’ha sempre riscaldato: è un’Indiana Jones maceratese che ha scavato a Urbisaglia (MC), dopo essersi fatto le ossa visitando decine e decine di siti archeologici in giro per il mondo. Quei viaggi gli hanno consentito anche d’incontrare e conoscere eminenti studiosi di archeologia e personalità attive a livello mondiale nella valorizzazione e tutela del patrimonio culturale, che occorre ricordare.
Nel Parco archeologico  della città romana di Urbs Salvia, il più esteso delle Marche, Migliorelli ha svolto il ruolo di coprogettista insieme all’ing. Aldo Birrozzi e al prof. Gianfranco Paci, ha trovato un miliardo e 600 milioni delle vecchie lire, generosamente forniti in due trance dalla Fondazione della Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata da destinare agli scavi, merito anche del compianto on. Roberto Massi Gentiloni Silverj. Dal 1994 al 2012 ha coordinato ed è stato operatore degli scavi sia a Urbs Salvia che a Villamagna.
Con il Soprintendente delle Marche Giuliano De Marinis e il suo vice dott. Paolo Quiri, ispettore di zona di Urbs Salvia, (entrambi scomparsi) ha avuto un rapporto di stima e collaborazione stretta.
Il prof. André Laronde (1940 – 2011) dell’Istituto di Francia e, per proprio conto, anche il dr Tito Conforti, già alto funzionario dell’ENI (ora a Parigi), erano interessati a preparare un dossier, insieme alla dr.ssa Aziza Bennani, già ambasciatore del Marocco, presidente del Consiglio Esecutivo dell’UNESCO, per proporre d’inserire il comprensorio di Urbs Salvia, Villamagna e la Riserva Naturale dell’Abbadia di Fiastra come patrimonio dell’umanità sotto la tutela dell’UNESCO. Purtroppo è mancato l’appoggio politico centrale italiano.

Azisa Benanni

Il prof. Clemens Kraus di Friburgo (Svizzera di lingua tedesca), grande archeologo, ha detto a Umberto che se il sito di Urbs Salvia si trovasse a Friburgo, con idonea divulgazione avrebbe avuto 50.000 – 60.000 visitatori al mese.
L’architetto Frank Becker, della Scuola Archeologica Germanica di Roma, intorno al 1999, su incarico della Soprintendenza di Ancona, ha eseguito lo studio sistematico della tecnica costruttiva della struttura urbanistica di Urbs Salvia.
La professoressa Silvia Maria Marengo, esperta epigrafista dell’Università di Macerata, si è occupata della decifrazione dei reperti epigrafici di Urbs Salvia: nel 1990 i risultati sono stati pubblicati sul periodico Picus. Nel sito www.edr-edr.it si trova la riedizione informatica di tutte le iscrizioni di Urbs Salvia e del Piceno con aggiornamento bibliografico.
Il prof. Mertens Dieter, già direttore dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma, archeologo famoso, visitava Urbs Salvia durante le campagne estive di scavi.
La prof.ssa Emanuela Guidoboni, dell’Università di Bologna, studiosa di strutture danneggiate dai terremoti, ha visitato gli scavi, ospite del prof. Gianfranco Paci.
Il regista Alberto Pancrazi, di RAI TRE delle Marche, è sempre disponibile a eseguire servizi televisivi a Urbs Salvia.
Altri scritti riguardanti Umberto Migliorelli si trovano sui seguenti siti:
www.storieeracconti.it
www.larucola.org

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